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Il caso Enrica Lexie, i due fucilieri del Reggimento San Marco e la crisi diplomatica Italia – India

a cura di Marco Angelo Zimmile (*)

RELAZIONE TECNICA Basata sulla relazione tecnica dell’ingegnere Luigi Di Stefano, ampliata, riveduta e corretta ed integrata con maggiori notizie e dati tecnici.

Premessa
A seguito dei fatti del 15 Febbraio u.s. occorsi nelle acque delle coste meridionali dell’India che hanno visto protagonisti i Fucilieri di Marina del Reggimento San Marco Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, imbarcati a bordo della petroliera “Enrica Lexie”, ed i pescatori del peschereccio “St. Anthony”, delle notizie frammentate e spesso falsate, al fine di fare chiarezza ho deciso di redigere la presente relazione sulla base delle informazioni certe di cui sono in possesso per il tramite dei media, della rete, e sulla mia personale esperienza di Fuciliere di Marina nonché di volontario della Protezione Civile in qualità di docente di navigazione e soccorso marittimo, Comandante di idro-ambulanza e capo settore del reparto aeronavale.
Saranno escluse dalla presente relazione le notizie frammentarie non verificabili per l’impossibilità del sottoscritto di poterlo fare dettata da ovvi motivi, ragion per cui saranno trattati solo i fatti accertati, sia quelli forniti dal Ministero degli Esteri e dagli organi di informazione che quelli scaturiti dai risultati dell’elaborazione e dello studio delle informazioni effettuati dal sottoscritto.
Si tiene a precisare che qualora dovessero venire alla luce fatti comprovati che ampliano, confermano o smentiscono quanto riportato nel presente elaborato, provenienti da fonti certe, essi saranno utilizzati per la correzione e/o l’ampliamento di questo lavoro al fine di poter delineare un quadro della vicenda quanto più chiaro possibile.


Legenda:

φ: Latitudine;
λ: Longitudine;
ore XX.XXL: ora locale;
ore XX.XX UTC: ora del meridiano di Greenwich;
NM: Nautical Miles (miglia nautiche), ossia 1.852 metri;
Kts: nodi (velocità) i quali hanno la stessa misura delle miglia nautiche, espressi in ore;
Mt: metri;
Inizio delle acque internazionali: 12 NM dalla linea di base (linea immaginaria che rettifica la conformazione costiera);
AIS: Sistema di identificazione automatica (Automatic Identification System), sistema automatico di tracciamento utilizzato su navi commerciali e da diporto a partire da un certo tonnellaggio; queste, tramite un’apparecchiatura elettronica installata in plancia, trasmettono i propri dati attraverso un sistema VHF predefinito possano ricevere e visualizzare queste informazioni tramite un sistema informatico, pubblicate anche sulla rete;


LA TESTIMONIANZA DELL’EQUIPAGGIO DELLA PETROLIERA ENRICA LEXIE
15 febbraio 2012, ore 16.00L ca.

La Petroliera Enrica Lexie, di proprietà della società Fratelli D’Amato Spa, incrocia al largo delle coste sudoccidentali dell’India, in acque internazionali, a circa 30 NM dalla linea di base, quasi all’altezza di Kollam, alle coordinate φ 9° 20,00’N e λ 075° 52,00’E ca., velocità 14 Kts e con un angolo di rotta di 345°, quando rileva sul radar, ad una distanza di 2,8 NM ca. (5,186 Km ca.) ad ovest un’unità veloce dal rilevamento costante (rotta di collisione).
Vengono attuate le direttive imposte nei casi si tentato abbordaggio ossia:

– Verifica del pericolo;
– Contatto radio con l’unità non identificata;
– Segnali luminosi in codice morse;

i quali non sortiscono effetto alcuno.

Il Comandante porta la velocità al massimo (15 kts) e subito dopo l’intero l’equipaggio viene collocato nella “cittadella”, zona fortificata all’interno del castello di poppa, per garantirne l’incolumità, mentre il personale militare del Reggimento San Marco, composto da sei uomini, attua le procedure di difesa della nave la quale, battendo bandiera italiana, è considerato suolo italiano, sottoposto a difesa in base alla Costituzione (art. 52).
I Fucilieri di Marina, equipaggiati con fucili Beretta mod. Ar 70/90, identificata a mezzo binocolo (e fotografata, foto che si trova in mano al Ministero della Difesa) l’unità ostile come un mezzo veloce di colore blu di lunghezza di 12 Mt ca. con personale armato a bordo (cinque occupanti), in base alle procedure:

– Raffiche di avvertimento in aria;
– Raffiche di avvertimento in acqua;
– Fuoco ad altezza d’uomo solo se le procedure sopraesposte non hanno avuto esito positivo (procedura non adottata per esito positivo delle raffiche di avvertimento);

esplodono tre serie di colpi in acqua ad una distanza di 500, 300 e 100 Mt (20 colpi in tutto) senza mai colpire l’unità ostile; tale azione dissuade l’unità dalla manovra di avvicinamento e si allontana senza, in base alle testimonianze del personale militare, rilevare feriti a bordo dell’unità interessata.
Cessato l’allarme l’equipaggio torna ai posti di manovra e la nave torna alla velocità di crociera (14 kts) e riprende la navigazione senza variare la sua rotta mentre il Comandante avverte la società armatrice a Napoli (la quale avverte la magistratura italiana) e l’ICC (Commercial Crime Service) di quanto accaduto.
Alle ore 18.20L il comando della Guardia Costiera Indiana contatta la Lexie riferendo di aver avuto notizia di un tentato abbordaggio e di avere arrestato un gruppo di pescatori armati, e richiede alla petroliera di far rotta per il porto di Kochi al fine di identificare gli autori dell’aggressione. Il Comandante si consulta con il Ministero della Difesa (il quale, tramite la Marina Militare, sconsiglia di variare la rotta) e con la società armatrice; quest’ultima (forse per via delle forti commesse di noleggio navi da parte delle imprese del luogo) autorizza l’inversione della rotta, ed alle ore 19.15L ca. la petroliera accosta dirigendosi verso il porto di Kochi.
Giunta in rada la Lexie viene attesa e scortata all’ormeggio dai cacciatorpediniere indiani Samar e Lakshimi Bhai, da un aereo da ricognizione della Guardia Costiera DO-228 e da diverse motovedette.
Una volta all’ormeggio i Fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che hanno aperto il fuoco, vengono fatti sbarcare dalla petroliera (non si comprende in base a quale regola e chi ha autorizzato lo sbarco dal suolo italiano) e posti agli arresti con l’accusa di omicidio di due marinai del peschereccio St. Anthony.

LA TESTIMONIANZA DELL’ACCUSA

La Guardia Costiera Indiana, alle 18.20L ca., registra l’allarme del gruppo dell’equipaggio del St. Anthony rientrato in porto con le salme di due colleghi deceduti a causa di ferite d’arma da fuoco, e, tramite radar ed il sistema AIS, rileva cinque navi in zona che, per rotta e velocità, sono riconducibili al resoconto di pescatori; le navi identificate sono:

– Enrica Lexie;
– Olympic Flair;
– Kamome Victoria;
– MSC Don Giovanni;
– Ocean Breeze;

tutte le navi sopracitate vengono contattate via radio, ma a parte l’Enrica Lexie, nessuna risponde.
Durante la deposizione, avvenuta il giorno seguente al fatto, il 16 febbraio, i nove pescatori superstiti riferiscono di non poter fornire informazioni in merito poiché, a parte i due colleghi deceduti in plancia durante il turno al timone, erano in turno di riposo, cioè assopiti, e di conseguenza non erano in grado di evidenziare elementi utili né in merito alla dinamica dei fatti né ad un eventuale descrizione dell’unità da cui sono partiti i colpi.
Sei giorni dopo, il 22 febbraio, i pescatori ribaltano la loro testimonianza per voce di un uomo identificato come Freddie Bosco, qualificatosi come armatore e Comandante del peschereccio St. Anthony, il quale dichiara che il peschereccio è stato oggetto di proiettili in modo continuo per un tempo non inferiore a due minuti provenienti da una nave di colore nero e rosso, senza possibilità di identificazione certa non potendo leggerne il nome in quanto occupati a trovare riparo (cosa che confermerà il 22 Marzo); il testimone varia anche la posizione di uno dei deceduti collocandone uno a poppa anziché in plancia.
Viene spontaneo chiedersi perché il sopracitato testimone non abbia riferito immediatamente la sua versione dei fatti invece di attendere sei giorni e perché abbia dichiarato di essere assopito al momento della sparatoria. Da notare che la versione dei fatti cambia totalmente dopo sette giorni l’accaduto e che la Lexie era all’ancora in porto.

1a ANALISI – IDENTIFICAZIONE DELLA NAVE E LE TESTIMONIANZE
Dalla testimonianza dell’armatore del St. Anthony si evincono due elementi:

1 – i colpi sono stati sparati da una nave di colore nero e rosso;
2 – la durata della sparatoria è si è protratta per un tempo non inferiore a due minuti;
Analizziamo i due elementi.

Analizziamo i due elementi.
1 – E’ stato appurato che le navi in zona oggetto di controllo al momento interessato sono cinque in tutto e, a parte la Ocean Breeze (nave passeggeri), quattro di esse sono pressoché identiche sia nel colore (nero e rosso), nella tipologia (nave da carico), nelle sovrastrutture simili e nelle dimensioni. Di seguito le immagini di repertorio delle navi interessate:

Risulta essere uno spunto interessante coprire i nomi delle sopracitate unità e tentare il riconoscimento dell’Enrica Lexie (Ocean Breeze a parte), esso risulterà impossibile. Viene anche da chiedersi come il Pubblico Ministero interessato abbia potuto convalidare la testimonianza del Comandante Bosco relativa all’identificazione della nave in quanto viziata dalla mancanza della certezza assoluta, anche in virtù del fatto del rilevamento da parte della Guardia Costiera del numero delle navi in zona (cinque) riconducibili per rotta e velocità alla (prima) testimonianza fornita dai pescatori. Se ne deduce l’inattendibilità della testimonianza del Comandante Bosco e di conseguenza la non utilizzabilità della stessa ai fini dell’indagine.

2 – con raffiche continue per un tempo di due minuti a distanza di tiro utile (distanza in cui il proiettile ha la sua piena efficacia) del peschereccio sarebbe rimasto ben poco mentre dalle immagini in seguito riportate si evince che è integro.

2a ANALISI – POSIZIONI, ROTTE E VELOCITÀ DELLE UNITÀ INTERESSATE

Al fine di avere un quadro quanto più chiaro possibile della dinamica dei fatti sino ad oggi dichiarati ed allo scopo di verificare la veridicità degli stessi il primo passo è quello di accertare la posizione, rotta, velocità, orari e manovra delle unità interessate, nello specifico della petroliera Enrica Lexie e del peschereccio St. Anthony, oltre ad una terza nave l’Olympic Flair, per ragioni che vedremo più avanti.
Per determinare le informazioni necessarie ho elaborato i dati in mio possesso tramite il famoso software geografico Google Earth, grazie al quale sono riuscito a ricostruire le posizioni ed i movimenti sia della Lexie, del St. Anthony che dell’Olympic Flair.

Dati di interesse:

Enrica Lexie:
– Posizione alle ore 16.00L ca.: φ 9° 20,00’N e λ 075° 52,00’E ca.;
– velocità 14 Kts;
– angolo di rotta di 345° (in direzione Egitto);
– velocità al momento del tentato abbordaggio: 15 kts;
– posizione al momento dell’accostata per dirigersi al porto di Kochi: φ 10° 6.5’N e λ 75° 40’E ca.;
– posizione al tramonto (ore 18.35L ca.): φ 09 57N e λ 75 43E ca.;

Peschereccio St. Anthony:
– posizione alle ore 16.00L ca.: 2.8 NM (5,186 Km ca.) ad ovest dell’Enrica Lexie;

Olympic Flair:
– posizione: φ 9° 57.000’N e λ 76° 2.000’E ca.;

Kamome Victoria:
– non disponibile;

MSC Don Giovanni:
– non disponibile;

Ocean Breeze:
– non disponibile;

Si sa per certo che le navi Kamome Victoria, MSC Don Giovanni ed Ocean Breeze al momento interessato si sono dileguate senza dare notizia di sé, né la Guardia Costiera Indiana ha fornito la posizione delle stesse. Non potendo quindi tracciare le loro rotte e posizioni concentriamoci sui dati in nostro possesso, ossia sull’Enrica Lexie, Olympic Flair e St. Anthony da cui si ricava il seguente grafico:

Al fine di ricavarne una lettura di facile comprensione riepiloghiamo i dati:

Enrica Lexie:

Alle ore 16.00L ca. la Lexie si trova in acque internazionali (35,2 NM ca. dalla costa e 28,63 NM ca. dalla linea di base) in condimeteo ottimali con un angolo di rotta di 345° ad una velocità di 14 kts in navigazione verso l’Egitto quando rileva l’unità ostile sul radar a 2.8 NM ca. ad ovest di essa. Viene portata la velocità a 15 kts. Cessato l’attacco per intervento dei Fucilieri del San Marco la velocità viene riportata a 14 kts; in questo lasso di tempo la rotta rimane invariata. Il sole tramonta alle ore 18.35L ca.

Alle ore 19.15L ca. la nave accosta in direzione del porto di Kochi dove giunge alle ore 23.00L ca. dove porta la velocità a circa 8,25 kts (impiega quasi quattro ore per percorrere 33,38 NM ca.).

Olympic Flair:

Mentre L’Olympic Flair si trova all’ancora al largo di Kochi alle coordinate φ 9° 57.000’N e λ 76° 2.000’E ca. subisce un tentativo di abbordaggio da parte di due unità ostili con a bordo

venti persone armate. La Grecia nega che tale attacco sia avvenuto ma la conferma dello stesso arriva dal ICC, Commercial Crime Service, il quale è stato allertato proprio dallo stato maggiore dell’Olympic, come dimostra la pubblicazione del grafico e dei dati sul sito dell’ICC:

Non si è in possesso di elementi certi per determinare come l’Olympic Flair si sia difesa dall’attacco oltre a lanciare l’allarme e levare le ancore, ma è confermato che dopo di esso ha dato potenza alle macchine non avvertendo le autorità locali nonostante il fatto sia avvenuto in acque territoriali di quello Stato, ad una distanza di 9 NM ca. dalla linea di base. In quel momento la distanza tra la Lexie e l’Olympic è di 4,15 NM ca.

St. Anthony

In base alla ricostruzione della Guardia Costiera il St. Anthony sarebbe rientrato velocemente al porto di Kochi con le salme dei due colleghi uccisi alle ore 18.20L ca., cioè quando è stata contattata la Lexie, quindi avrebbe percorso 41 NM ca. in due ore, ossia ad una velocità di 20 kts ca.
La cosa sembra alquanto inverosimile per una serie di ragioni:

1 – un peschereccio ha in genere uno scafo dislocante, ossia con l’opera viva (dalla linea di galleggiamento in giù) completamente immersa; questa tipologia di scafo consente ottima stabilità ma scarsa velocità, e che un peschereccio possa avere la velocità di un motoscafo appare lascia parecchio perplessi. Ma questa possibilità è facilmente verificabile: basta percorrere la medesima rotta a 20 kts ca. con il St. Anthony nelle medesime condimeteo per determinare la possibilità del mezzo di coprire la distanza di 41 NM ca. in due ore ca.;

2 – La Guardia Costiera ha dichiarato che il St. Anthony ha raggiunto il porto di Kochi alle 18.20L. ca., quindi, considerando che il tramonto del sole è avvenuto alle 18.35L ca. e che il crepuscolo si è prolungato per altri dieci minuti si deduce che sia approdato con la luce pomeridiana, ma osservando il filmato ripreso da una tv locale e pubblicato su YouTube all’URL http://www.youtube.com/watch?v=HPdvQ0q5oXk si vede chiaramente che è notte e non giorno:

ragion per cui l’ora di approdo non può essere quella dichiarata, le 18.20L ca., infatti viene diffusa da alcuni organi di stampa quella delle 22.30L ca., molto più realistica.
Ma se effettivamente l’ora corretta risulta essere quella delle 22.30L ca. appare evidente che il St. Anthony non può tenere una velocità di 20 kts ca. ma di molto inferiore; infatti, se ha percorso 41 NM ca. in sei ore e mezza la velocità reale risulta essere di 6,5 kts, tra l’altro conforme ai pescherecci della sua tipologia (che possono anche arrivare a non più di 10/12 kts in base alle macchine installate ed alla tipologia di scafo), ma a tale velocità non avrebbe mai potuto stare dietro né tanto meno attaccare l’Enrica Lexie la quale aveva una velocità di crociera di 14 kts.
Per evitare di generare confusione nel comprendere quanto sopra esposto riepiloghiamo i dati e le conseguenti valutazioni:

1 – L’Enrica Lexie alle 16.00L viene attaccata ma respinge l’attacco e riprende la sua rotta;

2 – il St. Anthony non rientra in porto alle 18.20 come dichiarato dalla Guardia Costiera ma dopo il tramonto avvenuto alla 18.35L e comunque in condizioni di oscurità come si nota dal filmato, secondo organi di stampa l’approdo avviene intorno alle 22.30L;

Spontaneamente a questo punto viene molto semplice fare il seguente ragionamento:
se il St. Anthony non è rientrato alle 18.20L ca. ma più tardi, dove sono i pescatori armati arrestati dalla Guardia Costiera all’ora indicata che evidentemente non sono i marinai del peschereccio? E per quale motivo il Governo locale ha posto agli arresti i Fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per l’uccisione di due dei marinai del peschereccio quando è palese che tra le due parti non vi è stato alcun conflitto a fuoco?
Osservando nuovamente il grafico che ricostruisce le posizioni si può avanzare con sufficiente validità l’ipotesi che, alla luce del rientro in porto con l’oscurità, della velocità reale stimata del St. Anthony e dell’orario dell’attacco all’Olympic Flair, il peschereccio sia rimasto suo malgrado coinvolto nell’attacco alla nave greca, con le conseguenze che ben conosciamo. A ciò si aggiunge anche un’altra domanda: come hanno fatto le forze aeronavali indiane, le quali navigavano incontro alla Lexie ed a vista dell’Olympic, dotati ovviamente di radar, a non accorgersi dell’attacco da parte delle due unità ostili?
Del resto la Lexie e l’Olympic sono praticamente identiche come si evince dalle immagini di seguito riportate tratte da Libero Reporter:

quindi un errore di identificazione appare molto probabile.
Basterebbero già questi semplici interrogativi per dimostrare la totale innocenza dei Fucilieri di Marina del San Marco, ma i soli dati elaborati sulla manovra, nonostante dimostrino la loro validità, in un dibattimento necessitano anche di una seconda relazione costituente elemento probatorio, ossia l’esame balistico.

Durante l’addestramento presso il Reggimento San Marco ho appreso in modo approfondito l’argomento balistico con le seguenti armi:

M.A.B. 38 – Moschetto automatico Beretta – cal. 9 x 19 mm (Fiocchi e Parabellum) – non più in uso;
F.A.L. – Beretta BM59 Fucile Automatico leggero – cal. 7,62 x 51 mm NATO (in servizio fino agli anno 90 oggi utilizzato per addestramento);
Beretta AR 70/90 – cal. 5,56 x 45 mm NATO;
MG 42/59 – cal. 7,62 x 51 mm NATO;
Bomba a mano S.R.C.M. mod. 35;
Beretta 92FS – cal. 9 x 19 mm;

e più recentemente, tramite l’attività sportiva, con:
Carabina cal. .22;
Pistola cal. 9 x 21 mm;
Revolver cal. 38;
Pistola cal. .22;

È stato molto interessante confrontare i dati balistici relativi all’AR 70/90 con quelli forniti dal medico legale incaricato di eseguire l’autopsia e quelli scaturiti dalle immagini delle signature dei proiettili lasciati sul peschereccio e sui corpi dei deceduti, confronto che ha prodotto un risultato di un certo rilievo, anzi, di un certo calibro!

3a ANALISI – L’ESAME BALISTICO.

I Fucilieri del Reggimento San Marco, come le altre forze NATO, sono equipaggiati con fucili Beretta AR 70/90, i quali sono dotati di proiettili calibro 5,56 x 45 mm NATO.

Oltre all’AR 70/90 il calibro 5,56 mm viene utilizzato anche dall’americano M16, il quale rappresenta una delle armi più diffuse e prodotte nel mondo per via della sua facilità d’uso ed affidabilità (come per l’AK47) ed utilizzata anche in India (come nello SRI Lanka) come si evince dal seguente grafico:

Ne consegue che se a bordo del St. Anthony e sui corpi del marinai fossero stati trovati proiettili del calibro dell’AR 70/90 ciò non avrebbe dimostrato nulla, ma semplicemente sarebbe stato necessario eseguire un esame balistico sulle armi in dotazione ai Fucilieri in considerazione del fatto che il St. Anthony era in pesca nello stretto di Palk, dove notoriamente avvengono sparatorie tra i pescatori indiani e dello Sri Lanka con morti da entrambe le parti (l’ultima il 16 Marzo u.s. che ha causato 16 feriti) ed entrambe utilizzano il fucile M16.
Ma le cose sono andate diversamente.
Il 24 febbraio l’assistente commissario di polizia Shajadan Firoz dichiara che “nei corpi dei pescatori abbiamo recuperato due pallottole calibro 0,54 pollici compatibili con diverse armi”.
Tale calibro, corrispondente a 13,7 mm, non viene più utilizzato (era in uso nei fucili ad avancarica dell’800) per cui si possono avanzare due ipotesi per via dell’errore:

1 – il calibro corretto è il .55 (13,9 mm), utilizzato dalla Boys MK1 AT Rifle, fucile controcarro di fabbricazione inglese, utilizzato nella WWII la cui produzione è cessata nel 1943;

2 – il calibro corretto è il .50 (12,7 mm) oggi ampiamente utilizzato su fucili di precisione quali il McMillan Tac 50, il Barrett M82 e la mitragliatrice Browning M2.

Entrambi i calibri di cui sopra sono comunque da escludere da quelli utilizzati dai fucili d’assalto dei Fucilieri (5,56 mm NATO) per via dell’enorme differenza di calibro.

Il McMillan Tac 50

La Browning M2

Il Barrett M-82

L’esame autoptico effettuato sui corpi delle vittime da parte del Dott. Sasikala, docente di medicina e chirurgia legale a Trivadum, riporta che “il proiettile metallico a punta ritrovato nel cranio del pescatore misura 3,1 centimetri di lunghezza, due centimetri di circonferenza sulla punta e 2,4 sopra la base”. Molto interessante la descrizione delle misure in circonferenza, 2,4 cm (CIRCONFERENZA E NON CALIBRO), essa ci dice con quale proiettile abbiamo a che fare.
Attraverso il dato di cui sopra (24 mm) applicando la formula R=C/2π è possibile calcolare il raggio del proiettile e di conseguenza il diametro, il risultato è 7,64mm, il quale, per via di deformazione dovuta all’impatto sul cranio di uno dei deceduti o ad un errore di misura, è facilmente assimilabile al 7,62 x 54R.
Di tale calibro ne esistono varie versioni per differenza di lunghezza:
– 7,62x54R;
– 7,62×39;
– 7,62×25;
– 7,92×57 mm Mauser (dato riportato per comparazione).

Nell’immagine seguente possiamo notarne le differenze tra il 57 Mauser (a sinistra), il 54R (centrale) ed il 39 (a destra):

Concentriamoci sul proiettile interessato, ossia il 7,62 x 54R.
Tale calibro, progettato originariamente per il fucile Mosin-Nagant (ancora oggi reperibile):

utilizzato dal periodo zarista fino ai giorni nostri, viene oggi utilizzato sia in mitragliatrici che fucili bolt-action che semiautomatici, come l’ex sovietico SVT 40 (non più in produzione ma ancora reperibile):

e l’anch’esso ex sovietico il Dragunov:

nonché la mitragliatrice russa PK, ancora oggi in produzione ed utilizzata:

Quindi abbiamo quattro diverse armi, reperibili tramite ovvie vie, con cui possono essere stati sparati i colpi dal calibro interessato.
Nella seguente immagine possiamo notare la differenza, oltre ad altri calibri, tra il .50 (già utilizzato per sfondamento e contraerea), il 7,62 mm ed il 5,56 mm NATO:

La differenza tra i calibri interessati è palesemente notevole.
Nell’immagine che segue è possibile effettuare un confronto più preciso tra il 5,56 mm NATO, in uso sull’AR 70/90, ed il 7,62 mm rilevato dall’esame autoptico. Come facilmente si evince i due calibri non possono essere confusi per via delle dimensioni già ad occhio nudo largamente contrastanti:

E’ inoltre interessante fare caso a due particolari:
1 – la rivista “Panorama” riporta una foto del St. Anthony dove si notano i colpi lasciati dai proiettili:

Da dove si evince dal solco lasciato il valore del diametro (già ad occhio compatibile con un .50 quindi dimostra l’uso, oltre al calibro 7,62 x 54R, anche di armi con munizionamento .55 o .50) e che, osservando la posizione delle signature, i colpi non sono stati sparati dall’alto, come avrebbe dovuto essere se i proiettili fossero arrivati dall’Enrica Lexie, ma dal basso.
2 – il sopracitato filmato diffuso su YouTube, mostrando i corpi delle vittime, mette in risalto la dimensione del foro che è indubbiamente più grande di un 5.56 mm NATO:

Alla luce di quanto sopra esposto, sullo sviluppo dei dati sulla manovra e sulla balistica è chiaro come i Fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone siano del tutto estranei ai fatti. Non si comprende né il motivo per cui alla data odierna lo stato di arresto dei due militari italiani perduri né il motivo di prendere tempo con continue proroghe dei termini di custodia da parte delle autorità indiane. Viene da sé che le tanto sbandierate “prove inoppugnabili” dichiarate dal Primo Ministro del Kerala, Oommen Chandy, cadono come un castello di carte.

Marco Angelo Zimmile è nato a Catania il 21 Ottobre 1977. Ha servito nella Marina Militare Italiana in qualità di Fuciliere, addestrato presso il Reggimento San Marco. Oggi svolge la professione di Consulente del Lavoro ed è volontario di Protezione Civile, associazione Guardia Costiera Ausiliaria Onlus, centro operativo di Licata, dove svolge le funzioni di docente di navigazione e soccorso marittimo, Comandante di idroambulanza e caposettore del reparto aeronavale, oltre a far parte del nucleo subacqueo ed antincendio.
In qualità di volontario ha preso parte a numerosi interventi tra i quali vigilanza costa, soccorso a profughi e naufraghi, Sisma Abruzzo 2009.
E’ socio di:
Associazione Nazionale Marinai d’Italia., gruppo Antonino Lo Vacco – Licata;
Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia, nucleo di Licata;
Lega Navale, sezione di Licata;
Guardia Costiera Ausiliaria ONLUS – Licata.

Fonti:
– Analisi Crisi Italia /India – Vicenda della petroliera Enrica Lexie – Ing. Luigi Di Stefano;
– Ministero degli Affari Esteri;
– Ministero della Difesa;
– Marina Militare Italiana – Sito Ufficiale;
– Ansa;
– Corriere della Sera;
– Repubblica;
– Il Giornale;
– La Stampa;
– Asianews.it;
– TgCom;
– Oggi;
– icc-ccs.org;
– Gens Maris.com;
– Panorama;
– The Times Of India;
– defencetalk.com;
– Libero Reporter;
– Wikipedia;
– CNN;
– BBC;
– The Indian Express;
– Vessel Tracker.com;
– Marine Traffic.com

40 commenti

  • Falco Bianco

    Concordo..farei volentieri due chiacchiere sull’argomento…ma oggi non sto benissimo..un po di emicrania..ma non mancherò..è una promessa..

  • Massimo Pastore

    Cari amici,
    dopo l’ennesimo rinvio della sentenza per i NOSTRI Fucilieri del San Marco Salvatore Girone e Massimiliano Latorre è chiaro che le autorità indiane e dello stato del Kerala si vogliono far beffe dell’Italia. Abbiano organizzato manifestazioni, cortei, petizioni e quant’altro ma il risultato è sotto i nostri occhi: se ne riparla a marzo 2013.
    A questo punto, in attesa che il Ministero degli Esteri Italiano insieme al Ministero della Difesa e allo stesso Presidente del Consiglio non si decidano di intraprendere iniziative finalmente energiche, come ad esempio l’espulsione immediata dell’Ambasciatore Indiano a Roma, ho pensato che anche nel nostro piccolo di FaceBook possiamo dare ulteriore fastidio. Qui di seguito c’è un primo elenco di pagine ufficiali e governative indiane presenti sul social network che potremmo contribuire segnalandole a FaceBook come pagina che “da fastidio a me o a qualcuno che conosco”. Basta aprire i link che vi indico e poi, cliccando sulla freccetta posizionata sotto l’intitolazione (in alto a sinistra), aprire l’elenco a tendina dove compare la voce “Segnala la pagina”. Cliccare su questa voce e, quindi, scegliere la voce “da fastidio a me o a qualcuno che conosco”. Infine scegliere l’opzione “Segnala a FaceBook” e cliccare “OK”.
    Più saremo a farlo, più fastidio daremo, quindi “AVANTI TUTTA! PER MARE E PER TERRAM!! SAN MARCO!!!”
    http://www.facebook.com/MEAINDIA?fref=ts Ministero Affari Esteri dell’India
    http://www.facebook.com/IndianDiplomacy Divisione Diplomazia del MAE dell’India
    http://www.facebook.com/IndiaPerspectives?fref=pb Rivista della Divisione Diplomazia del MAE
    http://www.facebook.com/ITECnetwork?fref=pb Programma di Cooperazione Tecnica ed Economica dell’India
    http://www.facebook.com/pages/Embassy-of-India-Rome/138449032851302 Ambasciata dell’India in Italia
    http://www.facebook.com/aseanindia?fref=pb Comitato ASEAN di Cooperazione per la Pace e lo Sviluppo dell’India
    http://www.facebook.com/pages/High-Commission-of-India-London-UK/136451336470879 Alta Commissione dell’India a Londra
    http://www.facebook.com/pages/Consulate-General-of-India-Milan/206496732720937?fref=pb Consolato Generale dell’India a Milano
    http://www.facebook.com/pages/Consulate-General-of-India-Milan/206496732720937?fref=pb Diplomatici dell’India
    http://www.facebook.com/kerala.malayalam Pagina Governativa del Kerala
    http://www.facebook.com/EmergingKerala Programma Governativo di Global Connect progettato per riunire persone provenienti da tutti i ceti sociali nella visione di un’emergente, intraprendente ed Equo Kerala
    http://www.facebook.com/myksu Unione degli Studenti del Kerala
    http://www.facebook.com/iuml.palathara Partito Politico IULM del Kerala
    http://www.facebook.com/DailyKeralam Giornale Daily Keralam

  • Marco Sicurezza

    Caro Massimo, purtroppo i nostri due sono rimasti coinvolti in qualcosa di più grande di loro, di più grande di noi tutti. Io ritengo che nelle sfere alte, quelle di cui non immaginiamo neanche l’esistenza, sia stato deciso che la nostra nazione e’ ormai scivolata in basso, così in basso che la decisione per darle la spallata finale sia stata quella di metterla alla berlina di fronte al mondo intero dall’india, su una questione di palese violazione del diritto internazionale. Come dire: vogliamo dimostrare al mondo intero che non contate più niente, che siete diventati un paese di serie B ed altro ancora. Io rifiuto tutto ciò, non lo accetto come italiano. Credo pero’ che per combattere coerentemente una battaglia, sia necessario capire prima dove ci si trovi e da dove si comincia. Ti saluto, a presto!

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buonasera Comandante Massimo Pastore e grazie per la condivisione, mi sembra di essere al cabaret. Ci informano che i due Frà chiedono la licenza Ordinaria alla corte indiana anzichè al loro Capo di Corpo…

  • Massimo Pastore

    Questa della richiesta della licenza mi sembra una bufala. Ammesso e non concesso che il tribunale degli adoratori di vacche conceda quanto richiesto, veramente pensano che poi i fucilieri li facciamo ritornare ….. magari a spese loro pure!

  • Massimo Pastore

    Perchè Di Paola ora che va in India non li arresta a sua volta,kli schiaffa sul suo aereo e li riporta nelle nostre patrie galere?

  • ottaviano

    mi complimento con l’autore per la relazione. attenta e rispondente agli accadimenti reali.
    in effetti, i nostri due sottufficiali stanno pagando per la totale carenza di spessore della nostra politica estera, incapace ormai di rintuzzare quella storica di logoramento indiana. mi dispiace. le rispettive famiglie, e noi marinai da una vita, possiamo solo rattristarci l’anima ed essere capaci di saper attendere. un’azione fuori posto di qualche parente qui in italia oppure dei nostri rappresantanti di governo e non li vedremo più per un po’ di anni. mi auguro che accada il contrario e che possano presto riprendere il loro servizio attivo.
    ottaviano de biase

  • Casimiro

    L’Amm. Di Paola – Capo Corso – è stato nominato Ministro, per tenere buoni i militari! Era il Capo delle FF.AA., non come il Presidente Costituzionale. Ripeto: il CAPO delle FF.AA.!!! Il massimo potere, in Italia…. Può e poteva, adottare misure più impegnative…..

  • Franco Polimeno

    Leggendo tutta l’analisi su-esposta, personalmente dalla mia ignoranza in materia, è sufficente constatare che i colpi sono stati esplosi dal basso verso l’alto e non dalla posizione dove si trovavano i nostri fucilieri, pertanto sicuramente non colpevoli. Considerata la presa di posizione degli “indiani”, visto che l’Italia non riesce a far valere le leggi internazionali in vigore, a mali estremi estremi rimedi: 1° – allontanare l’ambasciatore indiano come elemento indesiderato, 2° – allontanare tutti gli indiani attualmente residenti in italia (anche perchè questi occupano posti di lavoro, anche se umili, agli italiani).

  • Mario Enrico Granato

    No siamo solo dei pagliacci e questo governo di tecnocrati incapaci ci ha portato in questa situazione, un governo politico forse avrebbe ottenuto la liberazione dei ns uomini.

  • Guglielmo Etna Lepre

    L’ho già scritto ma lo ripeto…c’è un solo modo per uscirne e cioè rendere pan per focaccia !! Prendiamo un paio di loro,magari di quelli che contano,gli mettiamo un po’ di coca in tasca e li chiudiamo in galera ! Poi voglio vedere come va a finire !!!

  • ALBINO DEIDDA

    Quest’uomo e’ un mito, mi ha commosso fino alle lacrime:
    ” IO, ALBINO DEIDDA, NUOTATORE PARACADUTISTA GUASTATORE ,
    APPARTENENTE ALLA DECIMA MAS , 91enne SI MA NON RINCOGLIONITO,
    MBVM , DICO A VOI FRATELLI PRIGIONIERI IN INDIA, NON MOLLATE MAI
    CHE TANTO PIU’ BUIO DI MEZZANOTTE NON VIENE.
    SE AVESSI 50 ANNI DI MENO AVREI TROVATO ALTRI FRATELLI
    NUOTATORI PARACADUTISTI PER RIPORTARVI A CASA CON O SENZA CONSENSO ALCUNO.
    DECIMA !!!!! “

  • Sandro Macchia

    vediamo se al numero dispari posti sotto sequestro nel kerala quacosa si muove, ma al sotto scritto per arrestarlo …. devono sudare.

  • Giosuè Palpati

    Eccellenza??? Non è sufficiente dire Signor Presidente? E avrei anche qualche dubbio sul Signor.

  • Giosuè Palpati

    E chi dice che sono futili, visto che il titolo non se lo merita e la lettera lo dimostra

  • Vincenzo Massimiliano Turella

    UNA PROPOSTA E UNA PROVOCAZIONE:
    Penso che ormai siano maturi i tempi,anzi secondo me lo sono già da un pezzo,che l’Italia tutta si attivi per far si che i nostri due marò prigionieri,sinora ingiustamente,in India vengano al più presto quantomeno giudicati e poi liberati.Visto che le autorità(e già mi riesce difficile
    chiamarle così)sia italiane che indiane si sono limitate,ad una serie di “note di protesta”le prime e a una serie di “assurdi e ridicoli”rinvii le seconde,a questo punto il popolo sovrano deve farsi sentire,ora vi do l’indirizzo e-mail dell’Ambasciata dell’India a Roma che è: gen.email@indianembassy.it al quale indirizzo ,noi italiani visto che loro si dichiarano e sono da più parti considerati LA PIU GRANDE DEMOCRAZIA DEL MONDO,possiamo cominciare ad inviare le nostre mail di protesta fino ad intasare la loro ambasciate di proteste,che forse non sortiranno l’effetto voluto,ma saranno ,credo,più efficaci delle condivisioni e quant’altro. Dato che sono una LA PIU GRANDE DEMOCRAZIA DEL MONDO,non dovrebbero avere problemi ad accettare tutto quello che il popolo italiano vorrà loro dire.Fermo restando che ,secondo me in Italia abbiamo un corpo come il COMSUBIN che a liberare i due marò ci metterebbe non più di 5 minuti,ma questo è un altro discorso

  • Salvatore Pugliese

    soccorrere un cane è divenuto legge; abbandonare i due marò in india lascia il tempo che trova

  • Salvatore Atzori

    Bello per loro, ma principalmente per le loro famiglie. Sarebbe meglio se prendessero prima la decisione sulla competenza del processo e sullo scagionamento dalle assurde accuse…

  • Fabrizio Di Carlo

    probabilmente l’accetteranno , ma finita la licenza, se li rimandiamo in India per il processo, io lascio questo paese in tutti i sensi..

  • Salvatore Atzori

    Però, se vengono in italia in licenza, vengono sulla parola. Non rientrare, non so sino a che punto sia accettabile…..

  • Fabrizio Di Carlo

    le cazzate degli americani invece non le paga nessuno, prima li fanno rientrare in patria, poi fanno finire tutto nel dimenticatoio, pero’ quando succede qualcosa a loro, siamo tutti li’ con le bandierine a stelle e strisce..mah , eppure come paese potremmo avere le carte per farci sentire , l’talia e’ realmente centrale a livello mondiale!

  • EZIO VINCIGUERRA

    Carissimo Fabrizio secondo me (e non sono il solo a pensarla così) c’è qualcos’altro che nascondono in questa storia

  • Gianni Marras

    Ma ai nostri pseudo politici incapaci non dice niente il tricolore sulla maglietta dei nostri “Marò” !?

  • Giuseppe Orlando

    Ciao Ezio – oggi più di ieri il nostro pensiero và ai nostri fratelli Massimo e Salvatore che non vedo pronte soluzioni. (Visto che il Sig.Bersani e compagni non hanno mai nominato i nostri Frà) La cosa migliore per risolvere questo problema sarebbe far mettere in agenda alle prossime elezioni politiche , come primo problema da risolvere: PORTARE IN PATRIA QUESTI DUE MILITARI, se nò non andiamo a votare (tanto votando non cambia niente) non possiamo assistere a tante discrepanze nei vari trattati internazionali; allora è vano parlare di ONU- EUROPA -NATO ET ECC. Ti abbraccio

  • COMUNITA' MILITARE

    16 DICEMBRE 2012
    300 GIORNI DI SEQUESTRO
    PER MASSIMILIANO E SALVATORE !!!!
    NOI NON MOLLIAMO …..
    VI SIAMO SEMPRE VICINO.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Ezio Pancrazio Vinciguerra Carissimo Giuseppe Orlando,

    Io credo e dunque esisto
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Gli” illuminati di niente” mi hanno detto che quando parlo e soprattutto quando scrivo devo informarmi bene. Gli ho risposto che quando uno si informa bene e parla, dice cose che avvalorano la propria tesi e cioè quello di “credere”.
    Non hanno perso tempo a replicare che quelli come me, come noi, “crediamo di dire cose convenienti e tralasciamo quelle cose che fanno bene solo da un punto di vista soggettivo”.
    Aldilà delle disquisizioni lessicali, tra me e lor signori, ho la consapevole convinzione che
    la “fede”, da qualunque parte essa venga, è un atto “soggettivo” del meraviglioso dono dell’intelligenza che Lui ci ha donato.
    Ora la domanda che rivolgo agli “illuminati di niente” è:
    – siete ancora unti dal Signore o avete fede solo nello sterco del diavolo?
    Io credo e dunque esisto e, se fossimo tutti un po’ più curiosi, dubbiosi, desiderosi d’amore, la fede esisterebbe e resisterebbe per sua natura stessa, e non per imposizione di voi “illuminati di niente unti solo dallo sterco del diavolo”.
    Ancora penso, ancora scrivo…ancora vivo!

  • Giuseppe

    Grazie Ezio,
    d’accordissimo con tutti e complimenti per la chiarissima relazione tecnica dell’Ing. Marco Zimmile dove mi rammarico sempre quando l’informazione tutta citando i due Marò pronunziano con parole accentuate ” I DUE FUCILIERI IN CARCERE IN INDIA ACCUSATI AVER UCCISO 2 PESCATORI INDIANI” perchè non dicono che i due fucilieri sono detenuti in India illeggittimamente e contrarie a tutte le norme e codici internazionale? io credo fermamente alla relazione tecnica dell’Amico Ing.ZIMILE in quanto conosco la professionalità dei nostri militari, soprattutto quelli che operano all’estero, ma anche se cosi’ non fosse, HO LA STESSA RABBIA DEL NOSTRO FRA’ SENIOR ALBINO DEIDDA.

  • Marco Angelo Zimmile

    @Arthur

    I dati di Marine Traffic della massima velocità sono riferiti a pieno carico, mentre quelli dello studio sono stati prelevati dai dati dell’RDV (scatola nera) pubblicati dal Ministero degli Esteri.
    Ma anche se per ipotesi stesse navigando a velocità inferiore i fatti cambiano di poco e non avrebbero rilevanza.

  • Gianluca Orlando

    Grazie Ezio questa relazione tecnica , l’ho letta subito dopo la tua risposta e ho fatto un breve commento . Cmq ancora grazie per la tua gentilezza unica.Un augurio ai nostri Frà che rientrano in Italia, siamo un pò più contenti, speriamo presto che finisca questo incubo.

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