Racconti

Ognuno ha la sua storia da raccontare

di anonimo

Ho sentito dire che la fortuna è cieca e che la sfortuna perseguita i poveri, io invece penso che entrambe non esistono, sono solo due punti di vista di ciò che accade intorno. Lo scopo del mio scrivere questa storia è quello di capire  come posso ritenermi fino ad oggi, cosciente che a soli 24 anni non si può  tirare le somme di una vita, ma se ognuno di noi riflettesse ad ogni piccola  esperienza maturata, si renderebbe conto che la vita ti insegna tanto.
Il ricordo è come una cassaforte dove custodiamo il nostro modo di essere  perché sono i ricordi delle nostre esperienze che condizionano il nostro modo di fare. Ricordo di aver avuto soli 4 anni quando imparai ad andare in bicicletta. Mio cugino  mi disse: “Pedala forte che ti tengo io”, poi mi lasciò e mi sembrò di volare.  Dopo qualche pedalata caddi per terra e mi graffiai il ginocchio. Sembrerà  strano ma adesso capisco che il mio modo di essere iniziò con quella caduta  perché nel modo in cui oggi affronto la vita, quel giorno mi alzai con il sangue sul ginocchio e ripresi a pedalare da solo.
Io non credo nel destino ma credo che ognuno di noi, nel suo profondo, desidera vivere la vita in un determinato modo. Ciò che accade è solo frutto del nostro modo di pensare. Tratta questa conclusione potrei dire che Leonardo Da Vinci poteva diventare un grande calciatore e Diego Armando Maradona un bravo pittore, infondo tutti e due desideravano fortemente creare; fantasticare dare ciò che la gente non può dare. Solo le coincidenze hanno segnato la loro vita. Io mi sento uno di loro! Amo creare; assaporare la bellezza di ciò che prima non era e adesso è!
Ricordo la prima volta che misi le mani su un pianoforte e avevo solo sette anni. Il maestro mi spiegò il giro di DO, ed io già fantasticavo di dirigere un’orchestra. La prima canzone che mi insegnò fu “ il cielo in una stanza”, mi lasciò solo con il pianoforte e si nascose con mia madre dietro la porta.  Ricordo le lacrime e i baci che mi diede quando finì. Le lacrime erano tante quante quelle che uscirono dai miei occhi quando lessi che ci avrebbe lasciati per farsi una nuova vita. Ma il mio forte desiderio non si poteva limitare alla musica così quando mi  resi conto che sapevo suonare smisi di andare a lezione e mi feci iscrivere in una scuola calcio perché mio cugino era bravo e io volevo giocare con lui. Ricordo uno dei primi allenamenti, tutti correvano dietro la palla ed io cercavo di correre più lontano possibile per paura di farmi male. Mio padre non  si sentì di spendere soldi inutilmente e non mi ci mandò più. Allora iniziai a  giocare per strada ed ogni sera tornavo con le ginocchia sanguinanti. Poi mi cercarono ed erano disposti a pagarmi per giocare, ma anche allora rifiutai.
Oggi ancora non capisco il motivo per cui ho rifiutato tante cose in vita mia,  e l’unica soluzione che riesco a trarre e che il mio inconscio sta cercando la cosa più adatta a me. Magari Maradona avrà anche provato a dipingere?!!!.
E così fino ad oggi ho provato tante cose e senza ormai lo stupore di nessuno,  riesco a fare tutto.  Una vita invidiabile direte di certo! Ma come ho già detto c’è chi vede il bicchiere mezzo vuoto!
A 19 anni ho imparato cosa vuol dire lasciare il nido e con il servizio  militare ho iniziato a capire il senso della vita; del dovere e soprattutto ho assaporato la dolce e amara compagnia della solitudine. Sono nato e cresciuto in Sicilia, una terra incantevole; un paradiso terrestre, un paradiso dove purtroppo non vivono solo angeli. Così per non cadere in tentazioni ho lasciato la mia terra e ho girato in lungo e in largo!
Ricordo il primo viaggio in treno! Avevo un terrore incredibile! Non dormivo per paura di perdere la discesa in stazione e chiedevo mille volte prima di salire per paura di sbagliare destinazione. Ancora peggio fu il primo volo! Mi sentì il cuore in gola, ma come sempre le sfide mi resero forte e oggi sfreccio in pista con la moto senza paura di cadere. Peccato che a guardarmi c’è sempre la mia amica solitudine (magari potessi parlargli, …magari potesse rispondermi!) e quel Santo di Angelo custode che mi prese per mano quando ebbi un incidente dove rotolai per 60 metri.
Avrei ancora tanto da raccontare e da vantare ma ciò che rimane impresso con più forza in ogni uomo è il ricordo di un fallimento, di un qualcosa che ti ostini a capire e a migliorare ma che non riesci a comprendere, che non ti fa dormire la notte!
L’amore è un gioco troppo difficile! Un esame di troppe materie; un libro infinito; un viaggio senza meta; un pianoforte con milioni di tasti che non riesci ad intonare. Ricordo il mio primo bacio, innocente come un bambino, eppure diventai rosso e mi sembrò di svenire. Quanto mi manca quella emozione! Scambierei mille baci innocenti con mille avventure di sesso se riuscissi a provare ancora quel brivido. Ricordo la prima esperienza col sesso! Conobbi una ragazzina di appena 13 anni  e io dovevo compierne 15. Fu una cosa inaspettata! In una delle tante sere dove da ragazzini passavamo le notti in spiaggia vicino al fuoco di un falò accadde ciò che mi rese (nella mia ignoranza e incoscienza ) fiero del gesto  compiuto. Col tempo ho capito che ho sprecato un dono prezioso, ma con tutta onestà se potessi tornare indietro lo rifarei.
Ricordo ancora fortemente quel senso di paura e di imbarazzo! Poi quando lei prese una coperta e la portò in spiaggia, riuscimmo (come due bambini impauriti dal buio) a nascondere le nostre inibizioni . Sentivo che i miei baci pian piano non bastavano a saziare il nostro istinto e in pochi minuti il calore aumentava sui nostri corpi. Iniziammo a sudare ed io sentivo la mia mano bruciare mentre sfioravo i suoi fianchi, poi ci guardammo e lei mi disse: “fai piano ti prego”. Quella sera mi  sentivo il re del mondo, mentre oggi mi sento colui che diede parte di se ad una ragazzina che non vidi mai più.
Potrei raccontare ancora mille esperienze, ma voglio terminare con quella più  marcata nella mia vita, l’esperienza che mi ha fatto capire che esiste una forza dentro noi che come un’arma segreta quando meno te lo aspetti viene a tirarti su per i capelli. È la forza della vita! Che quando tocchi il fondo sa farti risalire.
Ricordo e ricorderò per sempre il periodo più buio della mia vita. Colto dal dolore di una famiglia che si disunisce; dalla delusione di una ragazza che mi rimase accanto per sette anni per poi buttarsi tra le braccia di un altro; dalla solitudine; dalla lontananza delle persone care pensai che la mia vita fosse solo un fallimento, una delusione per me e per coloro che in me riposero le loro speranze. Un peso troppo grande, tanto da incitarmi ad una fine celere e indolore. Un giorno andai a trovare mia sorella e lei mi portò a fare visita ad un amico. Mori, un ragazzo Senegalese lasciò la sua nazione per lavorare in Italia così da permettere alla moglie e ai figli di vivere al suo paese. Purtroppo dopo qualche mese gli trovarono un tumore allo stomaco e in breve tempo diventò uno scheletro. Io rimasi tutto il fine settimana con lui, andavo ogni giorno a trovarlo perché nonostante il dispiacere di vederlo morire, lui riusciva a rasserenare il mio cuore. Giuro che non riesco a capire dove trovasse la forza di ridere sempre! Poi prima di andare via mi disse che io avrò un bella vita davanti e tutto mi andrà per il meglio!
In quel momento ho capito il vero senso della vita, ho capito che quando desideravo morire qualcuno desiderava vivere ma sapeva di dover morire, e questo è il motivo per cui nessuno mai dovrebbe pensare ad un simile gesto.
Forse la mia storia non verrà creduta, forse non verrà letta, ma io esisto, e rispecchio una nazione che mi appartiene, una Italia fatta di magnificenza e contraddizione, dove i talenti si sprecano, dove le discriminazioni crescono al suo interno ma anche un paese fatto di tradizione ed orgoglio, dove una regione come l’Abruzzo sa risollevarsi a mani nude e un padre di famiglia si arrangia a fine mese.
“Questa è l’Italia, questi siamo noi”.

7 commenti

  • Ludovica

    Credo profondamente alla tua storia, perchè l’ho letta con gli occhi del cuore ed il tuo è sicuramente un cuore grande..sono fiera di vivere in un Paese che oltre alle sue contraddizioni è fatto di tradizione ed orgoglio…Per usare le parole di una persona a me molto cara mi sento di dire che quel Patria e Onore per cui un lontano neppure troppo 4 dicembre di 9 anni fa ho giurato, sono le nostre radici, sono i nostri sogni passati e futuri, sono il sorriso di un bambino alla sua mamma, sono le mani callose che ricevono la meritata busta paga, sono il fornaio che si alza alle quattro del mattino per darci il nostro pane quotidiano…….
    “Anche questa è l’Italia, questi siamo noi”.

  • Giorgio

    Una bellissima storia, non banale, detta col cuore, portata alla lettura di chi ha un cuore per capirla. Grazie di tutto ciò che hai portato ad esempio

  • Roberto Cannia

    Amico mio ho letto la tua bellissima storia, sono veramente commosso. Hai proprio ragione, quando tocchi il fondo la forza della vita, ti aiuta a risalire. Spero che per tutti coloro che soffrono ci sia sempre un’ancora di luce che brilli nel buio…

  • Eletta

    Se Volevi Stupirci ….

    Ci hai fatto entrare nel tuo mondo, regalandoci occhi nel tuo tempo, ANCH’ IO MI SONO RICONOSCIUTA in molte delle tue esperienze….e anche se non c’e il Tuo nome UN SINCERO GRAZIE

  • ezio

    Carissimi amici l’autore, che ci tiene a mantenere il suo anonimato, mi ha pregato di inserire questo messaggio di ringraziamento:
    SONO COMMOSSO, GRAZIE A TUTTI VOI CHE RAPPRESENTATE LA VERA E SANA “RAZZA UMANA”, PERCHE’ IL NOSTRO BUON CUORE NON HA NAZIONE, NE COLORE.

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