Racconti,  Sociale e Solidarietà

Ho un sogno

di Gabriella Fogli

…Ho un sogno. Si, anche io coltivo un sogno, anzi, ne coltivo molti, ma questo è il più grande di tutti. Non è un sogno personale, non riguarda le finanze, i viaggi o quant’altro. No. E’ un sogno più grande, un sogno che non ha prezzo. Questo sogno si chiama GIUSTIZIA SOCIALE.

Non nasce dal nulla, non è la solita frase fatta che tanti oratori ben più dotati di me hanno già ampiamente trattato con dovizia di frasi e particolarmente in campagna elettorale per la corsa all’accaparramento di voti.
Ho un sogno, un sogno che nasce dal cuore, un sogno che nasce dal dolore vissuto attimo per attimo sulla mia pelle e su quella di milioni di persone silenziose che con dignità vivono il proprio disagio nel silenzio, quasi a doversi scusare, quasi a sentirsi un peso.
Già, perché noi siamo socialmente inutili, siamo mantenuti dallo Stato (???) e pesiamo sulle casse sempre in deficit delle aziende sanitarie.
Avete compreso di chi parlo, vero? Parlo di un esercito di esseri umani allo sbaraglio, di famiglie disorientate e spaventate, ripiegate su sé stesse, dramma nel dramma.
Di figli che saranno privati del padre o della mamma, di genitori che assistono bambini con gravissime malformazioni, disposti a tutto pur di riuscire a far qualcosa per avere per una volta la possibilità di sentire la manina del bimbo che prende la loro, o la sua vocina che li chiama per nome, genitori che ipotecano tutto ciò che hanno ed anche ciò che non hanno, che raccolgono soldi attraverso appelli per affrontare i cosiddetti “viaggi della speranza” che ben poche volte portano a qualche piccolo risultato.
Sto parlando di anziani che vedo rovistare nei cassonetti del supermercato la sera alla chiusura, ricercando qualche prodotto scaduto o un po’ di verdura, poco importa se è stato chiuso tutto il giorno sotto il sole, o che vanno al mercato quando chiude a raccogliere gli scarti per terra o a portare via con poco un po’ più di frutta e carichi e curvi sotto il peso dei sacchetti e degli anni si avviano verso casa.
Sto parlando di giovani che non hanno un futuro, che sono stati privati della possibilità di guardare con occhi fiduciosi al domani, alla possibilità di mantenersi economicamente e di formarsi una famiglia, e chi ha già una famiglia non sa mai se riuscirà a pagare l’affitto il mese successivo perché l’interinale non gli rinnova il contratto.
Sto parlando di giovani donne che non possono scegliere di diventare madri fino a quando hanno un impiego a termine perché sanno già che non gli verrebbe rinnovato ed anche perché i bambini costano ed hanno tante necessità, pannolini e latte in polvere hanno prezzi proibitivi e i cuccioli d’uomo diventano grandi in fretta ed occorre rinnovare il loro guardaroba continuamente.
Sto pensando alle mamme che se vogliono lavorare devono ricorrere all’asilo nido che praticamente gli decurta lo stipendio a metà e che corrono come pazze per arrivare al termine della giornata sfinite, stanche, con l’unico desiderio di potersi coricare.
Sto pensando a tanti padri di famiglia che arrivati ai 50anni perdono il posto di lavoro e sanno che è quasi impossibile trovarne un altro e sono mortificati e lesi nella loro dignità perché incapaci di mantenere la propria famiglia ed a volte arrivano persino al suicidio tanto grande è la rabbia che accompagna il senso di impotenza e di fallimento.
Sto parlando della libertà di espressione, e non dell’indirizzo del mondo verso un nuovo Ordine Mondiale dove i molti sono asserviti ai pochi, dove l’informazione è pilotata, dove povero viene contrapposto al povero, il nord al sud, il bianco al nero, i giovani agli anziani, gli ebrei ai musulmani ed ai cattolici e viceversa.
Sto parlando di un mondo senza la schiavitù della droga che ottenebra le menti e tiene in scacco e sotto controllo la popolazione, e senza la schiavitù in generale, l’orrore nell’orrore del traffico di esseri umani e di organi, di bambini e donne venduti come oggetti senza anima, senza sentimenti, senza affetti.
Sto parlando di un mondo dove l’infanzia è tutelata, protetta, amata e non violentata, sfruttata, picchiata per i lascivi godimenti di porci schifosi che alimentano i traffici della prostituzione dei bambini, ma anche delle donne in generale.
Sto parlando di un mondo senza la violenza che sta crescendo come un’ombra gigantesca che ingloba tutto e tutti.
Sto parlando di un mondo che non c’è perché ci siamo venduti l’anima al diavolo per trenta denari, perché siamo diventati meschini ed abbiamo imparato a volere, ad avere ed a pretendere sempre di più.
Ho un sogno.
Ma credo in questo sogno e so che ci sono tanti uomini e donne che, come me sognano la Giustizia Sociale.
Allora domando a questi uomini ed a queste donne di farsi vivi, di far sentire la loro voce, affinché sovrasti il boato di vuoto, domando di avere il coraggio di agire perché è solo quel coraggio che ci ridarà Voce, è solo il coraggio che ci renderà la dignità di essere Uomini e Donne degni di questo nome.
Non importa qual è la vostra fede politica, importa ciò in cui credete.
La Giustizia, come il dolore, non conosce distinzioni, ci accomuna tutti per ciò che siamo. Per me, che sono credente, figli dello stesso Padre.
Ho un sogno. Lo realizziamo insieme?

...Ezio carissimo,condivido il tuo pensiero sul bene prezioso della Vita che il Signore ci ha donato, e lo condivido da ammalata grave che ogni giorno mette da parte se stessa per cercare di aiutare per quel poco di energie di cui dispone. Ma l’unione di tante gocce crea il mare, e quindi….benvenuto al marinaio…che poi non mi pare vecchio, logoro…non so, mi auguro di no. Buona giornata e serenità.
Gabry 19 gennaio 2010 ore 10.06

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