Attualità,  Curiosità,  Racconti,  Recensioni,  Storia

Il Colpo di Stato a San Marino

di Guglielmo Evangelista (*)

Guglielmo Evangelista f.p.g.c. a www.lavocedelmarinaio.com copiaDalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi, la Repubblica venne governata da una maggioranza di sinistra composta dai Partiti Comunista e Socialista Sanmarinesi.
La cosa non creò troppi problemi: venne rispettato il gioco democratico e vi fu qualche riforma, ma non si inneggiò certo alle “masse” anche perché di masse non ve ne erano stante la piccola popolazione dello stato.
Così come i fascisti avevano spesso ragionato con la propria testa, così fecero anche i comunisti. Restarono estranei ai due blocchi e non vi era la più piccola affinità con i governi dell’Europa Orientale. Anzi, rinunciarono perfino ad aprire un consolato richiesto dall’U.R.S.S..
Come al solito, le elezioni del 1955 confermarono la sinistra in seno al Consiglio Grande e Generale anche se con uno scarto modesto (35 seggi su 60).

Diplomatici U.S.A. in arrivo a San Marino - f.p.g.c. Guglielmo Enagelista a www.lavocedelmarinaio.com
Tuttavia nel 1957 cinque socialisti, forse anche in dipendenza dei fatti dell’Ungheria dell’anno precedente, si dissociarono dalla maggioranza, così che il Consiglio si trovò spaccato a metà con 30 seggi da una parte e 30 dall’altra.
Dopo alcuni mesi di stallo, il 19 settembre il Consiglio avrebbe dovuto riunirsi per l’appuntamento semestrale per l’elezione dei Capitani Reggenti.
Il giorno precedente, tuttavia, si dissociò anche Attilio Giannini, eletto come indipendente nella compagine comunista.
Il Capitano Sozzi e alcuni uomini della gendarmeria di San Marino f.p.g.c. Guglielmo Evangeslista - www.lavocedelmarinaio.com

Il Consiglio così avrebbe avuto una nuova maggioranza, anche se limitata a un solo consigliere.
Di fronte a questa situazione, tutti i consiglieri di sinistra si dimisero, alcuni spontaneamente e alcuni a forza (era infatti uso che al momento dell’elezione a ciascuno venisse fatta firmare una lettera di dimissioni in bianco per assicurarsi la fedeltà alle decisioni dei vertici dei due partiti).
Preso atto di questo, i Reggenti sciolsero il Consiglio e prorogarono di propria iniziativa e arbitrariamente il loro mandato in attesa di nuove elezioni.
Restavano però i 31 consiglieri non dimissionari: dato che l’organo poteva regolarmente funzionare avendo in carica ancora più della metà degli eletti, rivendicarono la guida del paese, ritenendo di essere vittime di un vero e proprio colpo di stato.
Autoblindo italiano al confine f.p.g.c. Gugliemo Evangelista a www.lavocedelmarinaio.comLa sera del 30 settembre si recarono a Rovereta, a pochi passi dal confine italiano dove si insediarono in uno stabilimento industriale abbandonato.
Il 1° ottobre, considerato che secondo gli statuti i Capitani Reggenti erano decaduti dalla carica e che non si era inteso convocare il Consiglio per rinnovarli, proclamarono un Governo Provvisorio.
Il problema era ambiguo e delicato: da una parte era vero che i consiglieri non dimissionari erano la maggioranza, ma era anche vero che fra questi c’erano i sei “traditori” dei quali erano state rese pubbliche le lettere di dimissione, ma era anche vero, infine, che a questi fogli ricattatori non si poteva dare un valore se non formale, essendo stati firmati anni prima e non rispecchiavano alcuna volontà effettiva.
I guai cominciarono qui, travalicando i confini della Repubblica. L’Italia riconobbe immediatamente il governo provvisorio promettendogli ogni appoggio possibile mentre in risposta i Capitani Reggenti, espressione della vecchia maggioranza, istituirono un corpo di milizia volontaria temendo che forze armate italiane intervenissero a sostegno degli avversari, e forse i timori non erano infondati dato che tutte le strade che portavano a San Marino vennero bloccate da autoblindo dei Carabinieri e si mise in postazione perfino qualche pezzo di artiglieria leggera.
I sanmarinesi di sinistra si arruolarono volentieri nella milizia suggestionati dal vedere rinascere qualcosa di simile alle bande partigiane e si videro girare per le strade pattuglie vestite di conseguenza: maglioni, stivaloni (di gomma) e fucili (da caccia).
Mentre a San Marino si succedevano questi avvenimenti, all’esterno accadde un putiferio.
Il governo provvisorio ebbe il sostegno diplomatico anche degli Stati Uniti, la sinistra quello dell’U.R.S.S. mentre armi, consiglieri e agenti segreti di entrambe le parti affluivano più o meno ufficiosamente nella Repubblica.
La tensione era altissima e ci si aspettava che si arrivasse all’impiego della forza con conseguenze tragiche perché nel nostro caso si sarebbe tornati a tempi della guerra civile dalla quale, tra l’altro, San Marino era stata risparmiata.

Miliziani sanmarinesi f.p.g.c. Guglielmo Evangelista a www.lavocedelmarinaio.com
Non poco timore suscitava anche la possibilità che in qualche modo ne fosse contagiata anche la vicina Romagna, che dai moti del lontano 1831 era sempre stata patria di rivoluzionari e teste calde.
Da un momento all’altro le due fazioni della popolazione avrebbero potuto scontrarsi e l’intransigenza assoluta dei politici non prometteva nulla di buono, ma il Governo Provvisorio, arroccato e impotente a Rovereta, a un certo punto diede pieni poteri al comandante della Gendarmeria, il capitano Ettore Sozzi, già ufficiale dei Carabinieri con l’incarico di farsi mediatore super partes.
Fino a quel momento la Gendarmeria si era tenuta defilata e i suoi componenti consegnati in caserma per evitare il rischio di qualche atteggiamento che potesse essere considerato una presa di posizione fra i due schieramenti: trattandosi di una forza istituzionale e armata, sarebbe stato come gettare benzina sul fuoco.
Il capitano Sozzi, con sagacia e fermezza, tenne i contatti fra le due parti ed alla fine convinse quelli della sinistra che non agivano secondo gli statuti e che si erano cacciati in una situazione senza uscita.
Volendo essere un po’ ironici, avrà anche ricordato loro molto prosaicamente che l’Italia (democristiana) era vicina, che gli Stati Uniti potevano fare molto per San Marino e…l’U.R.S.S. no.
La situazione si sbloccò quando i Capitani Reggenti riconobbero la n.uova maggioranza e sciolsero la milizia; si sciolse subito anche il Governo Provvisorio e il 14 ottobre i consiglieri lasciarono Rovereta insediandosi nel Palazzo Pubblico.

I consiglieri ritornano a San Marino f.p.g.c. Guglielmo Evangelista a www.lavocedelmarinaio.com
Sicuramente a ingigantire questi avvenimenti fu determinante il clima della guerra fredda dell’epoca. Molto si svolse alla luce del sole e molto segretamente come testimoniarono vari documenti americani resti pubblici negli anni’90.
Si potrebbe dire che fu una schermaglia nella quale si gettarono le due superpotenze, violando l’indipendenza della Repubblica che, curandosi poco di quanto avveniva all’esterno, seppe risolvere la crisi da sé.
Comunque, fino al 1978 a San Marino non governò più una maggioranza di sinistra.

Dello stesso argomento sul blog:
– Un piccolo Stato catapultato in una Grande Guerra.
– La Repubblica di San Marino fra il luglio 1943 e il settembre 1944.
(*) Digita sul motore di ricerca del blog il nome e cognome per conoscere gli altri articoli di Guglielmo Evangelista.

16 commenti

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *