Racconti,  Sociale e Solidarietà

La forza della disperazione

di Cleonice Parisi


Un Uomo era in bilico su un burrone e in quel buio abisso vi scivolò miseramente. Nel cadere ebbe il tempo di salutare la sua vita, vide la luce del cielo divenire sempre più lontana, mentre quella bocca avida lo inghiottiva rapidamente quanto voracemente, mancavano ormai pochi istanti all’impatto e l’uomo raccomandò la sua anima a Dio. Un tonfo…e un mare di fango si sollevò attorno al suo corpo.
Morto ? Ferito? In agonia?
Improvvisamente l’uomo ancora in uno stato di confusione, prese a muoversi, dapprima lentamente e poi persino ad alzarsi. Constatò con rassegnazione che era “caduto davvero molto in basso” e che la luce del cielo era lontanissima, preso dalla disperazione si buttò con la faccia nel fango fetido del burrone, urlando alla vita il suo diniego.
– “Vita, ti disprezzo! Con la mia morte pagherò il tuo amaro prezzo? Per ché non sono morto in questo mio misero scivolare? Anche qui di me ti volevi beffare?”.
E così dicendo si mise a scavare con un energia sino ad allora sconosciuta, una fossa in terra per seppellirsi e attendere così la sua fine. Mentre era intento nello scavarsi la fossa, un forte tonfo alle sue spalle lo fece sussultare, schizzi di fango lo colpirono sul volto e disgustato da questa ennesima viltà della vita, andò a vedere cosa fosse caduto dal precipizio e vide un corpo giacere senza vita, completamente immerso nella melma.
– “Un’altra vittima, vita schifosa questa altra putrida carcassa arricchirà la tua avida cassa!”. E nel proferire queste ultime parole diede al corpo un violento calcio.
– “Aiaaaaa!” – una vocina piccola fuoriuscì dal corpo e una bambina di appena sei anni si sollevò da terra dolorante e piena di lacrime.
– “Per ché mi hai dato un calcio?”
– “Scusa piccola pensavo fossi morta, e poi qui è tal mente buio che neppure avevo capito che eri una bambina! Ma come mai ti trovi qui in questo profondo burrone? Chiese l’uomo.
– “Tu sei una bambina?”
– “Non lo so mi ci ha buttato qualcuno!”
La bambina prese a piangere disperata implorando la mamma di venirla a salvare, ma niente in quel pro fondo burrone solo l’eco della sua piccola voce:
– “Aiuto!”
Aiuto, Aiuto, aiuto, ripeteva l’eco.
– “Mamma!”
Mamma, mamma, mamma. Ancora l’eco. La bambina era disperata, ma al contrario dell’uomo voleva vivere, nonostante tutto voleva vivere, e prese ad arrampicarsi sulle pareti irte del profondo burrone.
– “Piccola sciocca creatura, non sprecare energie per risalire l’abisso, accetta la morte sul crocifisso”.
– “Nooooooooooooooooooooo!!!! – Urlò la piccola.
– “Io devo uscire da qui!”.
La bambina aveva scalato metà abisso, quando scivolò ricadendo miseramente nel fango, e l’uomo che intanto si era messo comodo nella fossa in attesa della morte, prese a schernirla.
– “Avresti fatto prima a scavarti la fossa e ad aspettare la morte come me…”
– “Nooooooooooooooooooooo!!!!”
Urlò di nuovo la bambina e ritentò l’impresa, attingendo forza dalla sua disperazione. E tentò, tentò mille volte, sino a quando riuscì a risalire l’abisso. E quando fu nella luce affacciandosi, nella gola pro fonda disse:

– “Uomo della tua disperazione fanne mani non per scavarti la fossa, ma per risalire la china te lo dice una piccola bambina”.

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