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6.6.1861: Cavour e la questione Meridionale

di Ottaviano De Biase

Ottaviano De Biase per www.lavocedelmarinaio.comA distanza di oltre 150 dall’Unità d’Italia, la figura di Cavour rimane ancorata su un punto: egli fu non solo uno dei maggiori artefici dell’unificazione della nazione, quanto a l’uomo politico con le idee più moderne della sua generazione. Cavour, infatti, seppe anticipare, ed affrontare tutti quei problemi che perlopiù finirono per imbrigliare il nascente stato unitario; avvertì, cioè, come nessun altro dei suoi successori, la necessità di dover portare l’Italia nel grande circolo politico ed economico europeo. Sono sufficienti i suoi studi giovanili e il discorso del 20 settembre 1858 (tramandatoci dal Massari) che ci consentono di capire come egli avesse intuito, in tutta la sua incombente gravità, il disagio di un intero popolo. Peraltro, solo facendo l’Italia si sarebbe creata quella piattaforma che avrebbe poi consentito di discutere, di dibattere, di disporre in modo nuovo i problemi di fondo di cui, volendo o dolendo, bisognava farsene carico. La solenne celebrazione da parte del parlamento britannico resta, a distanza di 150 anni, l’elogio migliore ed il maggiore riconoscimento alla grande figura di raffinato statista.
cavourL’ultima sua battaglia politica fu quella di riunificate il Meridione con il resto dell’Italia, fu quella che da Palermo a Napoli avrebbe potuto-dovuto dare un corso diverso all’intera storia della nazione. Ne era convinto il compianto Ruggiero Moscati – eccellente il suo intervento in occasione del primo centenario: 27 marzo 1961 – oggi lo siamo un poco tutti in quanto quella battaglia di unificazione riuscì ad investire l’intera struttura amministrativa e ad ottenere aiuti da mezza Europa. Del resto, non avendo in quella occasione risolto quel tipo di costruzione di Stato unitario, siamo ancora qui oggi a dibatterlo in termini politici senza aver mai pensato (o voluto, o potuto) che il progetto di Cavour era quello di affrontarlo in modo strutturale e definitivo.
Comunque venga giudicato dalla storiografia attuale, rimane il fatto che nei rapporti col partito d’azione e con la rivoluzione portata nel Meridione, Cavour diede la piena misura delle sue capacità anche nel fronteggiare una situazione per niente favorevole – c’era da mettere mano sulla mente degli uomini e delle cose al fine di gestire autonomamente l’iniziativa che avrebbe poi consentito al movimento italiano di concepire tutte le direttive – in cuor suo, le auspicava come garanzia di successo. Ovviamente, bisognava sacrificare qualcosa; così, pur di catturare i favori di Napoleone III, cominciò, nel gennaio 1860, col privarsi di Nizza e Savoia. Peccato che questo suo coraggioso atto che oggi gli riconosciamo, non fosse accettato alla stessa maniera dalla destra conservatrice, tanto meno dalla parte moderata che pure l’aveva sostenuto in tante altre precedenti battaglie. Critiche gli vennero dai Mazziniani che videro, in questa sua rischiosa operazione, troppo servilismo verso la Francia; per cui dovette far fronte ad un’ulteriore ondata di ostilità, con qualche ripercussione anche sulla mitica impresa garibaldina. Difatti, incomprensibile ai nostri occhi rimane la sua posizione di attesa che durò fino alla presa di Palermo quando, pur di salvare le apparenze, come scriveva al Ricasoli, ma che però si diede lo stesso da fare pianificando, attraverso i riservati canali diplomatici, affinché la questione romana non fosse d’impiccio con quella in corso di Garibaldi. Del resto, a suo favore ci sarebbe d’aggiungere l’insieme delle difficoltà internazionali ed interne che non gli consentivano di seguire la diplomazia ufficiale, tant’è che alcune sue scelte finirono per suscitare forti incomprensioni in seno al suo stesso governo appena ebbe a dichiararsi contrario alla iniziativa di Garibaldi. E questo perché temeva che la Spedizione dei Mille, più che rivolgersi verso la Sicilia – scriveva il 18 maggio al principe Eugenio – sarebbe potuta sbarcare sulle coste centrali dell’Italia, in tal caso avrebbe provocato una situazione non più sostenibile nei riguardi della Francia, e delle stesse città di Nizza e Savoia ove la resistenza interna s’era detta contraria alla separazione.
GaribaldiFrattanto, la storia correva per la sua strada; per cui, dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, il suo comportamento fino ad allora ambiguo si adattò alle circostanze, anche il linguaggio si rasserenò dentro e fuori le aule del governo. Piena comprensione verso l’eroe Garibaldi, dunque, a cui, leggiamo nella nota lettera del 9 agosto inviata al Nigra, gli riconosceva il leale ed altissimo contributo recato alla causa italiana.
Qui, però, va spiegato il pensiero cavouriano attraverso l’attività segretamente svolta l’anno prima in Sicilia e nel Meridione da tutti i suoi agenti, alcuni dei quali li troviamo andare anche oltre le ricevute consegne. La sua velleità di promuovere una rivolta autonoma e moderata a Napoli prima che vi giungesse Garibaldi fu in qualche modo vista come un’operazione possibile e politicamente opportunistica. Invece, la realtà dei fatti ha poi dimostrato che la situazione globale nel Meridione era tutt’altro che decifrabile. La formula di compromesso “Italia e Vittorio Emanuele” adottata da Garibaldi gli sarebbe apparsa una forzatura che però avrebbe affascinato all’atto dell’azione i combattenti di opposte tendenze, come poi si andò a verificare sul campo, nonché allargato il dissidio esistente tra moderati e democratici; d’altra parte, l’entusiasmo con cui fu accolto Garibaldi dalle popolazioni siciliane, calabresi e napoletane lasciava poche possibilità per continuare un dissidio che ormai non aveva più ragione di essere. Tutti sappiamo, infatti, come l’ingresso del Generale a Napoli, dopo un viaggio in ferrovia da Cava dei Tirreni, in mezzo a due ali di folla in delirio che si assiepavano lungo la strada ferrata, sia stato uno degli spettacoli più grandiosi ed impressionanti, che la storia del Risorgimento ricordi. Ciò nonostante, non mancarono contrasti tra fazioni che, però, scoppieranno solo a unificazione avvenuta. La storia ci consegna un Garibaldi che rimette nelle mani del Re le sue velleitarie speranze; un Cavour che, avendo intuito che il problema meridionale era sì anche un problema di costume e di assuefazione al malgoverno borbonico, come amavano sostenere i suoi più stretti collaboratori, già culla la possibilità di mettere in atto il progetto secondo cui la questione meridionale si sarebbe dovuta affrontare con più rigida fermezza. Di più, Cavour pensava a come consegnare le terre confiscate ai contadini, a come risolvere la spinosa questione del brigantaggio; aveva poi da ristabilire il rapporto difficile con la Chiesa, perché solo collaborando insieme si sarebbe potuto dare una sterzata politica a un meridione assuefattosi alla secolare sottomissione. L’educazione professionale – leggiamo in una annotazione scritta di suo pugno – è uno dei più urgenti bisogni di tutto il nostro Paese, ma in special modo delle province meridionali, nelle quali disgraziatamente si è meno provvisto a questa necessità. La preponderanza classica è in contraddizione coi bisogni di quelle popolazioni. E’ d’uopo crescere una generazione di abili e capaci produttori, che siano in condizioni di sollevare ed aiutare l’agricoltura, l’industria e il commercio, non lavorare a formare dei letterati o degli uomini di toga, dei dottori e dei retori.
D'Azeglio
Quando D’Azeglio disse che fatta l’Italia restava da fare gli Italiani, recuperava in sostanza il pensiero politico dello statista piemontese che progettava si formasse sì prima l’Italia ma senza che fossero venute meno le coscienze. Incoraggiare in ogni modo l’ammodernamento del Meridione per Cavour significava creare in primo luogo nel capoluogo campano un istituto di credito, istituire con il sussidio diretto dello stato le casse di credito agrario, ridurre al minimo le tasse portuali, fondare nuovi istituti di educazione industriale e commerciale: questi sono solo alcuni dei propositi attuabili per lo sviluppo dell’intero Sud, quali appaiono dagli appunti conservati tra le carte del suo segretario Artom. Il 27 marzo, le citate e meditate dichiarazione di Cavour per sostenere il sobrio Ordine del Giorno (in quella seduta aveva accanto il primo ministro dell’istruzione pubblica, Francesco De Sanctis), precedute come furono dal discorso del 25 e seguite da quelle del Senato del 9 aprile, rappresentarono non solo il testamento spirituale, ma la parte più elevata della sua concezione politica. La posizione, nei confronti della Chiesa, che si era sempre opposta a una qualsiasi ipotesi di accordo, fu, in quella sede, una delle sue più alte espressioni: Io sono profondamente convinto della verità di quanto ho avuto l’onore di esporvi e del vantaggio immenso che la Chiesa deve ricavare dall’adozione dei principi sui quali noi vogliamo stabilire un perfetto accordo… Se la corte di Roma accetta le nostre proposte, se si riconcilia l’Italia, se accoglie il sistema di libertà, fra pochi anni nel paese legale i fautori della chiesa o meglio, quelli che chiamerò il partito cattolico, avranno il sopravvento; ed io mi rassegnerò in d’ora a finire la mia carriera nei banchi dell’opposizione. Un Cavour mai così attuale, mai così profetico!

Camillo Benso conte di Cavour, cessando di vivere il 6 giugno 1861, non ebbe il tempo per agganciare l’economia meridionale con quella trainante e più moderna del nord. Comunque siano andate le cose, egli rimane una delle più alte fonti di ispirazione per tanti giovani desiderosi di impegnarsi in una politica seria e onesta.

camillo benso conte di cavour

 

66 commenti

  • Pino Sammartano

    Bellissima analisi, ed efficiente risposta a quei neo borbonici nostalgici. La descrizione dei festeggiamenti all’arrivo dei garibaldini da parte delle popolazioni locali ,è la dimostrazione di quanto il regime borbonico fosse realmente inviso alle genti del sud. Cavour rimane un luminoso esempio di statista.

  • Salvatore Chiffi

    Ezio, mo’ cominciamo a non andare d’accordo. Quest’uomo era in combutta con gli inglesi per depredare il Sud, perchè il Piemonte e il suo Re non avevano un soldo, solo debiti, e gli inglesi erano interessati alle miniere di zolfo siciliane e alle acciaierie calabresi per costruire armi e munizioni.

  • Comunardo Ivano Montanarella

    Uno dei maggiori artefici della rovina del Sud Italia, o meglio del ricco prospero moderno e progredito Regno delle due Sicilie!

  • Franco Patricelli

    Salvatò, non era in “combutta” ma lui ed il suo reuccio, e quell’altro con l’orecchio morsicato, erano quelli che dovevano mettersi con le “terga a ponte” per far felici e soddisfare i loro capi massoni!

  • Ezio VINCIGUERRA

    Buonasera a tutti e grazie per la compagnia.
    L’articolista Ottaviano de Biase (nato in Irpinia e sottufficiale di lunghissimo corso e anche scrittore e giornalista a tempo perso) ha storicamente effettuato una disamina sui documenti storici ufficiali.
    Per quanto riguarda il sottoscritto l’unica domanda che mi sono sempre posto riguardo al primo Comandante in Capo della Squadra Navale Camillo Benso è: ma come avrà fatto a tessere quella ragnatela diplomatica e mettere d’accordo I capi degli staterelli così diversi tra loro per cultura, religione e anche economia?

  • Maurizio D'Angelo

    Articolo, a mio avviso, dalla prospettiva “settentrionale”, se mi è consentito. Bisognerebbe pur sempre conoscere il livello di condivisione dei meridionali in quello che avvenne a quei tempi così come in quello che è riportato oggi nello scritto. Molti pensano che se, invece, la azione politica del Cavour fosse venuta meno un paio d’anni prima il meridione avrebbe avuto fortune e sviluppi differenti. Era pur sempre lo Stato più popoloso d’Italia, forse misero, oppresso, forse, ma con i conti in ordine ed una banca ricchissima. Con delle realtà industriali, a cominciare dalla cantieristica, certamente di prim’ordine.

  • Lucia Oppizzi

    Maurizio D’Angelo Più che dalla prospettiva ” settentrionale”.direi che è dalla prospettiva “risorgimentale”.Sia dalla prospettiva ” meridionale “che dalla prospettiva ” settentrionale” a me sembra che sia stato un disastro,per il sud e per il nord..Cavour i litigò con V.Emanuele II,che non lo sopportava,sopportò pazientemente il Garibaldi che da repubblicano divenne monarchico, quando si trovò contro l’esercito piemontese,ricercava il Mazzini per atti terroristici..non parlava l’italiano ma il francese e inaugurò l’abitudine tutta italiana di fare accordo sottobanco con i governi europei salvo rimangiarseli se capitava l’occasione.E non dimentichiamo l’azione nefasta nei confronti dei regni esistenti,invasi senza neanche dichiarare la guerra e annessi per tradimento e con plebisciti che tutti,ma proprio tutti,considerano solo formali,se non addirittura inesistenti.Vedi Liguria e Lombardia. oltre alla azione contro il potere temporale della Chiesa Cattolica Romana,dipinta,come i Borboni come modelli di assolutismo,corruzione e quant’altro di negativo si possa immaginare..Non è proprio un bel vedere.Con tutto il rispetto per l’estensore dell’articolo.

  • Maurizio D'Angelo

    n effetti, confesso la mia ignoranza, nn avevo mai pensato a questo tipo di recriminazione da parte degli altri Stati annessi. Le mie conoscenze critiche si sono sviluppate soltanto nella direzione “meridionalista”. E l’idea che mi sono fatta, mano a mano che è stata data la possibilità di conoscere differenti punti di vista e documentazione abbastanza rara e sconosciuta, è che Garibaldi, senza pesanti azioni collaterali di Stati stranieri, il tradimento e la corruzione di alti gradi dell’esercito, avrebbe fatto la fine dei 300 giovani e forti a Sapri. Ma tutti sappiamo che la Storia nn si può fare con i se e con i ma, né col senno di poi. Ma da qui a far passare regnanti piemontesi, politici, borghesi industrialotti francofoni come lei dice, “risorgimentali”, per eroi, tutti indistintamente, ed i lealisti meridionali, tutti ed indistintamente, per pericolosi reazionari e sanguinari briganti, ce ne passa.

  • Lucia Oppizzi

    Caro Maurizio non credo di aver fatto passare,io,l’idea dei meridionali reazionari e sanguinari briganti.Anzi!.C’è ormai soprattutto in rete,vasta documentazione da visionare per farsi un’idea degli avveninenti senza dipendere esclusivamente dai libri stampati.Non si tratta di fare la storia per recriminare ma per darne una visione più completa,senza essere condizionati dalla esclusiva visione dei vincitori.Si chiama revisionismo,ed è ovviamente malvisto perchè sfata luoghi comuni stratificati con l’aiuto della scuola di stato.Sono argomenti molto interessanti che,se maggiormente conosciuti,permetterebbero di superare le divisioni.Val la pena perderci tempo per superare la retorica patriottica,anche perchè il concetto di patria sembra superato non dalla volontà dei cittadini ma dalla realtà di fatto.Saluti.

  • Maurizio D'Angelo

    Ed infatti, gentile Lucia, nn era certo a lei che facevo riferimento per quanto riguarda certi luoghi comuni di cui i “sussidiari” della scuola italiana sono da sempre colmi (ma a me, dubbioso e curioso per natura, nn hanno mai convinto). Se dovesse essere parso così dalle mie poche righe, me ne scuso. Sono forse i limiti del mezzo che usiamo. O quelli della mia povera prosa. Per il resto certamente concordo ma, soprattutto, e nn solo limitatamente a questo argomento, relativamente al fatto che la conoscenza oggettiva della storia, piacevole o non, ma condivisa, non puó che dare un apporto importante al superamento di divisioni ed ostilità. La ringrazio per i saluti che ricambio.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Francesco Grazie …ieri hai ricevuto i complimenti per il tuo blog da una coppia (lui ex imbarcato Alpino Naso Blu) per il bombardamento su Augusta. Gli ho lasciato il link del tuo blog che non conoscevano e sono certo che ti contatteranno.
    P.s. in un primo momento avevano attribuito a me l’articolo.
    Un abbraccio grande come il mare.

  • Aniello Pugliese

    Non è così il nord ha rapinato il sud. A scuola si dovrebbe studiare la vera storia dell’invasione di garibaldi. I piemontesi erano con le cosiddette “pacche nell’acqua” e il Regno delle Due Sicilie era floridissimo. Consiglio di leggere il libro Terroni di Pino Aprile

  • Lorenzo Cerisola

    Come dicevano gli antichi: “In medio stat virtus” dove per virtus (virtù) intendiamo la verità. E’ innegabile che, tanto al Nord quanto al Sud ci fossero pregi e difetti, ricchezza e povertà. Prendiamone atto e cerchiamo, una volta per tutte, di imparare dalle cose buone e dalle esperienze negative del passato per costruire un futuro migliore, e perché no, finalmente una Nazione degna di tal nome. Se continuiamo a prendere spunto da singole situazioni del passato per rivangare ciò che è stato, ormai immutabile, e continuare a fomentare divisioni non ne usciremo mai. Perché allo stesso modo i Toscani potrebbero prendersela con i Romani per lo sterminio degli Etruschi e così via…

  • Aiello Pugliese

    Una nazione degna di questa nome nome non esporrebbe al lombroso ( museo dell’orrore ) a torino, e lo scrivo volutamente in minuscolo, conservano i crani dei partigiani del sud con tanto di nome e ruolo poi si scandalizzano per quello che fanno l’isis quando loro sono stati i precursori di questa pratica barbara.

  • Alberto Fiorino

    Concordo con il Sig. Pugliese…sia sulla storia che su Cavour……ben detto….la famosa Unità d’Italia è stato solo un “Flop”ma a vantaggio del Nord e dell’intervento Inglese per limitare e appropriarsi di tutto ciò che poteva essere preso al sud…..quella di garibaldi è stata solo una farsa “intessuta” dal regno piemontese e dagli amici inglesi……leggere per credere…..

  • Pino Sammartano

    Bellissima analisi, ed efficiente risposta a quei neo borbonici nostalgici. La descrizione dei festeggiamenti all’arrivo dei garibaldini da parte delle popolazioni locali ,è la dimostrazione di quanto il regime borbonico fosse realmente inviso alle genti del sud. Cavour rimane un luminoso esempio di statista.

  • Pino Sammartano

    Vivo a TORINO anche se siciliano (lo scrivo maiuscolo perché TORINO è la patria del liberismo cavourriano del primo sindacalismo e città meridionale, quanto ospitale) I musei tipo Lombrosiano sono una cristallizzazione di un’epoca, e non necessariamente un pensiero filosofico e politico ne di pensiero. Oggi il concetto lombrosiano è superato da tempo.

  • Aniello Pugliese

    Resta il fatto incontrovertibile che il sud è stato depredato di tutte le sue ricchezze dai sabaudi e nel corso degli anni ed ancora ora si fa in modo che il sud resti una colonia dell’italia. Al sud ancora oggi si possono ammirare le opere costruite dai Borbone. Le grandi opere come si usano chiamarle ora furono costruite in tempi normali e non biblici. Vorrei solo citarne qualcuna: il ponte sospeso sul fiume Garigliano, il porto di Ischia, i Regi lagni con lo scopo di far confluire le acque provenienti dai monti del Matese e oggi ridotte a cloache per l’incuria dei governi. L’elenco è lungo delle opere costruite e ancora funzionali e si tenta in tutti i modi di sminuirle/abbandorle. Perciò studiate bene la vera storia.

  • Filippo Amato

    Lorenzo Cerisola……..Rivangare : Nulla crea……….! Ma la storia non si nega…………..! .Giusto che le Genti sappiano…….! Buon vento……!

  • Pino Sammartano

    La storia mi dice che i primi moti rivoluzionari avvennero a Palermo nel 1848, che i siciliani non prestavano servizio militare dai borboni. Che Londra era piena di esuli e patrioti antiborbonici, come lo storico Michele Amari. Scrisse sui vespri siciliani.Purtroppo per quanto si studi bene la storia ,non è una scienza esatta, ma una corrente di pensiero. Giampaolo Pansa docet.

  • Filippo Amato

    Tra l’altro decimate dalle cannonate delle navi Inglesi…che vennero ha dare manforte hai Savoia, per paura di perdere Malta ,in quanto faceva parte del Regno di Sicilia, che maldestramente Carlo 5° regalo hai Templari scacciati da Gerusalemme ……..!

  • Alberto Fiorino

    Sig. Pino io non ce l’ho espressamente con Cavour e non metto in dubbio le sue conoscenze….sta di fatto che Cavour spesso con “occulti” trasferimenti temporanei in Inghilterra e in Francia con la “scusa” di voler conoscere/trasmettere e importare/esportare nuove tecnologie della rivoluzione industriale prendeva accordi “tragici” per il futuro del meridione…..infatti, tra i revisionisti del risorgimento, la corrente di pensiero comune, sostiene che l’invasione del Regno delle Due Sicilie non sia stata dettata da motivi ideali legati alla volontà di unire l’Italia, ma sia piuttosto derivata dalla volontà del Regno di Sardegna di allargare i propri confini a danno degli stati contigui, incamerandone inoltre le ricchezze per sanare il proprio deficit (da noi tutti conosciuto come verità). Al fine di conseguire questo scopo, il Regno di Sardegna, attraverso l’opera pseudodiplomatica di Cavour, si sarebbe assicurato l’appoggio sia dell’Inghilterra, che della Francia, che a diverso titolo avevano interesse in proposito.
    Ergo…In quest’ottica, la spedizione dei Mille non sarebbe stata un moto spontaneo di pochi idealisti, ma la testa di ponte di un’invasione pianificata a tavolino. In preparazione di quest’ultima, sarebbe stata effettuata una vasta opera di mistificazione e propaganda ai danni del governo borbonico, la quale aveva lo scopo di accentuarne l’isolamento diplomatico. Contemporaneamente, il governo piemontese avrebbe effettuato una vasta manovra di corruzione degli alti gradi dell’esercito e della marina del Regno delle Due Sicilie per evitare scontri molto più cruenti di quelli che già conosciamo. La storia da Lei menzionata, un pochettino la conosciamo anche noi.

  • Alberto Fiorino

    P.S. giusto per informazione, durante lo sbarco a Marsala di Garibaldi…..erano presenti due navi da guerra Inglesi Argus e Intrepid…..chissà perchè….forse per aiuti umanitari?

  • Filippo Amato

    l’italia nacque per volere degli Inglesi ………..che avevano paura del espansionismo Borbonico , che si era rivelato come Regno ha favore del Popolo……..tanto è vero che nel Regno delle due Sicilie prosperava a 360 gradi…..non vi era disoccupazione , IL BANCO DI NAPOLI era il più ricco d’Europa , mentre i Savoia navigavano miseramente ……….!

  • Pino Sammartano

    La presenza a Marsala di navi inglesi era anche per motivi commerciali. Il marsala come vino è un’invenzione inglese. le prime aziende di vino marsala erano la Witaker e la Woodhouse. la ricchezza delle banche, non coincide mai con quella del popolo. La Lombardia e i granducati di Parma e Toscana si consegnarono volontariamente ai Savoia perché l’Italia unita era un desiderio comune da Nord e Sud. I mille erano tanti bergamaschi ,anche se i leghisti se lo sono dimenticato. Perdonatemi ma per quante colpe possiamo dare ai piemontesi ,il vostro è revisionismo allo stato puro come quello dei padani, accomunati da un’idea disgregatrice dei valori nazionali. Perdonatemi di nuovo, ma da buon marsalese sono intriso di questi valori, a Garibaldi ho dedicato interesse e rispetto visitando tutti i luoghi da lui visitati, fino all’ultima dimora.

  • Alberto Fiorino

    Solo due parole e concludo….Lei ci sta giudicando e da uomo colto non dovrebbe essere da Lei……che sia stato un desiderio da nord a sud ho le mie riserve e comunque nessun revisionismo “disgregante”……invece non nego che i valori legati ad una unità nazionale ideologicamente parlando non siano altrettanto importanti e forti umanisticamente e socialmente realizzati, quale riferimenti di una condivisione di valori e di conoscenza……ma probabilmente il “percorso” e le “motivazioni” potevano svilupparsi diversamente e con più onestà intellettuale dei protagonisti della storia. Saluti

  • Filippo Amato

    Non v’è recipiente capiente….che possa colmare il sangue che i meridionali d’Italia hanno versato per far nascere questo paese dalle storie tragiche ed infauste…….!

  • Pino Sammartano

    Gentile Filippo Amato sono d’accordo con lei. Un giorno passando da Redipuglia vidi il monumento ai caduti della grande guerra, e un moto di rabbia mi assalì ,pensando alle migliaia di meridionali che avevano dato il sangue per ridare il nordovest all’Italia, e oggi disprezzati in nome di “una padania libera” Cordiali saluti a tutti.

  • Filippo Amato

    Caro Pino Sammartano….rispettosamente scrivo…..nulla di nuovo lei mi dice……vivo il Lombardia da mezzo secolo ormai per voler di chi al mondo mise……! Noi erravamo trattati ancor peggio di chi oggi assedia le nostre frontiere meridionali…….! Tutt’oggi lotto ancora contro costoro……! Anche nell’ambito ANMI vige il campanilismo ……………………! Ne porto le ferite …..! Ma l’arresa lunge da me…………………….! Anch’io visitai il monumento su detto…..notai la stessa cosa…….ma ciò mi colpi quanti di questi Eroi portassero il mio cognome ……buon vento…….!

  • Ezio VINCIGUERRA

    Buonasera a tutti e grazie per la compagnia, per i commenti alcuni condivisibili altri un po’ meno ma sempre tutti nel rispetto del dialogo.
    Per quanto sopra sono felicissimo di continuare a dare “voce” a tutti.
    Per opportuna doverosa informazione vi metto a conoscenza che
    l’articolista Ottaviano de Biase (nato in Irpinia e sottufficiale di Marina Militare di lunghissimo corso e anche scrittore e giornalista a tempo perso) ha storicamente effettuato una disamina sui documenti storici ufficiali.
    Per quanto riguarda il sottoscritto l’unica domanda che mi sono sempre posto riguardo al primo Comandante in Capo della Squadra Navale Camillo Benso è: ma come avrà fatto a tessere quella ragnatela diplomatica e mettere d’accordo I capi degli staterelli così diversi tra loro per cultura, religione e anche economia?
    Grazie ancora a tutti perché il dialogo aiuta a comprendere meglio.

  • Francesco Maiolo

    Ognuno ha la sua versione in merito, rimane il fatto che questo s…..o ha fatto una strage nel meridione.

  • Alberto Fiorino

    Grazie a Te Ezio che spesso ci dai la possibilità di avere dei confronti positivi e pacatamente costruttivi per le nostre idee ed esperienze….sia didattiche che di vita…. 🙂

  • Salvatore Chiffi

    Mille contro un esercito di 25.000 uomini ben armati ed equipaggiati, ma comandati da generali che si fecero corrompere con denaro che alcuni non videro mai. Il tesoriere corruttore si chiamava Ippolito Nievo, ma saltò (dolosamente) in aria con tutti i registri mentre navigava alla volta di Genova.

  • Pino Sammartano

    Esiste la storia vera con tutte le contraddizioni possibili. Poi c’è una storiografia fake intesa a diffondere mistificazioni.

  • Alberto Fiorino

    Se posso dare un suggerimento….da leggere il libro “Scuola e Maestri del Sud” (dal 1816 al 1880) della Dott.ssa Alessandra Pagano ed.Pensa Multimedia…..il libro frutto di ricerche e documenti storici e storiografici..chiarisce meglio la condizione non solo scolastica ma anche socio-economica del Sud ed in particolare delle zone tra Napoli e Caserta allora denominate “Terre di lavoro” e “Valle di Suessola” che fu il fulcro delle problematiche “Educative” e didattiche preunitarie e postunitarie……molto “istruttivo”!

  • Filippo Amato

    Come qualcuno citò…….conoscere la storia , serve per capire il presente……..! Con rammarico scrivo…..siamo ancora fermi a Teano……….

  • Giuseppe Magazzù

    Sfido io, erano tutti presi dal fervore di rimpinguare le casseforti savoiarde …

  • Franco Patricelli

    Qui si stanno dicendo/affermando delle falsità “belle e buone!”, Ezio, mi meraviglio!, il Regno delle due Sicilie lo si vuole far passare per un regno di “morti di fame?”, peccato che è storia che il Regno delle due Sicilie “DA SOLO!!!” produceva i due terzi del “P.I.L” di tutti i regni/stati preunitari italiani, e ce ne sarebbe da dire su questo signore…!, come, ad esempio, che affamò i sudditi del regno savoiardo, fece incetta di granaglie, per poterle poi rivendere a prezzi maggiorati! Non vado oltre!

  • Francesco Ortega

    avrebbe dovuto vivere magari come un Nenni qualsiasi e le cose sarebbero migliorate
    … no il regno delle due Sicilie non era un regno di morti fame, morti fame erano i sudditi re franceschiello e la sua corte stavano benissimo !

  • Franco Patricelli

    Signor Francesco, se vuole le posso indicare alcuni libri su cui conoscere “chi erano i Borbone e chi erano e cosa hanno fatto all’Italia ed al suo popolo italiano!” Forse non ne ha “conoscenza, ma si emigrava anche dal nord Italia nel regno delle due Sicilie per guadagnarsi il pezzo di pane!” Il guaio di tutti è che pecchiamo di mancanza di volontà nel conoscere noi stessi, la nostra storia…, ci accontentiamo di parlare di cose “che ci mettono nella testa e da questa passano alla bocca…!”

  • Mario Nasti

    infatti io sono d.accordo con franco il regno di napoli era riccoin che fanno invidia ancora oggi avanzato illuminato e con legg

  • EZIO VINCIGUERRA

    Franco Mc Elm Patricelli …ti prego di mettermi a conoscenza dei libri di tua conoscenza all’argomento. Un abbraccio a te e a chi sta commentando.

  • Franco Patricelli

    Gigi di Fiore: 1) Controstoria dell’unità d’Italia; 2) I vinti del Risorgimento; 3) Gli ultimi giorni di Gaeta. Luciano Salera: Garibaldi, Fauche’ e i predatori del regno del sud. Antonio Pagano: Due Sicilie 1830 – 1880. Rosario Villari: Un sogno di libertà. Gianni Oliva: Un regno che è stato grande. Giuseppe Campolieti: Il re bomba. Questi sono i libri che ho letto, e ce ne sono anche altri! Sempre a disposizione per/al servizio della verità!

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Franco Mc Elm Patricelli grazieeeeeeeee!
    Sono certo che questa tua notizia fa piacere ai lettori del blog soprattutto a quelli a cui interessa la parte storica della nostra Italia.
    Un abbraccio e ancora grazie.
    P.s.Ho lasciato in quadrato un caffè e un grappino pagato! 🙂

  • Egidio Alberti

    Bella ricostruzione storica che condivido col bravissimo Ezio. Un “BRAVO ZULU” ( è il messaggio di bella operazione che il comandante superiore in mare comunicava a tutti a chiusura dell’ esercitazione ) a tutti gli interventi.

  • Franco Patricelli

    Approfitterò “p.o.f.”! La verità È una sola, e non è quella che hanno scritto i vincitori!!!

  • Pietro Rossi

    un liberale che girava l’Europa e portava idee nuove per migliorare l’Italia…….non aveva i bravi e le amazzoni………niente tangenti……..

  • Vincenzo Mattera

    Si continua a beatificare chi del meridione non importava un fico secco e che dal sacco del sud ne ebbe benefici personali. Continuiamo a nascondere la polvere sotto al tappeto

  • Elio Gugliucci

    Il conte regalò la corsica alla Francia e la Corsica è molto più vicina all’italia. Camillo fece proprio una bella stronzata. E non fu la sola. Il regno delle due sicilie era florido e ricco. Garibaldi e compagni depredarono tutto e anche oggi ne paga le conseguenze. Io sono per l’unità dell’Italia e se penso alla Croazia, Dalmazia, Slovenia e alla parte presaci dalla Francia provo tanta tristezza. Ma lo sapete che il confine francese fu disegnato dividendo a meta la cittadina di Tenda? Altro che muro di berlino e lo stesso con Gorizia divisa a meta con nova Goriza .E quando sento parlare delle rivendicazioni dei sud tirolesi e noi facciamo parlare in tedesco più che italiano. Tutte le zone ex italiane annesse, nessuna ha conservato la nostralingua e in Val D aosta quasi tutte le località conservano il nome in francese. Perchè?????

  • Enzo Turco

    Caro Ezio Vinciguerra su questo piano non ti seguo me lo vieta assolutamente il mio status di meridionale e di appassionato di storia quella senza eroi o meglio con migliaia di eroi, quella dei soldati-contadini, quella raccontata con grande rigore intellettuale non quella scritta dai Guelfi contro i Ghibellini o anche viceversa. NO! non sono proprio con te. Spero di riuscire a farmi capire meglio in un prossimo futuro. Un caro saluto.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno Enzo Turco l’articolo di Ottaviano de Biase, a giudicare dai commenti di cui sopra, ha innescato una discussione più o meno condivisibile e sempre nel rispetto della “voce” altrui.
    Ci sono parecchi libri scritti a tal riguardo, c’è una verità storica (forse come dici tu anche scritta dai vincitori) e c’è uno statista a cui i governi che si sono succeduti dopo la sua morte hanno dedicato Piazze, navi, vie, musei ecc. Io ne prendo atto e continuo a domandarmi come avrà fatto Costui a mettere d’accordo entità così lontane per “unificare”.
    Mi hanno suggerito anche i seguenti libri:
    Gigi di Fiore: 1) Controstoria dell’unità d’Italia; 2) I vinti del Risorgimento; 3) Gli ultimi giorni di Gaeta. Luciano Salera: Garibaldi, Fauche’ e i predatori del regno del sud. Antonio Pagano: Due Sicilie 1830 – 1880. Rosario Villari: Un sogno di libertà. Gianni Oliva: Un regno che è stato grande. Giuseppe Campolieti: Il re bomba. Sicuramente il vendutissimo di Aprile e tanti altri.
    La verità è sempre e solo una. Quale?

  • Ferdinando Napoletano

    Caro Ezio, la storia è stata scritta sempre dai vincitori a loro piacimento, solo col tempo emergono verità come quelle raccontate dagli scrittori come ” Pino Aprile ” e ” Pansa “.

  • Francesco Ortega

    ma mi sembra azzardato dire che nelle regioni meridionali (leggi regno delle due sicilie ) si stesse meglio che al nord, e dura da accettare al sud mancavano scuole strade ecc ecc e l’unica cosa che cresceva era il brigantaggio , vedi Fra diavolo e gente della stessa classe chissà perché ho la convinzione che se Cavour fosse vissuto tanto quanto Nenni per esempio, ora le cose sarebbero molto meglio e da non scordare che l’unica ferrovia esistente al sud era la portici Napoli ad uso e consumo di Franceschiello

  • Guglielmo Evangelista

    Signori, è una vita che mi occupo di queste cose. Ho anche pubblicato un libro sull’assedio della fortezza di Civitella del Tronto (a chi interessa mi scriva privatamente). La realtà è che settentrionali e meridionali non furono nè migliori nè peggiori. gli uni degli altri., Erano quel che erano e non potevano capirsi. Ci voleva qualcuno che amalgamasse mondi diversi, forse ci voleva Cavout (forse…). Restarono solo vecchi padroni e nuovi traditori

  • Guglielmo Evangelista

    Aggiungerei anche, da buon lombardo qual sono, che l’unità la fecero anche italiani di altre regioni, ma le decisioni restarono a lungo nelle mani dei piemontesi, certamente non i più dinamici e flessibili fra gli italiani

  • Roberto Tento

    Sempre Italiani siamo tutti noi…e lotteremo per tenere unito cio’ che i nonni hanno combattuto, sulle lapidi dei nostri caduti la maggior parte sono meridionali …Onoreeee chi verso’ il suo sangue per unirci…..La politica attuale ci sta’ separando…Meditiamo…

  • Aniello Pugliese

    Sig. Roberto Trento il dato è l’aggressione con relativo saccheggio da parte dei piemontesi al Regno delle Due Sicilie e questo è un dato inconfutabile

  • Roberto Tento

    Condivido fra’ Aniello….L’importante e’ rimanere uniti …adesso…che l’Italia e’ unita..

  • Aniello Pugliese

    Non voglio fare come i leghisti che sbandierano ai quattro venti la secessione come una minaccia per il sud. Domanda – Ma non credete oppure credono che in una eventuale secessione a guadagnarci sia proprio il sud?

  • EZIO VINCIGUERRA

    Allo stato attuale non ci guadagnerebbe nessuno Aniello perché la questione, geopoliticamente, non interessa al potere economico che punta più su una globalizzazione (… e non solo) del capitale e quindi del Potere.

  • Filippo Amato

    La causa di tutti i mali che affliggono i popoli ……….IL CAPITALISMO………INGORDO …….Buon pomeriggio Ezio Pancrazio Vinciguerra……..!

  • Matteo

    Qui ci sono troppi revisionisti neoborbonici e pochi storici.
    Che Cavour non volesse il Sud nell’Italia fin dall’inizio non è vero, tant’è che persino negli ultimi giorni pensava a come migliorare la situazione del Sud, che era sì ricco ma non era quella potenza industriale che voi neoborbonici millantate: aveva poche industrie, quasi nessuna ferrovia ed un’economia agraria feudale. Non peggio ma neanche meglio del resto d’Italia. Fosse vissuto più a lungo Cavour avrebbe migliorato l’economia e la struttura del Sud. Purtroppo è morto quasi subito…

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