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Il commento di troppo …un anno dopo


Ricevemmo,  pubblicammo e le iene dei giornali si rintanarono …ma noi eravamo presenti, sul luogo, certamente distanti anni luce da una calda e comoda poltrona di uno squallido ufficio del mondo occidentale.
(19 marzo 2010 – 13 gennaio 2011)


LA “CAVOUR” AD HAITI,
MISERICORDIA ALL’ITALIANA
http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/politiche_marittime/2010/01/24/AMKUvjJD-italiana_commento_misericordia.shtml.

Dalla “Domenica di Maggiani” sul Secolo XIX

La passata settimana mi chiedevo con ansiosa curiosità in quale modo e misura questo Paese, il popolo di questa nazione di cuori generosi, si verserà nella pratica di compassionevole e misericordiosa empatia fraternità per ciò che rimane del popolo di Haiti e di quella nazione.

Pare che la raccolta popolare di fondi stia andando bene, e l’elemosina è pur sempre qualcosa. Di certo per tutto il Paese è corso un fremito di amorevolezza per gli innumerevoli bambini rimasti orfani e abbandonati al loro destino, e sono fioccate le richieste di adozione immediata; assai meno quelle di affido temporaneo, e sono propenso a pensare che ci sia assai più compassionevole misericordia in chi accetta il grave peso di un’ospitalità affettiva senza la gratificazione della ricompensa della genitorialità. Ma intanto è lo Stato che ha agito con gesto di generosità addirittura grandioso. Finito il doloroso compito della ricerca dei nostri connazionali dispersi e dell’assistenza ai superstiti, il nostro Paese si concentra ora sul popolo di Haiti, e la portaerei Cavour, ammiraglia e vanto della nostra flotta, ha salpato le ancore carica di materiali e uomini alla volta dell’isola caraibica. Nessun altro Paese ha fatto così tanto; gli Stati Uniti hanno mandato molto ma non la corazzata Missouri, la Francia non la portaerei Richelieu, la Federazione Russa non un solo sommergibile nucleare della classe Yurij Dolgorukij. Immagino l’afflato di sollievo e il giubilo di gratitudine quando alla rada di Port-au-Prince si specchierà la colossale mole della nostra portaerei. Non attraccherà ai moli del porto perché non esistono più.

Sono cento anni e passa che non si è vista una nave da guerra così imponente soccorrere le vittime di un terremoto, in nessuna parte del mondo a me nota. Se ricordo bene, l’ultima volta sono stati i marinai del famoso incrociatore Aurora, quelli che poi diedero inizio alla rivoluzione bolscevica sparando il colpo di cannone che fu il segnale per l’assalto al Palazzo d’Inverno, che si prodigarono per estrarre dalle macerie i superstiti del terremoto di Messina. Ma l’Aurora era già lì, con il suo carico di giovani e coraggiosi cadetti in crociera di addestramento. Da molto tempo ormai le cannoniere tendono a stare alla larga dalle operazioni umanitarie, a meno che non si tratti di quel genere di umanesimo che preveda bombardamenti navali. I popoli dell’Asia e delle Indie occidentali e di quelle orientali, con la loro semplice e rozza mentalità, guardano con sospetto alla presenza di navi da guerra straniere nelle loro rade. Potrebbe essere definita come “sindrome Butterfly”. Conosciamo la storia dell’opera pucciniana, e non possiamo dimenticare quanta sventura abbia portato con sé la “nave bianca”, a cominciare dall’affascinante ma fedifrago Pinkerton. Figuriamoci se se la sono dimenticata gli eredi della disgraziata geisha. Ma posso anche pensare che gli haitiani faranno un’eccezione per la nostra Cavour, conoscendo il leggendario pacifismo dei nostri marinai, e riesco anche a vedere le folle di superstiti a sventolare fazzoletti sui moli sfasciati, nella speranza che il loro benvenuto sia intravisto attraverso i binocoli alla distanza regolamentare di quattro miglia. Al momento non so dove si trovi la nostra ammiraglia, ma nella speranza che si affretti e finalmente dia fondo all’ancora – e purtroppo abbiamo una certa tradizione di ammiraglie che faticano ad arrivare a destinazione, si tratti di passare l’Adriatico e di spingersi fino al Golfo Persico – che genere di fattiva e misericordiosa compassione porterà con sé? Non mi è chiaro. So che deve fermarsi in Brasile a caricare personale medico, diamo un passaggio già che ci siamo, immagino che ne abbia caricato già qui da noi. E anche materiale sanitario, naturalmente; medici e medicine che saranno disponibili nella migliore delle ipotesi a due settimane e più dal terremoto. Mi auguro che intanto il lavoro grosso l’abbia già fatto Medici senza Frontiere, perché è difficile che un’urgenza resista in sala d’attesa così tanto. Ma ci saranno anche appendiciti, ernie, riabilitazioni, e un sacco di altri guai che i nostri possono aiutare a risolvere con calma. Se faccio i conti di quanto costa muovere la Cavour, almeno cento volte il costo di noleggio di un cargo mercantile, ne deduco che saranno gli interventi medici più costosi della storia in tempo di catastrofi naturali. Solo spostare dalla plancia alla terraferma una cassa di medicinali costerà una fortuna. Ma se noleggiare navi, utilizzare aerei civili e militari, e caricarli di uomini e cose, è un sistema assai più veloce e immensamente più economico, ci priva, noi popolo dal cuore d’oro ma da una irriducibile passione per le belle figure, di quell’innocente e gratificante bel gesto di far vedere al mondo quanto è fica la nostra portaerei. Che è veramente fichissima, e tutti ce la invidiano, e vedi un po’ che magari riusciamo anche a venderne una gemella, magari al Brasile che ancora non ce l’ha una perla così, corroborando la nostra industria navale di una commessa assolutamente auspicabile. Già che ci siamo, già che non c’è niente di male a far fruttare un pochino misericordia e compassione. MAURIZIO MAGGIANI


Caro Ezio, ho appena inviato la e-mail al secolo XIX in merito all’articolo in questione. Ti riporto il testo. Una volta fatto, se lo ritieni adatto, puoi pubblicarlo:

Salve, mi chiamo Marco Angelo Zimmile, Fante di Marina in congedo, istruttore nautico della Protezione Civile, comandante di idroambulanza, ed appassionato di storia e tecnica navale, sia civile che militare. Vi scrivo in relazione all’articolo comparso sul Vs. sito datato 24 Gennaio 2010 dal titolo “La Cavour ad Haiti, misericordia all’italiana”. Leggendo l’articolo traviso un’ironia a mio avviso fuori luogo da parte del redattore, Maurizio Reggiani, relativa all’utilizzo e l’impiego della nave commettendo anche errori di tipologia storica ed operativa sul supporto di aiuti delle unità militari, forse dettata dalla scarsa conoscenza in materia di soccorso marittimo ed organizzazione degli stessi, sulla quale mi permetto di dissentire sulla base di motivi prettamente oggettivi e di carattere pratico assenti da qualunque ideologia, sia essa politica od altro. Andiamo per gradi.

La missione italiana prevede:

per la Marina- portaerei Cavour con a bordo 6 elicotteri EH-101 ed un contingente del Rgt. San Marco come polizia militare e force protection (gli episodi di sciacallaggio sono purtroppo frequenti);

per l’Esercito – 1 compagnia del genio dotata di 15 mezzi ruotati e cingolati per il movimento terra, 20 autoribaltabili e 5 autogru con un plotone dedicato alle trasmissioni ed uno alla force protection;

per l’Aeronautica – i fucilieri dell’aria come Force protection ed una squadra all’aeroporto come supporto alle operazioni di gestione e controllo del traffico aereo di supporto;

per i Carabinieri – Nucleo polizia militare.

Ogni FA è dotata di propri mezzi e personale per il supporto sanitario, oltre naturalmente ai brasiliani.

Notevoli sono le capacità di assistenza sanitaria che la nave è in grado di offrire. L’area ospedaliera di bordo dispone infatti di 2 ambulatori, 1 sala rianimazione, 2 sale operatorie, 8 posti letto per terapia intensiva, sala radiologica-TAC, sala trattamento ustionati, laboratorio di analisi e laboratorio odontoiatrico. E’ stata inoltre imbarcata una camera iperbarica trasportabile per fornire la più idonea terapia alle sindromi da schiacciamento, utilizzata tra l’altro anche nel sisma Abruzzo, teatro in cui ho avuto l’onore di prestare servizio in qualità di volontario di Protezione Civile.

La decisione di inviare una portaerei (alla quale avrei affiancato anche una LPD come maggiore supporto e possibilità sia di imbarco che di gestione, ma sono fuori da certe decisioni quindi non conosco i retroscena) scaturisce dal fatto che essa costituisce un ospedale ed un aeroporto mobile (e sottolineo mobile) già attrezzato per i casi più gravi da trattare in piena condizione di sterilità con tutto l’equipaggiamento sanitario che il caso richiede.

Al verificarsi di altre scosse simili alla prima (ce ne sono state ed ancora ci sono) gli attuali ospedali da campo (mi sembra siano tre in totale, due oltre il nostro inviato con un C-130 (atterrato a l’Avana) insieme ad un team di medici ed infermieri il giorno dopo il sisma principale) avrebbero danni alle apparecchiature e non solo, con tutte le conseguenze del caso, mentre una nave già attrezzata come il Cavour non risentirebbe di nulla, neanche di uno tzunami dato che darà fondo in una zona ridossata e strategica per la gestione delle emergenze, comunicazioni e trasporti, operando quindi in piena sicurezza, considerando anche il fatto che un’unità del genere, con un ponte di volo di 6.800m mq, costituisce un toccasana per i trasporti considerando il piccolo e danneggiato aeroporto locale, tra l’altro non adatto ai velivoli di grosse dimensioni d’urgenza.

I compiti del Cavour si possono riassumere in:

– appoggio logistico;

– ospedale galleggiante;

– centro trasmissioni;

– centro manutenzione ad altri velivoli che svolgono operazioni nella zona;

– appoggio al contingente brasiliano in quanto il governo ha difficoltà di rifornimento per via del congestionamento del già danneggiato aeroporto haitiano per quanto concerne lo scarico e la logistica del materiale;

– Supporto civile: evacuazione di persone poste in condizioni di rischio e supporto umanitario per fornire coordinamento logistico o supporto medico;

– centro con camera iperbarica per le sindromi da schiacciamento.

C’è chi ha proposto, come il Sig. Reggiani, l’invio di un cargo mercantile per il trasporto di uomini e mezzi, ma attrezzare un cargo ad ospedale avrebbe richiesto troppo tempo, nonché inutile dispendio di risorse finanziarie utilizzabili in modo migliore in quanto il solo trasporto, in assenza di un valido supporto, è pressoché inutile, avendo giù un’unità (ed altre tre) adeguata allo scopo. Inoltre il pescaggio del Cavour, 8,70 mt a pieno carico, è di gran lunga inferiore a quello di un cargo, mediamente sui 15/20 mt, e questo le conferisce la possibilità di poter procedere anche su fondali relativamente bassi nel caso di utilizzo di gommoni od altri mezzi navali minori nel caso se ne presentasse il bisogno per trasporti urgenti via mare quando gli elicotteri non sono disponibili, oltre al fatto che un pescaggio minore permette di filare l’ancora in posti più sicuri. In sintesi il motivo di questa scelta è di tipo pratico/logistico per il teatro operativo interessato.

Sono comunque dell’avviso che l’Italia dovrebbe dotarsi anche di una nave ospedale vera e propria (come in passato ne ha avute molte) derivata da una petroliera per via dei grandi spazi, come la USNS Mercy, del resto la nostra Nazione ha una lunga tradizione, bicentenaria, di navi adibite a tale compito, come è rilevabile al link http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/Navi015.asp, anche se oggi la cooperazione internazionale tra le varie Marine permette una gestione migliore e meno dispendiosa del naviglio, da qui, forse, l’esigenza di ripiegare su una nave militare da soccorso che ospedale vera e propria, la quale avrebbe bisogno costante di una scorta alla luce degli attacchi terroristici.

Il redattore riferisce che da oltre cento anni navi così imponenti non soccorrono vittime di un terremoto, evidentemente non ha letto l’elenco della operazioni umanitarie in cui sono state impegnate le navi della nostra Marina, dove sono state impiegate anche le più imponenti che avessimo quali gli incrociatori Vittorio Veneto, Caio Duilio ed Andrea Doria (gli unici incrociatori in Europa dal dopoguerra), oltre le tre navi d’assalto anfibio, (LPD), attrezzate anche per calamità naturali. Tale elenco, per una corretta informazione, è disponibile al seguente link: http://www.marina.difesa.it/diario/2010/0118_cavour/missioni_umanitarie.asp

Inoltre sono dell’avviso che per inviare una nave militare (tra l’altro proprio le navi militari ed il loro equipaggio hanno il necessario equipaggiamento ed addestramento per il soccorso in qualunque tipologia di teatro operativo) in missione umanitaria non debba per forza esserci un terremoto (vedi elenco sopraindicato).

Un’affermazione che mi lascia leggermente perplesso è:

Da molto tempo ormai le cannoniere tendono a stare alla larga dalle operazioni umanitarie, a meno che non si tratti di quel genere di umanesimo che preveda bombardamenti navali. I popoli dell’Asia e delle Indie occidentali e di quelle orientali, con la loro semplice e rozza mentalità, guardano con sospetto alla presenza di navi da guerra straniere nelle loro rade. Potrebbe essere definita come “sindrome Butterfly.

Tale affermazione credo che sia più adatta alla descrizione di trame di film come “Platoon” o “Apocalipse now”, in quanto la realtà e ben diversa, e quanto dico è ampiamente dimostrabile dalle varie documentazioni storiche reperibili ovunque, oltre al link sopra riportato. Inoltre, per ovvi motivi non si può paragonare il comportamento italiano all’estero a quello degli americani, ed i popoli asiatici ed orientali non mi risulta abbiano una rozza mentalità.

Continua il redattore:

Conosciamo la storia dell’opera pucciniana, e non possiamo dimenticare quanta sventura abbia portato con sé la “nave bianca”, a cominciare dall’affascinante ma fedifrago Pinkerton. Figuriamoci se se la sono dimenticata gli eredi della disgraziata geisha. Ma posso anche pensare che gli haitiani faranno un’eccezione per la nostra Cavour, conoscendo il leggendario pacifismo dei nostri marinai, e riesco anche a vedere le folle di superstiti a sventolare fazzoletti sui moli sfasciati, nella speranza che il loro benvenuto sia intravisto attraverso i binocoli alla distanza regolamentare di quattro miglia.”

Le opere di Puccini, personalmente, le ho viste solo in teatro, le missioni umanitarie si fanno nella realtà.  Da quanto leggo ho l’impressione che il redattore abbia un astio a priori nei confronti dei militari italiani, ma evidentemente mi sbaglio dato che un professionista dell’informazione è sempre informato sui fatti, oltre ad essere imparziale, o almeno tale dovrebbe essere in quanto si andrebbe a documentare e si confronterebbe con gli addetti ai lavori per sapere prima di scrivere (come ad esempio le navi bianche italiane nella storia); in ogni caso sono disponibile per approfondire tale argomento, viste le seguenti considerazioni:

Al momento non so dove si trovi la nostra ammiraglia, ma nella speranza che si affretti e finalmente dia fondo all’àncora – e purtroppo abbiamo una certa tradizione di ammiraglie che faticano ad arrivare a destinazione, si tratti di passare l’Adriatico e di spingersi fino al Golfo Persico – che genere di fattiva e misericordiosa compassione porterà con sé? Non mi è chiaro. So che deve fermarsi in Brasile a caricare personale medico, diamo un passaggio già che ci siamo, immagino che ne abbia caricato già qui da noi. E anche materiale sanitario, naturalmente; medici e medicine che saranno disponibili nella migliore delle ipotesi a due settimane e più dal terremoto. Mi auguro che intanto il lavoro grosso l’abbia già fatto Medici senza Frontiere, perché è difficile che un’urgenza resista in sala d’attesa così tanto. Ma ci saranno anche appendiciti, ernie, riabilitazioni, e un sacco di altri guai che i nostri possono aiutare a risolvere con calma.

Rispondo per gradi:

– Ad oggi, 26 Gennaio, ha ampiamente superato Gibilterra e si dirige, su richiesta del Governo, in Brasile;

– Non risulta da nessuna parte che le nostre navi tardino ad arrivare, è solo una supposizione del redattore non comprovata da alcuna fonte storica; ammesso che ritardi ve ne siano stati ricordo che una nave si muove per mare e deve tenere conto delle condizioni meteorologiche;

– I compiti del Cavour sono stati ampiamente sopra descritti (compassione a parte), ed in modo abbastanza chiaro mi sembra.;

– Il “passaggio” ai brasiliani non crea problema alcuno, anzi, aumenta la capacità d’intervento;

– Anche ad un mese di distanza dal terremoto le vittime del sisma staranno anche peggio;

– Il riferimento ad appendiciti ed ernie, nel modo in cui è esposto, lo leggo come offensivo e lesivo nei confronti dei nostri connazionali in viaggio, ma evidentemente ho recepito male l’intenzione del redattore;

Conclude il redattore:

Se faccio i conti di quanto costa muovere la Cavour, almeno cento volte il costo di noleggio di un cargo mercantile, ne deduco che saranno gli interventi medici più costosi della storia in tempo di catastrofi naturali. Solo spostare dalla plancia alla terraferma una cassa di medicinali costerà una fortuna. Ma se noleggiare navi, utilizzare aerei civili e militari, e caricarli di uomini e cose, è un sistema assai più veloce e immensamente più economico, ci priva, noi popolo dal cuore d’oro ma da una irriducibile passione per le belle figure, di quell’innocente e gratificante bel gesto di far vedere al mondo quanto è fica la nostra portaerei. Che è veramente fichissima, e tutti ce la invidiano, e vedi un po’ che magari riusciamo anche a venderne una gemella, magari al Brasile che ancora non ce l’ha una perla così, corroborando la nostra industria navale di una commessa assolutamente auspicabile. Già che ci siamo, già che non c’è niente di male a far fruttare un pochino misericordia e compassione.”

Rispondo:

– Il solo trasporto di uomini e mezzi con un Cargo non è sufficiente se non supportato da una base logistica in loco, e di meglio rispetto ad una nave militare, data la sua struttura organizzativa, non ce n’è. Alla fine dei conti il noleggio di un cargo costerebbe molto di più;

Inoltre il 90% dei costi della spedizione è sostenuta da Fincantieri, il restante 10% dalla Protezione Civile Nazionale, quindi i costi sono notevolmente abbattuti;

– Allo stato attuale gli aiuti arrivano solo per via aerea grazie alle navi, visto e considerato che sono molto pochi gli aerei che possono atterrare;

– Una nave ha capacità di carico infinitamente maggiori rispetto ad un aereo;

– sul fatto che la nostra portaerei sia, come dice il redattore, “fichissima” non ci piove (del resto la bellezza è soggettiva), ma evitiamo certi commenti da taverna sul sito di un rinomato giornale, siamo tra gente civile;

– Se il Brasile ci ordina una commessa per un Cavour ben venga per la cantieristica italiana con tutte le conseguenze benefiche per l’economia, per le famiglie dei lavoratori e per l’indotto fornitivo;

Concludo:

Onestamente, leggendo l’articolo, lo avevo preso per uno scritto di carattere prettamente populista atto a cavalcare la situazione del momento, magari sfruttando la non corretta informazione dei cittadini, allo scopo di speculare inutilmente al fine di mettersi in luce grazie alle disgrazie altrui, indipendentemente dalla distanza in cui esse sussistono. Avevo pensato ad un “giornalista” disposto a scrivere la qualunque cosa pur di creare polemica su scelte di cui lui ignora i retroscena e che quindi non può giudicare a priori, ad uno scribacchino disposto a coprirsi gli occhi pur di sparare a zero su un avversario politico, anche disprezzando “quei guerrafondai dei militari”, che sia un singolo individuo od il Governo stesso, allo scopo di gettare fango sul suo operato in quanto nemico a priori in quanto non “dalla parte giusta”, ammesso che una parte giusta esista, ideologie a parte le quali servono solo per discussioni sa salotto se non supportate da senso pratico e realistico.

Ma dubito molto fortemente che un “professionista dell’informazione” agirebbe in tale deprecabile quanto meschina maniera, sarebbe tacciato di una rilevante ignoranza, vigliaccheria professionale e rifiuto ad ogni confronto, confronto che in ogni campo costituisce l’unico mezzo di crescita culturale e personale, se portato avanti con umiltà. Di certo tali oscuri personaggi non esistono più, del resto il periodo della cortina di ferro è terminato da tempo, quindi sono certo che le affermazioni riportate nell’articolo derivino solo da sviste e/o fatti non ben rammentati e/o non chiaramente espressi, infatti leggo da diverso tempo la sezione shipping del Secolo XIX per tenermi informato sui fatti marittimi, ed ho sempre trovato gli articoli in merito scritti a regola d’arte, ad ulteriore conferma del mio pensiero finale.

Rimango a disposizione per ogni confronto, anche mettendo la mia modesta esperienza di soccorritore marittimo a disposizione nonché di ex marinaio militare.

Cordialmente Marco Angelo Zimmile

Nota della redazione:

…Il signor Marco Angelo Zimmile fino ad oggi non ha ricevuto nessuna replica da parte del Dott. Maurizio Maggiani. Se ci è consentito aggiungere qualcosa, qualora ce ne fosse ancora bisogno, per completezza di informazione affermiamo che i compiti precipui ed istituzionali delle Forze Armate d’Italia si riassumo nei seguenti articoli della nostra Costituzione e più precisamente negli articoli 11, 52 e 87; legge 624/1950 e Legge 25/1997 e articolo 5 N.A.T.O. (operazioni rivolte a garantire la difesa collettiva, ecc.).

A seguito di questo articolo, per non ingenerare confusione, pubblicammo, esplicitandoli, gli articoli della “Costituzione”… che il giornalista probabilmente ignora o non conosce, compreso quello che  parla della “libertà di stampa” fondamentale in tutte le democrazie del mondo.
(Pancrazio “Ezio” Vinciguerra)

6 commenti

  • Marco

    Ricordo ancora quando lessi l’articolo per la prima volta, feci un balzo dalla sedia.
    Fu palese che il redattore fosse totalmente al’oscuro di come si gestisce una situazione internazionale dando per scontato che i suoi pensieri fossero corretti senza prendersi la briga di consultarsi con degli addetti ai lavori, per di più ironizzando ed insultando chi ad Haiti lavorava mentre lui, dalla sua comoda poltrona emetteva sentenze; ma si sa, come cantava il celebre Fabrizio De Andrè:
    “si sa che la gente da buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio”.

    A prescindere dal fatto di quale sia la personale sulle FF.AA. il redattore ha commesso un passo falso non indifferente, citando anche la sindrome Butterfly (che dubito che conosca dato che non c’entrava nulla) e prendendo per rozzi i popoli del sud-est asiatico e dell’oriente, tutt’altro che rozzi.

    Rispondere in modo “normale” non avrebbe sortito, a mio avviso effetto alcuno, ragion per cui mi è sembrato più logico scrivere un piccolo saggio di politica navale, includendo anche i risvolti economici e geopolitici.
    Può darsi che la mia risposta abbia determinato il dovuto effetto dato che non ho avuto alcun riscontro, oppure, dato che le possibilità sono del 50%, che sia stata direttamente cestinata; propendo per la prima ipotesi, in quanto la seconda denoterebbe un’ignoranza senza limiti oltre ad un incaponimento degradante quanto controproducente.
    Certo è che non ho più letto eresie simili e neanche di riferimento sia ad opera dello stesso autore che di altri della stessa testata. Avrò fatto centro? Lo spero.

    Iterum Rudit Leo!!!

  • ezio

    Carissimo Marcuzzo, a volte una semplice parolina di cinque lettere per le iene dei giornali (come li definisce Fanco Battiato) è un ostacolo insormontabile per alcuni di questi new laureati in scienze delle comunicazioni (praticamente in tutto e in niente). La parola che ti accennavo è SCUSA. Oggi scusarsi ed ammettere ognuno le nostre colpe è diventato difficile. Siamo tutti sapienti, tutti saccenti e invece siamo illuminati di niente.
    Per fortuna ci sono ancora organizzazioni no profit e osservatori che cercano in qualità di uomini di buona volontà di costruire e cercar di far dimenticare che circa 250.000 fratelli non sono più con noi. E’ successo dall’altra parte del mondo ma succede ormai dappertutto…è una continua emergenza. Quello che fa più male a chi crede, come noi, che ancora si cerca di quantificare in soldi: la vita, in ogni sua forma.
    Ci hanno insegnato prima di rispondere di contare fino a dieci: ebbene il dottor Maurizio Maggiani probabilmente ha usato un altro sistema di contabilizzazione, quello di far vendere qualche copia in più forse anche perché glielo avranno imposto dall’alto.
    Come ben sai, a seguito di questo articolo, per non ingenerare confusione, pubblicammo, esplicitandoli, gli articoli della “Costituzione”… che il giornalista probabilmente ignora, non conosce o fa finta di non conoscere, compreso quello che parla della “libertà di stampa” fondamentale in tutte le democrazie del mondo.
    Resta inteso che non c’è stata alcuna correzione da parte sua e del suo giornale a quel cinico articolo e quindi la parolina SCUSA non fa parte del suo vocabolario e nemmeno del giornale il Secolo XX
    (Pancrazio “Ezio” Vinciguerra)

  • Pietro

    Che l’invio della Cavour sia stato anche un show non lo nego…….vorrei ricordare, sia l’estensore dell’articolo giornalistico, sia il commento dell’ex marinaio quanto segue.Io personalmente nel 1960, con il CT Indomito, abbiamo portato aiuto ai terremotati di Agadir. Non ricordo l’anno ma anche un gruppo, non so quante navi, sia andato ad aiutare i profughi vietnamiti, se non erro, al comando c’era l’ammiraglio Castelletti, mio capo reparto e D.T. sull’Indomito.
    Ho l’impressione che tutti cercano di farsi “vedere”, mentre invece dovrebbe solo aiuto e solidarietà per chi è in disgrazia……
    La redazione può anche censurare quanto da me scritto, non mi darebbe nessun fastidio……io ho scritto solo quello che sarebbe doveroso sapere senza aspettarsi lodi e visibilità mediatica…….
    grazie dell’ospitalità Ezio.

  • Marco

    Caro Pietro, non c’è nessun motivo di censurare il tuo commento; quello che hai esposto è un pensiero sulla spettacolarità dell’evento, ed è anche degno di discussione (come ho scritto il 90% delle spese le ha sostenute Fincantieri a scopo pubblicitario). Ciò che si contesta è il modo in cui il redattore ha commentato il tutto farcendolo di offese verso la nostra Marina, lo Stato e molti altri 😉

  • Nicola

    Che i giornali scrivano tante cose solo per riempire le pagine e vendere non è una novità,quelli seri,però se ricevono uno scritto che dimostra degli errori commessi,subito dopo pubblicano qualcosa o una conferma circostanziata di ciò che hanno scritto adducendone i motivi oppure delle scuse per l’errore commesso.Evidentemente quella testata non ne fa parte,(di quelle serie)senza ulteriori commenti,sarebbe fiato sprecato per gente così.

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