Racconti,  Storia,  Velieri

Anche le navi hanno un’anima

di Roberta – ammiraglia88

Ho letto un articolo che racconta l’incredibile storia del vascello Duguay – Trouin. Sembra proprio, come ho sempre pensato, che anche le navi abbiano un’anima.
Il Duguay – Trouin era un veliero francese da 74 cannoni. Fu varato a Rochefort nel 1795 e fu una delle navi che parteciparono alla battaglia di Trafalgar il 21 ottobre 1805.
Riuscì a rientrare in porto dopo la battaglia, ma il 3 novembre, mentre navigava assieme ad altri tre vascelli (Formidable, Scipion e Mont – Blanc) venne catturato dagli Inglesi. Il suo capitano, Claude Touffet, fu ucciso sul cassero della sua nave mentre gli ufficiali e i marinai furono tutti feriti.
I vascelli francesi erano costruiti meglio delle navi inglesi, pertanto questi ultimi decisero di non distruggere il Duguay – Trouin, ma di ripararlo e di inserirlo nella loro flotta.
Così cambiò nome e navigò per anni come H.M.S. Implacabile.
Fu una nave scuola, poi una caserma, ed infine un deposito di carbone. Nel 1943 cambiò nuovamente nome e diventò Foudrayant.
La sua manutenzione era però troppo onerosa per la Royal Navy, pertanto nel secondo dopoguerra se ne decise l’abbandono.
La polena di prua ed il coronamento di poppa vennero smontati e sono attualmente conservati al Museo di Greenwich; lo scafo fu riempito di zavorra e di esplosivo, e venne trasportato al largo di Portsmouth facendo così il suo ultimo viaggio. Si voleva infatti che fosse affondato in mare aperto, alla maniera vichinga (ai re del mare doveva essere data sepoltura nelle profondità).
Qui successe un fatto curioso.
Il 2 dicembre 1949, venne quindi fatto esplodere a nove miglia a sud della nave faro Owers. Sul vascello sventolavano le bandiere della sua lunga “carriera”, quella francese e quella inglese. L’Implacable si mantenne a galla per alcune ore prima di immergersi, “lento e maestoso, nei flutti turchini”. Tutto intorno c’erano le navi da guerra inglesi che rendevano gli onori militari “al vecchio combattente” di Trafalgar e di Capo Ortegal.
L’esplosione aprì le previste falle sul fondo, ma aveva anche scardinato dallo scafo il ponte della nave che, essendo di legno, nei giorni successivi riemerse dai fondali e vagò per la Manica trasportato dalle correnti.
Andò ad arenarsi proprio sulla costa francese, a Rochefort, a 4 chilometri di distanza dal cantiere dove era stato varato 154 anni prima. I testimoni oculari riferirono che sul cassero sventolavano ancora le bandiere inglese e francese. Il vecchio Duguay – Trouin, dopo così tanti anni di onorata carriera e di lontananza, era riuscito a tornare a casa!

I velieri e l’esito delle battaglie.
I velieri sconfitti a seguito di una battaglia, in genere, avevano due possibilità di finire i loro “giorni”:
(1) il loro Comandante dava fuoco alla santabarbara, pur di non consegnare la nave ai nemici;
(2) i vascelli che venivano catturati in combattimento, una volta riparati, riprendevano a navigare sotto la nuova bandiera.

7 commenti

  • ezio

    Giovanni Gavino Leone May 2, 2010 at 10:54am

    Vorrei ricordare a tutti gli amici del marinaio che ognuno di noi ha il dovere di far crescere il sito. Questo invitto è rivolto maggiormente ai pensionati. Non a tutti, naturalmente, in quanto, uno in particolare, e mi riferisco ad Ezio Pancrazio Vinciguerra, che ringrazio pubblicamente del contributo che dà costantemente.
    GRAZIE EZIO, continua cosi.
    Ringrazio anche tutti quelli che hanno contribuito e contribuiscono a tenere vivo questo blog con l’unione di colleghi ma sopratutto di veri amici che hanno in comune L’AMORE PER L’APPARTENENZA ALLA MARINA MILITARE.
    Un abbraccio affettuoso a tutti.
    Giovanni Gavino Leone

  • Giuseppe

    La storia raccontata dalla Signora Roberta del Veliero Duguay -Trouin è bellissima, indubbiamente una nave, nel suo complesso, da quando viene progettata, costruita, varata, impiegata e posta a riposo, ha la sua storia per ciò che è destinata a compiere e per gli attori che ne hanno preso parte nel periodo medesimo.Se poi un veliero,quale,il Duguay malgrado la fine voluta per volontà d’uomo, riesce misteriosamente a capovolgerla andando a finire i suoi giorni da dove aveva iniziato la sua storia, questa e sì che ci fà pensare che abbia un’anima…. Raccontiamole le storie…

  • Francesco Capocefalo

    Innanzitutto grazie per la storia bellissima. Credetemi ho sempre avuto la sensazione che le navi avessero un’anima, lo dicevo e sapevo di essere preso in giro. Ora ne ho la conferma ed io che ho fede, credo. Appoggio pienamente l’amico Giovanni in tutto cio’ che ha detto, anzi aggiungerei che per noi che siamo stati in Marina, e che ora siamo in congedo è quasi un nostro dovere testimoniare ed espandere ai giovani l’amore per il mare, la Marina e la nostra Patria.

  • Giuseppe

    La storia del Veliero Duguay-Trouin raccontata dalla Signora Roberta è bellissima, indubbiamente una nave, nel suo complesso, da quando viene progettata, costruita, varata, impiegata e posta a riposo, ha la sua storia per ciò che è destinata a compiere e per gli attori che ne hanno preso parte nel periodo medesimo.Se poi un veliero,quale,il Duguay malgrado la fine voluta per volontà d’uomo, riesce misteriosamente a capovolgerla andando a finire i suoi giorni da dove aveva iniziato la sua storia, questa e sì che ci fà pensare che abbia un’anima…. Raccontiamole le storie…

  • Claudio Cecca

    io quel coronamento e quella polena le ho viste quando mi son recato in visita al museo marittimo di Greenwich – Londra.

    sono affascinanti e avvincenti gia da sole e sinceramente, insieme al CUTTY SHARK e H.M.S. VICTORY e tutta la storia sviluppatasi intorno alla risoluzione del problema legato alla Longitudine, per me appaiono come macchine del tempo. Mi perdo nell immaginare quei giorni quando le onde si scanzavano per lasciar passare simili scafi.

    L’ articolo di ammiraglia88 mi fa scoprire qualcosa di piu di quella polena e quel coronamento dre Duguay-Trouin, e fa parte di quelle letture che carpiscono la mia attenzione, risucchiano i miei sensi in un viaggio tutto mio in quei giorni lontani.
    Claudio Cecca

  • Marino Miccoli

    Sì, anch’io esprimo il mio apprezzamento per il fatto narratoci dalla signora Roberta.E’ una donna attenta che ci rende partecipi di tutto quanto di interessante, singolare e anche istruttivo Ella sapientemente reperisce sul web e non solo.
    E accolgo, nel mio piccolo, l’invito del signor Giovanni Gavino Leone e di Giuseppe che esortano a contribuire alla vitalità di questo blog, alla navigazione di questo nostro bel vascello… al timone del quale c’è il nostro stimato Comandante Ezio Vinciguerra.
    Francesco, del quale condivido gli intenti, afferma di creder che le navi hanno un’anima. Voglio crederci anch’io… a ben pensarci, vengono generate in un cantiere (grembo), nascono e vengono battezzate (varo) con l’imposizione di un nome, prendono vita con l’equipaggio; cessano di vivere (affondamento) quando il loro cuore (sala macchine)non batte più!
    Marino Miccoli.

  • Roberta

    Mi fa piacere il racconto che ho riportato sia stato gradito.
    Molto belli ed interessanti i vostri interventi!
    Le navi sono un “qualcosa” di particolare: accolgono a bordo gli equipaggi, li trasportano da un porto all’altro, vivono assieme anche per lunghi periodi e diventano la loro momentanea casa. Li conducono infine sani e salvi a casa al termine dei loro incarichi.
    Mi viene normale pensare che abbiano un’anima e questo veliero l’ha dimostrato!
    Alla fine della loro carriera tutte le navi hanno diritto di ritornare alla loro casa natale …

    Forse in questa storia ci può essere qualche particolare che è stato aggiunto man mano che l’avvenimento veniva tramandato e che la “voce girava”. Si sa, la fantasia popolare e il passaggio di parole da una persona all’altra può modificare un po’ il racconto originale, ma mi piace pensare che non ci siano “fantasie popolari” e che sia tutto vero.
    E’ bello pensare al “vecchio veliero”, che accetta di “vivere” anche con un altro equipaggio che gli era nemico, ma che gli permette però di continuare a navigare durante una lunga carriera. Mi piace pensarlo alla fine dei suoi “obbedisco” che finalmente può fare ritorno alla sua vera casa!

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *