Racconti

Faventibus ventis

di Filomena Battista

Faventibus ventis, è questo il motto di nave Palinuro, segno augurale di venti favorevoli che accompagnino la sua navigazione. Essi hanno fatto garrire le vele di questa goletta, ben mille metri quadri di superficie velica. Così ormai, al termine dei tre mesi di Campagna Addestrativa, peregrinando tra il Mediterraneo e il Mar Baltico, tra l’Oceano Atlantico, il Canale di Kiel e la Senna finalmente, eccoci tornare a La Spezia…a casa!

Tante volte abbiamo sognato questo momento e quanto ci appariva lontano. Quando lo sguardo si perdeva nell’orizzonte ci assaliva la malinconia per ciò che era lontano, era il modo per ritrovare un angolo di privacy in questi sessantanove metri condivisi fra centotrenta persone.

I momenti di smarrimento non sono mancati: l’approccio sicuramente, sia nei giorni di ambientamento a La Spezia che in quelli di navigazione; a metà Campagna, quando la stanchezza fisica – per gli interminabili turni di guardia – era visibile; a settembre quando è iniziato il count-down. Ma è, soprattutto, un’esperienza avvincente che ci ha introdotto ai mari e immerso nell’affascinante vita di bordo. I tanti visitatori dagli occhi sgranati – per la bellezza della nave, approntata come una casa gran lusso dagli ottoni lucenti e i legnami sfavillanti, per la vita in navigazione vedendo la plancia… – sono stati la cartina di tornasole di quello che in itinere non vedevamo del tutto.

In questi lunghi giorni il nostro stile di vita è cambiato: il lavoro è stato prima di tutto con le guardie e la manutenzione; le attività marinaresche con nodi, impiombature, manovre alle vele, giri di barra, saluto alla voce; le lezioni di motobarca e lancia a remi; le conferenze sulla sicurezza. E in più la rappresentanza di qualcosa che va al di là di se stesso…della Marina Militare Italiana. Eh si, la divisa che ha caratterizzato ogni momento di questa crociera e ci ha contraddistinto fra tanti, e, se costituiva, talvolta, un impaccio, allo stesso tempo, diventava un modus vivendi e la testa di ponte della Marina e dell’Italia.

Immagino spesso andremo indietro con la mente ai momenti vissuti a bordo: quelli di disagio per l’angustia degli alloggi che diventano motivo di risata, quelli passati insieme a chiacchierare o cantare lontani dalla vita fluente delle nostre città, le emozioni del salire a riva e del lavorarvi con un barattolo appeso al collo; quell’abbisciare e capeggiare da navigati fachiri, quel mantecare fino a specchiarsi, quei tanti biglietti gratis alla giostra dell’argano con le aspe, quelle solitarie vedette tra mare e cielo. Spesso, poi, abbiamo timonato come il dedito Palinuro sulla nave di Enea. E’ bello ricordare, a tal proposito, che Palinuro – secondo la tradizione mitica evocata da Virgilio nell’Eneide – fu sacrificato a Nettuno per concedere al popolo troiano una sicura navigazione. Complice il dio Morfeo, il fedele timoniere fu vinto e gettato in mare e, quando approdò stremato sulla costa Lucana, fu ucciso dagli indigeni che lo scambiarono per mostro marino e al cui corpo – costretti da prodigi divini – dettero rituale sepoltura, erigendo un tempio sul promontorio, poi, chiamato Capo Palinuro.

Quanta emozione ritornare al molo Balilla, da dove siamo salpati il 1° luglio: per alcuni c’è già la gioia di rivedere i propri cari, per altri ancora ore di viaggio prima di riabbracciarli. Ma, siamo tutti eccitati, è iniziato il cessa lavori e la licenza dopo questa Campagna Addestrativa 2003 su Nave Palinuro del 5° Corso N.MRS. Syrio.

Grazie a chi crede nel proprio lavoro e a chi ha saputo anche farsi presenza amica.

È finita, ma, dopo il 2° anno di studi a La Maddalena, la nostra storia professionale continua, dunque ad maiora!

Un commento

  • Giorgio Quaranta

    Sergente motorista imbarcato nell’anno 1955 sulla nave scuola Palinuro. In quel periodo, molto bello, mi ha permesso di arricchirmi nella conoscenza della storia e della cultura italiana. Sono passati 66 anni e non li ho mai dimenticati.

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