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7.9.1943, regio sommergibile Velella da 73 anni a 60 metri di profondità

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com

Ezio-Pancrazio-Vinciguerra-www.lavocedelmarinaio.com_10Da 73 anni a 60 metri di profondità, il sommergibile Velella attende di essere recuperato al largo di Punta Licosa. Lo sanno i 50 marinai dell’equipaggio che invano si sono immolati per la Patria prestandone servizio e giacciono nelle profondità e nel silenzio del mare, lo sanno i loro parenti e familiari che invano hanno chiesto, lo sanno i pescatori di Santa Marina di Castellabate che impigliano le loro reti di pesca, lo sanno i subacquei che puntualmente ripropongono foto e filmati sull’ottimo stato di conservazione dello scafo. lo sanno gli storici e gli alleati, lo sa lo Stato Italiano che malgrado le proposte per recuperarlo sembra rimuovere invece solamente la sua storia recente.
L’armistizio era stato già firmato e il 7 settembre, all’oscuro di tutto, il comando dei sommergibili. nella certezza di un ormai imminente sbarco alleato, rese esecutivo il piano “Zeta”, disponendo lo schieramento nel basso Tirreno di 11 battelli (tra cui il Velella) a copertura delle coste dal golfo di Gaeta a quello di Paola ed altri 9 più a sud. Alle ore 15 di quel 7 settembre il Velella, al comando del Ten.Vasc. Mariò Patanè, lasciò Napoli. Mentre si andava completando lo schieramento antisbarco dei nostri sommergibili, radio Algeri alle ore 18.38 del successivo 8 settembre annunciava l’avvenuto armistizio, costringendo poco dopo il maresciallo Badoglio, ancora tergiversante, a confermarlo da Radio Roma con un proclama che cadde come un fulmine a ciel sereno su una nazione ancora in guerra. Alle 21.10 Maricosom diramava a tutte le unità il messaggio di cessare le ostilità, ma il Velella non poteva riceverlo. Era già immobile sul fondo da ventiquattro ore colpito dai siluri del smg britannico Shakespeare. Da allora per quei cinquanta morti, per quegli ultimi caduti di una lunga guerra, è sceso l’oblio. Mentre si consumava l’onta della resa della nostra Flotta sotto i cannoni della fortezza di Malta, nessuno ha voluto mai ricordare il sacrificio sostanzialmente inutile di quell’ultimo sommergibile.

Sommergibile Velella - 1936 prima del varo - www.lavocedelmarinaio.com

Aspettano risposta:
– Ten. Vasc. Mario PATANE’, Comandante
– S.Ten. Vasc. Roberto VITTORI, Uff.le in 2ª
– Ten. GN Pietro SERRAT, Direttore di Macchina
– Guardiamarina Enzo BAZZANI
– S.Ten. GN Ildebrando BANDINI
– Asp. Guardiam. Raffaele NOVELLINI
– C°2^cl. Andrea SESSA
– C°3^cl. Giuseppe ALUNNI
– C°3^cl. Eudecchio FELEPPA
– 2°C° Giovanni CAMPITO
– 2°C° Vittorio CASTELLANO
– 2°C° Antonino GIACALONE
– 2°C° Luigi MENIN
– 2°C° Marino MEONI
– 2°C° Giorgio SORRENTINO
– Sgt. Giuseppe CARUSO
– Sgt. Giovanni CHIAVEGATO
– Sgt. Carmelo RENZONI
– Sgt. Aldo SPINA
– Sc. Loris CIONI
– Sc. Ermenegildo FACCHINETTI
– Sc. Saverio FESTA
– Sc. Carlo GUALCO
– Sc. Armando MAFFEI
– Sc. Orlando PIRODDI
– Sc. Pietro SCHIAVONE
– Sc. Angelo SEVERINI
– Sc. Giannino ZAMBRINI
– Com. Achille ANTONINI
– Com. Giuseppe BIONDINI
– Com. Carlo CAIELLI
– Com. Saverio CAZZORLA
– Com. Francesco CERETTO
– Com. Renzo CILIO
– Com. Giovanni D’ASTA
– Com. Aurelio FABRIS
– Com. Cristoforo FULMISI
– Com. Duilio FURLAN
– Com. Salvatore INGRASSIA
– Com. Smilace LEONCINI
– Com. Ugo PARDETTI
– Com. Pietro RIZZI
– Com. Antonio RIZZA
– Com. Giuseppe SESTA
– Com. Eolo SIMONETTI
– Com. Giuseppe SIRUGO
– Com. Doroteo SPISANI
– Com. Salvatore TRAPANI
– Com. Luigi VENUTO
– Com. Aldo VESPUCCI

Monumento ai caduti del sommergibile Velella - Tenuta di Villa Vicosa Castellabbate(www.lavocedelmarinaio.com) - Copia

equipaggio-vellella-www.lavocedelmarinaio.com_1

Una preghiera per i marinai del regio sommergibile Velella
di Francesco Garruba

(…) “Un profondo sentimento d’ammirazione e di rispetto per chi ha donato la propria vita alla patria considerando il mare come il più degno sacrario” (…)

Francesco Garruba per gentile concessione a ww.lavocedelmarinaio.comSono alcune righe della lettera dell’Ammiraglio Giuseppe Spinozzi indirizzata ad una testata giornalistica nel 1997 relativa al caso del sommergibile “Velella”. Alcune righe che nella loro semplicità sprigionano emozioni di gloria e di eroismo.
La vicenda del “Velella” ci porta indietro nel tempo: 1943, II Guerra mondiale.
Nelle prime ore del 3 settembre, fu accertato il tentativo dell’Ottava Armata di passare lo Stretto di Messina. Così furono schierati tra il Golfo di Salerno ed il Golfo di Policastro e, fra le coste orientali siciliane e la zona di Capo Colonne-Punta Alice, i tredici sommergibili disponibili.
Il 7 settembre verso le ore 20.00 il sottomarino “Velella” in difesa della costa italiana dall’assalto definitivo degli Alleati venne silurato ed affondato dal sommergibile inglese “Shakespeare” al largo di Punta Licosa, a sud di Salerno, nel punto di latitudine 40°15’N e longitudine 14°30’E.
Sono trascorsi sessant’anni dal tragico epilogo ed i corpi esanimi del Comandante, Tenente di Vascello Patanè, e del suo equipaggio di cinquantuno uomini sono ancora lì a 120 metri di profondità.
La storia del “Velella” è comune a tanti altri sommergibili affondati che giacciono sparsi sui fondali del Mediterraneo e negli abissi oceanici, ma è quella che più mi amareggia; in quanto l’armistizio era stato già firmato fin dal giorno 3 settembre, ma all’insaputa della Marina e proclamata il giorno dopo dell’affondamento.
Beffa della sorte morire alla vigilia della conclusione delle operazioni navali contro le Marine alleate.
Numerose interrogazioni parlamentari si sono susseguite per chiedere il recupero delle salme, per dare degna sepoltura anche in onore alle loro famiglie, ma hanno avuto esiti negativi per problemi di natura tecnica e finanziaria.
L’ultima risposta, appresa il 17 giugno 2003, rilasciata dal Ministro della Difesa ha confermato le difficoltà tecniche ed economiche ed ha dichiarato che rappresenterebbe un immotivato turbamento all’eterno riposo di eroi immolatisi per la patria.
A questo punto mi domando:
– “Recuperare il relitto è realmente un’operazione dovuta?”-

Sommergibile-VelellaAscoltando “La Canzone dei Sommergibili” (Canzone marcia del 1941, parole di Zorro, musica di Mario Ruccione) alcune strofe mi hanno confidato che “Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino (…) è così che vive il marinar nel profondo cuor / del sonante mar (…)”
Punta Licosa porta il fascino di un nome che si perde nella leggenda: Leucosia dimora e sepolcro delle sirene, forse il luogo dove si consumò l’incontro di Ulisse con le loro malle.
Ho immaginato per un attimo di essere un membro dell’equipaggio, di aver l’onore di dividere quegli attimi di tragedia. Ho ascoltato le preghiere bruciate in fretta, le grida soffocate dall’acqua salata che dilaga senza indugi. Ho sentito lo stretto abbraccio del mio collega, mio fratello, infondermi l’ultimo atto di coraggio. Sono trascorsi sessant’anni di silenzi dal mio ultimo grido. Lasciatemi in compagnia delle mie sirene, lasciatemi nelle profondità del sonante mare. Ho sorriso alla signora Morte ed al destino che mi ha portato qui. Ho sorriso a voi che ascoltate la mia ultima preghiera.

11.9.2016 a Santa Maria di Castellabate - commemorazione 73° anniversario affondamento sommergibile Velella - www.lavocedelmarinaio.com11.9.2016 a Castellabate - programma cerimonia in ricordo vittime del sommergibile Velella - www.lavocedelmarinaio.com

Il sommergibile “Velella”, la preghiera di un marinaio nel giorno più caro a tutti i marinai, quello di Santa Barbara, per non dimenticare (scritta nel 2003).

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