Storia

Storia del calendario

Chissà quante volte abbiamo fissato il muro per consultare il calendario e quante volte, prima di focalizzare i minuscoli giorni della settimana, il nostro sguardo si è posato su quei luoghi d’incanto in esso raffigurati, magari in compagnia della “fata turchina”… quella tutta forme del mese di agosto? E chissà quante volte ci siamo chiesti mestamente: “intanto un altro giorno se ne và”.
Ma cos’è il calendario? E’ il calcolo del tempo, suddiviso in stagioni, mesi, anni che ha avuto da sempre una enorme importanza prima ancora che per finalità pratiche, per motivi religiosi e magici. L’apparente correlazione fra fenomeni astronomici per lo più esterni all’uomo ed alcuni aspetti della vita umana quale il ciclo femminile e la gravidanza ha alla fine portato a formulare una scienza, l’astronomia, in grado di poter dare risposte ai misteri della nostra esistenza. Recitava il poeta Ovidio nel suo poema incompiuto “i Fasti” quando l’anno romano era composto di 10 mesi: “Quando chi fondò Roma divise con ordine il tempo, volle che l’anno suo fosse di dieci mesi. Certo, o Romolo, l’armi tu più conoscevi degli astri, e il vincere i vicini fu il tuo maggior pensiero… Pensò che, per compiere un anno, bastasse di tempo, quanto ne occorre al feto a uscire dal seno materno.”
Ogni popolo della terra ha detto la sua sul calcolo dell’anno, ognuno ha computato a modo suo il tempo e qualcuno ancora oggi usa date diverse per festeggiare le varie ricorrenze a seconda della religione di appartenenza.
Persino astrologi, maghi e stregoni hanno detto la loro per prevedere, indovinare, predire (chissà che cosa e in base a quale calcolo logico) e dare un senso alla nostra esistenza.Qualcun altro in questa babele ha cercato di fare un po’ d’ordine come Giulio Cesare o Augusto che dall’alto dei propri poteri si fecero dedicare in loro onore i mesi di luglio (Iulius) ed agosto (August) anziché quintilis e sextilis (quinto e sesto mese giacchè il calendario romano iniziava da marzo e dedicava i mesi da gennaio a giugno agli dei mentre da luglio a dicembre i mesi erano indicati in successione da quinto a decimo mese dell’anno). Cesare addirittura sentenziò il 46 a.C., ultimus annus confusionis, sancendo la divisione dell’anno in dodici mesi e decretando che gennaio e febbraio fossero rispettivamente il primo ed il secondo mese dell’anno (il calendario “giuliano” da lunisolare divenne in questo modo solare a similitudine di quello egizio che suddivideva i 365 giorni in 12 mesi e ogni quattro anni si sarebbe dovuto intercalare un giorno complementare). Come se non bastasse nel 1582 Papa Gregorio XIII introdusse con il calendario gregoriano una riforma che segnò una rottura rispetto al calendario Giuliano: un buco di 10 giorni. Infatti con la riforma da lui voluta, si passò direttamente dal 4 al 15 ottobre per mettere d’accordo il cielo e il calendario, si dovette stabilire che a giovedì 4 ottobre 1582 seguisse venerdì 15 ottobre. I dieci giorni mai esistiti. Gli unici in cui l’umanità non abbia commesso crimini.

Altri popoli nel corso della storia tentarono di riformare il calendario (come il calendario della rivoluzione francese rimasto in vigore dal 24 novembre 1793 al 1° gennaio 1806 o come il calendario dell’era fascista che iniziò il giorno successivo della marcia su Roma il 28 ottobre 1992 e terminò, se si considera il periodo della Repubblica di Salò, nell’aprile del 1945).
Il calcolo del tempo non è certamente facile se si considera che i movimenti dei corpi celesti non sono certo riconducibili a numeri semplici. Molti gli studiosi che si sono prodigati e si prodigano in calcoli sempre più esatti per stabilire con esattezza la nascita di Gesù o la data della sua morte. Fra questi Sosigene, Dionigi il Piccolo, Luigi Lilio solo per citarne alcuni. Giovanni Plana per esempio ci ha lasciato un calendario valido per 4.000 anni custodito presso la Cappella dei Mercanti a Torino. In effetti le difficoltà per calcolare il tempo sono parecchie. Tanto per citarne qualcuna, la settimana è una convenzione ed è un unico periodo che non cambia mai, il mese lunare è un dato astronomico, il mese solare è una convenzione e varia tra 28 e 31 giorni, le stagioni sono legate a eventi astronomici ma hanno durata diseguale (l’estate dura di più, l’inverno di meno), l’anno non contiene un numero intero di giorni, il secolo è pura convenzione.

Ma effettivamente stiamo vivendo nel giorno, nel mese e nell’anno calcolato? Nell’ora esatta? Forse è meglio non insistere in queste elucubrazioni. Oggi i calendari li fanno “le veline” e durano poco, presto arriveranno nuove grazie e nuove bronzee rotondità che copriranno quasi l’intera parte grafica del calendario lasciando poco spazio dedicato ai giorni. Del resto il filosofo recitava che la bellezza dura un attimo, passa in fretta come il tempo, mentre l’intelligenza resta per i secoli a venire. Come dagli torto.
A chi ha avuto la costanza di seguirmi fin qui, a voi cari amici e lettori de “La voce del marinaio”: quando consultate il calendario pensate che la cosa più bella della vita è la vita stessa, in ogni sua forma, per questo motivo vale la pena di viverla ogni secondo, minuto, ora, giorno, settimana, mese, anno, lustro, secolo, millennio… forse mi sto allargando troppo. Auguro a voi e ai vostri cari, in ogni istante di vita scandito dal battito del tempo, un sereno e felice proseguimento. Buon Anno! (Pancrazio “Ezio” Vinciguerra)

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