Attualità,  Marinai,  Naviglio,  Recensioni,  Sociale e Solidarietà,  Storia

Renzo Galimberti, morire a 20 anni in sala macchine

di Marino Miccoli

…ovvero ricordando il Marinaio fuochista.

Marino Miccoli - CopiaEra un Marinaio giovanissimo Renzo Galimberti quando perì nell’affondamento del piroscafo Andrea Sgarallino su cui prestava servizio.
Originario di Lissone, una bella e produttiva cittadina confinante con la città di Monza, capoluogo della Brianza verde ed operosa, prima di indossare la divisa della Regia Marina era stato un operaio del mollificio Cagnola.
Della classe 1923, la morte lo ghermì improvvisamente a soli 20 anni, mentre prestava servizio sulla sua Unità con la qualifica di Marinaio Fuochista.
Il piroscafo, (di circa 730 tonnellate di stazza, lungo 56 metri e largo 8, che portava il nome di un patriota: il colonnello Andrea Sgarallino, livornese, il quale con Garibaldi partecipò all’impresa dei Mille)  era stato varato nel 1930, nel nuovissimo Cantiere Navale Odero-Terni di Livorno, con materiali e tecniche ritenuti all’avanguardia per quei tempi. La cronaca dell’epoca al riguardo scrisse: “oltre ad avere qualità nautiche indiscutibili, comodità immense per i passeggeri e l’equipaggio, è stato curato così minuziosamente nei suoi particolari e con un tal buon gusto da farlo sembrare un pacchetto in miniatura”.
Navigava per i servizi di linea nell’Arcipelago Toscano quando allo scoppio della guerra, nel 1940, viene requisito dalla Regia Marina.
Armato con due cannoncini e mimetizzato con apposita livrea, fu ribattezzato nave ausiliaria posamine F.123 e destinato a servizi militari.

Piroscafo Andrea Sgarallino - www.lavocedelmarinaio.comCopia

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 riprese il servizio di trasporto passeggeri (civili e militari da e per l’isola d’Elba), recapito della posta e di approvvigionamento derrate e merci varie con la terraferma.Quando i tedeschi occuparono l’isola d’Elba la nave fu confiscata e le venne imposto di inalberare la bandiera del III Reich; questo fatto unitamente al suo aspetto di nave da guerra contribuirà al verificarsi del suo tragico affondamento, avvenuto la mattina del 22 settembre 1943. Il piroscafo, comandato dal STV Carmelo Ghersi, stava effettuando la traversata tra Piombino e Portoferraio carico di militari e civili italiani;  quando giunge nelle acque di Nisporto, a circa un miglio di distanza dall’isola d’Elba, venne silurato dal sommergibile britannico Uproar.Vedendo la nave mimetizzata militarmente e battente bandiera tedesca, il comandante del sommergibile non esitò ad attaccare ordinando il siluramento. Sono le 9.49 quando due siluri esplodono spezzando il piroscafo in due tronconi; purtroppo l’affondamento è immediato e avviene una strage. Nella tragedia periscono circa trecentotrenta persone innocenti, proprio quando il piroscafo era giunto a poche centinaia di metri dall’attracco. Soltanto quattro furono i sopravvissuti.
Oggi il relitto si trova, adagiato sul fondale, spezzato in due, a circa 66 metri, nel punto Lat. 42° 50’ N – Long. 010° 21’ E .

Dalle amare parole di una testimone che all’epoca era dodicenne, la signora Marisa Burroni, si può comprendere quale fu l’entità della tragedia:

“[…] Ricordo che la nave era avvolta dalle fiamme e da un denso fumo, dopo pochi minuti le fiamme si spensero e lo Sgarallino era scomparso sotto al mare. Quel giorno infame un vento leggero faceva giungere a tratti le urla di quei disperati. Ricordo che tutti correvano verso il porto e io feci lo stesso. So che i soccorsi partirono molte ore dopo il siluramento perché c’era la paura che quel maledetto sommergibile fosse ancora lì per colpire ancora. Non dimenticherò mai le decine di corpi esanimi distesi dal molo del Gallo fino a quasi la porta di ingresso di Portoferraio. La gente voltava i cadaveri per vedere se riconoscevano amici o parenti mentre alcune donne portavano le lenzuola per coprire quei poveri corpi, ma più di tutto ho chiaro nella mente il corpicino di un bimbo vestito di celeste; che Dio maledica la guerra, tutte le guerre.”

Equipaggio piroscafo Sgarallino - www.lavocedelmarinaio.com Copia

Di seguito riporto alcuni toccanti e significativi versi di una ballata popolare composta sui tragici fatti accaduti quel giorno.

LA BALLATA DELLO SGARALLINO

Il ventidue settembre

partiva da Piombino
ben carico di gente
l’ “Andrea Sgarallino”
[…]

Erano tutt’a bordo, erano ben stipati
e in più di trecento non sono più tornati

Si sentono le grida
si sentono le urla
si chiama il capitano
e non è certo burla

Si sentono le grida
nessuno è più al sicuro:
“Buttarsi tutt’a mare,
che sta a arrivà un siluro!”

Erano tutt’a bordo, erano ben stipati
e in più di trecento non sono più tornati

Ma non féciono in tempo,
nessun s’era buttato;
che ci fu l’esplosione
dell’ordigno scoppiato

Ma non féciono in tempo,
nessun s’era salvato;
e per trecentotrenta
il tempo s’è fermato

Erano tutt’a bordo, erano ben stipati
E in più di trecento non sono più tornati

Aspetta aspetta al molo
la gente ‘un vé arrivare
la nave di ritorno
e inizia a lagrimare

Aspetta aspetta al molo
la gente ode vociare
che l’Andrea Sgarallino
or giace in fondo al mare!

Questi tristi versi, dettati dal grande e profondo sentimento di cordoglio popolare, ci aiutano a comprendere quale immane tragedia avvenne quel giorno e ci spronano a riflettere e a tenere sempre presente quanto grande, importante e inestimabile sia il valore rappresentato dalla pace tra le nazioni.

LISSONE monumento ai Caduti del mare - www.lavocedelmarinaio.comCopia

Il 29 maggio 2013 la sezione A.N.M.I. di LISSONE – gruppo Brianza- è stata intitolata al Marinaio Fuochista Renzo Galimberti e sul monumento dei Caduti del mare di Lissone è stata deposta una targa commemorativa.
Desidero inoltre evidenziare che considero bello e assai significativo il fatto che una sezione dell’A.N.M.I. come quella di Lissone (alla quale sono iscritto) sia stata intitolata a un MARINAIO, ossia non a un blasonato Ammiraglio o un famoso Comandante, ma mi piace ribadirlo, a un Marinaio fuochista che a soli 20 anni è perito nell’espletamento del suo prezioso servizio in sala macchine.
Oggi 22 settembre 2013, nel 70° anniversario dell’affondamento del piroscafo Andrea Sgarallino, desidero ricordare il sacrificio di Renzo Galimberti e dei Marinai componenti l’Equipaggio nonché la scomparsa dei numerosi Civili  che vi erano trasportati. Attraverso il lodevole sito de LA VOCE DEL MARINAIO ne onoriamo la memoria rivolgendo loro il nostro deferente pensiero.

Marinaio Fuochista Renzo Galimberti - www.lavocedelmarinaio.comCopia

33 commenti

  • EZIO VINCIGUERRA

    Riposa in pace Marinaio della Brianza …noi non dimentichiamo il nostro passato perché il popolo che dimentica la sua storia è un popolo destinato a soccombere nella vergogna!

  • Marinaio Leccese

    Posso solo dire con sollievo che ho trovato qualcuno che sa realmente di cosa sta parlando! Complimenti per la rievocazione

  • Marinaio Telegrafista

    Lei signor Miccoli sicuramente sa come portare un problema alla luce e renderlo importante. Dovrebbero leggerlo tutti i marinai di oggi per capire questo lato della faccenda.

  • A.N.M.I. Rho

    Articolo interessante e colgo l’occasione per complimentarmi per questo sito! Veramente ben fatto e con tanti articoli utili

  • Matteo D'Angelo

    La tristezza di un sogno non vissuto, intrappola l’anima in una prigione senza muri; impossibile anche solo aggrapparsi alle pareti dei ricordi. Riposa in pace

  • A.N.M.I. BENEVENTO

    Ciao Ezio, la difficoltà non è vivere, ma partecipare decorosamente. Marinai per sempre e riposa in pace

  • Silvana De Angelis

    ‎ La verità è sempre quella, la cattiveria degli uomini che ti abbassa e ti costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa. Ma l’amore della povera gente brilla più di una qualsiasi filosofia. Un povero ti dà tutto e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria. (Alda Merini)

  • Marinaio di Lago

    In guerra,in pace,in amore e nella tua vita ,prima regola,prendi l’iniziativa e detta i tempi…. se aspetti,hai perso in partenza ,lascia perdere la storiella del cinese che al fiume è in attesa di veder passare il cadavere del suo nemico.E se nel caso vedessi passare il corpo del tuo nemico sappi che l’iniziativa è stata presa ….ma non da Te.
    Complimenti per l’articolo e per la ricerca storica.

  • MARIA MAREA

    Ciao Ezio penso di comprendere quello che hai commento: siamo vittime di elementi che burocratizzano tutto, perfino l’omicidio e al morte… personalmente penso che queste notizie dovrebbero essere condivise il più possibile, anche nel tuo gruppo, per dare una netta distinzione tra chi crede nel “Tricolore” e chi non crede ma allo stesso tempo attinge dallo stesso libro paga.
    Riposa in pace Marinaio della Brianza

  • michele diliberto

    o n o r e ai nostri marinai che nn son tornati piu a casa causa la guerra una mamma piange sempre il figlio che nn vede piu a 20 anni e sempre il suo bambino che riposano in pace

  • Alessandro Garro

    Come sempre mio pregiatissimo Amico, riesci sempre a mettere i Semplici in cima a tutti.
    Che il ricordo non svanisca mai, che la memoria resti nitida, che il passato non venga soffocato dal futuro, un paese che ha paura del suo passato non può costruire un futuro, un paese che non ricorda è un paese che non vive.
    Viva la Memoria, e non solo quella che ricorda avvenimenti avvenuti ad altri popoli, ma quella che ricorda da dove si è venuti, l’unica che può rispondere alla domanda: Chi siamo e chi saremo

  • Meroni Diego

    Sig. Ezio, come sempre ha utilizzato delle parole bellissime per esprimere un sentimento elevato come quello che tutti noi dovremmo avere per la nostra Patria….ma per chi come noi, che l’onta della vergogna, già la proviamo, che futuro ci aspetta???

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Meroni Diego, ti prego di darmi del tu.
    Chi come noi fa mestieri per la comunità e il contribuente, che sarebbe meglio definire “vocazioni”, non ci deve far mai abbassare la guardia al fine di “pianificare” un futuro migliore.
    Il futuro può essere anche condiviso con le parole ma deve essere anteposto dai fatti e, soprattutto dall’esempio, nostro e di chi ci ha preceduto in questa “missione”.
    Per chi ci mette la faccia, come noi, è difficile accettare lo status quo ma la fede, la speranza, la carità, la solidarietà, la perseveranza, l’umiltà, la consapevolezza, il concetto di Patria e Onore inteso come accettazione “incondizionata” alle regole e all’applicazione della Carta Costituzionale Repubblicana, ci deve far desistere da ogni “tentazione”, quasi sempre provocata da una cupidigia irrefrenabile del valore e dell’importanza che diamo al denaro, come se questo fosse l’unico Dio o credo che conosciamo.
    Ti ringrazio per il quesito e se debbo essere sincero ed analizzare la situazione geopolitica attuale, vedo un cambio di rotta solo in alcune istituzioni “religiose” che hanno invertito la rotta e, alcune di queste, stanno pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane. Le politiche nazionali ed internazionali arrancano…
    Un abbraccio a te carissimo nella speranza di essere stato sufficientemente compreso.

  • Antonio

    E’ grazie alle loro gesta eroiche ed al loro sacrificio che possiamo ancora essere fieri della Patria. Oggi non credo ci siano motivi o esempi che possano renderci altrettanto fieri.

  • Meroni Diego

    Ciao Ezio Pancrazio Vinciguerra,vorrei, innanzitutto, ringraziarti per la tua risposta. Come sempre hai centrato in pieno l’obbiettivo!! Si tratta di “Vocazione”, di tenere saldi i principi di Civiltà, Onore e altre caratteristiche che oggi suonano come arcaiche e anacronistiche.
    Purtroppo si raccoglie ciò che si è seminato da oltre trent’anni (e oltre). Un continuo declino di questi fondamentali elementi.
    Non voglio certo evocare scenari Evoliani di una società suddivisa in grandi uomini e gregari. Mi rifarei, invece, ad una società dove vi sia l’abolizione di un divismo individuale e dove tutti possano avere, mezzi e possibilità, per esprimere al meglio le proprie attitudini.
    Ma tra il dire e il fare, bisogna fare i conti con concetti molto meno astratti che si riassumono nella frase: “tirare la fine del mese”…. Ci siamo impoveriti non solo nel portafogli, ma intellettualmente, o meglio, abbiamo subito, gradualmente, un distacco da tutto ciò che è l’elevazione del pensiero.
    Chi intraprende un lavoro per la società o che indossa una divisa è spinto, nella maggior parte dei casi, dalla necessità di un lavoro e non da una “vocazione” vera e propria.
    Questo perché si e fatto agio nel individuare nell’impegno statale (civile o militare che sia) un enorme bacino di raccolta per tutte quelle persone che non sono riuscite ad inserirsi in un ambiente di lavoro per mancanza di specializzazione o per disagi ambientali.
    Nella mia, pur breve, esperienza ho avuto sia la fortuna di conoscere operatori di Marina di enorme spessore umano e professionale, come persone che non hanno avuto altra possibilità se non quella di arruolarsi…non ho certo l’ardore di aver scoperto nulla ma, questo tipo di atteggiamento spazia da un equipaggio di un nave a una sala operatoria, da un reparto in fabbrica, a una officina.
    Come hai ben detto, si tratta di “vocazione” ma anche di perseveranza, spirito di sacrificio e caparbietà nel conseguimento degli traguardi prefissati. Il miglior lavoro che possiamo fare per noi, per la nostra Patria e per il futuro dei nostri figli è quello di infondere questi valori a chi continuerà il nostro cammino, come i nostri genitori hanno fatto con noi.
    Con questa speranza, che è anche una ripromessa nei miei confronti di genitore, ti ringrazio ancora per la tua attenzione e contraccambio il tuo abbraccio.

  • Silvana De Angelis

    I marinai sanno che non si governa il mare ma la nave, che si manovrano le vele e non il vento.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *