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La zuppa di fagioli di mia nonna Vincenzina

di Cinzia Caminiti Nicotra

Mia nonna Vincenzina (mamma di papà) diceva che “in cucina” si dimostra l’amore per la propria famiglia e per gli ospiti. Io sono cresciuta con questa convinzione…

– “I fagioli prima si nettano e mi raccomando, attenzione alle pietruzze!” Diceva lei. Operazione questa, che si svolgeva il pomeriggio antecedente la preparazione vera e propria e che ci vedeva, noi cugine, tutte sedute davanti alla grande finestra della cucina attorno a lei; ognuna di noi con una manciata a testa di fagioli nel grembiule,  eseguiva attentamente e scrupolosamente le indicazioni poi, un po’ alla volta i fagioli, separati dalle pietroline , dai legnetti, dalle pagliuzze superflue, finivano nella pentola che la nonna teneva tra le gambe ed era un concertino di tla tlac, stlat, stata tlac, splot, spoto tlop…. nel mentre ci raccontava storie o ci cantava canzoni…. Ho imparato mille cose davanti a quella finestra…

– “…poi vanno messi a bagno nell’acqua calda la sera prima con un pizzico di bicarbonato così domani sono più cucìvuli(1)“….. e così sia! Buona notte a te, buonanotte a te e si andava a letto.

L’indomani cucinare i fagioli era cosa sua, solo sua…. e d’altronde non ci era permesso di stare sotto i fornelli e così si andava a giocare con Bobbi, Bobbino e Bobbinello (questi i nomi dei suoi tre cani – tutti maschi) e con Gina, Felicetta, Dinuccia e Morellina le sue gattine bellissime (tutte femmine).
Soltanto da grande ho avuto il privilegio di conoscere la ricetta di quella zuppa magica e fantastica che noi in famiglia chiamavamo e ancora chiamiamo: La zuppa di fagioli della nonna Vincenzina.

“In una pentola di terracotta, (di terracotta deve essere!), ci devi soffriggere la cipolla, la pancetta tagliata e pezzetti e i pezzi di lardo e poi ci devi sminuzzare mezzo “bastadeddu”(2) …. ci aggiungi i fagioli lavati sotto l’acqua tiepida (no fridda) , che nel frattempo si sono rammolliti un poco, e poi li condisci di sale e…. (questo era il vero segreto) ci devi mettere una manciatina di Salvia, sì sì di Salvia…. li ricopri di abbondante acqua (meglio se è tiepida) e li fai cuocere, cuocere, cuocere (premura non ne devi avere!) col coperchio messo a metà, ogni tanto li “rrimìni”(3) col cucchiaio di legno (di legno deve essere!) e se ci devi aggiungere acqua, che sia calda (calda deve essere allora ‘ntronano (4),  perciò a parte, una pentola d’acqua devi fare  bollire, così se ti serve, col mestolo ce la versi nella pentola)…. Quando la zuppa è pronta un’altra cosa devi fare: devi schiacciare, in un piatto a parte, un poco di fagioli già cotti e poi ce li rimetti ‘na pignata (5) così ti viene più “maccosa” (6)

L’odore della zuppa arrivava ovunque e anche i vicini accoglievano con piacere questa calda e familiare bontà…. “dumani macari jù a fazzu a fasòla”…. “Vincenzì mi facisti veniri u cori, dumani a me maritu ci a priparu macari jù !!!!” “Vincenzina chi ciauru!!!…..” “Vincenzì accussì di ‘nvidia ni fa pigghiari!”… e così sia! Buon pranzo a te, buon pranzo a te e  si andava a tavola. (7)

La zuppa veniva servita da lei in persona! Fumante, condita con l’olio buono (8), un pizzico di peperoncino (e picciriddi no ) e soprattutto veniva accompagnata dal pane di casa raffermo e leggermente tostato tagliato spesso un dito (tagliato quanto un dito deve essere!)… e prima di affondare, finalmente, i  nostri cucchiai in quel piatto “Santo” mia nonna così ci benediva:

A nomu di lu Patri, di lu Figghiu e di lu Spiritu Santu. Signuri binidici chista tavula, lu pani chi mangiamu e i nostri figghi; cunciditini la paci, la saluti e la forza di vrazza…. accussi sia!
Bon appettitu!

Buon appetito sì!…. ed era come andare in Paradiso….

… E ora come allora quando anch’io mi cimento nella preparazione di questa prelibatezza risento quella voce pacata, serena calda, amorevole (la voce delle nonne così deve essere!) che mi benedice e mi accarezza. Grazie nonna mia adorata, domani racconterò del tuo ragù.

Note
(1) si cuociono meglio;
(2) è il cavolfiore che cresce in Sicilia nella Piana di Catania;
(3) dai una rigirata;
(4) si raffreddano …ma è un termine ironico;
(5) pentola di terracotta;
(6) condensata (ma il termine è riferito ad un altro piatto tipico. U Maccu sono le fave e tradizione catanese vuole che per San Giuseppe si cucini con la pasta);
(7) sono le “comari” che sentendo il profumo decantano le lodi culinarie di Nonna Vincenzina;
(8) fatto in casa;

37 commenti

  • Daniela Campione

    La cosa suggestiva è il modo in cui le nostre nonne nei nostri ricordi si somigliano tanto…. io della mia ricordo le crispelle di riso, il pane fritto con lo zucchero, il falsomagro… ma per quanto provi non riesco a ritrovare i profumi della nonna….♥

  • Giuseppe Lazzaro Danzuso

    Che descrizione commovente. Quanto amore in quello che racconti. Quanta intensità di rapporti con gli altri. Quel che mi colpisce, poi, è anche il senso del tempo: placido, sereno, a misura di persona. Un tempo giusto per far crescere i bambini come dei begli alberi dritti e fronzuti, capaci di dare frutti meravigliosi. Brava Cinzia, ti voglio bene. A te e a tua nonna, se mi permetti. E resto in attesa del suo ragù.

  • Daniela Campione

    P.s. un’aggiunta moderna alla ricetta della tua nonna posso suggerirtela? Quando metti a bagno i fagioli aggiungi 3 o 4 pezzi di alga kombu, eviterai le controindicazioni del fagiolo…:-))

  • Cinzia Caminiti Nicotra

    ‎….ma il bicarbonato serviva proprio a quello…. vedete come resto antica? Grazie Giuseppe, mia nonna sarà contentissima d’avere tra i suoi ammiratori uno come te…. te ne racconterò di cose su di lei…. per esempio quando poverissima durante la guerra pur di leggere qualcosa prendeva i pezzi di giornali che erano serviti ad avvolgere il carbone e leggeva, leggeva.

  • SICILIA TRADIZIONI

    Sicilia Tradizioni grazie Cinzia di questo tuo ricordo dolcissimo ,mi mette un po’ di nostalgia per le cose buone e belle di una volta…solo ti chiedo cosa è il bastadeddu

  • Roberto Fuzio

    Da non confondere col bambino insolente. Più spesso denominato “cunnuteddu nicu nicu…” 🙂

  • ezio vinciguerra

    Cinzia carissima, pregiatissima e preziosissima ci sono cose che passano, cose che si dimenticano e cose che sono latenti in ognuno di noi ma non per questo meno personali. Che bel ritratto, che animo nobile, che “miscela sapiente” di ricordi e profumi della nostra terra…e tu sai quanto ti /vi voglio bene.
    E’ paradisiaco aprire un gelido schermo di personal computer e trovarci un “calorosissima, deliziosissima e profumatissima” zuppa condita di quell’umano sentimento chiamato amore.
    Si cara “coniglietto” è paradisiaca la zuppa di tua nonna, è paradisiaco il modo in cui la descrive e ce la riporti in vita, è paradisiaco che ancor’oggi, a distanza di trent’anni, basta un gesto, un piccolo grande gesto d’amore, come quello da te sapientemente tracciato, a riportare questo “emigrante di poppa” vicino a quegli amici, a quei profumi, a quei colori, a quei sapori, a quella vita di “agorà”, che oggi tu mi fai “assaporare”.
    Grazie Cinzia, grazie davvero. So che posso contare sempre su di te, su di voi, so che la vita è bella e vale la pena di viverla sempre.
    Ti / vi voglio bene.

  • Cinzia Caminiti Nicotra

    Ezio, grazie di cuore, so che sei sincero. Ti aspetto quando torni a Catania per proportela. Baci

  • ezio vinciguerra

    ‎:-) allora preparati perché adesso non ci dormirò la notte …il sottofondo musicale lo conosci già é quello del tuo favoloso CD. Digli al Sig. Nicotra di tirare a lucido la chitarra.

  • Sergio Mangiameli

    Brava Cinzia. Io mi divertivo a versare olio d’oliva e vedere il fondo del piatto come se l’olio fosse una maschera da sub. Mi chiedevo a voce alta “se si versasse una cisterna di olio d’oliva in mare, si vedrebbero tutti i pesci e si potrebbero pescare facilmente”. Mio padre mi guardava senza dire nulla. Poi faceva: “Mangia, ca s’arrifridda”. Non ero capito, in quella casa io non ero capito…

  • Cinzia Caminiti Nicotra

    I poeti sono sempre incompresi… Il tempo, però, ti ha dato ragione, Sergio Mangiameli.

  • Melania La Collla

    Grazie Cinzietta!! che emozioni ci hai fatto vivere con il tuo ricordo della nonna! Ho immaginato il vecchio ‘cucinino’, ricordato i sapori, i profumi lontani e gli affetti sempre presenti. Facci riprovare ancora queste piccole grandi emozioni!! Ti abbraccio ♥

  • Cinzia Caminiti Nicotra

    Matteo, la zuppa è meglio…. quanto meno quella si mangia! Melania, sì recentemente mi è venuta voglia di raccontare delle due mie grandi nonne…Ti abbraccio anch’io. ♥

  • Giusy Marraro

    Dolcissima Cinzia, io amo molto cucinare: è proprio vero, preparare con amore le pietanze dimostra amore per la famiglia ed i propri ospiti. Adoro stare ai fornelli e coinvolgere i miei figli nelle preparazioni, è un momento di grande calore che mi ricorda tanto la dolcezza e la semplicità dei miei nonni e dei miei zii, cultori dei vecchi e tradizionali sapori. Grazie per questo momento di intensa riflessione…

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