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Quei 18.000 prigionieri Italiani in Australia

di Giulio Zambon
http://italianpow.info


Ho appena iniziato un blog sui militari italiani nei campi di prigionia australiani. Per ora non c’è molto, ma è solo all’inizio. Ancora è tutto in inglese, perché fa parte del mio lavoro su una tesi di PhD che ho iniziato all’Università di Canberra, dove vivo.
La tesi si concentra, in particolare, sui prigionieri di guerra italiani che, dopo essere stati rimpatriati in Italia, tornarono in Australia come emigranti.
Voglio raccogliere alcune delle loro storie e anche cercare di capire perché tornarono.
Forse molti di voi non sanno che durante la Seconda Guerra Mondiale in Australia c’erano più di 18.000 prigionieri italiani. Dopo l’8 settembre, invece che rimandarli in Italia, gli australiani pensarono bene di metterli a lavorare nei campi. Una vera immoralità, considerando che molti di loro erano stati catturati nel 1940/41 in nord Africa e che i loro commilitoni combattevano a fianco degli australiani contro i tedeschi. La paga era molto inferiore a quella dei lavoratori australiani, tanto che ci furono proteste dei sindacati contro l’uso di prigionieri italiani nelle fattorie australiane.
Fu solo nel 1946/47 che il governo australiano si decise a rimpatriarli.
Qualcuno deve raccontare almeno alcune delle loro storie, non credete?

45 commenti

  • Salcuni Matteo

    acc… sapevo di prigionieri italiani negli Stati Uniti .. ma in Australia ero proprio all’oscuro ….

  • Giulio Zambon

    Gli australiani all’inizio erano riluttanti a sobbarcarsi la responsabilita` e i costi di tenere prigionieri, ma gli inglesi li convinsero a prendersene un contingente. Cosi`migliaia di prigionieri incominciarono ad arrivare in Australia. Poi, dal 1944 in poi, quando l’Italia non era piu` in guerra con gli alleati, i prigionieri italiani diventarono una risorsa preziosa, e gli australiani richiesero a piu` riprese di riceverne piu`. Ma gli inglesi non furono completamente accomodanti, penche` avevano anche loro bisogno di prigionieri italiani da utilizzare come lavoratori economici. Ho visto dei documenti segreti recentemente declassificati in cui gli inglesi e gli australiani negoziavano sul numero di Italiani che potevano venir trasferiti dall’India all’Australia.

    Leggere alcune di queste storie e vedere l’originale dei documenti a volte mi emoziona e a volte mi fa arrabbiare…

  • Riccardi Lazzeri

    per più di sessanta anni abbiamo dovuto sopportare un silenzio tombale imposto dalla prevalente cultura comunista su questo e su ben di peggio, vedi le foibe o i 30,000 morti di cui Pansa scrive nel “sangue dei vinti”; il problema è che non se ne parla mai e le ultime due generazioni (ammesso che gliene possa frega’ qualcosa) non ne hanno mai sentito parlare…

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Riccardo Chen Lazzeri penso proprio, purtroppo e amaramente di concordare assolutissimamente con te.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Giulio Zambon, penso che nessun eccidio come nessun atto criminale debba essere dimenticato. Complimenti per la ricerca storica e buon proseguimento.

  • Giulio Zambon

    Ma certo. Mi fa piacere. Purtroppo Blogger, il servizio di Google che uso per il mio blog, non prevede blogs bilingue. Pero` sto pensando di fare un altro blog in Italiano con la traduzione degli articoli. Se decido per il si` te lo faccio sapere.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Grazie Giulio Zambon, ribadisco penso che riempiremo questa pagina in bianco sbiadita dal tempo…

  • EZIO VINCIGUERRA

    Mink Mario …Già perchè? Io sono troppo giovane per dare una risposta ma forse con la tua esperienza…

  • Mario DeLuca

    Durante la seconda guerra mondiale, come nella grande guerra, civili di nazioni nemiche sono stati arrestati dietro il filo spinato, indipendentemente vista l’età, di salute o di politica. Emigranti italiani sperimentato risentimento popolare in Australia, anche se era sfuggito il fascismo e un’altra guerra incombente in Europa.

    Monarchica Italia aveva combattuto con gli inglesi durante la Grande Guerra, ma la dittatura fascista gli inglesi visto Benito Mussolini in modo diverso dopo l’invasione dell’Abissinia a metà degli anni 1930. Gran Bretagna e altre nazioni europee ha avuto anche forti interessi coloniali in Africa, che hanno portato a scomode relazioni politiche.

    Una volta che l’Italia dichiarò guerra alla Gran Bretagna ei suoi alleati il 10 giugno 1940, gli immigrati italiani in Australia è diventato pedine politiche.
    Heartfelt scuse necessario

    Immigrati italiani che vivono in Australia sono stati rapidamente visti come “stranieri nemici” durante la seconda guerra mondiale. Autore

    I successivi governi australiani hanno taciuto sulla questione del risarcimento di guerra ai civili che sono stati travolti come “stranieri nemici” quando il loro paese di nascita è diventato un nemico in tempo di guerra.

    Di Piccolo movimento di riconoscere la sofferenza dei migranti italiani in tempo di guerra per mano dei militari australiani e il movimento originale dei servizi di sicurezza rivisita WA liberale senatore Giovanni Panizza ha presentato al governo Hawke nel 1990, che ebbe meno successo.

    Si tratta di un positivo passo avanti per avere sofferenze italiane pre-guerra migranti riconosciuto dalla South Australian parlamento. Il passo successivo dovrebbe essere il pieno riconoscimento dal nostro Parlamento federale, come è avvenuto con le generazioni rubate e migranti Bambino.

    Purtroppo, il movimento Sud Australia si ferma prima di un vero e sincero “dispiaciuto” per i tanti politici, militari errori di giudizio e di violazioni dei diritti umani che hanno causato sofferenze incredibili per le famiglie migranti in questa nazione.

    C’era riconoscimento limitato della xenofobia diffusa contro le famiglie italiane nel corso degli anni della guerra. La mia ricerca ha scoperto che anche dopo 70 anni, c’è ancora irrisolto angoscia per gli italiani che hanno vissuto quel periodo.
    L’internamento storia

    Famiglie italiane internato in Australia durante la guerra non aveva accesso a sostegno del governo. L’Esercito della Salvezza ha offerto aiuti di emergenza per le famiglie indigenti, ma un certo numero di questi sono stati poi internati a Tatura di accedere al cibo di base e rifugio.

    Le donne che sono stati lasciati a casa, appena in tempo a sopravvivere nelle aziende agricole, nelle imprese o come sarte. Un paio di guardie di internamento e gente del posto anche pacchetti internati saccheggiato “inviati dalle famiglie o la Croce Rossa. I veicoli, biciclette, macchine fotografiche, e le radio sono stati definitivamente confiscati o poi restituito rotto. Strumenti medici medici italiani sono stati trovati in ambulatori privati, dopo la guerra, che richiede lunghe azioni legali da restituire.

    Il movimento omette anche di citare i numerosi casi tristi di morti italiani durante l’internamento. In alcuni casi, gli internati hanno avuto accesso a cure specialistiche mediche essenziali. Mentre il numero dei decessi riportati sembra relativamente piccolo, molti erano evitabili, mentre altri sono rimasti non dichiarata.

    C’erano anche donne e bambini che sono morti durante il loro internamento nel campo di Tatura, ma questi non sono mai discussi. Salvatore Previtera, un internato Queensland il cui figlio è morto, non è stato permesso di partecipare al funerale.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Questa storia non mi piace per niente carissimo Mario DeLuca. Ho compreso che hai tradotto un documento posso conoscere la fonte in modo da citarla?
    Come al solito seppur potrei comprendere l’odio verso il nemico non riesco invece a comprendere tale comportamento verso la popolazione inerme civile.
    Comunque Grazie carissimo Mario penso che Giulio Zambon abbia altro materiale per la sua tesi/ricerca.
    Un abbraccio grande come il nostro mare

  • petrella francesco

    Molte notizie in proposito,si possono trovare nel libro
    testimonianza di luigi Bortoluzzi pubblicato presso il
    dipartimento of laguages della Flinder University di Adelaide.Mio padre,edmondo Petrella,fatto prigioniero a Tobruk,dopo la prigionia in India nel 1943 fu trasferito in Australia nel campo di Clare , presso Adelaide. Il libro in questione porta il titolo
    from TOBRUK TO CLARE.Mio padre ritorno’ in Italia
    solo nel 1947, dopo aver prestato la sua professionalita’ in qualita’ di dentista del campo.

  • ezio

    Grazie Signor Francesco Petrella per questa preziosissima testimonianza e per
    averci messo a conoscenza del libro del Signor Luigi Bortoluzzi “From Tobruk to Clare”.
    Cordialità
    Ezio Vinciguerra

  • Massi

    Questo argomento mi incurisisce… proprio eri sera tra una chiacchera e l’altra… ho scoperto che un mio zio (fratello di mio nonno) ormai deceduto da un pò di tempo… fu “deportato” come priginiero di Guerra in Australia… questa cosa non la conoscevo e mi ha colpito non poco… Lo zio si chiamava Bicchielli Francesco nato a Gualdo Tadino (PG) nel 1911… dai racconti è uscito fuori che per ben 8 anni, venne costretto a lavorare in un allevamento di bovini in regime di semi-schiavitù tra recinti di filo spinato… riuscì a tornare in Italia (per amore di Patria) dopo appunto 8 anni ed un lungo viaggio di ritorno in nave che durò 1 mese e 12 giorni… Ho portato questa testimonianza a giusta memoria… e magari può rimanere utile della tesi… saluti

  • Giancarlo romboni

    Mio padre Mario Romboni tornò in Italia nel 47. A Siena, che aveva lasciato nel 38 per arruolarsi volontario nei carristi, era stato dato per morto in quanto i familiari non avevano più notizie. Conservò due quaderni sui quali studiava che riportano il nome del campo di concentramento “8 May Sydney”. Mi piacerebbe avere notizie di questo campo. Grazie comunque.

  • Silvano Ottonari

    Da un prigionieri italiano in Australia, ho saputo che dopo l’8 settembre 1943, ai prigionieri italiani fu chiesto se volevano arruolarsi in un reparto speciale per combattere i giapponesi nel sud-est asiatico. Molti aderirono, un veloce addestramento per essere inviati nella giungla ma nessuno, a detta di questo prigioniero, ritorno’ vivo. Le risulta tutto ciò?

  • ilaria O.

    Mio nonno Giulio Garzisi è venuto a mancare meno di un anno fa (classe 1920) e di quegli anni in Australia mi ha sempre raccontato fin da bambina. Catturato a Tobruk, tre anni di prigionia in India e poi il lungo viaggio in nave verso l’Australia. Conosco molti aneddoti personali ma poche nozioni storiche. E’ solo crescendo che ho iniziato a cercare qualche notizia in più, molti dei miei coetanei non sono neanche a conoscenza di questa parte di storia che riguarda i prigionieri italiani della seconda guerra mondiale. Mi raccontava del rapporto instaurato con le famiglie, piuttosto buono in realtà. A Long River, in Tasmania, lavorava per i White che lo avevano accettato quasi come un figlio. Parlava delle loro abitudini e delle lunghe giornate di lavoro nei campi e poi delle domeniche libere dove poteva girare in bicicletta, ma sempre con la divisa addosso per essere riconosciuto. La sua famiglia lo dava per deceduto e per 7 lunghi anni non ebbe sue notizie. Quando tornò nel dicembre del ’47 aveva i documenti e un biglietto di sola andata per tornare in Australia. Fu fermato dalla mia bisnonna che per il terrore di perdere di nuovo un figlio appena ritrovato bruciò tutto, trattenendolo in Italia. I suoi racconti era sempre molto lucidi e con una tale partecipazione emotiva, voleva farci conoscere ciò che aveva visto e vissuto, non doveva essere ignorato e dimenticato. Mi piacerebbe sapere se esistono siti internet che raccolgono documenti su questi prigionieri, foto, lettere. Grazie anche alla sua testimonianza 10 anni fa fu discussa una tesi che trattava proprio questo argomento. Buon lavoro e Grazie

  • Alex

    Le condizioni dei prigionieri di guerra in Australia erano talmente pessime che in molti casi si è dovuto prenderli a forza per farli tornare in Italia visto che volevano restare lì nelle fattorie

  • Roberta

    Mio padre fu catturato dagli inglesi il 21 gennaio 1941 a Tobruck e deportato in Australia. Non si lamentava delle condizioni là in Australia ma voleva rientrare in Italia, fu rimpatriato il 20 gennaio 1947.

  • Marco

    Mio cugino ha appena ritrovato due foto segnaletiche di mio nonno prigioniero di guerra in Australia, ora non ricordo molti dettagli chiederò a mio padre ma se ti può occorre chiedi pure!

    Marco

  • admin

    Buonasera Marco,
    tutto ciò che è “banca della memoria” ci interessa.
    A noi fa piacere che Lei, anche con parole sue o di suo padre,
    ci onori di questa testimonianza che sono certo sarà gradita anche
    ai lettori di questo blog.
    Invii pure il materiale che desidera pubblicare all’argomento.
    Cordialità
    Ezio

  • Calciolari Livia

    Sto iniziando a scrivere le memorie di prigionia del mantovano Pietro Zanini prima in India e poi in Australia, dall’aprile del ’44. Fu catturato a Tobruk il 21 gennaio ’41 e rilasciato nel dicembre ’47, esattamente come il nonno di Roberta! Giulio Zambon molto gentilmente mi sta dando una mano nella ricerca presso il NAA.

    Livia

  • antonio parrotto

    Gran bella ricerca …anche mio nonno e stato prigioniero in australia,mi raccontava un sacco di cose anche dell india

  • Elena Reginato

    Sono nata nel campo di internamento di Tatura in Australia nel 1942. È appena stato pubblicato un libro di memorie, scritto da mia madre, Ottilia Vicenzini Reginato, durante i sei anni di internamento: Il vento di Tatura – Robin Edizioni. Si può ordinare nelle librerie, oppure online con IBS e Amazon.

  • ANGELO GALLO

    MO SUOCERO, FERRANDINO PASQUALE FU DEPORTATO DOPO LA GUERRA DI EL ALAMEIN IN AUSTRALIA,DOPO UN VIAGGIO IN NAVE DURATO QUALCHE MESE, LI’ SI E’ TROVATO BENE COME PRIGIONIERO, LAVORAVA NELLA CAMPAGNA, MA NON SO DOVE.
    COMPLIMENTI PER IL SITO.

  • Daniele

    Ho letto il post sopra dei progionieri in Australia. Mio nonno è stato dapprima catturato dai francesi in Egitto e trasferito a Bombay in India. Qui è stato tenuto in prigione per qualche mese in celle all’aperto fatte, credo, di bambù per poi essere trasferito in Aulstralia nei pressi di Perth. Fu rilasciato a conflitto concluso dopo 7 anni di progionia. Qualcuno sa dove poter reperire maggiori informazioni in merito, testi, documenti, foto o altro.
    Grazie

  • Fabrizio Senici

    Buona sera,
    anch’io sto cercando di ricostruire gli avvenimenti che videro anche mio padre coinvolto come POW in Australia.
    le cartoline che ho ritrovato parlano di Murchison e prima di Cowra.
    fra poco verrò in Australia per 15 giorni e andrò a visitare il Tatura Museum.
    sto raccogliendo informazioni, mi piacerebbe scrivere qualcosa su questa storia.
    Grazie per la ricerca. Fabrizio

  • emilio bazzocchi

    un mio parente, il medico Giuseppe Amato di Atina (Fr) fu internato a Murchinson; qualcuno ha notizie in merito ?
    Grazie a tutti x eventuali informazioni e complimenti per il sito.

    Emilio Bazzocchi

  • Maurizio Leccese

    Anche mio padre è stato in quel campo di concentramento (Murchinson) per diversi anni .Morì a 58 anni , nel 1971, per una malattia contratta in guerra. Recentemente ho ritrovato qualche foto di quel periodo.potrei scambiarla con qualcuno che ha gli stessi interessi di saperne qualcosa di più
    Grazie
    mleccese2016@gmail.com

  • Patrizia

    Anche mio padre fu prigioniero degli Inglesi per 7 lunghi anni, da poco ho scoperto i luoghi dove fu tenuto in Australia.fu catturato a Side El Barrani il 9/12/1940 è imbarcato a Sidney con la naveUruguay .il 5/10/43 ,il campo era 12.C. P.C.W. Cowra -NewSoutWales
    Australia. Non so se troverò altre informazioni che dal 40 al 43 mi manca lui parlava di essere stato a Bengasi a Bombay, a Sidney ,ho trovato queste informazioni entrando nel sito del National Archives of Australia

  • carlo

    E’ nobile ricordare d’altronde la storia ci ha riservato anche questo triste capitolo. Colleziono da molti anni prigionieri della 2° guerra mondiale in tutte le varie parti dei continenti e conoscevo abbastanza le sorti dei nostri prigionieri in AUSTRALIA e la dislocazione dei vari campi sul territorio dell’OCEANIA. Ma talvolta e quasi sempre le storie narrate dall’interno dei territorio portano alla luce vicende a noi sconosciuti. E’ bello e doveroso ricordare ,perché quelli che hanno scritto e segnato questi momenti tristi di un periodo storico….. sono il seme della vita del nostro futuro . Grazie a tutti quelli che onorano il ricordo.

  • Giovanni Cassisi

    Vorrei sapere la località degli 30 campi per prigionieri Italiani.
    Mio Padre aveva una tenuta vicino un campo da dove vennero gli Italiani per lavorare. Questo era nella “Shire of Cardinia” Victoria. Lo cercato senza successo.
    Grazie

  • Giovanni Pieri

    Anche mio zio Aldo Pieri classe 1904, attualmente defunto è stato prigioniero in Australia e Tasmania.
    Catturato nel 1941 in Etiopia è stato prima internato in Somaliland e in Kenia. In Kenia le condizioni erano spaventose: il campo era chiamato “la valle della morte”. Con uno strattagemma mio zio è riuscito a farsi traferire in India. Successivamente è stato portato in Australia e Tasmania.
    Rimpatriato agli inizi del 1947.
    Ha sempre rifiutato di lavorare per chi lo deteneva. La questione delle condizioni nei campi aveva avuto alterne vicende secondo chi era l’appaltatore della gestione del campo. In certi casi pochissimo cibo e sevizie, in altri trattamento più umano. Le condizioni migliori erano quando gli appaltatori erano fascisti australiani. Non so che cosa volesse dire esattamente, ma lo interpreto come se il trattamento dipendesse dal colore politico dell’appaltatore.
    Non sono d’accordo con certa retorica politica che vuole la dimenticanza come preordinata. Quello è il destino di ogni azione umana e la guerra italiana è una delle pagine più infelici della nostra storia.
    Trattamenti disumani dei prigionieri sono da condannare, ma ricordiamoci che non possiamo pensare ai prigionieri solo come semplici vittime, pensiamo perché erano lì e alle responsabilità gravissime di chi aveva dichiarato la guerra e di quei comandanti che l’avevano condotta così male da far cadere prigionieri centinaia di migliaia di soldati.
    Grazie al blogger per aver chiarito l’interesse di parte australiana a trattenere i prigionieri così a lungo dopo la fine della guerra.

  • Franco Gianni, Monsummano Terme (Pistoia, Toscana)

    Buongiorno,ho trovato solo ora questo post interessante.
    Sto cercando notizie di Cesare Vagarini, nato a Roma nel 1905 e defunto ormai novantenne nel 1995 a San Gemignano (Siena). Pittore, fu fatto prigioniero in Palestina dove era incaricato ad affrescare la Basilica della Visitazione ad Ain Karen, e deportato a Tatura con la moglie, monsummanese. Anche in Australia fu comandato ad affrescare un Santuario gestito pare dai Francescani. Non si hanno altre notizie della sua permanenza in Australia. Risulta qualcosa di più?
    Grazie e complimenti per tenere alta la memoria degli italiani all’estero.

  • Fabio Brocca

    Mio Nonno Damiano, fu fatto prigioniero a Tobruk nel 1942.
    Deportato in India e successivamente in Australia, fece ritorno in Italia nel 1949.
    Purtroppo mi raccontò poco, anche perchè ero piccolo, volevo sapere dove posso avere notizie dei luoghi dove fu deportato.
    Grazie mille.

  • Claudio Brutti

    Ho letto il commento di Patrizia (19 SETTEMBRE 2017 AT 10:49).
    Mio padre, Brutti Arcangelo, è stato ferito e fatto prigioniero
    nella battaglia di Sidi el Barrani, il 9-12-1940. Era nel Genio, nella Seconda Divisione Libica.
    Portato in India, nel campo di Bangalore, è stato poi trasferito in Australia
    a lavorare in un’azienda agricola. Alla fine della guerra è rientrato in Italia,
    partito il 23-12-1946 è rientrato a Tripoli (Libia), dove viveva con la famiglia,
    il 14-4-1948. Su una sua agendina ho trovato un riferimento 12-A COWRA,
    la famiglia presso la quale viveva e lavorava:
    Mr. Hammond, COWAL-WEST, WEST WYALONG, N.S.W.
    Ci possiamo sentire per ulteriori dettagli, se è interessata.
    La mia mail è claudiobrutti1951@hotmail.it.
    Grazie.

  • miriam stucchi

    Mio padre, ALCIDE STUCCHI, era caporale di artiglieria e fu fatto prigioniero a Sidi el Barrani il 9 gennaio 1940, come tutti spostato piu’ volte nelle retrovie e poi mandato in India e trasferito in Australia dove rimase fino al rimpatrio a gennaio 1947. Il campo in Australia era il 12 COWRA in NWS, dell’India ricordo sicuramente i suoi racconti di BHOPAL ma probabilmente giro’ altri campi.

    Imparo’ l’inglese in India durante la prigionia, e lavoro’ come interprete durante alcuni processi per crimini commessi dai prigionieri italiani. In Australia lavoro presso qualche fattoria ma non ho dettagli.
    Sto radunando le poche foto per rintracciare qualche nome di compagni di prigionia e/o di personale inglese dei campi.

    Al rientro in Italia tutta la documentazione gli venne sequestrata durante la quarantena a Napoli, quindi ho veramente poco.
    Qualunque informazione è benvenuta, mio padre e’ deceduto nel 1976 e la mia memoria sta svanendo, ma voglio lasciare traccia della sua storia per i suoi bis-nipotini in modo che questa esperienza non vada perduta nella storia della nostra famiglia.

  • miriam stucchi

    Anche mio padre, come il nonno di Ilaria O., avrebbe voluto tornare in Australia, viste le condizioni disastrose in cui ritrovo’ l’Italia (zona di Milano) al rientro nel 1947. Purtroppo mia madre, che aveva atteso il fidanzato per 7 lunghi anni, non volle seguirlo e lui si rassegno’ a restare. Rimpianse parecchio questa scelta forzata, perche’ in Italia fu dura riprendersi una vita dopo 7 anni.

  • Fabio

    Anche mio nonno Matteo La Russa mi raccontò di essere stato preso prigioniero e portato in Australia nel 1940.
    Mi raccontò che vennero catturati nel deserto in Abissinia dall’esercito Inglese, dopo essere stati abbandonato dagli ufficiali italiani (su
    2000 rimasero in vita in 400 in nave prima a Bombay e dopo un po’ di tempo in Australia, dove erano impiegati come forza lavoro nei campi.
    Raccontava con orgoglio la civiltà e il modo di vivere in Australia. La storia di un soldato calabrese che per necessità aveva rubato i soldi che lasciavano dentro a delle cassette in campagna in cambio della spesa alimentare che il fattorino avrebbe portato. Quando se ne accorsero e sentite le ragioni del gesto decisero di dargli dei soldi per aiutare la sua famiglia in Calabria.
    Inoltre mi raccontava che ogni paio di orecchie da coniglio catturate il governo gli dava dei soldi ( visto che il numero dei conigli era aumentato in maniera esponenziale e stava distruggendo l’agricoltura).
    Una volta legarono ad un pezzo di carne la bandita Italiana, che venne azzannata da un aquila e la fece sventolare in cielo, gli Inglesi cominciarono a sparare all impazzata.
    Tornarono nel 1945 e portati a Napoli come profughi di guerra. Nel 1947 tornò in Sicilia.

  • rino

    ho un film dei prigionieri dove c’è mio padre è stato prigioniero in Egitto, India Australia

  • massimo papini

    anche mio padre classe “19 ora defunto, è stato fatto prigioniero a Sidi el Barrani dagli inglesi e portato in India a New Deli in ospedale perché aveva preso l’asma e altra malattia (ho cartelle con timbro e firme ) poi fu portato in Australia difatti i suoi fratelli e sorelle quando andavano a sentire dai militari che fine aveva fatto gli rispondevano che era disperso e non ne sapevano niente dunque in Australia a Perth volevo tornare con lui ma è mancato prima è rientrato in italia nel1947

  • matteo

    Mio padre fu prigioniero degli inglesi, deportato in australia dove rimase pre tre lunghi anni dopo che la guerra era finita,totale 7anni piu tre di prigionia,riusci tramite una nave di napoletani a sapere la verita sulla guerra finita ,e cosi si imbarco sulla nave di questi napoletani, e dopo tre lunghi mesi arrivo a napoli,fu messo in quarantena poi prese un treno per bergamo; quando arrivo,a casa per iloro famigliari era ormai dato disperso, era denutrito , barba e in poche parole era un barbone , non lo avevano riconosciuto,in quel perido erano natti altri fratelli,alla vista di mio padre avevano paura di questo uomo cosi tutto trasqurato, ma il suo cane lo riconobbe anzi le fecce tante feste ,lui lo chiamo per il suo nome simone simone ….,la madre nel sentire questo uomo chiamare il cane per nome capi che era tornato suo figlio dalla guerra,oggi mio padre e morto di vechiaia aveva 85 anni, lui mi parlava sempre della sua guerra della brigionia,era rimasto segnato era un uomo do poche parole , se volevi farlo parlare dovevi chiedergli della guerra allora ti parlava dell’africa poi del’india poi dei mesi nei campo do cocentramento poi delle Hawai dove pulivano le spiagge e poi in australia allevamenti pecore e cavalli,tengo ancora ricordi libri fotto della prigionia , il suo zaino, la boraccia,un libricino dove usava per parlare inglese,mi sarebbe piaciuto fare un viaggio con lui in Australia,ma mia madre non voleva,pero lui mi parlo tutta la vita dell’austrlia e provo anche cercare la faiglia che lo teneva,oggi sarebe bello sapere di questa famiglia ,qualche informazioni, ho provato io con i social, ma è difficile, chiedo gentilmente a voi se con il nome di mio padre possiamo risalire, mi sento un dovere nei suoi confronti grazie tanto chi mi puo dare notizie, fu anche ferito e riconosciuto dalla svizzera e fu anche decorato con diverse medaglie,il suo corpo darmata era in cavalleria,e fu stato prigioniero in India e il nome di mio padre era PEZZINI ALDO CLASSE 1920.
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