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10.8.1942, l’esecuzione del regio sommergibile Scirè

Tratto da Pagine di Difesa anno 2008

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Il regio sommergibile Scirè era un sommergibile della “Classe 600 – Serie Adua”. All’inizio del conflitto 1940-43 operò prevalentemente in missioni di agguato presso le acque prospicienti basi navali avversarie e lungo le rotte di maggior traffico conseguendo, il 19 luglio 1940, l’affondamento di un piroscafo da 1.058 tsl.

regio sommergibile scirè - www.lavocedelmarinaio.com

Nell’agosto 1940 l’Unita fu sottoposta ad importanti lavori con la sistemazione dei cassoni-cilindri per trasporto mezzi subacquei d’assalto ed operò, dal 24 settembre al 3 ottobre a dal 21 ottobre al 3 novembre dello stesso anno, in due missioni di trasporto Operatori e mezzi a Gibilterra, senza peraltro che i mezzi potessero raggiungere il successo.
Una nuova missione su Gibilterra ebbe luogo il 15 maggio 1941, che non conseguì risultati utili, ed il 10 settembre venne ripetuta, conseguendo l’affondamento di una petroliera ed il danneggiamento di altre due.
La missione più importante lo Scirè la compì il 19 dicembre 1941, violando arditamente le acque prospicienti il porto di Alessandria ed effettuando la fuoriuscita dei mezzi e degli Operatori che poterono attaccare e seriamente danneggiare le due corazzate inglesi Queen Elizabeth e Valiant, la cisterna Sagona ed il cacciatorpediniere Jervis.
Salpato da La Spezia il 27 luglio 1942, andò perduto il 10 agosto presso Haifa, affondato dalla vedetta britannica Islay mentre si accingeva ad attaccare anche quel porto. Il somm. tra il 7 e il 15 agosto del 1942, avrebbe dovuto forzare le difese di Haifa ma la fortuna gli volse le spalle. L’artigliere israeliano A.L.Eliav (poi uomo politico) così descrisse l’affondamento dello Scirè.

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“Quel giorno (il 10 agosto del ’42) ero servente al telemetro del mio pezzo quando vidi attraverso il binocolo tutta la scena. A non più di un miglio dall’imboccatura del porto scorsi quattro cacciatorpediniere inglesi compiere strane evoluzioni in circolo accompagnate dal lancio di numerose cariche di profondità. Compresi subito che le unità avevano intercettato un sommergibile nemico e che lo stavano costringendo all’emersione. All’improvviso, tra il frastuono delle esplosioni e le alte colonne d’acqua spumeggiante, vidi con chiarezza emergere, quasi verticalmente, lo scafo lungo e scuro dell’unità braccata. Ripiombato sulla pancia con un tonfo, l’unità nemica venne subito bersagliata dai cannoni e dalle mitragliere pesanti dei caccia che ne fecero scempio. Scosso dai colpi come un’animale ferito, il sommergibile fece uno strano balzo in avanti con la prora per poi adagiarsi su un fianco ed affondare rapidamente in un grande vortice. Solo il giorno seguente venni a sapere che, con ogni probabilità, l’unità affondata apparteneva alla Regia Marina Italiana”.

L’ammiraglio Giuseppe Celeste, organizzò il 19 maggio 2008, una conferenza dal titolo: Rada di Haifa: 32° 54’ 00,01”N – 34° 57’ 59,88 E – Depth 100 feet; quale componente del programma di manifestazioni dedicate agli Incursori della Marina Militare ‘E fluctibus irruit in hostem’ svoltasi a La Spezia dal 10 al 25 Maggio.

relitto dello Scirè - www.lavocedelmarinaio.com

“Una esecuzione consumata in una vasca da bagno”, questa una delle frasi che hanno caratterizzato la conferenza e che ha voluto rendere l’idea di quel che con buona approssimazione sarebbe successo. Gli inglesi avevano invero un conto in sospeso con lo Sciré, lo stesso battello aveva infatti portato uomini e mezzi subacquei ad Alessandria nove mesi prima, dove due delle loro navi da battaglia furono messe fuori uso ad opera degli incursori; è ragionevole credere quindi che non parve loro vero poter saldare il conto proprio con quel sommergibile, che avrebbero atteso nel punto migliore per non dargli alcuna possibilità di reazione, né di potersi in qualche modo disimpegnare dall’attacco o meglio dalla esecuzione: parola che sta a indicare la sopraffazione garantita da forze soverchianti, avente il solo scopo dell’annientamento senza possibilità di resa.
Arie Lova Eliav, , politico di spicco del partito laburista israeliano e testimone al tempo della vicenda ebbe infatti a dire già nel 1984: ”Valorosi marinai persero la vita per effetto di una esecuzione che l’ammiraglio Cunningham guidò dal suo ufficio di Alessandria”. Lo Sciré quindi era atteso e l’accoglienza fu preparata con cura, il fondale esiguo di cento piedi non consentì disimpegno alcuno nei confronti degli aerei che ronzavano come avvoltoi sulla preda senza perderla per un attimo, dando così le coordinate per la sgancio delle bombe di profondità da parte del Trawler “T 172” – Islay. Ognuna di queste aveva una carica di 300 libbre di Torpex, un composto di sintesi formato da 42% di RDX (uno dei primi esplosivi al plastico), 40% di TNT e 18% di Al. “E’ stato calcolato che la pressione esercitata a un metro di distanza dalla esplosione su quel fondale – precisa l’ammiraglio Celeste – fu dell’ordine di 1.600 Kg per centimetro quadrato”.

scire equipaggio - www.lavocedelmarinaio.com

“E’ plausibile che lo Scirè, vistosi perduto, abbia tentato l’emersione probabilmente per salvare l’equipaggio; ma appena affiorò subì il tiro delle artiglierie terrestri dalle alture di Haifa – prosegue l’ammiraglio – che colpirono il battello a proravia della vela. Il sommergibile, quasi spezzato in due, affondò per poi ricevere le ultime sei bombe fatali che lo immobilizzarono per sempre”. Mentre racconta, un video virtuale proiettato in sala aiuta la platea a seguire e partecipare ai quei tragici momenti. Morirono 60 militari, di cui nove ufficiali; due salme però furono tumulate ad Haifa e restituite nel 1984; costoro quasi certamente cercarono di emergere dalla garitta del battello, ma furono investiti dalla enorme pressione sviluppatasi dallo scoppio delle cariche di profondità. Durante il dibattito seguito alla presentazione, qualcuno ha detto di ricordare una versione secondo la quale quei due marinai sarebbero invece stati mitragliati appena emersi, ma è un’ipotesi non verificabile in quanto la fonte di quella versione è oggi scomparsa.
Il relitto dello Scirè continuò a essere in qualche modo protagonista negli anni che seguirono, lo Stato d’Israele ha sempre fatto di tutto – per come riporta l’ammiraglio Celeste – per tutelare quel luogo che per il basso fondale poteva essere facilmente accessibile da parte di visitatori senza scrupoli. La stessa stampa israeliana stimolò in passato l’Italia ad assumere decisioni per il recupero dei resti umani che erano ancora nello scafo e facilmente visibili; nel contempo Israele si oppose a ogni iniziativa di privati tese al recupero del relitto, incoraggiando invece a che l’operazione fosse condotta dal governo italiano. Una sensibilità e rispetto pregevole che si spiega attraverso una diversa cultura della loro considerazione del soldato morto in azione e i cui resti, se possibile, vanno recuperati assolutamente. Questa almeno è stata la conclusione di merito emersa durante la conferenza.
Durante il dibattito altri interventi hanno evocato episodi di cui si aveva già sentore e che riguarderebbero l’uso improprio del relitto per scopi di addestramento di altre marine; un rimorchiatore di salvataggio d’altura della Marina USA della classe “Powhtatan” avrebbe addirittura perso la catena dell’ancora in quanto impigliata nel relitto, il che potrebbe far supporre manovre poco dignitose. Si sa comunque che la Marina israeliana, nell’ambito della custodia del relitto, fece delle ispezioni al suo interno; fu infatti restituita alla Marina Militare italiana nel 1995 la bussola magnetica (ora esposta nell’androne del comando di Comsubin) e la piastrina del sottocapo motorista navale Aurelio Peresson, oltre ai resti dei due marinai tumulati ad Haifa.
La Marina italiana fece due missioni sul relitto, furono recuperati i resti dell’equipaggio, un marinaio era all’interno della garitta di salvataggio e quindi prossimo a risalire, altri furono recuperati nel vari locali. La relazione dell’ammiraglio Celeste è stata minuziosa anche su questi dettagli, oltre a tutti i parametri che hanno contribuito a formulare le ipotesi più verosimili, quali ad esempio l’autonomia in immersione di 70 miglia, che aiuta a stimare la possibile rotta di avvicinamento ad Haifa tenuta dal comandante Zelich. Dal relitto furono asportate delle parti che sono state collocate nel museo delle bandiere al Vittoriano e nel museo della Marina di La Spezia. Quello che resta dello Scirè è stato blindato ermeticamente a cura dei palombari della Marina durante la seconda missione nella rada di Haifa nel 2002.

I caduti del regio sommergibile Scirè - www.lavocedelmarinaio.com

Questo articolo e dedicato ai familiari di Luca Ricciardi (Benevento 8.2.1919 – Mediterraneo Orientale 10.8.1942).

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