Marinai,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

13-14.9.1942, A Tobruch c’è il San Marco e non si passa

di Marino Miccoli

…c’è il “San Marco!”

Il 13 e 14 settembre 1942, ancora una volta, i Fucilieri del San Marco dimostrano il proprio valore.

WWW.LAVOCEDELMARINAIO.COM Fucilieri Btg S. MARCO - Copia

In occasione del 71° anniversario, e sono onorato di farlo, mi preme ricordare un fatto che vide vittoriosi protagonisti i Fucilieri del Battaglione San Marco.
Ovviamente, trattandosi dei nostri Leoni, non posso esimermi dal rivolgere un pensiero ai nostri due fucilieri Latorre e Girone che sono ancora ingiustamente detenuti in India. Non dobbiamo né possiamo dimenticarci di questi nostri Marinai.
Speriamo che il comune desiderio di un loro ritorno in Italia, a epilogo di questa incresciosa quanto incomprensibile vicenda che tanto sdegno ha suscitato nell’animo della gente, si concretizzi al più presto. 

LIBIA - CopiaMa torniamo ai fatti che accaddero in Libia, durante l’ultimo conflitto mondiale, esattamente nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1942. Tobruch è un buon porto naturale, sicuramente uno dei migliori del Nord-Africa, situato sulla costa della Libia e non lontano dalla frontiera egiziana. La cittadina della regione libica della Marmarica, è circondata da un suolo che per un lungo periodo durante l’anno è totalmente arido ed inospitale. Durante la II guerra mondiale era una munita piazzaforte navale italiana, ben difesa, che per la sua importanza strategica fu attaccata più volte dagli Inglesi.
Della Marmarica, degli scontri di Tobruch e della sua permanenza in quei luoghi per servizio, me ne parlava spesso un mio affezionato zio, Vittorio Polimeno (classe 1917), che all’epoca era sergente della Regia Aeronautica.
Tobruch  fu conquistata una prima volta (21.1.1941)  dai britannici e a seguito dell’offensiva delle forze dell’Asse abilmente guidate dall’astuto generale tedesco Erwin Rommel, nuovamente tornò (dal 21.6.1942) in mani italiane e tedesche per diversi mesi. Fu proprio il Battaglione San Marco che entrò vittorioso a Tobruch (alla testa delle truppe italo-tedesche) e i Fucilieri ne assunsero il servizio di sicurezza portuale e della difesa costiera. Il porto di Tobruch, che la nostra Marina aveva rimesso in efficienza subito dopo la riconquista, era divenuto così la principale base di rifornimento delle nostre truppe impegnate nella controffensiva sul fronte egiziano; qui facevano scalo quasi tutti i convogli che riuscivano ad attraversare il Mediterraneo, affrontando gravi pericoli, con grande fatica e a prezzo di notevoli perdite. Al comando dell’intera piazzaforte era stato nominato l’ammiraglio Elio Lombardi. In considerazione dell’eccezionale importanza di quel porto, i britannici decisero quindi, alla metà di settembre del 1942, di compiere una grande azione di “commandos”, tendente alla distruzione dei piroscafi presenti in porto, delle installazioni portuali e delle difese costiere. Questa azione, preparata dall’ammiraglio Harwood, fu denominata “Agreement” (accordo) e in essa furono impiegati circa mille uomini  imbarcati su due cacciatorpediniere e su un gruppo di motosiluranti.
S. Marco in Africa - www.lavocedelmarinaio.com CopiaSi trattava di un piano per un’operazione in grande stile, con abbondanza di mezzi e di forze, predisposta in modo accurato con accorgimenti ingegnosi e anche sleali come, per esempio, l’impiego di militari inglesi travestiti da soldati tedeschi che accompagnavano finti prigionieri inglesi oppure la colorazione di due cacciatorpediniere della Royal Navy con i colori in uso nella Regia Marina.
Non mancava però, da parte britannica, l’erronea convinzione che la reazione italiana sarebbe stata di scarsa consistenza, essendo la difesa della piazzaforte affidata a: “low grade italian troops of brigade strenght” (truppe italiane di basso livello della forza di una brigata: testuale dall’ordine di operazione).
Gli inglesi supponevano che la loro operazione sarebbe riuscita senza tanti problemi anche perché si basavano su
un assunto: la reazione nemica sarebbe stata pressoché inconsistente perché gli italiani non combatteranno, perché sono paurosi, poco convinti, disorganizzati e pigri.
Ma, come vedremo più avanti, i fatti li sconfessarono.
Alla difesa del litorale della baia di Tobruch nonché del lido di levante e di ponente della baia stessa, era stato disposto un battaglione di Marinai del San Marco, sparpagliato in piccole postazioni difensive (squadre costituite da 4/6 uomini). Alla sede del Comando di Battaglione, a Tobruch, vi era la Compagnia Comando (priva però di gran parte del plotone esploratori che era stato distaccato in posizione più avanzata a Marsa Matruh), il personale dei servizi, delle comunicazioni, gli autisti, le staffette, le ordinanze, e pochi altri uomini adibiti al servizio di guardia ed alla difesa ravvicinata degli edifici del Comando.
Alle 22:30 del 13 settembre 1942 (era una notte buia e senza luna) non appena ebbe la notizia dei primi sbarchi dei britannici, il Comandante di Battaglione Tenente di Vascello Giacomo Colotto fece suonare l’adunata generale: tutti gli uomini del San Marco presenti a Tobruk, tutti  i militari in servizio qualsiasi fosse il loro compito e grado, con gli ufficiali e sottufficiali in testa, salirono su alcuni autocarri e si diressero verso levante percorrendo la via Balbia, per affrontare il nemico a Marsa Umm el Sciausc.
“Gli inglesi sono sbarcati e non fanno prigionieri!” questa era la voce che circolava tra i militari italiani presenti a Tobruch la notte del 13 settembre 1942.
T.V.  G. COLOTTO - WWW.LAVOCEDELMARINAIO.COM - CopiaPertanto, dopo le ore 23, in fondo alla baia di Tobruch, il raccogliticcio reparto di 100 uomini circa smontò dagli automezzi e, preceduto da un gruppetto inviato in avanscoperta, in formazione di combattimento, procedette a piedi verso il luogo in cui era stato avvistato il nemico. Ben presto gli inglesi accolsero  gli italiani con una nutrita scarica di armi automatiche, ma i Fucilieri del San Marco, quasi tutti esperti combattenti e con la consueta grinta da “leoni”, risposero immediatamente e con veemenza al fuoco nemico; poi, protetti da un notevole quanto preciso lancio di bombe a mano, passarono al contrattacco. Lo scontro durò circa due ore; verso le 3.30 gli inglesi, dopo che per un colpo alla testa era caduto il loro comandante, il valoroso Tenente Colonnello
John Edward Haselden, iniziarono una graduale ritirata verso la spiaggia di Marsa Umm el Sciausc con l’intenzione di reimbarcarsi, constatata l’impossibilità a proseguire verso il porto a causa dell’accanita difesa e il successivo contrattacco dei Marò del San Marco.
I britannici durante l’arretramento si asserragliarono dentro alcune capanne presenti sulla spiaggia e all’alba, pressati dal fuoco degli italiani che li avevano circondati, si arresero. Nonostante la netta inferiorità numerica, gli uomini del San Marco avevano sgominato i componenti di due gruppi da sbarco inglesi, sconvolgendo tutte le ottimistiche previsioni dei piani di operazione. Al termine dei combattimenti
596 furono i militari britannici fatti prigionieri, fra i quali 34 ufficiali.
A tutti i Caduti inglesi (circa 500) furono resi gli onori delle armi ed il loro Comandante, il Ten. Col. J. E. Haselden fu sepolto con a fianco il mitra con il quale aveva combattuto e sul quale aveva appoggiato il capo morendo. Egli era il
comandante delle unità speciali L.R.D.G. (Long Range Desert Group), ufficiale coraggioso e valoroso combattente che faceva parte dell’Intelligence, parlava l’arabo, l’italiano, il francese ed essendo vissuto tra gli arabi, in un territorio che lui conosceva bene, aveva trascorso molto tempo dietro le linee italo-tedesche, camuffato da berbero.
Un ottimo lavoro fu svolto, in quella notte, anche dagli uomini in servizio alle Batterie di difesa costiera che si batterono strenuamente, possiamo dire con le unghie ed i denti, per difendere la nostra piazzaforte libica; infatti oltre che sostenere l’attacco inglese proveniente da terra, aprirono il fuoco e con una precisione degna di nota colpirono i cacciatorpediniere inglesi « HMS SIKH » e « HMS ZULU ».
Ten. Col. HASELDEN - www.lavocedelmarinaio.com - CopiaAnche le Regie Torpediniere CASTORE, CASCINO e MONTANARI parteciparono attivamente all’azione difensiva; quando le motosiluranti inglesi tentarono di penetrare nel porto della colonia italiana furono respinte dal fuoco di queste nostre unità e dal tiro preciso delle motozattere (10) presenti in diversi punti della rada.

L’incrociatore Coventry e numerosi mezzi da sbarco furono affondati nelle prime ore del mattino dai cacciabombardieri della Regia Aeronautica e della Luftwaffe. Al proposito rammento che mio zio Vittorio ricordava con orgoglio il contributo che la Regia Aeronautica con il 13° Gruppo Caccia comandato dal maggiore pilota Lorenzo Viale diede alla difesa di Tobruch all’alba del 14 settembre 1942.
Al termine degli scontri per le forze dell’Asse le perdite ammontarono a 62 morti e 119 feriti, la maggior parte italiani.
L’operazione “Agreement” si chiuse dunque con una cocente sconfitta per i britannici che furono fermati sì dai Marinaidel San Marco ma anche da improvvisate e raccogliticce compagnie di militari italiani costituite non da selezionate truppe d’assalto: le squadre dei tenaci difensori erano infatti composte da magazzinieri, furieri, meccanici, infermieri, cuochi che, nonostante il loro addestramento militare fosse semplice ed essenziale, combatterono con valore contro i veterani inglesi, mostrando notevole coraggio, un grande spirito di iniziativa e ammirevole capacità di improvvisazione in quella situazione di concreto e grave pericolo.
Insomma, quel giorno di 70 anni fa a Tobruch gli inglesi vennero per darcele e invece le presero!
Onore dunque ai Leoni del San Marco che in quella occasione, come in molte altre, dimostrarono il loro valore.

 

Vittorio Polimeno - foto collezione fam.Miccoli per gentile concessione a www.lavocedelmarinaio.com -  Copia

37 commenti

  • EZIO VINCIGUERRA

    🙂 grazie Vittorio Venturi per la condivisione…il merito è esclusivamente però di Marino Miccoli

  • Antonio Milella

    Oggi è il compleanno di Girone e penso che leggere questo articolo che gli segnalo gli faccia piacere. Complimenti

  • Alfredo D'Ecclesia

    Chissà per quanto tempo ancora i nostri militari resteranno in India, abbandonati a un destino che tutti conoscono: e non hanno fatto altro che il loro lavoro, quello che lo STATO Italiano ha chiesto loro di fare. I nostri Parlamentari, invece di perdere tempo con la storia della decadenza di Berlusconi, si sveglino un po’ e chiedano alla Bonino: che fine hanno fatto i Marò?

  • Enzo Ciccone

    .. i nostri GOVERNANTI non si sono mai saputi imporre, sin dall’inizio di questa squallida vicenda dei NOSTRI MARO’ un PAESE sano recupera i propri uomini con i denti e con le unghie,costi quel che costi …

  • Francesco Iacono

    ricordo a proposito di questa specifica battaglia ma anche in altri episodi di scontri italo-inglesi in Libia, di aver letto dei complimenti rivolti ai nostri uomini dal comandante dell’ Afrika-Korps il generale tedesco Erwin Rommel, la volpe del deserto.

  • Gaetano Cataldo

    Quando mi sono recato ad El Alamein nel ’98 ebbi il piacere di parlare con Ab’d El Rasul, un ascaro libico, che mi disse che tedeschi, italiani e gli alleati libici della Cirenaica videro d’improvviso mutare il colore del deserto anche a causa dei carri armati e dei mezzi da sbarco cingolati degli americani…cosa non riportata mi sembra nei libri di storia! A quota 33 mio zio, che allora lavorava per la OnorCaduti per conto della Marina mi propose di dormire lì dove Caccia Dominioni passò la sua vita a ritrovare i resti dei compagni caduti….mi sembrò, non essendo io un eroe e ne’ tantomeno un santo, un plausibile sacrilegio e feci “passo”….ma avercela avuta una tenda allora mi sarei addormentato volentieri fuori dalla cinta muraria del nostro sacrario, era d’Ottobre e avevo 22 anni. “Mancò la Fortuna, non il Valore” recitava il ceppo che precedeva di poche centinaia di metri l’arrivo ad El Alamein posto sulla “desert road” che imboccammo ad Alessandria dirigendo verso Ovest…

  • EZIO VINCIGUERRA

    buonasera. Penso di condividere i vostri post e lo stesso caro Gaetano Cataldo è successo a me nel sentire i racconti dei reduci. Un abbraccio a tutti

  • Silvana De Angelis

    BUONA SERATA MARINAI……………..Solo chi rischia di andare troppo lontano, avrà la possibilità
    di scoprire quanto lontano si può andare.

  • Giovanni Brandano

    Bene Pancrazio, ottimo inserimento della foto e del commento, sia nella forma, che nel significato. A Tobruk i “baschi verdi” dei commandos inglesi (Royal Marines e altri), furono tutti ripescati nella risacca, al gallegiamento. La batosta che gli fu inflitta fu tremenda soprattutto se consideriamo la loro spocchia!Tale sonora batosta avvenne in piu`riprese, cioe’ come uno spartito musicale. A chi ha sempre nutrito dubbi e anche mal celate invidie al riguardo dello spirito combattivo di questi soldati in armi per “coeli, per mare e per terram”, diciamo subito che uno dei Btg.del San Marco autore di questa impresa altamente guerresca, annoverava tra le i propri ranghi i Maro’/BSM cuochi, serpanti, cambusier (lubrificavano i cannoni con la conserva di pomodoro e il burro, non avendo l’olio e il grasso)i, barbieri, panettieri , in piu’ bidonai, stipettai e quelli del lavagamelle. Tutti armati di mitra, Moschetto ’89, pugnale e bombe a maqno (oltre naturalmente che una dote personale di circa 30 Kg di palle e scroti fumanti). Al Com.te Giacomo COLOTTO (allor TV), che si distinse particolarmente nella lotta va il mio affettuoso pensiero, perche’ lo ho conosciuto personalmente nel 1960. Era a Maridoria.-

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Giovanni Brandano e grazie per questa puntualizzazione storica che farà piacere a Marino Miccoli, autore dell’articolo, e a tanti marinai di una volta e di buona volontà come quelli che hai citato nel tuo commento. Speriamo di proseguire lungo questa scia e sono certo che se Marino Miccoli legge ti invierà una risposta per questa tua bellissima “chicca”.

  • Stefano Bagnasco

    Ciao Ezio, anche un cugino di mio padre (STV Giorgio Bagnasco ) comandava un plt del San Marco a Tobruk nel ’42. E – combinazioni della vita – quello che fece fallire dal mare lo sbarco inglese – fu mio nonno materno (TV Luigi Fulvi) che dalla MZ 759 comandava una squadriglia di motozzattere alla fonda in rada. Il libro “I muli del mare” racconta molto bene l’episodio…

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Stefano Bagnasco, non ti ho detto mai che ho conosciuto tuo padre all’ufficio storico della M.M. (che a giorni festeggia 100 anni) ma non mi aveva mai detto di tuo nonno. Che splendida famiglia di Marinai di una volta. Grazie per questa pregevolissima segnalazione e…vado a tuffarmi testardamente come un mulo.

  • Marino Miccoli

    Ringrazio tutti i lettori come Marinaio Telefonista o Marinaio Leccese e tutti gli altri che hanno apprezzato il mio breve articolo sul valore dimostrato dai Leoni del San Marco a Tobruch ne 1942. A Giovanni Brandano un grazie duplice per la sua per me graditissima annotazione “a margine” e per le belle parole espresse nei confronti dei nostri combattenti, T.V. Colotto incluso. Mio zio Vittorio Polimeno che si trovava in quei luoghi all’epoca dei fatti credo che anch’egli conoscesse personalmente il Comandante Colotto. Uomini la cui vicenda per molto, troppo tempo è stata sottaciuta!

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *