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L’evoluzione della specie

di Alessandro Garro

…ricevo e pubblico con infinita gioia ed entusiasmo, in questo periodo di Quaresima,  la disamina dell’amico Alessandro Garro. Grazie Alessandro e un abbraccio.

Carissimo Ezio,
è un po’ che non ci leggiamo su queste pagine, per me è da poco passato un altro anno di permanenza in questo mondo, mondo nel quale siamo stati creati secoli orsono da qualcosa di superiore che proprio perché era superiore a tutto il creato ha creato noi uguali ed eguali nei confronti del resto del creato.
Stavo rileggendomi l’articolo che ha portato alla nostra conoscenza, l’amore degli animali e mi veniva alla mente un ragionamento che voglio condividere con te.(*)

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L’evoluzione del genere umano è passata per vari step, eventi che ne hanno modificato e caratterizzato la specie fino all’uomo moderno.
L’uomo preistorico era parte integrante del regno animale, cacciava, raccoglieva bacche per nutrimento, si copriva di pelli prese dagli animali che cacciava e ne mangiava le carni per far sopravvivere la sua tribù/famiglia e se stesso.
L’uomo era un animale, aveva le stesse possibilità di vivere e morire degli altri animali, non era all’apice della catena alimentare, era soggetto alle stagioni e ai loro movimenti, se la terra dava nutrimento sufficiente viveva, se no moriva.
Possiamo dire che il mondo in quelle epoche era più giusto del mondo attuale.
Con il fuoco l’uomo ottenne un’arma in più per cacciare, la possibilità di mangiare cibi cotti che ne aumentarono la salute, la possibilità di scaldarsi e di tenere lontani i predatori notturni come orsi delle caverne, lupi e tigri.
Con l’ingegno l’uomo riuscii a fabbricarsi attrezzi da caccia, per scuoiare le pelli da usare per vestirsi, per tagliare le carni delle prede uccise per sopravvivere.
Tuttavia malgrado il fuoco e le pietre usate come utensili l’uomo era ancora un animale, moriva come gli altri animali, nasceva come loro, viveva più o meno come loro seppur con qualche “comodità” acquisita, ma se la natura non dava il nutrimento, l’uomo moriva come qualsiasi altro animale.
Bisognerà aspettare l’avvento dell’agricoltura per vedere un uomo ancora molto simile agli animali cercare di dominare la natura, di piegarla alla sua volontà, agli inizi però questo impatto dell’uomo agricoltore sulla natura non fu nemmeno sentito dal mondo, egli continuava ad essere una piccola goccia nel mare del mondo, nasceva e moriva tale e quale a prima.
L’uomo di quell’epoca uccideva ancora per far sopravvivere se stesso e la sua famiglia, si vestiva ancora delle pelli degli animali che uccideva per vivere e viveva nelle caverne o in piccole capanne o palafitte.
La sua esistenza passava ancora inosservata nel grande cerchio della vita.
Con l’allevamento l’uomo iniziò a non dipendere più solo dalla caccia e dai capricci della natura, iniziò ad ergersi fuori dal regno animale, a differenziarsi, ma non era ancora il padrone assoluto, doveva ancora uccidere per nutrirsi, per vestirsi e per difendersi dai predatori.
L’uomo iniziò a non considerare più se stesso come un animale, iniziarono i primi agglomerati urbani, piccoli centri all’inizio più che altro dove si riunivano allevatori per vendere i prodotti della terra e il bestiame, l’uomo dipendeva ancora molto dalle fonti d’acqua, i centri nascevano lungo i fiumi o vicino le loro foci, l’agricoltura seppur segnale di svolta era ancora dipendente dal clima, l’allevamento non era ancora quello intensivo di oggi, si parlava ancora di pochi capi di bestiame a famiglia/tribù.
Il mondo era ancora un posto giusto, regolato dalla natura al quale l’uomo ancora non riusciva a sottrarsi.
Poi arrivò il bronzo e l’uomo conobbe le armi, con le armi conobbe la guerra, con la guerra l’uomo cessò di cacciare per sfamarsi, a vestirsi con la pelle delle prede uccise per cibo, a vivere con quello che la natura decideva di dargli.
Con la guerra l’uomo si evolse e divenne la bestia, uccideva per puro spirito di uccidere, le sue prede non finivano nelle dispense di famiglia, le sue prede erano altri uomini, la ricerca del cibo non era più il motore di spinta che portava l’uomo ad uccidere quanto gli bastava per vivere se stesso e la sua famiglia, era diventata la guerra il suo motore di spinta.
Ma le guerre dell’età del bronzo e le prime dell’età del ferro non alterarono di molto l’equilibrio naturale, l’uomo moriva ancora di freddo se un inverno i raccolti non davano il giusto quantitativo di vegetali, correva ancora il rischio di morire contro animali feroci e all’epoca le foreste non erano posti dove fare un pic nic.
Seppur iniziasse ad affiorare nell’uomo quella bestialità, che lo marchierà nell’era moderna, in quel periodo (età del bronzo ndr) l’uomo si scoprì anche intelligente, capace di produrre arti quali la scrittura e le prime invenzioni tecnologiche.
L’uomo dell’epoca era un uomo pragmatico, scopriva solo quello che gli serviva, mangiava solo quello il suo corpo richiedeva, gli sprechi erano rari, sia di intelletto, sia di prezioso cibo:
Ma la bramosia della conquista, spinse l’uomo ad utilizzare l’intelletto da poco scoperto per progredire negli armamenti, guerre che prima erano circoscritte a dimensioni di villaggio contro villaggio, divennero guerre tra stati, tra nazioni di popoli, l’uomo scoprì che poteva essere leader di altri uomini, non gli bastava più piegare la natura al suo volere, non gli bastava più disporre di mandrie di animali per nutrirsi, sembrava che non gli bastasse più nemmeno il mondo.
L’uomo scoprì l’oro, e con l’oro creò il denaro, con il denaro sostituì il baratto con il commercio, con il commercio di risorse scoprì di poter avere tutto quello che voleva, bastava possedere molto oro.
L’inverno non lo uccideva più come prima, gli animali feroci divennero da pericolo a trofeo da esporre nelle proprie dimore, le pelli delle prede uccise non più per fame ma per sport non andavano più a proteggere l’uomo dal freddo, ma a ricoprire i pavimenti delle proprie dimore e divennero motivi di vanto nelle discussioni con gli altri uomini, simboli di potere.
Con i simboli, l’uomo scoprì il loro potere, capì che un simbolo poteva convincere altri uomini a seguire un leader, le sue idee, la sua volontà.
Ci furono uomini che usarono il loro simbolo per guidare altri uomini nella pace (Gesù ad esempio, divenne un simbolo per i suoi seguaci fin da quando era ancora vivo fino ad oggi), ma vi furono anche simboli che guidarono l’uomo alle più grette e crudeli forme di bestialità, portò l’uomo a compiere olocausti, le guerre presero dimensioni mondiali, l’industria sostituì la natura.
L’uomo di oggi non è più un animale, inteso come parte del regno animale, il suo percorso evolutivo lo ha portato a non essere più in simbiosi con la natura, ha ripudiarla come madre.
La natura come tutti le madri lotta per riportare il proprio figlio sotto il suo regno e lo fa infliggendo all’uomo punizioni cui la tecnologia su cui tanto l’uomo fa affidamento nulla può, terremoti, uragani, vulcani e tsunami cercano di far capire all’uomo che è ancora quella goccia in mezzo al mare della vita, non è padrone del mondo, la natura può dare ma può anche togliergli quella vita.
Speriamo l’uomo capisca prima che sia troppo tardi.
Bene Ezio, dopo questo lungo poema che sicuramente ti avrà annoiato a morte ti saluto con un abbraccio e un augurio di vederci presto.
Un abbraccio
Alessandro Garro

(*) https://www.lavocedelmarinaio.com/2014/01/gli-animali-sono-meglio-di-noi-4/

Dello stesso autore sul blog:
https://www.lavocedelmarinaio.com/2014/02/alessandro-garro-emigrante-di-poppa-figlio-dellera-digitale/

evoluzione-apparente-della-specie (foto deborahannolino)

16 commenti

  • Marino Miccoli

    Alessandro! finalmente ho avuto il piacere di leggere uno dei tuoi pregevoli quanto interessanti scritti sul nostro giornale di bordo che è LA VOCE DEL MARINAIO. Condivido particolarmente le tue affermazioni riguardanti l’evoluzione/involuzione avuta dal genere umano con l’avvento della guerra. L’immenso valore costituito dalla pace è semprestato e rimane motivo di profonda riflessione per tutti.
    Augurandomi di leggere ancora quanto esce dalla tua penna (o meglio… dallatua tastiera!), mi congratulo eti saluto cordialmente, stimato amico mio!

  • Alessandro Garro

    Marino amico carissimo,
    il nostro gentilissimo comune amico Ezio ha voluto fare a me questo onore di ospitare questo mio lungo scritto in questa sede, e ho notato anche che invece di Alessandro, ha scritto Antonio, nessun problema, l’importante è il contenuto e non chi lo scrive.

    Un saluto e un abbraccio

    Alessandro Garro

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Alessandro, mi dispiace per questo lapsus dovuto al fatto che un mio collaboratore che si chiama Antonio ha ricevuto un encomio dalla Presidenza della Repubblica ed allora ho associato il suo nome al tuo (vedi articolo sopra il tuo).
    Ti chiedo scusa e spero di essere perdonato.
    Un abbraccio Ezio

  • Walter Giampaolo

    Uomo sarà colui che non si lascerà né trasportare dal soffio della buona fortuna né schiantare da quello della avversa.
    Tito Livio, Ab urbe condita, 27 a.e.c. – 14 e.c.

  • Silvana De Angelis

    Non devi perdere fiducia nell’umanità. L’umanità è un oceano; se un po’ di gocce sono sporche, non tutto l’oceano diventa sporco. Gandhi

  • Maria Marea

    La vita è così, un vortice continuo di eventi che a volte ci lascia storditi e doloranti e a volte ci fa ubriacare di felicità……….A volte c’è qualcosa che rallenta dentro…..Non è infelicita’…..ed ha il sapore dell’attesa…e spesso l’attesa è amara ma il suo frutto è dolce! …….In attesa che arrivino le belle giornate…..FELICE MARTEDI amanti del mare….e Buona Navigazione!

  • Marinaio Leccese

    C’e’ una carta dell’anima in cuo sono segnate le baie della saggezza, il mare dell’abbondanza, l’oceano della pace, i deserti aridi. E poi valli e praterie sconfinate, simboli di liberta’. Anche nel tuo animo ci sono regioni splendide: devi imparare ad esplorarle e tralasciare quelle desolate. Devi imparare a scalare le montagne, a sopravvivere al deserto della disperazione, a visitare le isole della gioia dove ti lascerai andare al flusso delle idee, dimenticando dubbi e paure. Sara’ un’avventura, un viaggio meraviglioso chiamato vita. Devi nutrirti di speranza come gli alberi che danno sempre i loro frutti nonostante il variare delle stagioni. Romano Battaglia dal libro “La favola di un sogno”

  • Simba

    Ottimo articolo, ne faro’ un punto di riferimento, chissa’ che quanto letto non possa aiutare anche me

  • Martina Benedetti

    Sono impressionato dalla qualita’ delle informazioni su questo sito. Ci sono un sacco di buone risorse qui. Sono sicuro che visitero’ di nuovo il vostro blog molto presto.

  • Andrea Marini

    Articolo molto interessante… di sicuro non sempre i soliti consigli triti e ritriti… grazie per lo spunto.

  • Gianni Paris

    e’ difficile trovare persone competenti su questo argomento, ma sembra che voi sappiate di cosa state parlando! Grazie

  • Gerardo Grella

    Grazie all’autore del post, hai detto delle cose davvero giuste. Spero di vedere presto altri post del genere, intanto mi salvo il blog trai preferiti.

  • Giovanna Nocetti

    Posso solo dire con sollievo che ho trovato qualcuno che sa realmente di cosa sta parlando! Lei sicuramente sa come portare un problema alla luce e renderlo importante. Dovrebbero leggerlo tutti per capire questo lato della faccenda

  • Alessandro Garro

    Ringrazio coloro che hanno apprezzato questo mio lungo scritto, ma il merito è tutto del nostro comune amico Ezio Vinciguerra che ha dato modo a noi di dare “sfogo” ai nostri pensieri.
    Ringrazio soprattutto per essere arrivati a leggerlo fino alla fine ancora svegli malgrado i miei molti errori di ortografia e ripetizioni.

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