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La vera storia del busto di Leonardo da Vinci a Taranto

a cura Giovanni Greco



Caro Ezio,
devo ammettere, che non conoscevo questa storia e non so giovanni-greco-per-www-lavocedelmarinaio-comse riuscirò a perdonarmelo. Da questo posto ci son passato chissà quante volte nell’arco della mia vita ed ho sempre guardato con sufficienza questo busto bronzeo. Io non me lo perdonerò mai. Questo posto di dolore, sicuramente bagnato da un fiume di lacrime dai famigliari dei marinai che, in questo specchio d’acqua che s’intravede, persero la vita. Finché Dio lo vorrà, io continuerò a passare per questo posto e non mancherò di rivolgere un pensiero ed una preghiera per quei commilitoni segnati da un infame destino.

La vera storia del busto di Leonardo da Vinci a Taranto
Se il busto di Leonardo da Vinci in Villa Peripato potesse parlare, vi racconterebbe dell’esplosione di una nave e di un misterioso sabotaggio. Vi parlerebbe di guerra, di eroi e di spie austriache. Vi descriverebbe la sensazione di riemergere alla luce del sole dopo 5 anni trascorsi sul fondale del Mar Piccolo.
Se il busto bronzeo di Leonardo da Vinci potesse parlare, vi racconterebbe delle sofisticate tecniche ingegneristiche con cui una nave di 26 mila tonnellate fu ribaltata dagli operai tarantini. E quella nave non era la Concordia. Sì, se quella statua in Villa Peritato potesse muovere le labbra, le userebbe per narrarvi ciò che accadde a Taranto fra il 2 e il 3 agosto del 1916.

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L’affondamento della regia nave “Leonardo da Vinci”
La regia corazzata “Leonardo da Vinci” colò a picco una notte d’estate. La nave era ormeggiata nel Mar Piccolo di Taranto quando, fra le 23:00 e le 24:00, un’esplosione nel deposito munizioni fece scoppiare un incendio a poppa.
Altissime illuminavano la notte; alcuni marinai si gettarono in acqua, altri rimasero bloccati sottocoperta. Alle 23:45 la corazzata si capovolse rimanendo con la chiglia in aria.
Nell’affondamento morirono 21 ufficiali e 249 uomini dell’equipaggio. Morì due giorni dopo anche il Capitano di vascello Galeazzo Sommi Picenardi, che si guadagnò la medaglia d’oro al «valor di marina» perché riuscì a salvare molte vite nonostante fosse rimasto ferito nell’esplosione.

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Il busto bronzeo di Leonardo da Vinci a Taranto: la storia
Il busto bronzeo di Leonardo da Vinci è tutto ciò che resta di quella nave. Si trovava nel quadrato ufficiali della corazzata e scomparve sott’acqua il giorno della tragedia per poi venire recuperato 5 anni più tardi.
È da anni che scruta il Mar Piccolo. Fu donato alla città nel 1928 e, dopo un certo peregrinare, venne collocato nei giardini Peritato, proprio di fronte allo specchio d’acqua teatro dell’affondamento.
Alessandro Criscuolo dettò l’epigrafe che ancora oggi si legge sul marmo ai piedi del busto e che sembra alludere al sabotaggio che causò la distruzione della nave: “La codardia nemica distrusse la nave, il valore italico l’impero”.

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L’ipotesi del sabotaggio della nave
L’affondamento della nave “Leonardo da Vinci” resta ancora oggi un mistero insoluto. Nel 1917 sembrò convincere tutti l’ipotesi di un sabotaggio da parte della Marina Austriaca perché, durante un “blitz” dello spionaggio italiano al consolato di Zurigo, furono trovate una serie di lettere da cui si evinceva il pagamento di 100 mila lire dell’epoca in favore di spie italiane reclutate dal nemico.
Ogni cosa però finì in un insabbiamento generale: documenti strappati, nomi di colpevoli spariti dalle carte…
Durante i processi che seguirono la difesa presentò gli arrestati come vittime di un’abile falsificazione. Tutti gli imputati furono assolti e la verità non venne mai a galla.

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Il ribaltamento della Leonardo da Vinci a Taranto: altro che la nave Costa Concordia!
I lavori di recupero e di riassetto della nave durarono 5 anni e costarono agli operai tarantini immani sacrifici, tanto più apprezzabili se si pensa che vennero compiuti quasi un secolo fa.
Il 24 gennaio del 1921 la corazzata, sempre capovolta, venne rimorchiata fino al centro del Mar Piccolo e rimessa in posizione di galleggiamento grazie allo scavo di un canale di 2 chilometri sul fondale.
Anche i cittadini di Taranto, a bordo d’imbarcazioni, vollero assistere allo spettacolo del capovolgimento della nave che, dopo alcune oscillazioni, si raddrizzò tra gli applausi dei presenti, comprese autorità civili e militari e addetti navali americani e giapponesi.
La nave però era ormai ridotta ad un ammasso di lamiere arrugginite per cui, nonostante il magistrale lavoro dei tarantini, si decise per la sua demolizione. Furono minacciati disordini da parte degli operai alla notizia di farla demolire altrove: la nave apparteneva a Taranto e i tarantini amavano il vecchio relitto.
Al di là della questione affettiva, c’erano anche ragioni economiche a motivare quell’inquietudine: la crisi occupazionale del dopoguerra si faceva sentire, e la demolizione della nave avrebbe assicurato qualche anno di lavoro ai nostri operai. Alla fine, si decise di affidare l’incarico all’Arsenale di Taranto.

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Il restauro del busto di Leonardo da Vinci
Se il busto di Leonardo da Vinci potesse parlare, ringrazierebbe l’associazione “Amici dei Musei”, presieduta da Annapaola Petrone Albanese, che ha preso in cura il suo restauro completamente a proprie spese.
Grazie a loro e agli esperti della cooperativa Museion, la statua è stata sottratta al degrado causato dal passare del tempo e dall’incuria dei cittadini: polvere, erosione, metallo ossidato, vernici colorate.
Ora, Leonardo vigila sullo scorcio del primo seno del Mar Piccolo, così come ha fatto per tanti anni. Dalla sua posizione, osserva il punto in cui la sua corazzata affondò e in cui adesso è ormeggiata la nave Vittorio Veneto.
Quando vi troverete a passeggiare fra i vialetti di Villa Peripato, passategli accanto, osservatelo e pensate all’inestimabile valore, se non della statua in sé, almeno del pezzo di storia che rappresenta e di cui è stato testimone.

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La regia nave da battaglia Da Vinci fu affondata a Taranto per esplosione (o forse per sabotaggio) il 2 agosto 1916. Il suo motto era “Non si volta chi a stella è fiso”.

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46 commenti

  • Egidio Aberti

    Grazie EZIO per avermi fatto conoscere questo interessantissimo evento della 1^ guerra mondiale…ONORI ai numerosissimi marinai che persero la vita RR.II.PP.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Carissimo e stimatissimo Giovanni, grazie per questa illuminante storia che sono certo è sconosciuta ai più … tarantini compresi. Un abbraccio grande come il mare (…anzi come i due mari) ma anche come il tuo cuore di marinaio per sempre

  • Giovanni Greco

    Ciao Ezio Pancrazio Vinciguerra, su internet c’è tutto l’accaduto arricchito dei particolari. Pazzesco!

  • Massimo Lo Fermo

    Grazie Giovanni, molto interessante questo pezzo di storia della Marina e della città di Taranto, credo a molti sconosciuta. Ancora una volta si impara qualcosa di nuovo.

  • Claudio53

    Chi nato a Taranto da piccolo non è mai andato a vedere alla villa Peripato il laghetto delle oche e delle papere? Chi non ha mai pattinato o andato in bici utilizzando lo spazio della rotonda della villa? Bene il monumento in ricordo della nave Leonardo da Vinci è lì vicino, impossibile non vederlo perché era la migliore zona in cui ci si poteva affaciare per vedere le navi ormeggiate in banchina Torpediniere. Se un tarantino ha vecchie cartoline del monumento s’accorgerà anche che il busto di Leonardo, per motivi ed in tempi da me non conosciuti, è stato ruotato. In origine lo sguardo era rivolto più verso il ponte girevole ed oggi è invece rivolto verso la banchina Torpediniere. Detto questo ogni anno il 2 agosto l’evento viene ricordato a Taranto e ripreso dalle TV locali dal “Comitato per la Qualità della Vita” che opera in città da oltre 30 anni. Anche quest’anno c’è stato tale evento e lo dimostra la piantina, che si vede nella fotografia, ai piedi del monumento posata il 2 agosto da tale Comitato che nel tempo ha cercato di sensibilizzare le autorità cittadine per il restauro dell’opera e che solo grazie all’associazione “Amici dei Musei”, presieduta da Annapaola Petrone Albanese e alla cooperativa Museion è stata sottratta al degrado causato non solo dal tempo ma anche dalla mano di vandali che l’avevano imbrattato con vernice.
    Ultima considerazione, si continua a parlare di attentato. La causa fu un incendio gestito male e NON ci sono prove dell’attentato e nel processo furono tutti assolti.
    A tal proposito si ricorda spesso e si fa anche il paragone con l’affondamento della Benedetto Brin, ebbene, dopo 100 anni la Marina Militare nel 2015 ha ammesso che si trattò di un problema tecnico e non di un attentato. Ciò dovrebbe far meditare. La notizia al seguente link:
    http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/accaddeil/Pagine/1915_09_27.aspx

  • Domenico Vigliarolo

    Quante centinaia di volte l’ho guardata senza minimamente sospettare che avesse alle spalle una storia così unica ed importante,alla prossima occasione la guarderò a lungo e con molto rispetto.

  • Adriano Parabita

    Conosco bene questa storia in quanto mio padre era del 1914 aveva 2 anni ed era ultimo il 16esimo di fratelli e sorelle…. quindi i miei zii mi raccontarono la storia è le voci dicevano che i cosidetti (traditori a pagamento poi nella 2 guerra son diventati partigiani ed ora alcuni ladroni stanno ancora seduti nel senato e Parlamento) fecero saltare la nave, e li fecero sparire perché la gente si vendita ( vice di Popolo). Il busto me lo ricordo sempre abbandonato…. Rovinato… Poi venne il Sindaco di Taranto CITO che si rimboccò le maniche ed inizio a sistemare la città di Taranto….che andava nel degrado….. Compreso il Busto…. “RICORDI”…

  • Antonio Petrelli

    grazie al nZIONALISTA FRANCO CITO è IL SUO TEm il busto di leonardo da vinci resiste NCORA CIAooooooooooooooooooooo74100

  • Roberto Tento

    Grazie Ezio..per avermi illuminato sulla storia del busto di Leonardo da Vinci..non ho mai immaginato una storia così triste…

  • Salvatore Chiaramida

    Conoscevo già la storia , ma una rinfrescata fa sempre bene , grazie Ezio Pancrazio Vinciguerra

  • Enea Remo

    io , convinto che fosse un monumento ………ad un monumento di intelligenza e cultura…….. sapevo dell’affondamento in mar piccolo , del DA VINCI …….la frase le volte che l’ho letta ,mi dava da pensare ………….la prossima volta ,mi fermerò , in onore dei colleghi deceduti ……grazie ENZO

  • Italo Tomassoli

    Giovanni Greco, non conoscevo la storia. Mi auguro che sia cambiato in meglio, ma l’ultima volta che ho fatto un giro per la Villa Peripato ho notato parecchio degrado e abbandono. Ai tempi nuestr era meta nei giorni festivi delle famiglie, con i giochi per i bambini, la sera per fidanzatini alla Peynet e i loro sogni, e relative promesse da marinaio e non. Per quello che mi riguarda, io, pur essendo marinaio, una promessa l’ho fatta e l’ho pure mantenuta, condannandomi felicemente all’ergastolo che sto ancora scontando. Come si dice, fine pena mai. Un abbraccio a tte e a jèdd.

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