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Regia nave Roma: ma quanti furono gli ordini e dettati da chi?

di Sergio Cavacece

Come ogni sera, dopo cena, si guarda un po’ di televisione e, girovagando tra le offerte dei vari canali, mi sono soffermato sulla trasmissione di Bruno Vespa colpito dalla presenza della gigantografia della corazzata Roma.
Intuendo che si sarebbe parlato della triste vicenda, ho deciso anch’io di ascoltare la trasmissione nella speranza di conoscere ulteriori aggiornamenti del suo “ritrovamento” visivo.
Da appassionato di storia della Seconda guerra mondiale e particolarmente sensibile ai fatti successivi all’8 settembre, non posso non provare una particolare emozione quando l’argomento è la Regia nave Roma ed il mio pensiero è andato indietro ai caduti, a tutti quei marinai che riposano in fondo al mare all’interno di quella superba e bellissima “Regina del mare” che aimè, non conobbe mai il battesimo del fuoco.
Sui fatti storici legati ai noti fatti armistiziali preferisco non soffermarmi, sottolineo solo che consegnare una ancora così potente flotta ai nostri  ex nemici, mi lascia l’amaro in bocca.
A quanto pare l’ammiraglio Bergamini sbottò, e non poco, alla notizia della resa comunicatagli mentre raggiungeva La Spezia perché avrebbe dovuto consegnare la flotta a colui che fino a qualche ore prima era stato il suo nemico. Ascoltando nella trasmissione televisiva le parole della lettera scritta dal Comandante Adone del Cima indirizzata alla madre, pare che un alone di cattivo presagio aleggiasse nell’aria, visto il tono della missiva, ed in effetti da li a poche ore si consumò la tragedia che come sopra riportato colpì parecchie vite umane ancora giovanissime.

Onori-ai-caduti-della-regia-nave-Roma-www.lavocedelmarinaio.com
Nel corso della navigazione la Corazzata Roma verrà colpita da due bombe dette “intelligenti” sganciate da aerei Germanici e nel giro di poche ore la nave affondò  trascinando con se l’ammiraglio Bergamini ed oltre 1.300 uomini componenti l’equipaggio.
Volutamente non mi soffermo sui fatti  e sulle vicende legati all’8 settembre 1943, credo che sarebbe il momento giusto a distanza di quasi 70 anni scrivere, con onestà, le vicende italiane legate alla partecipazione a quella guerra, senza alcun tentennamento di sorta legato ad eventuali pareri che provocherebbero le proteste ingiustificate dei soliti noti esponenti faziosi e, retoriche considerazioni che fino ad oggi riescono a dividere i pareri degli Italiani, cosa questa che in nessuna nazione coinvolta in quella guerra accade.
Può essere questo il segno che la tanto forte democrazia che si è instaurò dopo il 1945 tanto forte in effetti non fu, soprattutto se, ancora adesso, non si aprono gli archivi storici e si ha ancora la paura di dire la verità non celata da bugie, convenienze e tornaconti.

7 commenti

  • Pietro Rossi

    lessi tanto tempo fa che quel giorno era una giornata nebbiosa…………non c’erano i mezzi tecnologici di oggi e la Roma si trovò seconda della fila, mentre doveva essere in testa. non doveva essere affondata, questo è quando diceva quel libro, perchè Bergamini doveva vivere……..
    Aggiungo che con me, al corso VO, c’era un ragazzo il cui padre mori nell’affondamento della Roma……..ebbene, non ci crederete, lui non transitava mai in viale Berbamini alle scuole, se non quando si faceva addestramento formale e si marciava………..a detta di lui, l’affondamento fu per colpa dell’ammiraglio comandante la formazione……

  • Vincenzo Guglielmone

    Ero ragazzotto quando abbiamo conosciuto prima da lontano poi un po più da vicino ( ma non parlava quasi mai), avevamo un po di timore perchè era uscito da poco dal m….. io. Gli anziani ci raccontavano che era stato “ricoverato” per il trauma dell’affondamento della “ROMA”. e perchè ( poveruomo) con una mazza andava nei filari e gridava ” CORAZZATA ROMA FUOCO) e sferrava una mazzata ai tiranti. Sono cose che rimangono impresse nella memoria. Lo credo bene il trauma dei superstiti e dei loro familiari. RIP in pace i caduti.

  • Giovanni Delrio

    Era cuoco a bordo della nave CT Artigliere(1960) lo chiamavano don Ciccio era un Marinaio superstite della “ROMA” mi parlo della sua avventura!uno scoppio é si trovo`a 50 metri dalla nave in mare!

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