Attualità,  Recensioni

I nostri Marò e l’O.N.U.

segnalato da Roberta – ammiraglia88
http://www.ammiraglia88.it
http://www.mondovespucci.com

… CHISSA’ QUANDO ARRIVERA’ UN AIUTO DALL’ONU!

Riceviamo e pubblichiamo.

Ho letto un bel articolo che vi vorrei proporre (scritto però prima del loro rientro per la “concessione” natalizia). Ho chiesto l’autorizzazione all’autore per pubblicarlo qui da te Ezio, attendo la sua risposta e, male che vada, ve lo riassumerò.
Uno dei marinai del gruppo A.N.M.I. ha detto, sempre quel famoso sabato mattina in cui c’è stata la manifestazione di solidarietà per i due Marò, che era l’ONU che doveva intervenire, non l’Italia. Allora ad un commento simile mi viene da aggiungere questa curiosa notizia che ho letto pochi giorni fa. Non so se nelle numerose pagine di questo blog è già stato scritto, mi pare di no; vi riporto una piccolissima parte di quell’articolo, una notizia in particolare che fa pensare:

“Fiducia in chi e che cosa? In una giustizia indiana che ha avallato la cattura con l’inganno, in spregio a ogni diritto internazionale *** Oppure nel Gruppo di contatto ONU sulla pirateria, che per somma ironia e senza nessuna nostra reazione, nel periodo settembre – dicembre è presieduto dall’India?”

 

India-Itay diplomatic crisis – Technical Report

11 commenti

  • Emilio Cerrato

    l’incipit sembra interessante, se dovesse tardare ancora l’autorizzazione dell’autore Roberta potrebbe intanto dirci dove andare a leggerci l’articolo in questione

  • Maria Carla Torturu

    L’INDIA CI BEFFA ALL’ONU L’ITALIA ALZI LA VOCE
    di Redazione
    28 settembre 2012, pubblicato in Commenti News
    di Fausto Biloslavo da Il Giornale del 28 settembre 2012
    Oltre al danno la beffa e per di più con un discorso all’Onu davanti al mondo intero. Sarà questo l’ennesimo «schiaffo» dell’India all’Italia nella vicenda dei marò. Ieri New Delhi ha fatto trapelare i punti salienti del discorso che il ministro degli Esteri, S. M. Krishna, terrà lunedì davanti all’assemblea delle Nazioni Unite. L’India «attribuisce massima priorità alla lotta alla pirateria al largo delle coste della Somalia.
    Proseguendo le nostre operazioni anti-pirateria nel Golfo di Aden solleciteremo la comunità internazionale ad affrontare il problema serio dei marinai presi in ostaggio dai pirati». A dir poco spudorati dopo aver sbattuto in galera Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i fanti di marina del reggimento San Marco, che sono ancora trattenuti in India proprio per aver difeso una nave italiana da un sospetto attacco dei pirati.
    Lo sbandieramento indiano all’Onu della lotta alla pirateria assomiglia a una presa in giro. In particolare dopo che lo stesso presidente del Consiglio italiano, Mario Monti, davanti all’assemblea, riferendosi ai marò, ha ribadito che la lotta ai corsari «può essere efficace solo se le nazioni cooperano in buona fede, secondo le regole fissate dai regolamenti internazionali e dalla convenzioni Onu». Lunedì il ministro degli Esteri indiano rincarerà la dose sottolineando che il suo paese «nel periodo settembre-dicembre 2012 presiede il Gruppo di contatto sulla pirateria al largo della Costa della Somalia (CGPCS) ed userà questa opportunità per cercare di ottenere progressi all’Onu nella lotta globale contro la pirateria». Il primo progresso sarebbe quello di rilasciare i marò, che da oltre sette mesi sono bloccati nello stato indiano del Kerala. La corte suprema di New Delhi che doveva decidere in questi giorni sul tema cruciale della giurisdizione fa slittare la sentenza. Da novembre l’India presiederà il Consiglio di sicurezza e nel discorso a New York lancerà pure la proposta «di tenere un dibattito tematico sulla pirateria». Prima gli indiani devono liberare i marò e poi si discuterà con loro di pirateria. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi tornerà da New York domani. Negli Stati Uniti rimarrà il sottosegretario Staffan De Mistura, che si è prodigato per i marò. All’Onu ci sarà la rappresentanza italiana guidata dall’ambasciatore Cesare Ragaglini. L’addetto militare è l’ammiraglio di squadra Alessandro Picchio. Se non tutti i nostri diplomatici si spera che almeno lui ostenti il fiocco giallo della marina, segno di solidarietà a Girone e Latorre. Se entro lunedì non ci saranno novità positive sui nostro marò ed il rappresentante dell’India si gonfierà il petto con la lotta alla pirateria davanti all’assemblea dell’Onu, la delegazione italiana dovrebbe alzarsi e uscire dall’aula per protesta. Una volta tanto dimostriamo al mondo intero che non siamo la solita Italietta.
    http://www.faustobiloslavo.eu

  • Giovanni Montino

    e’ da un pezzo che siamo presi in giro, forse non abbiamo quel talento come gli americani, o forse come i tedeschi, quando ghedafi chiese i danni di guerra,forse ci manca la voce grossa.

  • Antonio Eccelso

    Carissimi,individuelmente l’Italiano non ha nulla da invidiare dagli altri popoli, intelligenza…creativita’…malizia…coraggio…etc. Il problema e’ che siamo individualisti (armiamoci e partite…) chi sa’ puo’ darsi che mi sbaglio,in tutti i casi un caro augurio a tutti voi ,un ex fratello di marina

  • Giuliano Collati

    qualcosa da invidiare lo abbiamo senz’altro; tra l’altro, ……. se invidiassimo i Politici esteri…?

  • Antonio Eccelso

    Quello che mi fa sentire male a me che vivo all’estero,e il fatto di aver fatto abbandonare i nostri 2 fanti di marina(non gli voglio chiamare maro’,perche al mio tempo questa cattegoria con una sola ancora era destinata ai marinai senza specializazione).L’art. 7 del codice del Légionnaire in Francia e’ chiaro a questo soggetto:”Au combat,tu agis sans passion et sans haine,tu respectes les ennemis vaincus,TU N’ABANDONNES JAMAIS NI TES MORTS NI TES BLESSE’,NI TES ARMES.” E per questo e di RABBIA che dico che siamo individualisti,l’autorita’ militare che ha ordinato ai due fanti di consegnarsi deve solamente vergognarsi,si e disonorato e ci ha umiliati noi tutti. Bon vent et belle mer a tutti voi. tonidebrest

  • EZIO VINCIGUERRA

    Carissimi amici del marinaio è palese che ci nascondono qualcosa che mai ci faranno sapere

  • Cogotti Alessandro

    I giudici possono salvarli (ma non lo fanno)

    Basterebbe applicare la legge per evitare l’espatrio. E la lettera di garanzia? È pubblica. Ma non si trova

    Fausto Biloslavo

    I marò dovrebbero restare in Italia se la Procura di Roma, dove sono iscritti nel registro degli indagati per duplice omicidio, decidesse una seppur minima misura cautelare come l’obbligo di firma.

    I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
    I magistrati sono sempre molto tempestivi ad aprire fascicoli ed interrogare, ma questa volta sembra che non si siano fatti vivi con Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
    E probabilmente non intendono farlo, altrimenti i marò potrebbero essere costretti a restare in patria nonostante l’impegno del governo e la loro parola d’onore.

    Nei giorni scorsi il capogruppo del Pdl in Commissione Esteri della Camera, Enrico Pianetta, aveva lanciato il sasso nello stagno: «Ci sarà pure un giudice a Roma per i due marò. Hanno il diritto di essere processati in Italia.
    Non devono tornare in India» aveva dichiarato il parlamentare. Pianetta ha addirittura chiamato in causa Attilio Regolo, il console romano che venne giustiziato dai cartaginesi dopo essersi riconsegnato ai suoi carcerieri: «É un appello che rivolgo con urgenza a chi spetta questo inalienabile dovere – sottolinea Pianetta – L’ Italia non viola nessun accordo se li sottopone immediatamente a giudizio».

    L’autorità giudiziaria di Roma «ha facoltà» di agire nei confronti dei marò, in quanto indagati.
    Il procuratore non è obbligato a sottoporli ad interrogatorio, nè adottare misure restrittive, ma in un caso di duplice omicidio c’è ampio spazio per agire.
    Secondo gli esperti legali basterebbe un banale «obbligo di firma» presso il commissariato di zona per «impedire il rientro dei marò in India», al di là della loro volontà.
    Un’altra misura cautelare potrebbe comportare il ritiro del passaporto.

    In questo caso il mancato rientro dei marò, che al momento sono pronti a partire il 3 gennaio per l’India, non sarebbe un tradimento della parola data dal governo italiano perchè la decisione dell’autorità giudiziaria è autonoma.
    Non a caso nell’ordinanza indiana per la «licenza» natalizia si legge che il procuratore dello stato del Kerala sapendo dell’apertura di un’inchiesta in Italia temeva che una volta giunti in patria i due marò «potrebbero venir arrestati».
    Secondo gli addetti ai lavori «la Procura di Roma dovrebbe far valere la giurisdizione italiana richiamando la sentenza della I sezione penale della cassazione n. 31171 del 24/7/2008 nel caso dell’omicidio Calipari».
    Il numero due dei servizi ucciso a Baghdad per errore dal militare americano Mario Lozano. La Cassazione stabilì «la giurisdizione esclusiva dello stato di invio del personale militare secondo la cosiddetta legge della bandiera o dello zaino».
    Così Lozano non venne processato in Italia.

    L’altro aspetto da non sottovalutare è che in India vige la pena di morte. Non estradiamo neppure gli assassini prezzolati nei Paesi dove c’è il boia.
    Teoricamente l’accusa di omicidio volontario contestata ai marò nello stato del Kerala prevede la pena capitale. Riconsegnarli è un gesto d’onore, ma forse cozza con la legge italiana ed una direttiva comunitaria che vieta l’estradizione verso i paesi con la pena capitale.

    E nell’intricato caso dei marò il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, si rifiuta di rendere pubblica la «lettera di garanzia» che ha scritto al suo omologo indiano Salman Khurshid per la licenza natalizia.
    Su facebook si è irritato perchè il Giornale aveva scritto che era secretata.
    Secondo Terzi non è neppure riservata e si trova «agli atti del nostro Ministero, regolarmente protocollata, e non contiene alcunchè se non formule diplomatiche di saluto assolutamente di rito».
    A questo punto abbiamo invitato la Farnesina a renderla pubblica non essendoci vincoli di riservatezza. Il portavoce del ministro, Giuseppe Manzo, ha risposto che la nostra richiesta «non può essere accolta».

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