Emigrante di poppa,  Marinai,  Racconti

Peppino

di Giuseppe Orlando

Ciao Ezio,
sono tante le coincidenze della vita, se non sono proprio uguali sono molto simili.
I clarinetti sono neri, pensa che il 13 chiavi ha oltre un secolo, io l’ho comprato di seconda mano nel 1948 e già aveva i suoi anni, è un reperto storico marca Ramponi di Milano.
Leggendo il tuo libro “Emigrante di poppa”, in comune abbiamo che io suonavo con la Banda Musicale del mio paese e andavamo nelle feste dei paesi (Cesarò, Sant’Agata di Militello, Nicosia, Cefalù, Montelepre, Carini, Ficarazzi(Pa), Capofelice e una sera a Piazza Politeama (Pa). Si rimaneva in loco per tutta la durata della festa, si dormiva nelle chiese sconsacrate o nelle scuole su delle brandine di nostra proprietà, per mangiare ci si arrangiava, sempre per portare quattro soldi a casa.
Le piazze sembravano tutte eguali, come dici tu, in quanto stesso palco stesso municipio o chiesa…. tu incontravi i soliti Camiomisti negli Autogril, io i soliti Cantastorie Siciliani come Ciccio Busacca e altri che erano sempre gli stessi, come pure chi vendeva le famose buste che il solito compare con 10 lire si portava a casa una Bici (gioco che il nostro amico compaesano, Michele Guardì, regista portò in Rai con Giancarlo Magalli). Insomma chi girava eravamo sempre gli stessi e tutti con medesimo scopo: portare qualche lira a casa!
Quanti sacrifici…
Finita la festa, la sera tardi, con un pullman sgangherato, si partiva per raggiungere un’altro paese e così via…malavita così nella mia carriera Militare non la ricordo.
Io sono stato meno fortunato di te, posso dire che tu sei nato in pieno miracolo economico, con papà con stipendio fisso, in confronto con me tu eri figlio di papà, gli anni ‘50 era triste, mio padre carbonaio tagliava legna per fare carbone sui Nebrodi, non guadagnava molto.
Presa la licenza media a 15 anni (per via della guerra ho iniziato le elementari con 2 anni di ritardo) ho fatto domanda in Marina e a 16 anni ero alle scuole CEMM di Taranto come Allievo Tecnico Elettronico.
Tu sei giovanissimo in confronto a me, io nel 1977 ero sul Vittorio Veneto già Capo di prima classe scelto e tu eri ragazzino….per cui non dire mai più che stai invecchiando. Ti assicuro, malgrado gli anni, che mi sento giovane e ancora faccio progetti. Sono sempre sognatore  e i sogni si avverano anche 60 anni dopo. Ti mando la foto ricordo della mia classe, di quando frequentavo la terza media ebbene, ci siamo rincontrati a Caronia dopo 60 anni.

….leggendo il tuo libro ho provato tante emozioni, perché anch’io, come te,  nel lontano 1954 ho traghettato lo Stretto di Messina per raggiungere le scuole CEMM di Taranto, avendo la sensazione di non tornare più nel mio paese natio… se non per quei pochi giorni di licenza all’anno.
In questa foto che per me è stata allora “l’emigrante di prora”, ho fatto il mio primo viaggio per un futuro incerto pieno di ansia, preoccupazioni, nostalgia per tutto e per tutti, per la famiglia, gli amici, i compagni di scuola, che non avrei più rivisto, se non in una rimpatriata dopo 60 anni.
Ti assicuro che io non ho mai smesso di ricordarli specie nelle ore di pausa quando Morfeo ritardava all’appuntamento notturno.
Quanta strada abbiamo percorso, sono stato sempre imbarcato sulle Navi grandi che mi hanno permesso di raggiungere nazioni lontane dove ho incontrato un numero grande di emigranti di poppa e tutti con la stessa nostra nostalgia per il paese natio e per l’Italia in particolare e questo mi ha sempre dato coraggio ad andare avanti. Non ti nascondo che più di una volta ero lì, pronto a buttare la spugna, ma ho trovato sempre qualche Angelo che mi convinceva a non farlo.
Vedi Ezio, è una vita che sono lontano da casa, qualcuno mi chiama con il cognome, altri Capo, altri ancora con l’aggettivo Signor… ma quando vada al mio paese natio, quei pochi rimasti e che mi conoscono, mi chiamano Peppino.
Allora avverto un nodo alla gola, qualcosa che mi tocca l’animo e difficile spiegare…
Ti abbraccio Peppino.

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