Racconti,  Sociale e Solidarietà

L’unione di tante gocce crea il mare

di Gabriella Fogli

…condivido il tuo pensiero sul bene prezioso della Vita che il Signore ci ha donato, e lo condivido da ammalata grave che ogni giorno mette da parte se stessa per cercare di aiutare per quel poco di energie di cui dispone. Ma l’unione di tante gocce crea il mare, e quindi….benvenuto al marinaio…che poi non mi pare vecchio, logoro…non so, mi auguro di no. Buona giornata e serenità. Gabry

Caro Ezio, guardo la tua foto ed osservo gli occhi che mi paiono buoni, sinceri. Abbiamo bisogno di persone come te, persone che abbiano un cuore, che siano sensibili alle mille difficoltà che incontriamo ogni giorno come malati, come disabili, come anziani, come bambini indifesi. Spero di poter contare sulla tua collaborazione. Certo, tutti scrivono che è giusto, che è bello, ma, in realtà, quando ho domandato aiuto concreto le mani si tirano indietro. Personalmente sono diventata disabile in seguito ad una malattia rara che mi sta distruggendo un pezzo per volta. Ho presentato un progetto di Vita Indipendente che però mi è stato riconosciuto solo nella misura di 5.000€ all’anno con cui dovrei pagare una assistente, i suoi contributi, tredicesima, ferie e quant’altro. Ovviamente non bastano. Ho ripresentato il progetto, stessa sorte, solo che nel frattempo sono su una sedia a rotelle, incapace di lavarmi, di cucinare, di assistere la mia famiglia. Vivo con la bombola d’ossigeno, l’asl mi ha dato un letto d’ospedale che sta in sala, posto dove praticamente vivo per stare insieme ai miei cari, ed avrei bisogno di una assistente otto ore al giorno, invece delle tre attuali, ma non posso permettermela. Ho contattato in tutti i modi l’assessore, i servizi sociali ecc. ma il fatto è che il welfare non dispone di soldi e, per non far torto a nessuno, ha assegnato a tutti i progetti la stessa cifra. Questo mentre il sindaco abbellisce la città con fiori, fioriere, arredamento urbano in un momento in cui la nostra provincia ha chiuso praticamente tutte le fabbriche, i lavoratori in cassa integrazione, ecc. ecc. La regione dice che i soldi li ha dati, il comune dice che i soldi non li ha, e nel mezzo ci siamo noi, che, in barba a tutte le convenzioni O.N.U., alle dichiarazioni di VITA INDIPENDENTE, manchiamo delle risorse per attuare quanto enunciato a gran voce.
Questa situazione non riguarda solo la mia persona, magari fosse così, purtroppo è la politica attuale tesa al risparmio, risparmio che va a colpire le classi più indifese. Sia chiaro: non sto criticando la politica, la conosco bene e conosco i giochi, sia da una parte che dall’altra, anzi, credo che le parti non ci siano nemmeno, sono fumo negli occhi. Però così non si può continuare, tutto ha un limite. Dobbiamo essere voce di chi voce non ha più per la sofferenza, per il dolore, perché si sente abbandonato dalle istituzioni e vive nella dignità del silenzio le mille difficoltà con cui ogni giorno combatte.
Come può un comune come Asti disporre solo di 35.000€ per tutti i progetti Vita Indipendente? Eppure è la cifra assegnata in fase di bilancio, ed a nulla vale protestare, i soldi non ci sono. E questo vale per tanti altri comuni che compiono queste scelte, indipendentemente dal colore della propria bandiera.
Ci sono momenti in cui sono stanca, molto stanca, il dolore è forte e sono in cura con gli oppiacei, i cerotti di morfina ormai non sortivano più nessun effetto. Sto, quando possibile, a questa scrivania con l’ossigeno, prendo 14 tipi diversi di medicinali al giorno, ma con le forze rimanenti continuerò, fino a quando avrò un filo di voce, ad informare affinché sempre più gente sia consapevole di come vive gran parte della popolazione.
Diciamoci la verità: ci sono assessorati che hanno una visibilità pubblica e quindi serbatoio di voti. Altri, tipo quello che si occupa del sociale, ha tantissimi grattacapi e visibilità pari a nulla. E’ chiaro che una strada, una rotonda, una fontana sono sotto gli occhi di tutti, e questo, volente o nolente, condiziona la spartizione dei fondi.
Ora, insieme ad altri disabili, abbiamo formato un gruppo auto-gestito e non dipendente da nessuna associazione ed abbiamo domandato al comune di formare un tavolo di concertazione ove riuscire a comprendere il dislivello di applicazione tra consorzi, cercare di capire ove si può eliminare la burocrazia e lo sperpero, uniformare l’applicazione su tutto il territorio, parlare delle barriere architettoniche ecc. ecc. Stiamo parlando di applicare progetti che nel resto d’Europa trovano applicazione normalmente, mentre in Italia ci sono mille difficoltà.
Il discorso è decisamente vasto, ma personalmente ritengo che questo progetto sia una conquista non indifferente e di grande avanguardia per i portatori di handicap disabili, ma con capacità cognitive inalterate e quindi in grado di agire autonomamente nel gestire e preparare il proprio assistente personale.
Molto, moltissimo si può fare, ma sarebbe anche ora che smettessero di decidere per noi senza consultarci. Sono stanca che altri mi spieghino come mi sento e di cosa ho bisogno.
Rivendico il mio diritto di poter esprimere ciò che sento e ciò di cui ho bisogno in nome della dignità che è in ogni essere umano, qualunque e comunque sia.
Se la tua voce è più potente della mia ti prego di unirla al coro in quanto i politici e gli amministratori prendano più consapevolezza delle reali esigenze della base, cioè della gente comune, dei bambini, dei nonni, di chi ha un handicap e di chi è invalido, malato, il più delle volte solo. Ti ringrazio per la pazienza se hai letto fino in fondo, e ti prego di darci una mano. Ti ringrazio per il tuo “sentire”. Grazie Gabry

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