Racconti

C’era una volta un contadino

di Marcello Finocchiaro


…che possedeva anche un certo numero di animali: conigli, un maiale, delle galline. Ma aveva anche un meraviglioso cavallo, un bellissimo stallone nero. Lui adorava quell’animale, lo considerava la cosa più preziosa che avesse. Un giorno il cavallo si accasciò al suolo, inerte, immobile e, tuttavia, vivo.
Il contadino chiamò immediatamente un veterinario e questi, dopo aver visitato il cavallo, disse:
“Ahimè, questa è una sindrome che colpisce, seppure raramente, i cavalli e causa all’animale una sofferenza spaventosa, una tristezza e una malinconia profondissime che gli consumano il cuore. Non esiste rimedio, o, meglio, c’è un solo tentativo che si possa fare e che, anche se in pochissimi casi, ha dato risultati positivi. Provvederò a iniettargli un siero una volta al giorno per tre giorni. Se entro il terzo giorno il cavalo non si sarà ripreso, allora dovremo abbatterlo, per evitargli lo struggimento e la sofferenza.”
Sebbene esterrefatto, il contadino dovette arrendersi all’inevitabile e acconsentì che il medico facesse la prima iniezione al cavallo.
Quando il veterinario se ne fu andato, il maiale, che aveva assistito al colloquio, corse dal cavallo e gli disse:
“Fratello, devi alzarti! Hai sentito il medico? Se non ti riprendi, verrà con il fucile per ucciderti!”. Ma il cavallo non si mosse, come se non avesse sentito.
Il giorno successivo, il veterinario tornò e praticò la seconda iniezione allo stallone. “Credo che non ci siano miglioramenti di sorta, purtroppo.”, disse. “Quindi verrò domani per la terza ed ultima iniezione. Ma temo che dovrò tornare anche dopodomani con il fucile, per uccidere questa povera bestia.”.
Quando andò via, il maiale corse ancora dal cavallo e gli disse rabbiosamente:”Ma che cazzo sei? Alzati e reagisci! Torna alla vita. Non capisci che verranno per ucciderti? Forza, muoviti e riprendi a vivere!”. Ma il cavallo rimase immobile e indifferente.
Il giorno seguente, il veterinario praticò la terza ed ultima iniezione al cavallo. Quando ebbe finito disse:”Credo che domattina dovrò abbatterlo. Non da alcun segno di miglioramento e mi rendo conto della sofferenza terribile che lo attanaglia.”.
Ancora una volta il maiale andò dal cavallo. Stavolta lo supplicò addirittura:”Ti prego! Alzati. Dimostra che sei vivo e che puoi farcela. La vita è un dono meraviglioso e non va sprecata come stai facendo. Ti stai buttando via. Alzati, te ne prego!”. Ma, anche in questo caso, fu come se il cavallo non l’avesse nemmeno sentito.
L’indomani il veterinario giunse con il fucile in spalla. Quando lo vide, il maiale si precipitò dal cavallo e lo supplicò ancora una volta di alzarsi, lo pregò in ginocchio, quasi pianse. E fu a quel punto che il cavallo ebbe come un fremito, si sollevò sulle zampe, si impennò, nitrì e corse al galoppo, saltando lo steccato correndo in cerchio per i campi. Poi, al trotto, tornò verso il suo recinto. Il contadino vide che il cavallo era guarito e scoppiò in lacrime per la felicità, abbracciò il veterinario e gli disse:”Oh, mio Dio! Sono così felice! Il mio bel cavallo è guarito! Ho deciso di fare una grande una festa. Quindi venga con il suo fucile e ammazziamo il maiale, per arrostirlo…”.

Morale: E’ sempre opportuno FARSI I CAZZI PROPRI

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