Curiosità,  Racconti,  Recensioni,  Storia

La Repubblica di San Marino fra il luglio 1943 e il settembre 1944

di Guglielmo Evangelista (*)

UN ANNO DURO…MA POTEVA ANDARE PEGGIO.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la Repubblica di San Marino mantenne la sua tradizionale neutralità e i primi anni trascorsero senza particolari problemi anche se non mancarono le ristrettezze dovute indirettamente alla situazione dell’Italia, dalla quale il piccolo stato dipendeva per importazione di una buona parte di beni e derrate.

1

Gli eventi del 25 luglio 1943 ebbero ovviamente ripercussioni anche a San Marino e portarono allo scioglimento del Partito Fascista Sanmarinese che era tuttavia caratterizzato da una certa indipendenza rispetto a quello italiano.
Infatti va sempre tenuto ben presente che la popolazione di San Marino, del tutto italiana, anzi romagnola dal punto di vista geografico ed umano, non lo è affatto dal punto di vista spirituale, gelosa della propria identità e sempre pronta a prendere le distanze da una pur amicissima Italia.
Il 28 luglio una pacifica ma imponente manifestazione popolare chiese lo scioglimento del PFS e libere elezioni che si tennero il 5 settembre per la nomina, su un’unica lista, non fascista né antifascista, del Consiglio Grande e Generale che in quel periodo aveva il
nome di Consiglio Principe e Sovrano.

2

Si trattò di una ripresa indolore anche perché, per l’autonomia di vedute di cui si è detto prima, le antiche istituzioni non erano mai state modificate né ne erano state create di nuove: in pratica, come fu osservato, dal 1922 il potere era nella mani dei singoli esponenti fascisti senza la presenza soffocante del partito che, tra l’altro, presentava una scarsa coesione interna.
Si chiuse così un ultravenntennale esperienza che, pur autoritaria, era stata ricca di successi: le strade, le opere pubbliche, il turismo e la ferrovia avevano portato il piccolo e appartato territorio montano a partecipare allo sviluppo economico e civile, ricco di promesse, della riviera romagnola.
Nel frattempo il Consiglio devolse tutti i poteri a un Consiglio di Stato di 20 membri che poi furono portati a 30. Secondo il “Patto di pacificazione cittadino” da fine ottobre vi furono inseriti anche esponenti fascisti: la loro presenza rappresentava in qualche modo una garanzia di continuità di fronte ai tedeschi che circondavano la Repubblica.

3

La vita del Governo fu difficile e già ad ottobre le SS penetrarono nel territorio per effettuarvi alcuni arresti, anche se poi i sospetti furono rilasciati; non mancarono anche spedizioni dei fascisti provenienti dall’Italia: esse tuttavia non culminarono in vere e proprie tragedie pur non mancando perquisizioni, requisizioni arbitrarie, attentati.
Il 25 ottobre arrivò il generale Rommel per compiere un’apparente “visita turistica” ma in realtà per valutare quello che stava accadendo nella Repubblica e accertarsi di quanto questo piccolo stato potesse essere un pericolo nella nuova situazione nella quale si era venuta a trovare l’Italia Settentrionale.
L’abilità dei governanti fu notevole e riuscirono a convincerlo di come per la Germania non vi fosse alcun pericolo. San Marino disponeva di una piccola forza armata, ma non fu difficile dimostrare che questa aveva solo quattro vecchi cannoni e 80 fucili con poco munizionamento.
I tedeschi restarono sodifatti anche se fu inevitabile fare loro qualche concessione, come l’impegno di non effettuare atti ostili nei loro confronti e di non dare aiuti o asilo a prigionieri di guerra fuggiaschi o a partigiani anche se di questo punto non si tenne mai conto, pur con le dovute cautele.
Cominciò così e si protrasse per quasi un anno una politica di formale amicizia con i tedeschi e le autorità della Repubblica Sociale Italiana.

4

Dal 15 novembre 1943 la circolazione di autoveicoli, già sottoposta ad autorizzazione, venne proibita e i permessi ritirati.
Il 4 gennaio 1944 fu costituito il Fascio Repubblicano Sanmarinese con a capo Giuliano Gozi, (1894-1955) volontario della Grande Guerra, medaglia d’oro al valor militare, più volte Capitano Reggente e che prima del luglio 1943 aveva rivestito contemporaneamente le cariche di Segretario di Stato, cioè Ministro, per gli Interni e gli Esteri. Dato che i ministeri erano solo questi due, aveva di fatto accentrato in sé tutti i poteri distribuendo con generosità varie cariche ai suoi famigliari.
Entro certi limiti era stato il Mussolini sanmarinese.
Accettò l’incarico di malavoglia, solo perché convinto della necessità che bisognava tenersi buoni i tedeschi convincendoli dell’esistenza di una coesione politica che invece non esisteva: anzi, semmai era il contrario. Era una garanzia anche per tenere lontani i fascisti provenienti dal riminese che per interessi o rancori personali erano anche più aggressivi dei tedeschi.
Insomma, bisognava barcamenarsi fra un fosco presente, la tradizionale gelosia per la propria autonomia e la mancanza di interesse a farsi coinvolgere – formalismi a parte – nella parabola discendente del fascismo italiano.
Ad ogni modo il periodo che seguì non fu mai del tutto tranquillo e spesso vi furono arresti anche se poi questi finirono sempre con il rilascio dei sospettati.
Le cose precipitarono con l’avvicinarsi del fronte.
San Marino, oltre alla Gendarmeria, da poco riorganizzata con criteri moderni grazie all’assistenza dei nostri Carabinieri, disponeva (e dispone anche oggi) di una propria forza militare, erede delle tradizioni delle milizie medievali. Ovviamente questi soldati, di fronte alle dimensioni del conflitto in corso, oltre a essere male armati, come abbiamo già visto, erano numericamente insufficienti.
Di fronte all’incalzare degli avvenimenti della primvera-estate 1944 piuttosto che ricostituire la Guardia Repubblicana, istituzione analoga all’italiana Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale e sciolta il 4 agosto precedente, si preferì costituire due corpi speciali del tutto nuovi. Il primo di questi era la Milizia Confinaria destinata a sorvegliare la frontiera e a controllare l’afflusso dei profughi che, fuggendo dal fronte sempre più vicino, cominciavano a premere sui confini.
I 71 uomini della Milizia comandata da Onofrio Fattori e Federico Bigi certo non potevano impressionare i tedeschi, ma il dimostrare loro che la situazione era gestita militarmente poteva pur sempre evitare per quanto possibile pretesti di intervento.
Vestivano una divisa nera (fondi di magazzino fascisti?) e portavano come insegna sulla bustina le tre piume, simbolo comune negli accessori militari locali.
Il Genio Pompieri, nato all’indomani del bombardamento di cui si dirà ora, aveva invece compiti di vigilanza e interventi antincendio, di protezione civile e di ripristino dei servizi essenziali in caso di offesa nemica.
Infatti il 26 giugno 1944 la guerra era entrata in modo tragico a San Marino per opera degli inglesi che, basandosi su false informazioni, pensavano che nel territorio si trovassero truppe e depositi di munizioni tedeschi….bombardarono a casaccio.
Furono sganciate sul centro storico della Capitale 263 bombe, si lamentarono 63 morti, centinaia di feriti e molti danni, fra i quali la distruzione radicale della ferrovia. Altri bombardamenti di minor conto si verificarono in varie altre zone fino al 4 luglio.

5

Con la tipica arroganza che usavano in questi casi gli inglesi non ammisero mai responsabilità né mostrarono ripensamenti, ma, anche se solo nel 1961, sganciarono un risarcimento di 80000 sterline.
La situazione, divenuta sempre più tesa, ebbe come conseguenza continui screzi con i tedeschi che poterono essere appianati solo con un’accorta ma energica politica dei suoi governanti che non esitarono ad elevare proteste a livello internazionale e ricorsero senza complessi di inferiorità a Hitler, al maresciallo Kesserling e a Mussolini, ottenendo sempre risultati favorevoli.
Promise Mussolini : “sarete circondati dalle fiamme, ma non sarete incendiati”
In questo modo si evitò a fine luglio l’impianto di un ospedale militare che con il suo viavai di mezzi militari avrebbe attirato di nuovo le bombe e comunque la sua presenza avrebbe violato la neutralità, ad agosto si riuscì a deviare i sospetti delle SS su un presunto complotto ad opera dei partigiani e si riuscì infine ad impedire la sistemazione di una postazione di batterie che si voleva appostare nel territorio sanmarinese.
Mentre 73 sanmarinesi furono precettati e inseriti nell’organizzazione TODT della sede di Forlì, dove la disciplina era durissima e dove il lavoro era pesantissimo e pericoloso, arrivarono sempre più numerosi i profughi dai territori circostanti dove la guerra stava infierendo in modo particolarmente feroce. Già a fine 1943 erano 7000, ma se ne contarono alla fine almeno 100.000, che dopo aver occupato ogni locale disponibile furono costretti a vivere in accampamenti improvvisati nelle campagne divenute affollatissime e nelle gallerie della ferrovia.
Essi misero in eccezionale difficoltà il governo che aveva disponibilità di mezzi e denaro limitati essendo proporzionati all’amministrazione richiesta da una popolazione di soli 13000 cittadini.
Erano gli stessi tedeschi a consigliare alla popolazione di rifugiarsi a San Marino, non tanto per spirito umanitario, quanto per non avere civili che intralciassero le loro operazioni; qualche volta le pattuglie tentarono di effettuare fra i profughi retate di antifascisti, ebrei o renitenti alla leva, ma la Milizia riuscì quasi sempre a bloccarle al confine o a depistarle, evitando abilmente incidenti.
Grazie all’incetta di ogni risorsa alimentare disponibile si poté in qualche modo sfamare tutti anche se vi furono giorni nei quali la razione di pane fresco scese a soli 50 grammi, quando la mancanza di energia elettrica obbligò al ripristino dei vecchi forni a legna di limitata produttività.
Per fortuna durò poco.
Il 18 settembre si svolse la battaglia di San Marino fra i tedeschi in ritirata e gli indiani gurkha della 4^ divisione di fanteria inglese che in parte sconfinò nel territorio della Repubblica.
Il 20 settembre 1944 entrarono a San Marino le truppe inglesi e immediatamente il paese si ritrovò nelle retrovie mentre le linee alleate si spostavano lentamente verso Bologna, così che la sua posizione strategica non ebbe più alcuna importanza.
Non meno sospettosi dei tedeschi, gli alleati occuparono lo Stato per qualche mese.
La vita, ovviamente, restò difficile: il Partito Repubblicano Fascista, che grazie alla sua pur tiepida amicizia con la Repubblica Sociale Italiana e i tedeschi era riuscito ad evitare a San Marino più grossi guai, si sciolse senza traumi; in base alla legge di epurazione del 16 novembre 1944 Giuliano Gozi venne processato e gli fu aspramente rimproverata la promulgazione della legge razziale del 1942, avvenuta solo anni dopo quella italiana e comunque di fatto inapplicata sia perché a San Marino non c’erano ebrei, sia perché anche costoro vennero accolti senza discriminazioni nella marea di profughi.
Il tutto si risolse nel privarlo di alcune decorazioni e del titolo di conte; si ritirò a vita privata e, oggi, si è anche parlato di intitolargli una strada.
Nel 1946 l’ormai inutile Milizia Confinaria, forse tenuta in vita per un paio d’anni per non lasciare i suoi componenti disoccupati in un momento di acuta crisi economica, venne sciolta e venne sciolto anche il Genio Pompieri che dopo il passaggio del fronte era stato impiegato anche nel pericolosissimo compito dello sminamento.

6

Dello stesso argomento sul blog: Un piccolo Stato catapultato in una Grande Guerra.
(*) Digita sul motore di ricerca del blog il nome e cognome per conoscere gli altri articoli di Guglielmo Evangelista.

11 commenti

  • Guglielmo Evangelista

    Grazie Guglielmo sarebbe bellissimo.
    Speriamo che leggano e che commentano questa tua pagina di storia che i libri di testo purtroppo non riportano. Un abbraccio e ancora grazie 🙂

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Palazzese Aldo grazie a Guglielmo Evangelista e anche Enzo Turco abbiamo conosciuto questa porzione di storia che i libri di testo non riportano.
    E’ bellissimo poter usare la rete per conoscere … e non si finisce mai di apprendere.
    Un abbraccio a te grande come il mare della storia.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Grazie Francesco Signorile.
    Guglielmo Evangelista mi ha promesso di pubblicare altre notizie su San Filippo Marino

  • Paola Barbara Gozi

    Scusi signor Evangelista…ma i documenti per scrivere delle inesattezze su Giuliano Gozi e il Governo da quali documenti le ha prese?

    Prima di scrivere storia sammarinese, e non solo, bisogna studiare le fonti epistolari presso gli archivi pubblici e privati. Perché a mio avviso non si può passare per storico scrivendo invece “errori grossolani”; inoltre trasmette una storia sfalsata. Le rammento, che San Marino, ha protetto più di 800 persone di religione ebraica e che furono proprio alcuni di questi che quando i Gozi furono esiliati a Milano, diedero un lavoro in segno di gratitudine. Furono aperti anche Consolati, uno fra questi a N. York, per aiutare un ebreo, Enrico Garda, a salvarsi e poi tanto altro ancora. Ma non ha letto sulla Delegazione dello Yad Vashem che ha visitato e studiato le carte dei Gozi? ha letto la rivista di Asset Banca?
    ricordo che Gozi fu eletto dal Consiglio Grande e Generale all’unanimità nel 1918 quando era in guerra a fianco dell’Italia, Segretario di Stato Esteri e poi interim agli Interni…L’incarico l’accettò con molta gratitudine e senso di Patria anche se dovette lasciare il suo plotone qualche mese dalla fine della guerra. Quando parla di sfamare i 100 mila rifugiati, deve scrivere che c’era l’Annona……senta è troppo vasto il discorso per correggere il tutto, le consiglio vivamente di studiare ed approfondire la storia, altrimenti… è preferibile non scrivere. Vi sono vari testi, legga anche su internet. Se vuole mi rendo disponibile a darle indicazioni di testi e altro, anche copia di materiale per comprendere la storia. Come meglio crede.

  • piergiovanni volpinari

    Salve, Leggendo la sua breve ricostruzione, trovo molte imprecisioni e tante omissioni, che non posso rimproverarle perché la storia recente non è ancora stata ricostruita, ma è stato scritta da qualche storico una storia di parte marcante di alcuni punti del fascismo senza avere la documentazione appropriata per fare capire ai cittadini cos’è successo dal 1917 al 1957. Le dico questo perché a breve uscirà una ricostruzione esauriente del periodo suddetto, e non a caso si chiamerà: “Alla ricerca della verità sepolta”. Saluti Piergiovanni Volpinari.

  • paola barbara gozi

    BIOGRAFIA GIULIANO GOZI- SINTESI
    Giuliano Gozi, nato a San Marino il 7 agosto 1894 lasciò la vita terrena il 18 gennaio 1955, con un forte dolore, quello di essere stato tradito dai Suoi amici, ingiustamente incarcerato e esiliato, e volutamente ricordato da molti unicamente per aver vissuto un periodo alquanto turbinoso che imperversava non solo la vicina Italia, ma l’Europa tutta: il Fascismo, benchè quello sammarinese fosse autonomo, indipendente e non mise in pratica le leggi razziali emanate a San Marino nel 1942 e abrogate nel 1946.
    Il Segretario di Stato Giuliano Gozi, unicamente per slancio umanitario e con diplomatica fermezza, mise a rischio la propria vita e quella dei propri famigliari dando protezione e asilo, alle tante famiglie ebree che si rifugiarono e vissero indisturbate nella Repubblica, offrendo in alcuni casi incarichi diplomatici presso sedi Consolari estere, per sfuggire alle persecuzioni in atto in Italia e in Europa.
    E’ importante altresì ricordarLo nella veste di Tenente degli Alpini, quando, nonostante fosse sammarinese e studente universitario di Giurisprudenza all’Università di Bologna, sentì il dovere di affiancare i Fratelli Italiani, arruolandosi volontariamente alla guerra 1915-1918.
    Questa Sua volontà patriottica si evince già con Marino Gozi, suo zio, che con amore garibaldino, combatté a Monterotondo e a Mentana.
    Il Tenente degli Alpini , Giuliano Gozi, si aggiudicò una medaglia di bronzo al valore per “ prove di fermezza e di coraggio non ritirandosi che solamente a seguito di ordine superiore”, la Croce di Guerra, Medaglia della Guerra Europa, Medaglia d’onore all’Esercito e all’Armata, della Medaglia d’Argento della Rep. San Marino, Medaglia di benemerenza per i volontari della Guerra austriaca 1915-1918.
    Gli fu conferita la Croce di Cavaliere di I Classe dell’ordine Militare la Fayette e di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia.
    Fu autorizzato di fregiarsi dell’Emblema Araldico dell’Istituto Nastro Azzurro tra i combattenti decorati al Valor Militare.
    Quasi al termine della guerra, il Gozi viene chiamato, dall’Ospedale dov’era ricoverato in seguito a ferite di battaglia, a 24 anni, per insignirlo dell’incarico più lodevole, quello di Segretario di Stato degli Esteri che onorò per venticinque anni. Durante il Suo mandato ottenne altresì l’incarico ad interim di Segretario di Stato degli Interni e ricoprì la Suprema Magistratura, cinque volte.
    Intraprese la professione legale dal 1920 al 1955; procuratore Legale del fisco, Giudice Conciliatore, Membro del Congresso dei Legali, Membro del Consiglio dei XII. Autore di scritti di carattere storico, politico, di diritto pubblico e cooperò alla stesura della Raccolta della Giurisprudenza Sammarinese e alla redazione della Raccolta delle Leggi e dei Decreti. Fu per quindici anni Presidente della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino.
    Nel 1939, il Principe e Sovrano Consiglio dei LX e i Capitani Reggenti, concesse all’Avv. Giuliano Gozi, il Titolo di Conte, quale cittadino patrizio della Repubblica e Segretario di Stato, come segno di gratitudine e riconoscenza per il grande lavoro diplomatico offerto a favore della Patria.
    Vittorio Scialoja durante un congresso giuridico presentò il Gozi ad un giurista estero come “ il rappresentante di uno dei più piccoli Stati del Mondo ma che potrebbe benissimo rappresentarne uno dei più grandi”.
    Dal 1930 fu Membro dell’Associazione Nazionale Volontari di Guerra Italiana e Presidente dell’Associazione Volontari di Guerra Sammarinese. Inoltre fu insignito dei Diplomi di varie Associazioni combattentistiche: Socio Onorario delle Ass.ni Nazionali Mutilati ed Invalidi di Guerra di Rimini e Cesena; Medaglia commemorativa del VI Pellegrinaggio Nazionale a Caprera; Istituto Nastro Azzurro; Società Volontari Garibaldini di Rimini.
    Giuliano Gozi come storico. Tra le opere di Giuliano Gozi, necessita ricordare, per avere una visione approfondita della cultura sammarinese: Antonio Onofri-Padre della Patria; Per l’inaugurazione del Monumento a Melchiorre Delfico; Il Monumento ai difensori della Libertà sammarinese nel 1739-1740; Frate Andrea e il Segno dell’Aquila a San Marino.
    In ogni settore si dimostrò di vasta dottrina. Non possedeva una cultura giuridica e professionale comune, aveva il senso giuridico, il dovere, l’intuito di pochi.
    Come non ricordare l’opera ingegneristica ancor oggi nel cuore di tanti sammarinesi, la Ferrovia Elettrica San Marino-Rimini, che grazie ad un accordo stipulato con l’Italia, San Marino ha potuto vantare nell’anno 1932; la Convenzione Italia – San Marino del 1939, ancora vigente; la creazione di Consolati nell’America del Nord per i cittadini emigrati sammarinesi ma anche per aiutare un Console ebreo, Enrico Garda, che perseguitato dalle leggi razziali emanate in Francia chiese nel 1940 al Segretario Gozi un incarico presso un Consolato dell’America del Nord; l’istituzione di una delegazione sammarinese presso la Santa Sede; lo sviluppo dei rapporti diplomatici tra San Marino e la Francia, la Germania, gli Stati Scandinavi, l’Inghilterra.
    Anche Benito Mussolini, affascinato dalla sua versatilità culturale, dal suo talento e soprattutto dalla sua passione politica, l’avrebbe voluto a Roma al suo fianco, ma il Gozi, fedele e servitore della propria Patria, rifiutò più volte alle sue richieste.
    Ricordiamo che è stato colui che ha voluto, a fianco di ogni data, la dicitura “d.F.R” proprio per onorare e ricordare la fondazione della Sua cara Terra. E l’amore per la Sua Terra e per il Santo Patrono, Marino, lo ha dimostrato con grande energia e prontezza quando il Cardinale Ildefonso Shuster mise in difficoltà la Repubblica di San Marino, affermando che le ossa ritrovate nella Basilica di Santo Stefano Maggiore a Milano erano del Santo Marino, quindi quelle custodite alla Pieve di San Marino a chi appartenevano? Il Gozi, con documentazioni precise riuscì a fermare questa assurda diffamazione e grazie alla pubblicazione “Le Ossa del Santo dalmata riposano nel maggior tempio della Repubblica da Lui iniziata” comprovò oltre l’errore del Cardinale, anche il Suo grande rispetto e Amore per la propria Terra.
    Durante il Suo mandato, furono inoltre riorganizzate le finanze dello Stato mostrando negli anni della II guerra mondiale, un avanzo di bilancio, quale, proporzionalmente, forse nessuno Stato d’Europa aveva, predisponendo una apposita Legge per l’istituzione di un fondo di riserva in un primo tempo intoccabile, poi modificata con solo il Consiglio.
    Grazie ad una politica equilibrata e lungimirante unitamente ad una forte rettitudine morale, fu l’inizio dello sviluppo edilizio della città murata e dei castelli. Il Gozi ne tracciò i nuovi profili, impose ai progettisti l’utilizzo della pietra locale e il rispetto della tradizione che ne diede l’aspetto gradito e accogliente, meta ancor oggi dei tanti turisti e premiato ultimamente con l’inserimento dello Stato nel Patrimonio dell’UNESCO.
    Si devono a Giuliano Gozi opere edilizie tra cui il ripristino di varie strade, del Teatro Titano, di scuole, del busto dedicato a Giuseppe Garibaldi, dell’Ara dei Volontari, dell’Ospedale di Stato e tanto altro ancora.
    Fu altresì Accademico dell’Accademia Internazionale Lettere e Scienze di Napoli, 1921; dell’Accademia Tiberina di Roma, 1926; Membro Onorario della The National Geographie Society, Usa, 1940; Socio Accademico della Rubiconia Accademia dei Filopatridi, 1941; Accademico alla Deputazione di Storia Patria Per L’ EMILIA E LA ROMAGNA, 1942.
    Di rilevante importanza è aver onorato la Sua persona quale illustre cittadino sammarinese, con il titolo di Cittadino Onorario di Arbe , “che nella Sua qualità di Segretario di Stato il 1° Marzo 1919 inviava un messaggio al Presidente della Conferenza per la pace in Parigi, col voto che la Patria del Fondatore della Repubblica fosse aggregata al grande Regno d’Italia; ed il 6 agosto 1923, Capitano Reggente insieme con Filippo Mularoni, ricaduta l’isola in mano dei Serbi, riceveva in sacro deposito il Vessillo Tricolore che i Profughi Arbesiani affidavano alla Repubblica del Dalmata Marino.”
    Investito altresì nel 1951, dall’Argentea Cruce dell’Anno Santo dal Vaticano.
    Un Uomo e uno Statista quindi che merita un posto d’onore nel Giardino dei Giusti ma anche dei Grandi che hanno fatto la storia sammarinese, perché come affermò Luigi Pasquini . “il buon seme di galantuomini come lui» non vada disperso, ma vada «a vantaggio di governanti e governati».
    Paola Barbara Gozi

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *