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Lettera a Dante

di Roberto Benigni


“Caro Dante,

prima di tutto spero che tu stia bene, che il macigno non ti pesi troppo e ti auguro di sentire il Gloria in excelsis Deo il più presto possibile. E anche ti voglio ringraziare perché con la tua Divina Commedia mi hai fatto innamorare della poesia, che è la cosa più bella del mondo. Mi hai fatto sentire il bene e il male, mi hai fatto andare a letto impaurito, mi hai fatto venire da piangere, mi hai portato con te dappertutto, sull’Oceano Atlantico, in Lunigiana, a Gerusalemme, a Monterriggioni. Mi hai fatto morire dal ridere, anche se hai scritto in una lingua difficilissima, misteriosa e incomprensibile, che per capirla, pensa, me la sono dovuta far spiegare dai miei nonni analfabeti.

Sei entrato nella mia vita di corsa, Dante, con un’allegria e una potenza strepitose, come quando ho conosciuto le albicocche. Ecco, per me Dante, tu fai parte della natura, come le albicocche, il sole, l’erba. E quando mi chiedono se sei moderno, è come se mi chiedessero se è moderna l’erba. Dopo un po’ che ti leggevo ho fatto un salto sulla sedia per davvero. Mi sono accorto che non ero io che leggevo te, eri tu che leggevi me come nessun altro mi aveva mai letto, con parole antiche e commoventi che hanno attraversato i secoli per posarsi sulle nostre labbra.

Mi hai fatto provare quella sensazione tremenda che come me nel mondo ci sono solo io e che però ero uguale a te. E che io e te eravamo uguali a tutti. Ogni cosa che avevo sempre sentito fin da quando ero nato, tu gli hai dato una forma memorabile. Quanto t’ho voluto bene, Dante.
Entravo nel tuo libro come si entra in farmacia: leggevo due o tre terzine a voce alta e ammazzavo tutti i virus…

Però ora Dante ti scrivo per motivi tecnico-amministrativi e soprattutto finanziari. E per un dubbio. Ora, non so se in Purgatorio ti sono arrivate notizie. Io sto facendo una tournée in Italia e all’estero prodotta dalla mia società Melampo srl, lo spettacolo si chiama proprio “Tutto Dante”, pensa un po’ (più chiaro di così…). E ogni mattina il mio amministratore, il signor Mario Fucci, che è una persona molto onesta, discendente di un’antichissima famiglia pistoiese, persone onestissime, va all’ufficio della Siae per versarti i diritti che ti spettano, circa il 30% dell’incasso. Ora il dubbio è questo: ma questi soldi, Dante, ti arrivano o no? Te lo dico perché è una bella somma. Ti informo che a tutt’oggi lo spettacolo ha fatto quasi 800.000 spettatori solo in Italia. Ti dovrebbero essere già arrivati, secondo i calcoli di Mario Fucci, 4.725.302 euro, liquidi. Sarai il più ricco del Purgatorio. E solo per questo spettacolo. Tra l’altro, se ti sono arrivati, guarda dietro la moneta da due euro: avrai una sorpresa… Come chi è… Ma non ti sei riconosciuto? Sei te! Sei stato anche sulle 10.000 lire… Tra l’altro, anche per questo: ma te li pagano i diritti, ti mandano le royalties? (…)

….Dicono che la “Divina Commedia” sia l’opera più ardita dell’ingegno umano, che il suo insegnamento è così profondo che può essere disceso nel pensiero umano solo per rivelazione, e che per la prima volta, nella storia del mondo, ci hai fatto esplorare la remota regione dell’Eterno, “fisicamente, corporalmente” …
Con la Divina Commedia ci hai fatto capire…:

che Dio ha bisogno degli uomini;
che ogni volta che l’uomo fa del male, Dio trattiene il respiro;
che non c’è male che non possa essere consolato;
che ognuno di noi è qui per completare e complicare l’affresco;
che la poesia è canto e racconto;
che le donne sono l’apice della creazione, la rugiada dell’abisso;
che ti sei occupato di questo strano dono che abbiamo avuto in sorte: la vita;
che, dopo averti letto, non si guardano più le persone con distrazione ma come scrigni di un mistero, depositari di un destino immenso;
che l’arte si deve interessare alla vita;
che la vita è molto di più di quanto possiamo capire, per questo resiste;
che nessuno è troppo strano per essere capito;
che ognuno di noi è unico, e fa la differenza;
che si può parlare degli altri quando parliamo di noi;
che cosa ci rende felici;
che cosa amiamo e odiamo davvero;
che noi tutti siamo qui per il sì di una donna;
che siamo in crisi del duro desiderio di durare;
che ci hai reso possibile vivere in un mondo più grande;
che ci hai reso il mondo meno estraneo e nemico;
che ogni persona è l’eroe della propria storia, anche se i suoi giorni o le sue notti non appaiono eccezionali a nessuno;
che i fatti del mondo non sono la fine della questione;
che in poesia si usa lo stesso amore e lo stesso numero di parole per descrivere gli ordini angelici e il gesto di un sarto che con poca luce introduce il filo nella cruna di un ago;
che si può dare del tu all’ignoto;
che il paradiso è colmo dell’accecante bellezza del verbo essere;
che la vita è destino e viaggio, conoscenza e amore;
che qualcuno non distoglie mai lo sguardo da noi, perchè ci ama;
che la bellezza nasce terribilmente;
che l’arte è un dono…….”

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