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29.8.2015 a Molfetta “HEDIA: NESSUN NAUFRAGIO MA SEQUESTRO E STRAGE FRANCESE”

di Gianni Lannes

Più di cinquant’anni fa, una nave mercantile con a bordo diciannove marinai italiani scomparve nel nulla nel Canale di Sicilia. «Mare in tempesta forza 8», riferì l’ultimo messaggio inviato via radio. Poi il silenzio. Un silenzio assordante che circonda tutt’oggi la verità sul mistero della nave Hedia, dispersa a largo delle coste del Nord Africa il 14 marzo 1962.

Il-mercantile-Hedia

prigionieri-al-consolato-francese-fra-cui-sono-riconoscibili-alcuni-marinai-della-HediaDiciotto anni prima delle stragi di Ustica e Bologna, ancora una volta ci sono di mezzo le forze armate francesi. Filippo Graffeo (nativo di Sciacca) aveva appena 19 anni quando la nave su cui era imbarcato con altri 18 connazionali, venne sequestrata il 21 marzo 1962 nel Canale di Sicilia, dalla squadra navale francese del Mediterraneo, comandata dal vice ammiraglio Andrè Jubelin.
A causa delle proibitive condizioni del mare, il comandante Federico Agostinelli di Fano aveva da poco lanciato un S.O.S, raccolto da Radio Tunisi. L’ex mercantile Generous era sospettato dai transalpini di fornire armi – per conto di Enrico Mattei – al Fronte di Liberazione Nazionale algerino, per la guerra di liberazione dal colonialismo.
Il governo italiano si era inventato un naufragio inesistente per tutelare con la ragion di Stato gli affari correnti (il traforo del monte Bianco inaugurato il 15 settembre 1962 da Fanfani e Pompidou, bancario Rothschild), il club atomico Parigi-Bonn-Roma, l’affare petrolifero, e per non disturbare uno Stato alleato.
Fanfani aveva detto pubblicamente: «Non possiamo scatenare una guerra contro un paese alleato per salvare la vita a venti uomini».
Una strage di innocenti lavoratori del mare costellata dal solito corollario istituzionale: menzogne, depistaggi insabbiamenti. Più recentemente, la disamina dei registri dei sinistri marittimi presso la Guardia Costiera italiana ha dissipato le nebbie sollevate per occultare la verità. Algeria-1962Infatti, alla Capitaneria di Porto Empedocle, nonché presso la Direzione marittima di Palermo, di Venezia (luogo da cui era salpata la nave) e di Ravenna (dove aveva imbarcato un carico per la Spagna), non vi è alcuna traccia del presunto affondamento della nave Hedia.
Il 22 ottobre 2014 l’ex giornalista investigativo Gianni Lannes ha scritto all’ambasciatore di Francia in Italia, Catherine Colonna. Poi ha parlato al telefono con alcuni funzionari stanziati a palazzo Farnese, ricevendo rassicurazioni sulla collaborazione richiesta, ma a tutt’oggi la diplomazia d’oltralpe tace imbarazzata.
Lannes invita il primo ministro pro tempore Matteo Renzi, a rendere di dominio pubblico i documenti segreti del Sios Marina e del Sifar, nonché a chiedere conto di questa strage al governo di Parigi, poiché una strage non va mai in prescrizione.
Riferimenti sitografici: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=HEDIA http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/08/vaticano-armi-droga-denaro-eliminazione.html http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2011/11/viandante-del-iii-millennio-biografia_11.html

Al convegno relazioneranno il giornalista Gianni Lannes e Accursio Graffeo, nipote del marinaio saccense scomparso Filippo, referente dell’associazione che raggruppa alcuni dei familiari degli scomparsi e promotore di numerose ricerche e studi sulla vicenda.

29.8.2015 a Molfetta in ricordo vittime nave Hedia - www.lavocedelmarinaio.com

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