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A proposito dei libri “Navi e poltrone”, “Settembre nero” e “Sopra di noi” di Antonio Trizzino

di Claudio 53

                                    Dibattito sulla Seconda Guerra Mondiale – Traditori?

Egregio sig. Ezio,
nonostante siano ormai disponibili presso gli uffici storici, le biblioteche e gli archivi di Stato documenti che riguardano gli avvenimenti dell’ultimo conflitto mondiale, periodicamente vengono pubblicati pseudo testi storici che riprendono, con superficialità e senza il conforto di documentazione, vecchie storie di Ammiragli “traditori” che hanno mandato al massacro i loro uomini. Anche nel presente blog ho avuto modo di leggere due interventi in tal senso e sono intervenuto dicendo la mia opinione di “lettore di storia” che si basa sia sui libri (di tutte le tendenze compresi gli scritti di Trizzino) ma anche sulla consultazione di documenti reperiti nei vari archivi.
Copertina del libro Dalle Alpi in alto mare di Rapalino - copia - www.lavocedelmarinaio.comNell’ultimo libro scritto dal Comandante Patrizio Rapalino “Dalle Alpi all’Alto Mare” (ed. Edibus 2014), più volte recensito nel presente blog, vi è una citazione nelle note a pag. 15 che è illuminante in tal senso <<I responsabili del tribunale della storia non sono mai né eterni, né irreversibili: essa è per sua natura opera aperta. E non perché il passato, una volta divenuto tale possa cambiare, ma perché cambiamo noi, il nostro modo di accedere ai documenti e interpretarli>> (Introduzione di Franco Cardini pag. 78 “La cartiera della morte” A. Serena, Mursia, Milano, 2009).
Per inquadrare chi è l’autore dei libri menzionati nel titolo di questo articolo invito a leggere il profilo biografico ai seguenti link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Antonino_Trizzino
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/03/16/la-riscoperta-di-trizzino-lo-scrittore-delle.html
In merito a quanto da lui scritto, riporto di seguito l’opinione dell’Ammiraglio Eberhard Weichold che fu inizialmente l’Ufficiale di Collegamento tra lo Stato Maggiore della Marina Italiana e quella Germanica e, a partire dal 15 ottobre del 1941, assunse la carica di Comandante in Capo della Marina germanica in Italia, incarico che mantenne fino al 7 marzo 1943, quando rientrò in Germania sostituito da altro Ammiraglio.
Il Weichold fu in costante, diretto contatto con Supermarina, partecipò alle riunioni quotidiane e allo studio dei problemi operativi e logistici ed inoltre prese parte a varie missioni di guerra su unità italiane e germaniche. L’Ammiraglio venuto a conoscenza in ritardo del libro <<Navi e poltrone>> e dei processi contro Antonio Trizzino, scrisse l’opuscolo “La Marina Italiana in Guerra, opinioni d’un Ammiraglio tedesco” in cui analizzava quanto scritto dall’autore esprimendo la sua opinione di tedesco “a conoscenza dei fatti”. La conclusione dell’analisi è la seguente:

….omissis…….

Copertina de La Marina Italiana in guerra impresioni di un ammiraglio tedesco - copia - www.lavocedelmarinaio.com… Io, però, sia come Ammiraglio tedesco, sia come comandante delle forze navali tedesche in Italia sino al marzo 1943 (data alla quale deve limitarsi questa mia risposta al libro di Trizzino), non ho mai avuto la benchè minima impressione che il comando della Marina italiana e specialmente l’Ammiraglio Riccardi (che è maggiormente accusato dal Trizzino) col loro apprezzamento delle situazioni, date le reali possibilità e le forze a loro disposizione, non abbiano sempre fatto, tutto ciò che ritenevano il meglio per la condotta della guerra e per il bene del Paese.
Non ho mai avuto il minimo sospetto della esistenza di altri motivi, come quelli imputati dal Trizzino a Supermarina, e respingo comunque un simile sospetto per aver conosciuto ed apprezzato per anni il carattere delle persone che lo componevano.
Chiunque tratti argomenti storici con finalità di critica seria e fondata dovrebbe attenersi alla più ponderata cautela nel tutelare l’onore personale degli interessati, per lo meno sino a quando non sia fondatamente lecito mettere in dubbio i loro motivi, la loro buona volontà, e le loro decisioni in relazione alle reali possibilità. Quanto maggiore responsabilità ha avuto un uomo nelle sue funzioni, tanto maggiore è il suo intimo senso di responsabilità per la sua fatica: per cui egli per primo soffrirà più profondamente per eventuali errori o per decisioni errate, anche se esse verranno in evidenza solo nel corso di successivi avvenimenti.
A uomini in tali posizioni si può riconoscere il diritto di giudicare se stessi nell’intimo della loro coscienza. Ma al signor Trizzino, dopo un attento esame «sine ira et studio» del suo libro, una simile autorizzazione non può essere accordata. Ha preso le cose troppo alla leggera.

Copertina del lbro navi e poltrone di Antonino Trizzino - copia - www.lavocedelmarinaio.comNon tutto quello che ha scritto Trizzino era sbagliato ma fare del qualunquismo buttando fango sugli Ammiragli è uno sport che non condivido.
Di seguito i libri che io consiglio di leggere e che ho già citato:

– “Dalle Alpi all’alto mare” del Comandante Patrizio Rapalino, libro equilibrato sulla nostra Marina scritto da una persona competente (laureato anche in storia);

-“La Marina Italiana in Guerra, opinioni d’un Ammiraglio tedesco” di Eberhard Weichold (opuscolo di 31 pagine di difficilissima reperibilità).

Non mi risulta, in definitiva, che ci siano documenti in cui sono citati nomi di Ammiragli che collaborarono con gli Alleati prima dell’8 settembre.
Ho iniziato la discussione, ora agli altri utenti del Blog la parola.

34 commenti

  • admin

    Apriamo un dibattito “storico e con riferimenti” e continuiamo a dare “voce” ai Marinai
    P.s. non saranno tollerati sproloqui, linguaggi triviali nè insulti e offese dirette alle persone.

  • Giovanni Delrio

    Aprire una ferita! è curarla con acqua di mare! sbagli del passato buon insegnamento per il futuro!

  • Francesco Giliberto

    ….i fatti: nazione in guerra, squadra navale ferma in porto; Aviazione e marina si facevano la guerra tra di loro; il resto sono chiacchiere…magari sono stati traditori…a loro insaputa….

  • Roberto Tento

    Per citarne uno,” Settembre nero” L’eroico comportamento dell’Amm. Bergamini” da non perdere..

  • Sergio Cesaretti

    Li ho letti tutti…e tutti mi hanno lasciato l’amaro in bocca… specialmente “Amici dei Nemici” scritto sempre da Antonio Trizzino.

  • EZIO VINCIGUERRA

    L’articolista premette che non tutto ciò che sostiene Trizzino era sbagliato ma fare del qualunquismo buttando fango sugli Ammiragli è uno sport che non si può condividere tanto pèiù che lo stesso Trizzino non ha mai replicato, che io sappia, all’Ammiraglio Eberhard Weichold

  • Francesco Iacono

    mio padre ha un originale “navi e poltrone” dell’epoca ma mi diceva fosse un libro di parte o qualcosa di simile…

  • Claudio53

    <>
    Roma 13 settembre 1943 – dal discorso dell’Ammiraglio Sansonetti agli Ufficiali riuniti al Ministero della Marina.

  • Claudio53

    <>
    Roma, 13 settembre 1943
    dal discorso dell’Ammiraglio Sansonetti agli Ufficiali riuniti al Ministero della Marina.

  • Franco IACCARINO

    I libri citati li ho letti tutti in edizione originale e senza commenti perché mio padre che fu uno dei protagonisti di quelle che furono azioni sanguinose, prive di giochi e che vi descrivo:
    La “Battaglia dei Convogli” fu l’insieme delle operazioni aero-navali che da giugno 1940 a settembre 1943 vide confrontarsi nel Mediterraneo le unità militari e mercantili italiane impegnate a rifornire di uomini e materiali i fronti d’oltremare e da altra parte le forze navali britanniche opposte. I rifornimenti vennero assicurati con l’impiego sia di navi militari quando il trasporto aveva particolare carattere di urgenza, sia di navi mercantili i scortati ossia in “convoglio”, diretti o provenienti dall’Africa Settentrionale perché soprattutto su questa rotta si verificavano gli scontri più cruenti. Le perdite del naviglio mercantile e militare italiano furono causate soprattutto dai reparti aeronavali H.M.S. di Malta che contribuirono all’affondamento degli incrociatori Da Barbiano e Di Giussano carichi di fusti di benzina (dicembre 1941).
    Non era disponibile il tempo per sfuggire alle incursioni aeronavali in partenza da Malta che seguivano le scie luminose segnate dal plancton di cui era ricco il Mediterraneo e che non implicava l’opinione o la decisione di chicchessia.
    12/12/2014 ore 11.00

  • Claudio53

    <>
    Roma, 13 settembre 1943
    dal discorso dell’Ammiraglio Sansonetti agli Ufficiali riuniti al Ministero della Marina.
    Grazie,
    Claudio53

  • Claudio53

    Nell’apprezzare ciò che giovi e ciò che non giovi all’interesse del Paese possono esservi divergenze di apprezzamento. Ciascuno è libero, nella propria coscenza, di giudicare come crede. Ci sono esempi nella storia d’Italia, nei quali ferventi patrioti hanno visto il bene della Patria in direzione opposta: gli uni e gli altri in perfetta buonafede. Soltanto gli avvenimenti posteriori hanno stabilito chi avesse ragione: ma gli uni e gli altri sono responsabili….
    Roma, 13 settembre 1943
    dal discorso dell’Ammiraglio Sansonetti agli Ufficiali riuniti al Ministero della Marina.

    Grazie,
    Claudio53

  • Francesco Giliberto

    .è evidente che si parla degli ammiragli e generali seduti in poltrona e non di quelli imbarcati…titolo azzeccatissimo…” Navi e Poltrone”…non voglio buttare fango addosso a nessuno ma i fatti sono chiari ed incontrovertibili…poi i ricami, i merletti ed altro…. sono un’altra storia….un salutone a tutti

  • Paul Borghi

    Ezio è sbagliato fare qualunquismo generalizzato, ma c’è da dire che di Ammiragli con le Palle, cioè coraggiosi ne avevamo veramente pochi , a me sovvengono 2 Bergamini ( e sappiamo quale fu la sua triste fine) , Galati (rinchiusa in fortezza a Taranto perchè si era opposto a consegnare le Navi agli inglesi a Malta ) ed il grande Ammiraglio Legnani l’Ammiraglio Comandante dei Sommergibili ( quelli si , i sommergibilisti che erano i più fascisti della Marina ed i più coraggiosi) che poi passò subito senza esitare con la Repubblica Sociale divenendo il primo SottoSegretario della Marina Republlicana con base a Montecchio Maggiore ( VI) perì in un incidente auomobilistico nell’autunno del 1943, ma secondo alcuni autorevoli storici fu ucciso in un imboscata da SAS inglesi misti a partigiani italiani locali, di Legnani non se ne è mai parlato abbastanza, perchè ???? eh eh signorina Longari affrontare una verità non omologata fa ancora adesso paura !!!!

  • Pierre Nicoletti

    l’Ammiraglio Antonio Legnani un Grande ! Nessuno ha scritto un libro su di lui , ha avuto un figlio maschio anche lui Ufficiale di Marina che ha preso la Medaglia d’Oro al Valore Militare con i MAS nell’ l’attacco a Sebastopoli nel 1942 !

  • Claudio53

    Ad oggi, a circa 70 anni di distanza dalla fine della prima guerra mondiale, dagli archivi italiani, americani ed inglesi non mi risulta che siano emersi documenti che confermino che qualche italiano abbia tradito.

  • Claudio53

    Dall’opuscolo “La Marina Italiana in Guerra (opinioni d’un Ammiraglio Tedesco)” di Eberhard Weichold
    …. Omissis……..
    …., mi sia concesso esprimere la mia opinione sul libro di Trizzino. «Navi e Poltrone» si caratterizza soprattutto, come già lo stesso titolo dice, come un tendenzioso confronto tra la pretesa incapacità e la insufficiente attività (anzi il cosciente, deliberato sabotaggio) del Comando Navale italiano da un lato, e gli infelici resultati dall’altro, che ne sarebbero derivati, col sacrificio di navi in mare e la conseguente perdita della guerra marittima.
    La dimostrazione delle responsabilità degli Ammiragli italiani in relazione a quanto asserito viene dedotta attraverso la descrizione di un limitato numero di azioni della Marina italiana. Con ciò vengono considerate le sole azioni della flotta conclusesi con risultati evidentemente negativi, mentre le operazioni riuscite o quelle snervanti relative al traffico di rifornimento vengono appena menzionate.
    Non voglio affatto contestare che il libro del Trizzino non contenga anche descrizioni e critiche giuste. Queste però non rappresentano nulla di nuovo e già si trovano, in forma appropriata e obiettiva, nelle opere già pubblicate da ufficiali della Marina italiana, soprattutto nei preziosi contributi ad una futura compilazione storica fatti dall’ex comandante della flotta l’Ammiraglio Jachino.
    In contrasto a queste obiettive esposizioni, però, il Trizzino ha mescolato alla descrizione di azioni effettivamente mal riuscite, di eventi reali e di probabili errori, giudizi ed osservazioni tanto confutabili, che la rappresentazione di queste azioni risulta ingannevole e non imparzia1e. Ciò è dovuto al fatto che in queste singole azioni od omissioni si prescinde da ogni premessa tecnica marittima, e non viene indicata alcuna direttiva strategica generale dalla quale soltanto può scaturire la convenienza o meno di intraprendere un’azione o di evitarla.
    …. Omissis……..
    ….. i resultati delle azioni tattiche di una flotta non possono servire a dare la misura del successo o della sconfitta e non è quindi solo con la loro descrizione che si può esprimere il valore di una Marina e dei suoi capi.
    Bisogna riconoscere che l’autore, nella sua qualità di ex ufficiale dell’aeronautica, non può essere abbastanza al corrente sulla specifica dottrina della guerra marittima, e sulla prassi complicata della sua applicazione pratica, per farsi un quadro sufficientemente chiaro delle necessità di una Marina o di quelle del suo comando. Per arrivare a questo occorre l’esperienza di tutta una vita, nella quale gli studi a tavolino si siano alternati con la pratica effettiva in mare.
    .. omissis…..
    Se l’autore si fosse limitato a trattare della costituzione dell’aviazione navale, con speciale riguardo ai preziosi aerosiluranti sui quali sembra aver previsto eccellenti possibilità di impiego e possedere approfondita competenza, avrebbe potuto offrire un reale contributo alla futura compilazione storica della guerra aeronavale. Purtroppo però egli si è lasciato sviare da forse comprensibili sentimenti di amarezza, per estendere il suo fronte di attacco a questioni trattabili solo da competenti, erigendosi così a giudice e critico di argomenti a lui estranei: diritto questo che egli probabilmente, nel campo specifico della propria attività, negherebbe energicamente ai non competenti.
    Egli peraltro non solo ha esercitato una critica effettiva ma ha addirittura esteso le sue esposizioni scarsamente comprovate in accuse della peggiore specie contro alti ufficiali che per tutta la loro esistenza hanno goduto della stima e della fiducia del loro ambiente.
    ….omissis……

  • Pierre Nicoletti

    e’ stato da poco ristampato: è una bella notizia, è un libro fondamentale che deve essere letto da tutti, per capire cosa ha fatto e che cosa non ha fatto la Regia Marina…!

  • Paolo Gulminelli

    io ho la 1? edizione del libro del compianto Gianni Rocca, ogni volta me lo rileggo e mi fa tornare alla realtà…!

  • Don Gino Delogu

    Ho letto Navi e Poltrone, forse 40 anni fa e quello che Trizzino ha scritto allora non mi risulta che sia stato contestato. Non erano e non sono descritte pagine meravigliose della guerra e di chi allora ne era protagonista e non discuto sul fatto che potrebbe non essere così. Però,in mezzo a tanti autentici patrioti, degli arrampicatori ce n’erano e senza tanti scrupoli. Stiamo parlando di uomini, nella loro fragilità tutto è possibile, come abbiamo visto, tutti noi, di quante miserie si sono resi responsabili, i vertici in questi ultimi anni. Anche la vicenda Marò è un tradimento, non meno di quelli in tempo di guerra, anche non prendere posizioni per il personale e riconoscere il valore del servizio che rendono, mare nostrum per esempio, gli stipendi, la mortificazione degli organi di rappresentanza che non sono ne carne ne pesce, sono tutti tradimenti. Anteporre la carriera all’efficienza dei mezzi, alla vita di stress a bordo delle navi, alla dignità delle persone, sono alti tradimenti. Stiamo tranquilli nessuno li chiamerà a rispondere di questo. Un invito: continuiamo ad amare la Marina che è composta del 99% di leali.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno a tutti e grazie per le interessanti notizie. Mi metto a leggere e sono certo che a breve ci saranno altri articoli all’argomento.
    Sempre col vento in poppa e con lo spirito dei Marinai di una volta… quelli per sempre!

  • Claudio53

    Ogni uomo ha sicuramente diversa esperienza, cultura, sensibilità e diversi aspetti caratteriologici che influenzano il suo relazionarsi con gli altri, sia nella vita civile che in quella militare. Ritengo che lasciarsi andare ad un atteggiamento di generica svalutazione dell’operato dei vertici sia forse un pò troppo drastico e mortifica l’operato di chi ha militato nella Forza Armata adoperandosi affinché sia oggi che domani la Marina sia ancor più degna di quello che fu in passato. Per tale motivo non condivido l’estensione del significato della parola “tradimento” ad eventi che nulla hanno a che vedere con i fatti storici che si vogliono analizzare o al presunto scarso riconoscimento del valore del servizio svolto dal personale. Mi sembra che si voglia mettere in cattiva luce una istituzione che nel bene o nel male ha sempre rappresentato un punto di riferimento per la Nazione e credo che sminuire i suoi Capi sia più un retaggio frutto di esperienze personali negative che da serena valutazione.
    Se per il mio attaccamento alla Marina mi è di conforto sapere che qualcuno valuta la lealtà del personale all’Istituzione al 99%; mi rattrista, tuttavia, pensare che la maggioranza dei commenti, tranne qualche raro caso, inserisce coloro che sono stati/sono ai vertici nel restante 1% (la percentuale copre, almeno matematicamente, tutti gli Ammiragli e buona parte dei Capitani di Vascello). Nonostante tale giudizio negativo, non mi risulta che sia in guerra che in pace, il valore dei nostri uomini sia mai stato messo in dubbio dai nostri Capi; di contro, sia i vecchi che i nuovi alleati hanno sempre avuto scarsa fiducia in noi italiani e continuano a non averne anche oggi e, purtroppo, alcune nostre decisioni/atteggiamenti (non solo dei politici o dei militari) hanno incoraggiato tali valutazioni perché siamo i primi a parlare male del nostro Paese.
    “Attaccare e colpire i capi significa – ad onta di ogni sottigliezza dialettica con cui si voglia sostenere il contrario – avvilire e demoralizzare l’intera Marina, perché, per sua nobile tradizione antica e recente, la solidarietà fra capi e gregari, dall’ammiraglio al marinaio, è affettuosa, viva, operante, indissolubile fino alla morte. Lo dimostra il sacrificio del Comandante Giuseppe Fontana che si immola per aver ceduto il salvagente ad uno dei suoi uomini; lo dimostra il sacrificio di Vincenzo Ciaravolo, «l’ordinanza del Comandante», che torna sulla nave per affondare con lui! Del resto, per molti aspetti e vincoli, anche di vera consanguineità, fra il vertice e la base della Marina non v’è tanto un diaframma di divisione fra caste diverse e nemmeno il rapporto di capi a gregari, quanto piuttosto la discendenza dal padre al figlio.
    Questa affermazione non è una metafora, non è un artificio retorico! Gli ammiragli, i capi che davvero avessero tradito dalle poltrone di Supermarina i segreti delle nostre operazioni navali, avrebbero mandato a morte scientemente i propri congiunti, i propri nipoti, i propri figli!” (Amm. Eberhard Weichold)
    Benché la legge vuole che la “verità” sia quella consacrata nelle sentenze passate in giudicato, a prescindere dai processi effettuati nei confronti di Trizzino ed altri e di come si sono conclusi, ora che gli archivi sono di dominio pubblico è essenziale scoprire se il sacrificio di migliaia di uomini ebbe fra i responsabili dei traditori.
    La ricostruzione degli eventi si deve basare su documenti e non deve mai tramontare la speranza per il ricercatore/studioso di sperare in ritrovamenti imprevisti e imprevedibili che possano chiarire avvenimenti ancor oggi considerati oscuri. Si devono, però, evitare deformazioni di eventuali testimonianze, intese come errori di valutazione, spesso orientate in anticipo, come riflesso di particolari preconcetti che si possono tradurre in errori molto difficili da rimuovere in seguito.

  • enrico

    ….beh, posso solo esprimere l’opinione d’uno che ricorda le discussioni contemporanee all’uscita del libro di Trizzino……se un comandante che veste una divisa nazionale favorisce in guerra il nemico divenendo di fatto complice della morte di tanti suoi sottoposti, è un vile, e tradizionalmente condannato a morte…Se, (o meglio ‘if’), Maugeri era colpevole e non condivideva il regime e voleva agire, cosa comprensibile, contro il fascismo colpendo l’Italia, poteva espatriare dopo essersi dimesso….così poteva anche andare, anzi….ma ricordiamo anche che se l’azione d’affondamento di navi del nemico ad Alessandria riuscì fu perchè il comandante dello ‘Scirè’, Valerio Borghese, avendo nasato il tradimento, cambiò rotta…..fà anche piacere all’orgoglio e dignità nazionale considerare che la torretta armata della Valiant, affondata dai nostri sub, accoglieva i visitatori all’entrata dell’Imperial War Museum di Londra come leale tributo a testimonianza dell’indiscusso e sfortunato eroismo Italiano, e all’interno nella sala dedicata alla vittoria contro l’Italia, esposte le foto dei nostri sommozzatori e del Duca D’Aosta, ma non dell’Ammiraglio Franco Maugeri…..

  • cesaroni fabio

    La difesa dell’operato dei vertici della marina di nome italiana di fatto massonica durante l’ultima guerra ha del patetico. Sig. Claudio 53 si legga l’Art. 16 del Trattato di Pace imposto dai vincitori all’Italia ed avrà la prova provata che ai vertci delle FF.AA. italiane, marina compresa, vi erano alcune spie e traditori della peggiore specie.
    Poi sul finale, come ciliegina sulla torta, la Marina (fortunatamente non tutta)si comportò peggio di tutti gli altri consegnando, cosa inaudita negli annali delle Marine di tutto il mondo, parte della flotta intatta al nemico. Un marchio di ignominia che rimarrà impresso per secoli sulla pelle del popolo italiano (ammesso che con questo andazzo tra qualche decennio il popolo italiano esista ancora).

  • paola

    sono la figlia di uno dei pioti di caccia (brevetto preso a Cameri, era anche nella pattuglia acrobatica) che era a Pantelleria durante la guerra e sino alla fine (o quasi). Il suo superiore era il colonnello Raverdino che ho conosciuto. In base ai documenti, alle foto ch ho (al sicuro tutto) e alle loro dichiazioni, posso dire che commentarono dolorosamente la resa di Pantelleria ma avevano parecchi motivi per dire che c’era stato un ordine (si chiamavano Ultra) da Roma per non trasformare l’isola in una inutile area di resistenza che sarebbe stata una carneficina di migliaia e migliaia di poveri siciliani. Ed erano soprattutto “inferociti” perché, come mi ripeterono, avevano le prove sin dal 1939 della strage di giovani ploti italiani in mare in quanto i fornitori (“i nostri gerarchi con la cimice”)della benzina avio “marcia” e di come venivano caricati gli aerei da caccia che dovevano bombardare inglesi e alleati: uno strato alto di sabbia e poi la avio. Così sono morti i nostri Assi, i giovanissmi piloti….Le associazioni di cretini che continuano a grondare di retorica ma non voluto ascoltare i veri protagonisti di allora, si diano una regilata. Mio pade era diventato vice di Raverdino e volava ovviamente. Ma prima di decollare andava a controllare ( di nascosto e quando riusciva) cosa e chi faceva i rifornimenti. Questo si è stato il vero tradimento sin dall’inizio. Gerarchi assassini (90% dei gerarchi fascio-nazi) e non pochi di questi sono poi diventati politici, industriali-editori e fondatori di parititi di estrema destra. Cialtroni italiani. sempre corrotti.

  • Moretti Morando

    Onore al coraggio del Com.te Trizzino,la storia non va travisata!
    Le vergogne italiane nell’ultimo conflitto non solo toccano la marina ma anche l’esercito a difesa dello sbarco Usa in Sicilia (Augusta etc……….)
    Moretti Morando

  • cslc Giovanni Fusco

    Se come sembra ci sono stati traditori, questi erano in tutte le forze armate anche nella iper fascista aereonautica e ovvio che la sabbia nei serbatoi degli aerei non la mettevano imarinai……ma ivaloŕosi di questaforza armata seguendo il pensiero del duce (l italia è una portaerei nel mediterraneo) ostacolarono la costruzione di una portaerei e non offrirono alcun supporto alla squadra navale che con coraggio ed onore combatteva su tutti i mari per assicurare trasporti di rifornimenti su tutti i fronti ed ostacolare il nemico nello stesso campo.il valore della marina e stato riconosciuto da alleati e nemici perciò con orgoglio di marinaio non accetto neanche di sospettare traditori nellamarina di ieri o di oggi

  • Enrico

    Se non sbaglio l’ammiraglio Maugeri, che fu a capo dell’intelligence navale fu decorato nel 1948 dagli americani per i servigi resi loro durante la guerra. Scrisse anche un libro, “From the ashes of disgrace”, in cui – sempre che non ricordi male – rivendicava con orgoglio che molti ammiragli odiavano il fascismo e desideravano la vittoria degli Alleati.
    Potrei dire ancora tanto, perché quello di Maugeri non fu un caso isolato, ma mi fermo qui: questi sono fatti documentati di tradimento.
    Tanti episodi luttuosi restano oscuri e sono stati interpretati, di volta in volta, come il frutto di errori, di negligenze o della sfortuna. Io penso che i fatti contestati a Maugeri autorizzino quanto meno a ipotizzare anche il tradimento fosse tra le cause dei più tragici eventi della guerra italiana sul mare. Sostenere il contrario, a mio avviso, significa negare l’esistenza dei documenti che inchiodano Maugeri.
    Del resto l’art. 16 del trattato di pace, che qualcuno ha già citato, certifica l’esistenza di spie all’interno degli alti comandi italiani. Spie, del resto, si trovavano in tutti i Paesi belligeranti: perché, dunque, pretendere che proprio in Italia non esistessero?

  • Francesco

    Signora Paola, mio zio si trovava all’epoca a Pantelleria col grado di sottotenete dell’aeronautica come facente funzione di capo del personale dell’aeroporto ai diretti ordini di Raverdino.
    Può dirni qualcosa di più su di lui ?

  • Francesco

    Ricordo che il maugeri prima di diventare ammiraglio era al comando come capitano di vascello dell’incrociatore leggero Giovanni dalle Bande Nere che sfuggì miracolosamente alla trappola tesa dagli inglesi nello scontro di punta spada al largo dell’isola di Creta(1941)……il suo omologo Colleoni invece fu affondato con numerosi morti appresso….. che fortuna per il maugeri.

  • Renato 58

    Traditori non lo so, ma quanto a incompetenza di chi stava sulle poltrone e taluni che stavano sulle navi non per meriti ma per conoscenze, direi non ci sono dubbi. Se non ci fossero state certe nomine in stile cortigiani, probabilmente non ci sarebbero state stragi come Matapan, ecc….
    Il problema è sempre il solito, il cortigiano va avanti e, con la sua incompetenza, fa danni enormi.
    Mi chiedo come sarebbe stato l’atteggiamento navale italiano con un Romeo Bernotti come CaSMM invece di Riccardi (v. Fucilate gli Ammiragli).

  • Renato

    E, comunque, sia l’art. 16 che i vari riconoscimenti successivi mi sembrano abbastanza chiari nel significato.

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