Tutto un mondo che aspetta (V. Fioravanti)
Tutto un mondo che aspetta
Lirica di Vittorio Fioravanti
Fame di grigi gabbiani
violenti scontri di sterne
voli intorno e urla rauche inumane
sulla scia stanca della paranza
che avanza carica di prede lucenti
la poppa affondata
sulla striscia bianca di spuma
e d’insani vortici d’ali
Oltre la chiglia
d’una barca incatramata
arrotondate bitte
di ghisa d’ossido e sale
s’offrono sulla banchina del porto
all’usato rientro della flottiglia
ma una bandiera è alzata
tra le reti e le vele
raccolte nel vento che increspa
come un brivido il golfo
è un segnale ferale
issato ad esprimere angoscia
rabbia antica repressa
di gente rassegnata da sempre
C’è un uomo morto a bordo
uno di loro che s’è fermato
col volto sfregiato e una mano
– per un’atroce fatalità diranno –
Era pieno di vita generosa
aveva moglie e tre figli
viveva di reti gonfie
di guizzi e di scame
d’onde lunghe e d’approdi
del fragore della risacca
viveva di mare
E di mare ora è morto
ammazzato
Avvisata via radio
la donna l’attende
con i bambini e la madre muta
lacrime rasciugate
capelli coperti in disparte
l’ampia gonna nera
C’è una folla inquieta che aspetta
ombre oscure allungate
sull’umide pietre del molo
contro il sole alto sul borgo
e una nuvola passeggera
Ci sono le autorità
vestite con camicia e cravatta
e un grosso orologio al polso
due carabinieri in divisa cachi
e l’ambulanza arrivata da un’ora
impolverata
Tutto un mondo che aspetta
(Luglio 2003)