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Venti di Passione

di Ottaviano De Biase

La recente “Rivoluzione del Pane”, espressione dai molti significati, scoppiata nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, da noi ha acceso un interessante dibattito, tuttora in corso, sul recupero di Patria, di Nazione, di Stato, di Libertà dell’individuo. Essendo ricorrente il 150.mo anniversario dell’Unità d’Italia, alcuni organi di stampa hanno anche cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sul messaggio risorgimentale che, alla mazziniana maniera, fu appunto di Patria, di Nazione, di unire l’Italia sotto un’unica bandiera.
Tutti valori sacrosanti salvo che prima di parlare di Unità nazionale e di Libertà bisognerebbe che tutti quanti ci riconoscessimo intorno a un unico progetto, che è quello della riconciliazione.
Date le attuali condizioni politiche, sociali ed economiche in cui versa il paese, il solo fatto che se ne discuta è già un grosso risultato. Però quanti oggi hanno a cuore il concetto di Patria, di Nazione, di Stato? Sappiamo che per Patria debba intendersi tutto ciò che unisce. Altrettanto per Nazione s’intende tutto ciò che si configura con le varie culture che insieme consentono l’identificazione di un popolo, la cui aggregazione comunque consente di darsi una propria lingua e al tempo stesso di salvaguardare e valorizzare le varie tendenze culture e tradizioni. Infine, lo Stato. Per Stato intendiamo la geografia entro cui sono delimitati confini e razze. Ora, a un quadro del genere, ci si è messo di traverso il vento d’Africa di questi giorni e le insormontabili difficoltà della vita, tutte cose che c’inducono a una rivisitazione della storia che, si badi bene, non vuole essere immaginata come un qualcosa che ci piova dal cielo, ma ci consente di porci davanti ad accadimenti reali come, ad esempio, riflettere se sia ancora applicabile l’idea di fare la rivoluzione quando il mondo è ormai tutto globalizzato. Del resto, i disastri climatici e il quotidiano flusso migratorio di questi ultimi giorni stanno per cambiare i connotati non solo ai paesi nordafricani ed orientali, ma alla stessa Italia.
Molto probabilmente, da qui a qualche decennio, si discuterà d’altro: si andranno a creare condizioni tali da dover ridefinire lo stesso concetto di Patria, di Nazione, di Stato, di Europa, del Mondo.
Le recentissime tragedie umane lo starebbero a dimostrare; immancabilmente ci porteranno tutti sulla difensiva, in quanto incapaci o impotenti nell’applicare regole adattabili a tutti i popoli del mondo. Come se ne esce? Ovviamente isolando l’esercito dei furbi, ponendo una seria, onesta, riflessione su quanto sta accadendo dentro e fuori i nostri confini. Ma, la cosa che più sconcerta è la quasi nullità di un Ente sopranazionale come l’ONU ormai collassato su se stesso; personalmente mi sarei aspettato non dai governi, che lasciano il tempo che trovano, quanto dai tanti giovani, in primis da quelli nordafricani, che pure hanno il merito di averci fatto aprire gli occhi, che più che abbandonare la loro terra per raggiungere un miraggio che è solo mediatico avessero difeso con i denti il diritto alla libertà invece di prostituirsi e questo per la coscienza umana è un problema. Che l’economia mondiale sia malata è altrettanto un problema. Che la politica sia diventata il contenitore entro cui non è più possibile ficcarci con parole cariche di significato come libertà, legalità, fraternità, è anche questo un grosso problema. Insomma. Al di là di ogni retorica, diventa difficile uscire da questa miseria umana in quanto è venuta meno la credibilità di ognuno di noi. C’è poco da fare; purtroppo, l’altra faccia, quella virtuale, continua indifferentemente a manipolare le coscienze. Eppure la domanda che ci viene dai tanti giovani senza una Patria, senza una Nazione, senza uno Stato è come un grido oceanico che prima o poi finirà per squassare l’intero pianeta; un grido in nome di uno spazio nuovo di libertà che possa travalicare la stessa geografia del mondo. Chi può dirlo!
Non so quanti odierni uomini di pensiero e di governo si siano resi conto che sta per formarsi un nuovo concetto di Patria, di Nazione, di Stato, di Europa e del Mondo capace di guardare oltre le attuali consolidate alleanze politiche ed economiche. Ma ancora una volta la risposta ci viene dalla storia. Prendendo appunto esempio dal dibattito in corso sui primi 150 anni dell’Italia unita, ci accorgiamo che sono stati anni di grandi sacrifici per tutti. Il costo dell’unificazione, il brigantaggio, una incontrollata emigrazione verso le Americhe, le campagne coloniali, la nascita dei partiti, della classe operaia, la prima guerra mondiale, il fascismo e la seconda guerra mondiale, ci riassumono il malessere di una politica quasi sempre in rotta di collisione con gli interessi della gente. Con l’avvento della Repubblica si sperava in un mondo nuovo, in una società più moderna. Col fallimento della politica, col sorgere degli scandali quasi tutti impuniti, con il terremoto dell’Irpinia, e via dicendo, si è riusciti a mettere a nudo i mali reali di questo nostro paese.
Cosa possiamo ancora aspettarci? Con una Nazione di puritani e di prostitute sembrava di aver toccato il fondo, finché non c’è stato il terremoto e il maremoto in Giappone a farci ravvedere quanto sia sottile il legame con la vita reale.

2 commenti

  • Nino Arconte

    Caro Ottaviano, ho letto e concordo ma non su un punto, il concetto erroneo di ciò che è Stato. Lo Stato non è altro che una struttura che i popoli che si riconoscono in una sola Patria si danno e mantengono per amministrare i loro bisogni, diritti ed interessi e cioè Giustizia, sanità, istruzione, trasporti. Per questa ragione, io, che mi sento un patriota Italiano, disconosco questo Stato di filibustieri contro il quale ho vinto 4 ricorsi davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e altri tre sono in corso, ma vincerò anche quelli, perchè questo è uno Stato fallimentare in tutto ciò che fa. Non è in gradi di amministrare più nulla, infiltrato profondamente com’è di mafiosi e traditori. L’unica cosa da fare e che sarebbe giusto fare in nome della Patria comune, l’Italia, prima vittima di questo Stato mafioso, è cambiarlo. La Patria ne avrà solo giovamento e per farlo, purtroppo, non servono le elezioni. I partiti che lo controllano decidono chi candidare e sono sempre uomini della banda …che non faranno mai riforme vere. Un saluto. Nino Arconte

  • ottaviano

    Noi Meridionali abbiamo già vissuto il 1799, il Decennio francese, la Restaurazione (vedasi oggi la Libia), i Moti del 1820, del 1848, eccetera. Per non farla lunga trovo straordinario che vi siano ancora persone di si dichiarino “Patrioti”. Condivido pienamente le cose che scrivi. Caso vuole, però, che il concetto di Stato, nello specifico, è sostanzialmente generico. Non a caso, concludo facendo emergere uno stato di malessere nazionale senza precedenti.
    Ottaviano

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