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12 febbraio 1944, la tragedia del piroscafo norvegese Oria

di Mario Veronesi (*)
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MARIO VERONESI per www.lavocedelmarinaio.comPochi sanno del naufragio del piroscafo norvegese Oria avvenuto il 12 febbraio 1944 al largo della Grecia con bordo oltre 4.000 soldati italiani prigionieri dei nazisti e destinati ai lager.
L’Oria fu costruito nel 1920 nei cantieri Osbourne, Graham & Co di Sunderland. Era un piroscafo da carico norvegese della stazza di 2127 tsl, di proprietà della compagnia di navigazione Fearnley & Eger di Oslo. All’inizio della seconda guerra mondiale fece parte di alcuni convogli inviati in Nord Africa, e fu lì, a Casablanca che nel giugno del 1940 poco dopo l’occupazione tedesca della Norvegia, fu internato, Un anno dopo la nave fu requisita dalla Francia di Vichy, ribattezzata Sainte Julienne e data in gestione alla Société Nationale d’Affrètements di Rouen; passando poi in Mediterraneo. Nel novembre del 1942 fu formalmente restituito al proprietario e ribattezzato Oria; ma subito dopo fu affidato alla compagnia tedesca Mittelmeer Reederei GmbH di Amburgo.
Nell’autunno del 1943, dopo la resa delle truppe italiane in Grecia, i tedeschi dovettero trasferire le decine di migliaia di prigionieri italiani via mare. Questi trasferimenti vennero effettuati usando spesso carrette del mare, stipando i prigionieri oltre ogni limite consentito, e senza nessuna norma di sicurezza. Diverse navi affondarono, per attacco degli Alleati o per incidente, con la morte di migliaia di prigionieri. L’Oria fu tra le navi scelte per il trasporto dei prigionieri italiani. Salpò l’11 febbraio 1944 da Rodi alle 17,40 per il Pireo. A bordo 4.046 prigionieri italiani (43 ufficiali, 118 sottufficiali, 3.885 soldati, 90 tedeschi di guardia o di passaggio e l’equipaggio norvegese. Il giorno dopo, colto da una tempesta il piroscafo affondò presso Capo Sounion, a 25 miglia dal Pireo dopo essersi incagliato nei bassi fondali prospicienti l’isola di Patroklou. Circa 250 naufraghi, trascinati sulla costa dal fortunale vennero sepolti in fosse comuni, più tardi furono traslati al Sacrario dei caduti d’Oltremare di Bari. I resti di tutti gli altri sono ancora là sotto.
Capo Sounion è un promontorio situato sulla punta meridionale dell’Attica in Grecia, a circa 69 km da Atene. Su di esso si trovano, in posizione suggestiva, i resti di un tempio greco dedicato a Poseidone, e di un secondo tempio dedicato ad Atena, di cui sono però conservate solo le fondazioni. Secondo il mito sarebbe il luogo dal quale Egeo re di Atene, si sarebbe gettato nel mare e dal quale ne deriva il nome (mar Egeo). Il primo riferimento letterario è nell’Odissea di Omero: doppiando il capo, muore il nocchiero della nave di Menelao, e sulla spiaggia sottostante vengono tenuti i suoi funerali.

Capo Sounion e coste greche - www.lavocedelmarinaio.com
I soccorsi ostacolati dalle pessime condizioni meteo, consentirono di salvare solo 37 italiani, 6 tedeschi, un greco, 5 uomini dell’equipaggio, incluso il comandante Bearne Rasmussen e il primo ufficiale di macchina. L’Oria era stipata all’inverosimile, aveva anche un carico di bidoni di olio minerale e gomme da camion oltre ai nostri soldati che dovevano essere trasferiti come forza lavoro nei lager del Terzo Reich. In tutte le isole dell’Egeo c’erano quasi centomila militari italiani e a tutti venne offerta la possibilità di unirsi alle forze collaborazioniste della Repubblica di Salò e con i tedeschi. Chi si rifiutava di collaborare diventava internato militare. Si trattò di uno dei peggiori disastri navali della storia dell’umanità. Il peggiore nel Mediterraneo. Per anni i militari deceduti rimasero anonimi, ma successivamente, grazie all’impegno di alcuni subacquei greci coordinati da Aristotelis Zervoudis, la tragedia dell’Oria venne alla luce. Questi subacquei compirono numerose immersioni sul sito dell’affondamento, documentando l’entità della tragedia. L’impatto emotivo e umano di quello che videro fu così forte che li spinse a coinvolgere la comunità locale. Indagarono presso gli anziani dell’isola e riuscirono a identificare il luogo della pietosa sepoltura dei corpi spiaggiati dopo l’affondamento. Proposero l’edificazione di un monumento sulla spiaggia del naufragio (al largo di Capo Sunion). Tutta la comunità locale partecipò a questa iniziativa. Più di 60 anni dopo, le loro storie sono ritornate grazie alle ricerche dei loro discendenti, spesso nipoti che di quei nonni portano i nomi e che, cercando di saperne di più sui loro antenati. Riuscendo a rintracciare la lista di tutti i militari imbarcati. Questa lista è stata per anni uno dei misteri dell’Oria: ritenuta inesistente, era in realtà scomparsa nei polverosi archivi italiani.
Lo scorso 9 febbraio 2014, grazie alla municipalità di Saronikos in Grecia (sul cui territorio costiero ebbe luogo il naufragio) e a una donazione privata, è stato costruito e inaugurato un monumento alla memoria della terribile tragedia.

Piroscafo Oria f.p.g.c. Mario Veronesi a www.lavocedelmarinaio.com

Ulteriori notizie
Altri casi di navi cariche di militari italiani, affondate dagli alleati o per cause naturali furono il Donizetti (1835 morti), il Petrella (2.670 morti) e la nave Sinfra, in cui morirono oltre 2.465 italiani.
Il piroscafo Gaetano Donizetti classe musicisti, varata nel 1928 per conto dellaAdria-Sa di navigazione con sede a Fiume; era di tipo misto, cioè attrezzata al trasporto di passeggeri e di merce varia, aveva una stazza lorda di 2,428 t. Nel successivo riordino delle linee cosiddette sovvenzionate, la nave entrò a far parte alla Società di Navigazione Tirrena quando fu sequestrata dalla Kriegsmarine dopo la dichiarazione dell’armistizio (8 settembre 1943). Il 22 settembre 1943 il Donizetti colpito dal cacciatorpediniere britannico Eclipse affondò in pochi istanti trascinando con se 1835 persone di cui: 600 avieri, 1.110 marinai, 114 sottufficiali e 11 ufficiali.
La nave da carico Petrella fu costruita nel 1923 a Granville con il nome di Pasteur, apparteneva ad una serie di 9 unità, conosciute come le 4.800 tonnellate in riferimento alla loro stazza lorda. Varata il 3 febbraio 1923, entrò in linea con la bandiera francese il 10 agosto 1923. L’anno seguente fu acquistata dalla Compagnie des Chargeurs Français, nel 1925 fu presa a noleggio dalla Compagnie Navale de l’Océanie (Ballande Shipping Company) per la sua linea della Nuova Caledonia. Nel giugno 1928 fu acquistata dalla CGAM, e rinominata Aveyron e assegnata alle linee della West Indies e quelle di Nantes-Bordeaux-Algeri-Tunisi. Il 10 luglio 1941 fu trasferita in Italia e rinominato Capo Pino sotto il controllo della Compagnia Genovese di Navigazione a Vapore. L’8 settembre del 1943 fu sequestrata dai tedeschi a Patrasso, rinominato Petrella. L’8 febbraio del 1944 il piroscafo fu affondato dal sottomarino inglese Sportsam al largo della baia di Suda. Il numero delle vittime fu altissimo: 2.670 prigionieri di guerra italiani che si trovavano a bordo.
La nave Sinfra viene varata nel 1929 con il nome di Fernglen, è un Cargo di nazionalità norvegese, proprietario è l’armatore Fearnley & Eger, di Oslo. Nel 1934 passa alla compagnia di navigazione svedese Sven Salen di Stoccolma e rinominato Sandahamn. Nel 1939 diviene Sinfra e passa alla Companie di Navigation A Vapeur Cyprien Fabre & Cie. Nel dicembre 1942 il Sinfra diviene tedesco. Fu affondato da bombe alleate il 19 ottobre 1943, mentre trasportava prigionieri italiani, partigiani greci e tedeschi. Fonti tedesche concordano che furono squadroni di bombardieri B-25 Mitchell dell’U.S.A.F e aerosiluranti Bristol Beaufighter della R.A.F provenienti dal Nord Africa e operativi sul Mediterraneo. Il numero delle vittime su di un totale di 3.000 presenti a bordo fu di 2.465.

(*) per saperne di più sull’autore digita il suo nome sul motore di ricerca del blog.

27 commenti

  • Francesco Montanariello

    Una storia commovente. Onore a quella gente e che il Loro riposo sia nella Gloria e nella Pace.-

  • Girolamo Trombetta

    Dodecaneso, una guerra dimenticata. Leggete la stoiria di questa nave e capirete come sono stati abbandonati i nostri Soldati, Marinai a Rodi i vari trasporti hanno fatto (quasi tutti) questa fine: affondati, silurati e con migliaia e migliaia di morti. Guardate anche tutto il testo con le altre navi cariche di Marinai traspostati dai tedeschi chi verso i campi di sterminio, chi verso la prigionia, comunque verso la morte.

  • Claudio Zanotti

    L’Oria nave di 2000 tonnellate, varata nel 1920, requisita dai tedeschi, salpò l’11 febbraio 1944 da Rodi alle 17,40 per il Pireo. A bordo più di 4000 prigionieri italiani che si erano rifiutati di aderire al nazismo o alla RSI dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, 90 tedeschi di guardia o di passaggio e l’equipaggio norvegese.
    L’indomani, 12 febbraio, colto da una tempesta, il piroscafo affondò presso Capo Sounion, a 25 miglia dalla destinazione finale, dopo essersi incagliato nei bassi fondali prospicienti l’isola di Patroklos (in Italia erroneamente nota col nome di isola di Goidano).
    I soccorsi, ostacolati dalle pessime condizioni meteo, consentirono di salvare solo 37 italiani, 6 tedeschi, un greco, 5 uomini dell’equipaggio, incluso il comandante Bearne Rasmussen e il primo ufficiale di macchina.

  • ROBERTO BALDO

    NON C’È NIENTE DA COMMENTARE. ANCHE SE LONTANO NEL TEMPO CHE DIO ABBIA MISERICORDIA DI LORO.

  • Gennaro Ciccaglione

    Sul piroscafo norvegese Oria, stipato di prigionieri dai tadeschi, fra i 4.074 Caduti, c’era anche un CICCAGLIONE Antonio, mio concittadino della classe 1919, 312° Battaglione Carri Armati! La Giornata della memoria del 27 gennaio dovrebbe ricordare anche questi giovani che non sono arrivati ai campi di sterminio perchè sterminati prima, inutilmente… mai più guerre!!! Sono d’accordo con te, Roberto Tento!

  • Roberto Tento

    Concordo mio caro amico….mai piu’ guerre, hai nostri figli e nipoti un avvenire da uomini liberi..Felice serata a voi Maresciallo Gennaro Ciccaglione….

  • Casimiro Frangella

    Di Nave Oria abbiamo gli elenchi dei dispersi. Di Nave Donizetti, dove forse era stato imbarcato mio zio, nessun elenco! Che riposino in pace…. Mio zio aveva compiuto 21 anni!

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno impavido marinaio pavese Mario Veronesi. Grazie per questa ennesima pagina di storia che non conoscevo …non so come sdebitarmi con te. Una cosa certa è che continui a stuzzicare piacevolmente la mia curiosità (ma sarebbe meglio dire la nostra) di Marinai di una volta. Un altra pagina da inserire nella banca della memoria per non dimenticare mai.
    P.s. MI hai incuriosito anche quando nell’epilogo dell’articolo parli di altre navi …ti va di approfondire sul blog e portare a conoscenza e condividere queste altre pagine di storia?
    https://www.lavocedelmarinaio.com/…/12-febbraio-1944-la…/
    Carissimo Casimiro Frangella se ritieni opportuno per la banca della memoria inviami quegli elenchi e anche la storia di tuo zio e che riposino in pace.
    P.s. più vado avanti in questa navigazione e più mi meraviglio e mi perdo nella solidarietà, nell’affetto e nella compagnia che mi riservate. GRAZIE

  • Casimiro Frangella

    Carissimo Ezio! L’elenco non riesco a scaricarlo, ma lo puoi trovare su: “Il naufragio del piroscafo Oria! 12 febbraio 1944! “Lista imbarcati”

  • Casimiro Frangella

    Per mio zio, Frangella Settimio cl. 1922, dopo molti anni, dal Cedoc Catanzaro, ricevo copia estratto matricolare con scarne indicazioni….. Si trovava a Rodi! “non è indicato nemmeno disperso, fucilato o…..” Le ricerche, di anni, anche ad Onorcaduti, non danno risposte! Un’altra vergogna… dimenticata!

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Capo Casimiro Frangella mandami una foto di tuo zio e il materiale a tua disposizione che ne facciamo un articolo di ricerca inserendolo nella nostra BANCA DELLA MEMORIA. Ci conto…
    Un abbraccio

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