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Il bombardamento della stazione autocorriere Garbini

di Giorgio Ciatti

17 gennaio 1944 …schegge di vita vissuta, per non dimenticare, mai.

Il primo bombardamento del 1944 avvenne alle ore 13,15 e colpì sanguinosamente Viterbo e la sua Provincia. Tre formazioni di quadrimotori “Liberator” sorvolavano la città dirigendosi verso Orte, quando improvvisamente alcuni bombardieri si staccarono dal gruppo e sganciarono circa 90 tonnellate di bombe (il calcolo approssimativo fu fatto con il recupero di tre bombe rimaste inesplose presso le  case adiacenti il passaggio a livello).
Fu colpita la zona tra le stazioni ferroviarie di Porta Fiorentina e della Roma Nord, e il capolinea delle autocorriere della Ditta Garbini, posto all’angolo tra piazza Umberto I (ora Piazza Gramsci) e via di Porta Murata (ora via San Bonaventura); oltre alle tre stazioni, furono danneggiate numerose case, un ristorante affollato (“Il Bersagliere”  situato nei pressi dell’attuale pasticceria Lombardelli), la Basilica di S. Francesco; causando la morte di due religiosi e il ferimento di un terzo; si salvò P. Giovanni Auda e che fu poi l’artefice della ricostruzione, e la caserma Bazzichelli,  adibita a Distretto Militare.
Secondo un elenco pubblicato da un giornale locale, i morti furono 73, 7 i dispersi e 94 i feriti; alcuni morirono perché non fu possibile estrarli in tempo dalle macerie per mancanza di mezzi adeguati.
Mi sembra di sentire ancora i lamenti dei feriti che provenivano da sotto le macerie, e mentre passava il tempo, andavano sempre più affievolendosi fino a cessare del tutto; vedo ancora le volute di  fumo che uscivano tra i sassi e i calcinacci, per l’incendio sviluppatosi dai  pullman  andati distrutti
Fu scelta di proposito l’ora delle 13,15 perché coincideva con la partenza dei pullman  che collegavano quei paesi della provincia non serviti dalle due ferrovie; era quella l’ora in cui facevano ritorno ai loro paesi i poveri cristi, dopo essere venuti a Viterbo magari per acquistare  qualcosa non soggetta alla carta annonaria; e tornavano a casa gli studenti venuti in città per frequentare le scuole di grado superiore.
Non essendoci in quella stazione insediamenti militari, quale era lo scopo?
A parer mio, quello di provocare più vittime civili possibili, affinché la popolazione esausta si ribellasse al regime e alle forze di “occupazione” (eravamo stati noi ad invitarli in casa nostra).
Mi sono sempre domandato: come facevano gli Anglo-Americani a conoscere l’ora esatta della partenza dei pullman, l’ora in cui la stazione sarebbe stata più affollata?
L’unica risposta che mi sono dato: c’era a Viterbo un “informatore”; l’unico individuo che,  negli anni a venire,  avrebbe portato sulla coscienza la paternità di quell’inutile (e sottolineo inutile) eccidio.

I dati relativi al bombardamento  sono stati rilevati dall’archivio storico presso l’ottica di Attilio Sorrini.

15 commenti

  • Marinaio Telegrafista

    versi davvero tristi intrisi di delicatezza e profumo di fiori di libertà e di primavera che tarda purtroppo ad arrivare

  • Daniele Tersigni

    …lo sfondo triste di una Viterbo in ginocchio…ma che dà luce e vivacizza chi purtroppo non c’è più

  • Marinaio Di Lago

    Ritrovare l’energia, il calore di quell’abbraccio divenuto straniero… di quel sorriso che un gelido vento di guerra ha portato lontano….sarà necessario aspettare un sole nuovo, una nuova primavera… che come dicono e confermo tarda ancora ad arrivare.
    Che riposino in pace

  • Flavio Gallo

    “l’unica certezza è che oggi a Viterbo anche se è una giornata uggiosa c’è un raggio di sole nella nostra vita. R.I.P.

  • Franzo Osvaldo

    grazie ezio per la tua partecipazione, un triste ricordo e il destino vuole che questa giornata sia identica a quella.

  • EZIO VINCIGUERRA

    ciao Franzo Osvaldo,
    l’amico Giorgio Ciatti ha voluto regalarci questo intenso suo scritto che dimostra che siamo degli animali si dotati di intelligenza ma che, purtroppo, dimentichiamo. Una giornata triste può, come ogni data triste, come ogni evento triste, ci dovrebbe fare gioire per il semplice fatto che la ricordiamo, che siamo. Per non dimenticare, mai.
    R.I.P.

  • Franco

    Ciao Ezio, ringrazio anche io x questo triste ricordo avvenuto a Viterbo. Non essendo di queste parti, come te sono un residente da pochi anni in provincia, non conoscevo questa storia del bombardamento su Viterbo, mentre sono molto informato del bombardamento su Civitavecchia, avvenuto il 14 Maggio 1943, seguito poi da un secondo, che distrusse quasi tutto il porto (obbiettivo primario) e parte della città attinente al porto, compresa quella che era la chiesa madre di S.Maria, e parte della bella chiesa dei Santi Martiri Giapponesi, contenente gli affreschi dell’abside di Luca Hasegawa, pittore giapponese venuto x studi a Roma. Mio padre, in quel momento giunse x una breve licenza dal Friuli, e trovò il palazzo dove abitava distrutto completamente, e lì perse la moglie Lina e la sorella Sofia, di cui non trovarono nulla dei loro corpi letteralmente disintegrati…..Una mia parente, mi raccontò parecchi anni dopo, che papà rimase a scavare con le mani tra le macerie x ritrovare qualche parte di quei poveri resti umani ma, invano. La guerra…la più brutta e dolorosa “invenzione” dell’uomo.

  • Franco Pucci

    “…quanta tenerezza in questa storia…Bella storia e bella Italia che non dimentica!!”

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ciao Franco carissimo.
    Grazie per la tua “personale testimonianza”.
    Come si possono dimenticare così tanti sacrifici e vittime di una guerra senza fine?
    Articoli, cerimonie, commemorazioni, celebrazioni non possono certamente cancellare il dolore dei parenti stretti e degli amici ma, sicuramente, aiutano a non farli dimenticare perché la vita è bella e vale la pena di viverla in ogni istante…e ancora non abbiamo compreso profondamente l’amore, il primo dono che Lui ci ha donato attraverso la vita e non certo attraverso la ……
    Ti abbraccio Franco, mi hai commosso.
    Che riposino in pace e ci perdonino

  • Giuseppe Sisto

    Grazie! Sei molto caro. Però dobbiamo tener conto del passato, è la nostra esperienza di vita e per quanto possibile, passare la nostra esperienza agli altri.

  • Marco Anselmi

    Grazie con affetto Ezio quello che fai è da lodare e vedo che ti sei integrato benissimo nel nostro territorio. Quando organizziamo una serata insieme sarà sempre troppo tardi. Ciao Marco

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