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    Felice De Pisa (Olevano Romano, 30.11.1882 – Mare, 8.6.1915)

    di Antonio Cimmino

    (Olevano Romano, 30.11.1882 – Mare, 8.6.1915)

    Il primo imo ufficiale di Marina morto nella Grande Guerra (8 giugno 1915)

    Felice De Pisa, di Agapito e  di Angela Milarva, nasce  il 30  novembre 1882 ad Olevano Romano (VT) un piccolo comune a circa 45 chilometri da Roma.
    Entrato in Accademia Navale il 18 agosto 1899,  fu promosso Guardiamarina il 16 novembre 19092, Sottotenente di Vascello il 21 agosto 1906 e Tenente di Vascello il 18 settembre 1911.
    Bravo topografo e idrografo, alla fine del 1911  fu inviato in A.O. sulla regia nave Staffetta per redigere la cartografia delle coste etiope e somale. Le sue ricerche furono utilizzate nel piano di studio nei corsi per la preparazione dei futuri Tenenti di vascello.

    De Pisa si impegnò specialmente nei rilievi idrografici a Mogadiscio e Massaua e, alla fine del 1912, quando lo Staffetta entrò in bacino a Suez per lavori di carenaggio, il giovane Tenente di vascello fu richiamato in Patria.
    Qui rimase affascinato dalla nuova arma rappresentata dagli aerei e dai dirigibili, questi ultimi già li aveva visti in azione, con compiti di bombardamento, durante la guerra italo-turca.

    Si iscrisse alla scuola militare per piloti di dirigibili, istituita dal 1910 con tre basi: a Vigna di Valle (Roma), a Campalto (Mestre) e a Bosco Mantico (Verona) con aspiranti piloti provenienti dalla Regia Marina e dal Regio Esercito.
    Il giovane De Pisa da idrografo divenne un esperto pilota, tanto da ottenere il comando in seconda del dirigibile M2, il primo dirigibile navale della regia marina, poi denominato “Città di Ferrara”, il cui comandante era il Tenente di Vascello Castruccio Castracane degli Antelminelli.

    Su questo dirigibile De Pisa, allo scoppio della guerra,  partecipò alle prime azioni di bombardamento delle postazioni di Pola e della flotta austro-ungarica ormeggiata a Sebenico.
    Ma il 7 giugno, dopo appena 15 giorni dall’inizio delle ostilità, il “Città di Ferrara”, decollato da Compalto  per bombardare il silurificio Whitehead di Fiume, dopo aver rovesciato il suo carico di bombe, fu colpito dalla contraerea e costretto ad ammarare. Raggiunto da due idrovolanti austriaci,  il dirigibile si incendiò ed affondò. Il  Tenente di Vascello De Pisa e il Maresciallo motorista Mantero, perirono nelle fiamme, mentre gli altri, compreso il comandante Castrocane, furono recuperati da una torpediniera austriaca ed avviati nel campo di concentramento di Mauthausen.


    A Felice De Pisa fu concessa una Medaglia d’Argento al Valor Militare, così come al Comandante Castrocane.

    Motivazione della Medaglia d’ Argento al Valor Militare concessa al TV De Pisa.
    “Ufficiale in seconda di un dirigibile, partecipava con intelligenza e slancio alla preparazione ed esecuzione di varie operazioni offensive. Mirabile per calma e coraggio era di prezioso aiuto al suo Comandante e di esempio costante ai suoi dipendenti, fino al momento in cui, travolto dalle fiamme, perdeva gloriosamente la vita  Alto Adriatico, 24 maggio – 8 giugno 1915.

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    8.6.1893, varo della regia nave Liguria

    di Carlo Di Nitto

    Il regio ariete torpediniere (incrociatore protetto) “Liguria”, classe “Regioni”, dislocava 2460 tonnellate a pieno carico.  Era stato varato l’8/6/1893 presso i cantieri Ansaldo di Sestri Ponente, entrando in servizio nella Regia Marina l’1/12/1894. Classificato inizialmente come “ariete torpediniere”, al momento del varo venne riclassificato “incrociatore protetto di 3ª classe”.
    Pur essendo una unità carente di protezione e poco veloce, possedeva tuttavia ottime qualità nautiche e operando in condizioni di tempo difficile dimostrò ottime stabilità, galleggiabilità e manovrabilità, caratteristiche importanti per la precisione dei tiri delle artiglierie con mare grosso.
    Operò nei mari del sud America e dell’estremo Oriente. Dal 1903 al 1905 compì una campagna di circumnavigazione del globo percorrendo 52.000 miglia. Venne quindi utilizzato come nave appoggio aerostati e scuola per cannonieri e fuochisti. Durante la guerra italo – turca operò in Mar Rosso.
    Nel 1915 fu riclassificato ed impiegato come posamine e nel 1917 assunse il servizio di nave appoggio idrovolanti. Alla fine delle ostilità venne distaccato nel Dodecaneso. Rimpatriato, fu trasferito stazionario ad Ancona come nave sede della locale Difesa Marittima.
    Il 27 maggio 1921 fu posto in disarmo e radiato il 15 giugno successivo fu venduto, subito dopo a privati per la demolizione.
    Il suo motto fu “In tempestate securitas” (porto sicurezza nella tempesta).

    Nella foto il “Liguria” è ripreso nel 1902 circa, ancora pitturato con la tipica colorazione “vittoriana”: scafo nero, sovrastrutture bianche, fumaioli e alberature giallo ocra.

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    8.6.1942, il regio sommergibile Alagi colpisce in pieno la regia nave Antoniotto Usodimare

    a cura Carlo Di Nitto

    Il regio Sommergibile Alagi (classe Adua, sigla AL) fu impostato il 12/2/1936 nei Cantieri C.R.D.A. di Monfalcone e varato il 15/11/1936. Entrò in servizio il 06/03/1937.
    Svolse intensa attività bellica nel periodo 10 giugno 1940 – 8 settembre 1943 effettuando 55 uscite operative in Mediterraneo durante le quali affondò due piroscafi e abbattendo un aereo. Purtroppo l’8/6/1942 mentre era in agguato al nord di Capo Blanc (Tunisia) avvistò un convoglio che successivamente risultò essere italiano. Il comando di bordo non era stato avvisato del passaggio di navi nazionali e ritenendole nemiche lanciò un siluro colpendo in pieno la nave di scorta più vicina; era il regio cacciatorpediniere “Antoniotto Usodimare” che, centrato in pieno, affondò in pochi minuti spezzato in chiglia.

    Partecipò a 113 missioni di guerra.
    Fu l’unica nave ad essere affondata da “fuoco amico”, Supermarina, non comunicò al sommergibile Alagi, che a quell’ora e in quella posizione si trovava un convoglio italiano diretto in Africa Settentrionale. L’Alagi scambiò il convoglio per una formazione inglese.
    La tragedia, avvenuta nel Canale di Sicilia, causò la morte di 141 marinai.
    Alla data dell’armistizio, eseguendo gli ordini ricevuti, diresse su Malta dove si consegnò agli alleati. Successivamente partecipò ad ulteriori 80 missioni operative.
    Al termine delle ostilità doveva essere ceduto all’Inghilterra che rinunciò alla consegna ma ne impose la demolizione.
    Venne quindi radiato e demolito nel 1948.
    Nel corso delle sue attività caddero per cause belliche quattro suoi Marinai: il Sgt. Cosimo Desogu, il Sc. Renzo Lucchini, il Sc. Paolo Nuzzo ed il Sc. Giuseppe Tommasi.

    Basso Palermo (Termoli, 15.9.1923 – Mare, 8.6.1942)
    a cura Vincenzo Campese (*)

    (Termoli, 15.9.1923 – Mare, 8.6.1942)

     

    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

    8.6.1942, i due marinai amici per la vita
    di Marino Miccoli

    …e anche oltre.

    Che esista l’amicizia, quella vera, leale, sincera e disinteressata, caratterizzata da rispetto e stima reciproca, un’amicizia tanto inossidabile da durare per un’intera vita e anche oltre ho potuto accertarlo Personalmente nel rapporto che mio padre Antonio aveva instaurato con un suo carissimo amico (nonché collega marinaio) che a volere definirlo fraterno e’ ancora riduttivo. Era il tempo nemmeno tanto lontano in cui la parola data e una stretta di mano valevano quanto e forse di più di un contratto sottoscritto; i sentimenti autentici come la lealtà e l’amicizia non erano minimamente scalfiti dagli interessi.
    La splendida persona a cui mio padre era molto legato da un’amicizia  era Luigi Paiano, originario di Spongano (Lecce). Negli anni ’30 erano entrambi Marinai; mio padre Antonio era imbarcato sul Regio Esploratore Alvise Da Mosto, Luigi imbarcato sul Regio Esploratore Antoniotto Usodimare.

    Questa bella nave, realizzata dalle maestranze dei cantieri Odero di Sestri, fu consegnata alla Regia Marina nel novembre 1929; faceva parte della classe “Navigatori” ovvero una Divisione composta da 12 Unità che recavano il nome di illustri navigatori italiani. Avevano le seguenti caratteristiche: lunghezza 107 metri; dislocamento 2380 tonn. (2657 tonn.a p.c.); velocità 38 nodi; autonomia 3100 miglia a 15 nodi; armamento 6 pezzi da 120/50 mm.,6 mitragliere (2 da 40 mm.e 4 da 13.2 mm.) 6 laciasiluri da 533 mm. Equipaggio 9 Ufficiali, 164 Sottufficiali e Comuni.
    Queste navi, che in origine furono classificate come Regi Esploratori e dal 1938 Cacciatorpediniere, ebbero modo di farsi onore durante l’ultimo conflitto mondiale; basti pensare che di tutta la Divisione al termine della guerra sopravvisse una sola Unità: il Da Recco.
    I Marinai italiani imbarcati su di esse le ricordano sempre con orgoglio e ammirazione per le loro straordinarie prestazioni; infatti soprattutto nel corso della II guerra mondiale i Regi Esploratori della classe Navigatori operarono tenacemente e facendosi onore,  sostenendo duri scontri e ardue prove ai limiti delle proprie oggettive possibilità. I valorosi marinai che ne costituivano gli equipaggi diedero ripetutamente dimostrazione di possedere una professionalità, un coraggio e uno spirito di sacrificio non comuni. E non pochi furono i casi in cui i Comandanti decisero di seguire il destino delle proprie Unità fino alla fine, inabissandosi con esse.  Desidero sottolineare il fatto che i Comandanti morivano al loro posto, in plancia di comando, non di rado seguiti dai loro subordinati.
    Ricordando questi Uomini di mare, Ufficiali e Marinai che meritano tutto il nostro rispetto e profonda ammirazione, chiniamo riverenti il capo e meditiamo sul loro sacrificio per la Patria.

    Ma in questo mio modesto articolo che ho scritto per gli amici del sito “La voce del marinaio” dello stimato maresciallo Ezio Vinciguerra non voglio trattare di un avvenimento bellico, bensì di un fatto di cronaca di cui si occupò la stampa dell’epoca e di un’amicizia senza limiti.

    Correva l’estate del 1934, siamo nel porto di Napoli e la nave che vediamo trovarsi agli ormeggi è proprio il Regio Esploratore Usodimare. Nella rara e inedita immagine che ho estratto dall’album di ricordi di mio padre (maresciallo capocannoniere della Regia Marina) l’elemento che balza subito alla nostra vista è il grande squarcio che questa unità ha riportato a dritta, nella parte prodiera; i danni ingenti che possiamo notare (dalla forma particolare che presentano si evince trattarsi di uno speronamento) sono dovuti alla collisione con una nave mercantile italiana: il piroscafo Pallade.

    L’incidente avvenne la notte del 10 agosto 1934 nel mar Tirreno, piu’ precisamente nel canale situato tra l’isola di Procida e Capo Miseno. Purtroppo ci furono anche delle vittime: 3 morti e 17 feriti, tutti componenti l’equipaggio dell’Usodimare che, nonostante la collisione, riuscì a raggiungere con i propri mezzi il porto di Napoli. Fortunatamente il più caro e sincero amico di mio padre, il Marinaio Luigi Paiano ne uscì incolume. Dall’articolo di giornale che ho messo a corredo di questo mio modesto scritto si apprende che il piroscafo Pallade non ebbe a lamentare vittime o feriti tra i componenti del suo equipaggio né riportò avarie.
    Luigi Paiano era anziano quando durante una delle sue gradite visite a casa mia mi raccontò dello spaventoso incidente occorso alla sua nave. Anche a distanza di anni dopo la scomparsa di Antonio Miccoli, egli non riusciva a stare per lungo tempo senza venire a trovare i familiari del suo più caro amico e, per onorarne la memoria, puntualmente recava con sè un mazzo di fiori.
    Questo suo comportamento mi ha dimostrato come a volte l’amicizia, quando è vera, sia capace di andare ben oltre la morte. I suoi occhi che si arrossavano ogni qualvolta parlava dell’amicizia che lo aveva legato a mio padre mi sono rimasti profondamente impressi; è questo un fatto che mi fa sempre riflettere sull’importanza dell’autenticità e sincerità dei sentimenti nei rapporti umani.
    Per questo oggi sono onorato di ricordare il Marinaio Luigi Paiano, il Regio Esploratore Antoniotto Usodimare, tutti i bravi Marinai che in ogni tempo ne costituirono l’equipaggio; tra questi in primis coloro che perirono mentre prestavano servizio su quella Unita’, sia nell’incidente della notte del 10 agosto 1934 che successivamente, ovvero nell’affondamento che avvenne l’8 giugno 1942.