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Emigrante di Poppa …e fotografo dei V.I.P.

di Natale Campagna
lefotoe@gmail.com

Ciao Ezio,
ho letto il libro, l’ho letto due volte, l’ho assimilato, ne ho gustato ogni pagina; adesso ne posso parlare.
Ezio, hai scritto un buon libro, hai scritto col cuore quello che avevi nel cuore, mi sono ritrovato in molti dei tuoi racconti, anche in quelli bui; il tuo libro ha il raro dono di lasciarti felice e con l’amaro in bocca; felice perché nel passato di tutti noi della generazione del ‘60 c’è un “Minchisicca(1) ed è un bel ricordare; amaro, perché sono ricordi di un tempo non più esistente, e non per il passare degli anni, ma per il cambiare dei costumi, per l’inaridimento dei sentimenti, del rispetto verso gli altri e verso il prossimo nostro.
Mi ritrovo e ti ritrovo in questo libro ed assieme a noi i nostri amici.
Ritrovo i sogni che la vita pareva prometterci e che non si sono avverati; d’altronde, noi siamo figli di una cultura dove il NO era dietro l’angolo 9 volte su 10; ma siamo cresciuti bene, siamo cresciuti con la voglia di fare di vedere di apprendere, una voglia che non ci lascia neanche oggi a 51 anni.
Per gli altri, per molti altri, coloro i quali credono nell’apparire nell’avere, al posto dell’ESSERE, forse siamo dei coglioni, ma ci sta bene così; abbiamo ancora dentro la voglia di scoprire cose nuove e di provare nuove sensazioni; oggi usa dire che amiamo metterci in gioco; sti cazzi non è così, noi amiamo giocare, senza sentirci importanti, solo per il piacere di un attimo di felicità, per chi ci sta a cuore e per noi stessi; e vogliamo essere essere e sempre essere NOI, coi nostri difetti e con le nostre virtù, non ultima e fondamentale, la voglia di non prenderci mai sul serio e con la dolcezza nel cuore continuare a sognare. Adulti sulla strada della maturità irraggiungibile e con negli occhi i sogni del bambino dentro.
Ti vogghiu bene fratuzzu me.

(1) Minchiasicca è uno dei personaggi citati nel libro.

Minchiasicca
tratto da “Emigrante di poppa” di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Il laboratorio della pasticceria era proprio all’angolo della via e confinava con la bottega di mio zio. Quando passavi davanti a quel laboratorio assaporavi tutti i profumi della Sicilia: gli agrumi, le mandorle, i pistacchi, la vaniglia. Io mi soffermavo sull’uscio di quella pasticceria, anzi mi ci inchiodavo e, come gli altri bambini, ci lasciavo l’impronta del naso, della bocca e delle dieci dita, su quella vetrina intiepidita dai vapori del forno e piena zeppa di ogni leccornia. Ogni tanto usciva fuori il pasticciere, un tipo gracile e ricurvo su se stesso, che agitava la cucchiaietta di legno in maniera minacciosa e, per intimorirci, strillava a squarciagola: “Se non andate via da qui, u culu vu fazzu divintari russu, incandescente come la lava dell’Etna”.
Io gli avevo affibbiato subito un soprannome, perché tutti in Sicilia hanno un soprannome; il suo era: Minchiasicca. Tale era! Minchiasicca non era cattivo, cercava solo di mettersi in mostra e, quando gli altri ragazzini andavano via, bussava alla porta di mio zio e gli donava ogni sorta di prelibatezze: cannoli, paste di mandorle, frutta martorana.
“Unn’è u canterinu catanisi? Dov’è l’ugola d’oro catanese?”strillava.
Anche lui mi aveva affibbiato un soprannome: Canterinu; ma in palese contrasto con quella sua voce rauca, atona ma dal timbro forte. A quel suo richiamo mi nascondevo dietro la pianta di ficus, facevo finta di essere intimorito; e poi, sollecitato anche da mio zio, uscivo allo scoperto per degustare quelle prelibatezze. E mangiavo, mangiavo, mangiavo quei dolci siciliani, ognuno diverso dall’altro, con un profumo specifico.
Per farlo contento durante le sue pause di lavoro gli intonavo i classici della canzone siciliana, da “Ciuri ciuri” a “Vitti na crozza”. Lí per lí non capivo, ero come un cercopiteco ammaestrato, cantavo e suonavo il tamburello per tenere il ritmo. Ridevo a bocca aperta, sdentato, mostrando quei pochi denti da latte che mi erano rimasti. Anche Minchiasicca era felice e rideva e batteva le mani fuori tempo cercando anch’esso di sostenere il ritmo travolgente della tarantella siciliana. Non ricordo piú come si chiamasse effettivamente ma nel profondo del mio cuore Minchiasicca ha lasciato una traccia, una porta aperta nel cammino dei ricordi.

Titolo: Emigrante di poppa;
Autore: Ezio Vinciguerra;
Romanzo Breve
ISBN 978-88-96028-50-6
Prezzo: € 5,00 + 2 spedizione ordinaria
In vendita presso:
www.lavocedelmarinaio.com
su internet digitando il titolo del libro.

14 commenti

  • Giusy Crisafi

    Ciao Ezio, hai fatto bene a parlarne, ma conoscendo la tua sensibilità era inevitabile.Mai vergognarsi di quello che ci accade, lasciamo i giudizi agli imbecilli ai benpensanti, non ci interessa, quello che conta è aiutare una persona come dici tu, senza abiti troppo vistosi!Sei grande amico mio, come è grande il tuo cuore! Giusy Crisafi

  • Ezio Pancrazio Vinciguerra

    Hai perfettamente ragione e penso che su questo siamo molto in sintonia… “la grandezza” proviene invece dal silenzio e i colori si esprimono nella naturalezza dei pensieri e dei gesti, senza abiti troppo vistosi.

  • Eleonora Giovannini

    ciao ezio. Tutto quello che emoziona e che brilla, nasce sempre dal dolore. E poi diventa fuoco d’amore.

  • Pompeo Funzione

    Ezio sei sempre grande in tutto quello che fai – grazie assai degli auguri e come dici tu stò entrando nella seconda giovinezza e quasi quasi penso di arruolarmi in Marina un’altra volta. hahahaha un forte abbraccio e una volta Marinai – Marinai per sempre !

  • Angela Brizzi

    GRAZIE EZIO…SEI VERAMENTE UN POETA E SPERO SOLO CHE DIO TI ASCOLTI…GRAZIE ANCORA CARISSIMO AMICO♥

  • Alessandro Cadelano

    ciao carissimo mi ha chiamato mia moglie avvisandomi che mi hai mandato un libro bellissimo……. ti ringrazio di cuore….. il primo libro che mi è stato regalato da quando ho preso questa nuova strada…… immagino che il mio ti sia arrivato… quindi

  • Angelo Spiteri

    Ciao Ezio. Devo fare ammenda!
    Ho letto il libro praticamente quasi tutto in aereo tornando a Varese, ma non ho avuto il tempo di dirti quanto mi sia piaciuto. Ha suscitato in me vere emozioni, ricordando anche cosa sia stata la mia fanciullezza. Ma tu sei riuscito a recuperare la profondità del vissuto, narrato in modo semplice ma coinvolgente. Grazie, anche per le lacrime che sei riuscito a farmi affiorare in alcuni passaggi. Penso che dovresti coltivare di più questa tua vena artistica.
    Grazie della tua amicizia.

  • Ezio Pancrazio Vinciguerra

    Carissimo fratello… sono felice che ti sia piaciuto e, soprattutto, mi piace il fraterno consiglio che mi dai. Ci sarà modo per un altro rendez – vous (Peo Panebianco permettendo) dove avremmo più tempo per scambiare molte di queste emozioni che abbiamo vissuto insieme negli anni ’70. Un abbraccio a te e ai tuoi cari.

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