Foibe, sono Italiani e devono morire
di Marino Miccoli
Ogni 10 febbraio, ci ricordiamo di quelle vittime barbaramente trucidate sul finire della II guerra mondiale (…e purtroppo anche dopo il termine del conflitto) in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia per motivi politici ed etnici, ovvero anche per il solo fatto di essere Italiani.
Sì, avete letto bene: uccisi perché erano Italiani.
Considerati tutti fascisti, dal primo all’ultimo, furono giustiziati perché ritenuti oppositori del regime del dittatore Tito vittime del suo disegno che voleva l’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia. Tra le vittime ci furono diversi antifascisti, membri del Comitato di Liberazione Nazionale, che avevano combattuto per la Resistenza al fianco di quelli che sarebbero poi divenuti i loro assassini.
La pianificazione dell’eccidio da parte delle Milizie Popolari Iugoslave prevedeva che gli Italiani fossero legati due alla volta, avessero i piedi e i polsi legati con del filo di ferro per poi essere condotti sull’orlo della voragine (la “foiba” appunto). Ad uno dei due italiani veniva sparato un colpo alla nuca così che il primo trascinava con sé, cadendo sul fondo dell’inghiottitoio, anche l’altro. Migliaia furono gli Italiani trucidati con questo “rituale” tragico e barbarico molti dei quali anche a guerra finita!
Per quei pochi fortunati sopravvissuti ci fu lo sradicamento forzato e l’esilio, l’allontanamento definitivo dalle loro case, dalle loro città e da quelle terre su cui da tempi assai remoti sventolava il vessillo della Serenissima Repubblica di Venezia. Luoghi bellissimi dove il Leone di San Marco è scolpito sulle facciate di Chiese e di antichi palazzi.
A seguito dell’occupazione slava si stima in 300.000 (trecentomila) il numero degli esuli Italiani di Venezia-Giulia, Istria e Dalmazia.
Oggi, dopo 60 anni, il riconoscimento storico e l’istituzione della Giornata del ricordo ci deve far riflettere, e non poco, sull’assurda follia costituita dalla guerra e sui suoi frutti che per l’umanità sono sempre amarissimi e funesti.
Di seguito si riporta uno stralcio della legge che nove anni fa istituì il riconoscimento di questa triste pagina di storia.
Legge 30 marzo 2004, n. 92: Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004).
Art. 1. La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. […]
10 commenti
Luciani Rosa
MAI DIMENTICARE
10 febbraio giorno del ricordo
Pietro Rossi
i banditi slavi ed italiani hanno perpetrato questo eccidio…….oggi le zecche nostrane si dicono democratici……………VERGOGNATEVI!!!!!!!!!!!!!!
Luciani Rosa
oggi non si vuol ricordare … fa comodo cosi’ … che schifo … NON CI DOVREBBERO ESSERE MORTI DI SERIA A E MORTI DI SERIE B
Pietro Rossi
BEN DETTO Rosa………..il neo………….non mio, è andato ad omaggiare i morti di serie “A”, morti per colpa dei comunisti nostrani……….le foibe non vengono ricordate……..sono morti di serie “B”
Luciani Rosa
LORO SONO MORTI SOLO PERCHE’ ITALIANI , NON CE LO DIMENTICHIAMO
Pietro Rossi
nessuno ricorda che il loro migliore, come lo chiamano, ha rinnegato l’Italia chiedendo la cittadinanza straniera……….e gli italioti continuano ad essere tali votandoli!!!!!!!!!
Luciani Rosa
daccordissimo
Angela Lua
per non dimenticare…….
Angela Lua
sta a noi ricordare e far ricordare…………….condivido
EZIO VINCIGUERRA
Buongiorno Angela Caterina Lua parole le tue molto condivisibili.