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I piccoli Grandi Eroi della Nunziatella

a cura Enzo Turco

Importanza e drammaticità di una scelta.

Partiamo dalla fine della storia. A febbraio di ogni anno una nutrita rappresentanza dell’Associazione ex-allievi della Scuola Militare della Nunziatella si ritrova sulle rovine di quella che fu la Batteria Transilvania della Fortezza di Gaeta per il lancio a mare di una corona di fiori in onore dell’Alfiere Carlo Giordano Comandante di quella batteria.

Schieramento giuramento alla Nunziatella - www.lavocedelmarinaio.com

ENZO TURCO per www.lavocedelmarinaio.comFacciamo un salto indietro di 280 anni. Siamo nel 1735 quando Carlo di Borbone pone le basi di quella che diverrà la Nunziatella il più antico e prestigioso Istituto Militare ancora esistente (non a caso apre la sfilata del 2 Giugno Festa della Repubblica). In 280 anni in questo istituto si sono “forgiati” in ogni epoca militari, politici, economisti, letterati, ecc. Con l’Unità d’Italia la Scuola non venne smantellata o modificata negli obiettivi anzi la sua potenzialità formativa fu riconosciuta al punto che la frequentarono perfino Vittorio Emanuele III e altri rampolli di casa Savoia.
La nostra storia ha inizio nell’estate del 1860 quando le truppe garibaldine attraversato lo stretto di Messina e risalita la Calabria quasi senza combattere sono in procinto di entrare a Napoli; nel frattempo Vittorio Emanuele II scende con le sue truppe verso il Regno delle due Sicilie. Francesco II che sta per essere compresso tra i due, si arrocca nella Fortezza di Gaeta e pianifica l’ultima resistenza del grosso delle sue truppe sul Volturno. A Napoli tutti si aspettano l’ingresso di Garibaldi con tutte le incognite e le paure del dopo. Anche nel “Rosso Maniero” i grandi (militari, insegnanti, personale di governo, ecc.) visto gli ultimi eventi militari discutono sul cosa fare e con chi schierarsi. Solo il Comandante, il Colonnello Annibale Muratti, con grande senso di responsabilità impegna il suo ascendente e il suo grado per mantenere struttura, Scuola e Allievi fuori dal clima di grande incertezza politica, militare e sociale che stava travagliando gli animi dei meridionali ponendoli davanti ad una scelta di campo spesso obbligata e certamente non voluta né tantomeno cercata. A eventi così grandi, però, non ci si poteva comportare da struzzi cercando di non vedere né di sentire. Gli Allievi incominciarono a capire qualcosa già quando alcune famiglie dei loro compagni giunsero a Napoli dai punti più disparati del Regno riportarsi prudentemente a casa i propri ragazzini. Questa circostanza e la notizia che il Re si era arroccato a Gaeta per tentare l’ultima difesa del proprio Regno convinse un gruppetto di allievi tra gli 11e i 19 anni a guardarsi negli occhi e a decidere il da farsi.
A questo punto faccio parlare il giornalista Roberto Maria Selvaggi con il suo articolo edito da: “Il SUD Quotidiano” del 8/2/97.

stemmi della Nunziatella - www.lavocedelmarinaio.com“Il 7 settembre 1860 alla Nunziatella regnava una grande agitazione: la notizia che il Re aveva raggiunto Gaeta e che l’esercito avrebbe tentato un’ultima difesa sulla linea del Volturno, nonostante i silenzi di molti ufficiali ed istruttori, era trapelata. Alcuni dei ragazzi decisero di fuggire dal collegio per raggiungere il loro Re e per poter partecipare all’ultima difesa. I loro nomi non possono essere dimenticati, perché rappresentano sentimenti e valori che non hanno confini: il loro esempio sarebbe stato di grande aiuto al popolo meridionale, molto più che il ricordo di Garibaldi e di Cavour. Non possiamo ricordare come eroi positivi solo quelli che, venuti da fuori, ci avrebbero “liberato”. Furono invece cancellati dalla storia. I due fratelli Antonio ed Eduardo Rossi, 17 e 14 anni, erano figli di un ufficiale morto nella campagna di Sicilia del 1848. Un giornalista francese presente a Gaeta durante l’assedio li ricorda così: “Ho incontrato stasera su una batteria un sottotenente di 15 o 16 anni che serviva ai pezzi con due soli uomini per quattro cannoni, caricando, puntando e tirando con rabbia. Questo bravo ragazzo si chiama Rossi ed ha un fratello che, come lui, si è distinto durante l’assedio”. Eliezer Nicoletti, 17 anni, figlio del maggiore di fanteria che sbaragliò i garibaldini di Pilade Bronzetti alla battaglia del Volturno, Ludovico Manzi, di 17 anni, Ferdinando De Liguoro, figlio del colonnello comandante il 9° Puglia, reggimento da lui condotto da Capua a Napoli con i garibaldini ormai padroni della città. Dopo la resa fu come gli altri vessato e maltrattato. Non riconosciuti a questi ragazzi nemmeno i gradi acquisiti sotto il loro legittimo Re. De Liguoro emigrò in Austria, dove fu ammesso nell’esercito e combatté anche a Custoza contro i piemontesi nel 1866. Alfonso Scotti Douglas, 11 anni, il più giovane di questi ragazzi, figlio del generale di origine parmense Luigi, fu adibito ai lavori del genio nella piazza di Capua. Carmine Ribas, 18 anni, che raggiunse l’anziano padre di stanza a Gaeta, fu anch’egli adibito ai lavori del genio nella piazza di Capua. Francesco e Felice Afan De Riviera, 17 e 16 anni, figli del generale Gaetano, raggiunsero i fratelli maggiori che combattevano a Capua. Anch’essi dopo Gaeta emigrarono in Austria e Felice abbracciò in seguito la vita religiosa entrando in convento a Napoli, dove morì nel 1924. Francesco Pons De Leon, 18 anni, raggiunse il padre, maggiore in servizio nella piazza di Gaeta e operò lui pure come semplice servente ai pezzi di una batteria. Ferdinando Ruiz, 17 anni, nipote del generale Vial, fra mille peripezie riuscì ad arrivare a Gaeta solo nel gennaio 1861. Ferdinando e Manfredi Lanza, 17 e 16 anni, figli di un ufficiale del genio, si comportarono da piccoli eroi a Gaeta e Ferdinando, l’ultimo giorno d’assedio, fu colpito da una granata che gli troncò di netto un piede. Infine Carlo Giordano, 17 anni, orfano da pochi mesi del padre, generale napoletano. Fuggì dalla Nunziatella il 10 ottobre, dopo i suoi compagni. Durante l’assedio servì alla batteria Malpasso con abnegazione e coraggio, supplendo all’inesperienza con la forza della sua giovane età e con l’entusiasmo di chi difende la propria Patria da una vile aggressione. L’11 febbraio 1861 iniziarono le trattative di resa della piazza di Gaeta. Il generale Cialdini preferì non interrompere il bombardamento, anzi lo intensificò perché, come scrisse a Cavour, naturalmente in francese, “le bombe fanno ragionare male e diminuiscono le condizioni richieste”. Poche ore prima della firma della capitolazione, il 13 febbraio 1861, scoppiò con un tremendo boato il deposito di munizioni della batteria Transilvania, che travolse uomini e cose e distrusse la batteria servita da Carlo Giordano. Fu l’ultima vittima di una inutile ferocia e di una assurda guerra civile. I suoi resti non furono mai trovati, ma il suo ricordo deve rimanere nei cuori dei napoletani perché il suo sacrificio non sia dimenticato. Da nessuna parte, né a Gaeta né altrove esiste una lapide che ricordi questo ragazzo che, a torto o a ragione, considerò il Regno delle Due Sicilie la sua Patria.”

Il motto della Nunziatella - www.lavocedelmarinaio.com
Leggere di questi ragazzi, del loro coraggio e della loro abnegazione mi ha fatto molto riflettere sulla giustezza o meno dell’oblio storico calato sulla vicenda. Non voglio tediarvi con il mio pensiero, ma mi sorge spontaneo chiedervi se ritenete giusta questa non memoria storica e se non sarebbe stato più giusto, malgrado la loro scelta …sbagliata(?) onorarne l’eroismo, l’attaccamento alla loro bandiera ed il rispetto del loro giuramento?
Le stesse domande me le faccio anche per altri giovani che in tempi più o meno recenti della nostra storia nazionale si sono trovati di fronte ad un bivio e sono stati costretti a scegliere una via piuttosto che un’altra e per questo non sono dimenticati, ma sono trattati da briganti e malfattori. Allora a voi un’ultima domanda: quanti anni debbono passare perché la morte operi, come diceva Totò, come una…”livella”? Ma forse questa è un’altra Storia!

Lapide storica della Nunziatella - www.lavocedelmarinaio.com
Nota: Non esistono immagini coeve ai fatti dalle quali possano trasparire la fierezza e l’orgoglio dell’appartenenza di questi eroi – bambini; esistono, però, delle clips dei nostri giorni che riprendono gli attuali Allievi della Nunziatella in alcune loro attività ; ebbene a distanza di centinaia di anni l’aspetto, il portamento, la determinazione e l’orgoglio sono rimasti gli stessi. Guardiamoceli e riflettiamo.

6 commenti

  • Luigi Morra

    buongiorno anche il mio com.. in secoda il cc. giliberto gproveniva dalla nuziatella e poi passato lassu nel ultimo viaggio r.i.p. amen

  • EZIO VINCIGUERRA

    Una commovente storia utilissima per la banca della memoria di un italico popolo spesso disattento alla propria storia.
    Si ringrazia Enzo Turco per questo suo interessamento e per le altre storie che presto verranno pubblicate.
    Un abbraccio a tutti coloro che sono passati da questa prestigiosa Istituzione.

  • Carlo Di Nitto

    Corona di alloro deposta a Gaeta da ex allievi della Nunziatella nella Cappellina della Soledad in memoria dell’Assedio del 1860 / 1861. Sul nastro, decorato con lo Stemma Reale Borbonico, è scritto: “Gaeta – Assedio 1860 – 61 – A Maria SS,ma e ai Caduti della Patria Napolitana”

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