Durante la Guerra di Libia, Gaeta “ospitò” molti prigionieri turchi e libici. Diversi di essi morirono nel corso di una violenta epidemia di colera che imperversò nelle nostre contrade. Mia nonna, che all’epoca era una ragazzetta, mi raccontava che a questi morti era stata riservata una zona del cimitero cittadino e che sulle tombe era collocata una mezzaluna al posto della croce. Ricordando lo Stendardo di Lepanto custodito nella Cattedrale di S. Erasmo, di questi prigionieri fa menzione Gabriele d’Annunzio in alcuni suoi versi della “Canzone dei Trofei”:
“O Gaeta, se in Sant’Erasmo sei
a pregar pe’ tuoi morti, riconosci
il Vessillo di Pio ne’ tuoi trofei,
toglilo alla custodia perché scrosci
come al vento di Lepanto tra i dardi
d’Ali, mentre sul molo tristi e flosci
sbarcano i prigionieri che tu guardi
e che non puoi mettere al remo. ..”
Un commento
Carlo Di Nitto
Durante la Guerra di Libia, Gaeta “ospitò” molti prigionieri turchi e libici. Diversi di essi morirono nel corso di una violenta epidemia di colera che imperversò nelle nostre contrade. Mia nonna, che all’epoca era una ragazzetta, mi raccontava che a questi morti era stata riservata una zona del cimitero cittadino e che sulle tombe era collocata una mezzaluna al posto della croce. Ricordando lo Stendardo di Lepanto custodito nella Cattedrale di S. Erasmo, di questi prigionieri fa menzione Gabriele d’Annunzio in alcuni suoi versi della “Canzone dei Trofei”:
“O Gaeta, se in Sant’Erasmo sei
a pregar pe’ tuoi morti, riconosci
il Vessillo di Pio ne’ tuoi trofei,
toglilo alla custodia perché scrosci
come al vento di Lepanto tra i dardi
d’Ali, mentre sul molo tristi e flosci
sbarcano i prigionieri che tu guardi
e che non puoi mettere al remo. ..”