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La solitudine

di Cinzia Lacalamita



La solitudine uccide più di qualsiasi altra malattia. Colpisce non solo l’involucro, ma l’anima. Più passa il tempo e più mi accorgo che a contattarmi sono persone che soffrono per un’esistenza priva della vicinanza di qualcuno che possa dire loro: “per me sei importante, ti aiuto io”. Eppure, in realtà, non si è mai davvero soli. Esiste sempre almeno una persona in grado di far sì che le cose cambino. Quella persona è colei che, a volte, odiamo più di qualunque altra: siamo noi stessi. E forse, è proprio da noi stessi che bisogna partire o ripartire. Imparando a essere meno autocritici, imparando, ogni mattina appena svegli, a rivolgerci un augurio di buona giornata, tutto può assumere un colore diverso. Perché, in fin dei conti, per quanto possiamo essere o ritenerci sbagliati, c’è sempre un lato positivo di noi che vale la pena imparare ad amare, affinché anche gli altri lo possano scoprire e apprezzare. Quando si arriva al punto di essersi “simpatici”, anche se non lo si è, di essere meno duri, anche se si sono commessi dei gravi errori, allora si è in grado di guardarsi attorno e rendersi conto che non si è affatto soli.
A volte si vuole essere soli perché si ha troppa paura di credere che, tutto sommato, ci vogliamo bene e potremmo, con un minimo di sforzo, essere amati anche da altri. Forse il sentirsi o l’affermare di essere soli è null’altro che un’inconscia giustificazione, utilizzata per non mettersi in gioco, per non ascoltare, per non osservare … per fare finta di non accorgerci che, dall’altro capo della strada, c’è chi non aspetta altro che gli regaliamo la nostra fiducia. E l’altro capo della strada può essere nel mondo reale, dove un bimbo c’insegna che l’innocenza è la più bella fra le virtù, dove un vecchio c’insegna che la saggezza è qualcosa che vale la pena tentare di conquistare e che, quindi, bisogna vivere anche quando si è stanchi. L’altro capo della strada può essere nel mondo virtuale, dove qualcuno t’invia un fiore o ti dice che è felice che tu esista. L’altro capo della strada può essere oltre il cielo, dove chi un tempo ti ha sorriso continua a vegliare su di te. Basta guardare. Prima in noi stessi e dopo al di là del muro. La solitudine porta a voler cambiare: cambiare casa, lavoro, abitudini. Ma a cosa serve? A nulla se prima non ci si ferma. A nulla se prima non ci si sforza di accettarsi per quello che si è … in fin dei conti, se si è fortunati, è proprio con noi stessi che dobbiamo trascorrere, per tanti anni, ogni santo giorno dell’esistenza.
Questa riflessione è dedicata a una persona che mi conosce solo superficialmente ma che, ciononostante, mi ha scritto per confidarmi la sua solitudine e il suo desiderio di cambiamento. Non ho la bacchetta magica, ma ho la sensibilità sufficiente per suggerirle di guardare con maggior attenzione. Con l’augurio che trovi ciò che, sono sicura, ha già, ma che stenta a riconoscere. Con l’augurio che lo trovi chiunque si senta solo.

Un commento

  • Giovyca

    Credo di poter affermare di aver conosciuto la solitudine, e di averla guardata negli occhi per almeno 2 anni. Posso dire con certezza che la solitudine è una fase che “tutti” prima o poi attraversiamo. Come l’amore, l’amicizia, etc etc.
    Il mio consiglio è:
    1) Tenere duro, perchè tutto passa (anche la )solitudine).
    2) Non piangersi addosso, perchè la solitudine (non solo fisica) è una condizione che trova agio nella nostra mente. Sta a noi cacciarla via. Un modo c’è, ma ognuno ne esce a modo suo.
    3) Prima di cercare la compagni d’altri, bisogna trovare la forza di stare bene con se stessi (da soli). Cercate un hobby, uno sport, un gruppo creativo. Ci sono tante attività che posso impegnare la mente e il corpo.
    In bocca al lupo.

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