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Un piccolo Stato catapultato in una Grande Guerra

segnalato da Enzo Turco

4 Giugno 1915 – La Serenissima Repubblica di San Marino dichiara guerra all’Austria.

ENZO-TURCO-per-www.lavocedelmarinaio.com_1Non so quanti sono conoscenza che quel piccolo Stato, che su alcune carte geografiche appare come un puntino, ha avuto il coraggio di entrare a far parte della coalizione degli Stati Europei dichiarando guerra agli Imperi Centrali.
Una domanda ci viene subito spontanea: perché San Marino, stato di circa 30.000 abitanti, che dal XIII secolo gode di un lunghissimo periodo di pace, la cui indipendenza da allora è stata sempre rispettata e che rimane molto lontano dalla zona di guerra, decide di partecipare a questo conflitto che fin dall’inizio si annuncia come un’immane catastrofe?
In effetti non è stata una scelta politica o economica, è stata una decisione obbligata per tutta una serie di motivi.
l'italia dichiara guerra all'Austria-Unheria - Il popolo d'italia (foto intenet)L’inizio delle ostilità (1914) aveva provocato uno sconvolgimento dell’economia italiana che, pur nella neutralità, andava via via assumendo i connotati di una economia di guerra con la progressiva svalutazione della moneta nazionale. La Repubblica del Titano, piccola enclave dell’Italia, ha l’economia legata a doppio filo con la nostra per cui non può non risentire di questa crisi in atto.
Con l’inizio delle ostilità si verifica anche l’inversione del flusso migratorio con il rientro in Patria di moltissimi emigranti che rendono problematico e deficitario l’approvvigionamento alimentare. Nel 1914 e durante buona parte dell’anno successivo si riesce ancora a produrre grano e pane per tutti senza dover imporre limitazioni o controlli particolari, ma con l’entrata in guerra dell’Italia si profila un periodo abbastanza nero.
Per l’entrata in guerra è però decisivo l’atteggiamento piuttosto sospettoso e diffidente dell’Italia che vede in una neutralità della Serenissima un pericolo per la sua sicurezza.
Nei primi mesi del 1915 il governo italiano accusa quello sanmarinese d’aver istallato sul Monte Titano una stazione radio ritenuta pericolosa in quel particolare momento. In effetti la realizzazione è avvenuta nel ’14 ma per iniziativa privata di un certo professore Borbiconi che l’aveva istallata per puro piacere personale e che si affrettò a smontarla rapidamente quando capii che stava creando dei seri problemi diplomatici ai due governi.
Ma c’è anche dell’altro: l’Italia è seriamente preoccupata che un San Marino non belligerante avrebbe potuto dare asilo ai suoi disertori, ai renitenti alla leva o più semplicemente a chi voleva evitare il sequestro di animali e di quel materiale necessario per la difesa nazionale. Per dirimere i dubbi ed evitare che potessero insorgere polemiche durante il periodo bellico, proprio il 24 maggio 1915 l’Italia propone un accordo a San Marino in base al quale richiede al piccolo Stato l’adozione di una serie di provvedimenti a protezione della sua sicurezza. L’Italia si impegna a trattare i sammarinesi alla stessa stregua degli italiani e non come stranieri e di non sottoporre a sequestro i loro mezzi meccanici o i loro cavalli, come invece sta facendo agli Italiani.
Cartolina d'epoca Repubblica San Marino - foto internetSan Marino si deve impegnare a non assumere iniziative o favorire atteggiamenti che possano nuocere alla causa italiana. Ma di fronte ai grandi eventi della Storia a un governo non può bastare un semplice accordo così impegnativo per la parola ne consegue che si tenta di istallare una caserma di Carabinieri all’interno del territorio di San Marino. Questa palese violazione della sovranità fu ovviamente respinta dai sanmarinesi che però dovettero ingoiare altri atteggiamenti intransigenti come la chiusura delle comunicazioni telefoniche con l’Italia, la censura sulla posta, ecc.
In questa situazione e sull’onda degli eventi italiani anche a San Marino il popolo degli interventisti prese il sopravvento al punto che in un suo discorso lo stesso Reggente, Moro Morri, plaudì all’entrata in guerra dell’Italia che a suo dire ne sarebbe uscita “più forte e più grande di prima”, finalmente unita da nord a sud e non più monca dei territori irredenti.
Immediatamente nella Serenissima si forma un comitato che arruola volontari da inviare al fronte; le adesioni sono molte anche perché i Sanmarinesi, nel frattempo, si danno una ragione nazionale per l’intervento: sperano nell’assegnazione all’Italia dell’isola dalmata di Arpe dove nacque San Marino il fondatore del primo nucleo abitativo sul monte Titano.
A parte i volontari il governo della Repubblica non si fa coinvolgere direttamente nel conflitto almeno per i primi tempi durante i quali molti sanmarinesi rimangono uccisi sui campi di battaglia; fra essi Carlo Simoncini e Sady Serafini che muoiono da eroi durante l’avanzata sul Carso il 16 luglio, il primo, e il 12 ottobre, il secondo.
Solo nel 1917 il governo sanmarinese prende la decisione di una partecipazione attiva organizzando un ospedale da campo e inviandolo al fronte dove rimane operativa dall’ottobre 1917 fino a dicembre 1918 periodo durante il quale cambia ben sei postazioni tra Monfalcone, Treviso, Mestre e Gorizia.
Vengono curati ben 3.000 soldati feriti tra cui il futuro Premio Nobel per la letteratura, l’allora 19enne Hernest Hemingway. Autista di ambulanze per la Croce Rossa Americana viene ferito da una granata austriaca a Fossalta di Piave la sera dell’8 luglio 1918. Benchè ferito riesce a caricarsi sulle spalle il secondo autista e a cercare di portarlo in salvo. Ferito una seconda volta al ginocchio dai colpi di una mitragliatrice riesce a raggiungere l’ospedale sanmarinese dove riceve le prime cure. Trasferito in un ospedale americano delle retrovie viene a conoscenza di fatti di guerra che ignorava completamente come la disfatta di Caporetto. È proprio questo ultimo periodo di guerra che fa da sfondo alla storia d’amore che lui ci descrive mirabilmente nel suo romanzo più famoso quell’Addio alle armi che gli farà vincere il premio Nobel.
Festa-di-San-Marino-e-di-Fondazione-della-Repubblica-Ufficio-di-Stato-per-il-TurismoMa ritorniamo a San Marino; è a causa di questo ospedale che l’Austria incomincia a considerare anche la piccola Repubblica come un nemico al punto che incomincia a prendersela con i nuclei familiari dei cittadini sanmarinesi che si trovavano ancora sul suo suolo: ne interna i maschi adulti, dopo aver rispedito in Italia donne e bambini.
Alla fine il tributo di sangue versato dai giovani sanmarinesi è di tutto rispetto tanto che negli anni venti il governo della Serenissima decide l’erezione di un monumento ai caduti con incisi i nomi di quelli che non avevano fatto ritorno a casa.
La fine della guerra non porta a San Marino nulla di diverso da quello che porta all’Italia: una situazione economica precaria, instabile e pericolosa che crea i presupposti politici e sociali per l’ascesa e la presa del potere del Partito Fascista Sanmarinese negli anni venti del ‘900.

soldati della repubblica di San Marino (foto lombardiabeniculturali.it)

20 commenti

  • Roberto Tento

    cia 🙂 Roberto Tento ne ero certo tu come me e come tanti ami la storia. Un abbraccio

  • Iacono Francesco

    Sapevo di simpatie verso l’Italia in guerra durante l’ultimo conflitto, tramite il pnf sanmarinese ma delle vicende di San Marino nella prima guerra mondiale e addirittura la sua formale entrata in guerra non ero a conoscenza, interessantissimo!

  • EZIO VINCIGUERRA

    ciao Iacono Francesco sai cosa mi è venuto in mente che quando ci fu l’invasione dei saraceni i castelmolesi gli tiravano da sopra tutto quello che possedevano (si narra anche che le donne univano il loro latte a quelle del capre e gli tiravano anche le forme di formaggio)… chissà se un giorno non scopriremo che anche Mola o Forza d’avrò abbiano dichiarato guerra a qualcosa o a qualcuno?
    P.s. è una boutade solo per rilassarmi fra una lettura e un altra.
    Un abbraccio a te grande come quella vista che ti godi

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao e grazie per il commento ….siamo diventati un po’ tutti pigri e ci fermiamo a 4 righe o ad una foto accattivante 🙂

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Lorenzo Savini un abbraccio a te conservo un bellissimo ricordo…chi se lo aspettava che da quelle parti erano belligeranti …
    Non si finisce mai d’imparare.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Grazie a te Alessandro sono curiosità storiche segnalate da Enzo Turco a cui vanno i miei complimenti per averci fatto conoscere questa storia

  • Guglielmo Evangelista

    Storia interessante. L'”ara dei volontari” c’è ancora e ci sono stato. Comunque è niente rispetto ha quello che è toccato a San Marino nel 1943-45

  • EZIO VINCIGUERRA

    Si è un articolo interessante e credetemi non ne ero a conoscenza (credo che approfondirò inviando copia agli amici di terra…)
    Invece Guglielmo Evangelista perché non ci racconti quello di tua conoscenza dal 43 al 45?
    Un abbraccio a voi e grazie per la compagnia e anche per averci stuzzicato l’interesse storico che non ci abbandona mai…

  • Gennaro Cicaglione

    Una importante vicenda storica resa perfettamente, con una indispensabile inquadratura dell’aspetto economico e sociale! Peccato che tutto questa debba avvenire sulle pagine (più che meritevoli)di un Blog (foss’anche importante come questo!) e non anche in un contesto scolastico. Grazie ad Enzo Turco e ad Ezio Pancrazio Vinciguerra: ad entrambi complimenti!

  • Sebastiano Ciacci

    Un ottimo articolo anche se va corretta l’espressione “dichiara guerra all’Austria”, errata e riportata in vari articoli e siti. La piccola repubblica non dichiarò mai guerra all’impero austro ungarico nè, come riportano altri, alla germania. Si impegnò in maniera quasi “ufficiale” per raccogliere e inquadrare volontari per il fronte e organizzo’ comitati di sostegno umanitario e l’ospedale da campo con personale sammarinese volontario. Quando,tramite la diplomazia americana e la Santa Sede il governo cercò di liberare i cittadini sammarinesi trattenuti nei campi di prigionia, da parte austriaca si rispose che un numero elevato,in rapporto alla dimensione dello stato, di sammarinesi combattono nelle armate italiane e pertanto considerava la RSM cobelligerante e i civili dovevano rimanere custoditi. Non avendo formalmente dichiarato guerra non partecipò alle trattative di pace nè ebbe risarcimenti per danni le privazioni subite e i progetti umanitari sostenuti. La guerra della grande madre Patria Italia e il sostegno l’irredentismo italiano, furono il motivo ideale per cui diversi sammarinesi si impegnarono fattivamente. Due morirono sul fronte, alcuni feriti, altri furono in tricea accanto ai “fratelli” italiani avendo accettato volontariamente l’arruolamento.

  • Guglielmo Evangelista

    Devo documentarmi e ho anche delle foto….datemi un po’ di tempo. Promesso

  • Iacono Francesco

    si una applicazione di un piccolo stato ad una piccola comunità che lottava contro i saraceni, qui ad Alì Terme abbiamo una torre che veniva usata per avvistarli, mi consolo col panorama 🙂

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