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    LA TRAGEDIA DEL DRAGAMINE GUARDACOSTE “T.COL. GALIANO” E I SUOI CADUTI

    di Carlo Di Nitto 

    Il dragamine guardacoste “T.Col. Galiano” era una nave scuola del Corpo della Guardia di Finanza. Ex dragamine costiero amagnetico, apparteneva alla classe BYMS, nota nella Marina Militare Italiana come Classe Fiori o Classe 400. Questo battello, costruito con scafo in legno negli Stati Uniti per la Royal Navy inglese, aveva portato negli anni le sigle BYMS 2031, J 831 e BYMS 31. Nel luglio 1947, dismesso come dragamine, era stato comprato dall’armatore maltese Antonio Theuma. Adattato a scopo mercantile, era stato denominato “Nanridi” e, in un secondo momento, “Monte Carmelo”.

    Nel 1956 venne sequestrato a Palermo dalla Guardia di Finanza per contrabbando di sigarette. Nel 1959 venne immesso nel naviglio del Corpo, rinominato “T.Col. Galianoed assegnato con compiti di guardacoste didattico alla Scuola Nautica della Finanza, ubicata a Gaeta. Nel corso della sua attività fu sottoposto a grandi lavori che ne modificarono la linea originale. Venne infatti adattato ad ospitare in coperta un elicottero  “AB 47G” e per qualche tempo, con l’appoggio della M.M., ne era stata sperimentata l’utilizzazione come portaelicotteri. 

    Alla stessa classe del “Galiano” appartenevano anche le unità gemelle “M.llo Oltramonti” (già dragamine Begonia, M 5402) e “Brig. Avallone” (già dragamine “Dalia”, M 5404), consegnate al Corpo della G.di F. dalla Marina Militare nell’aprile 1966. Anche queste due unità erano stazionarie a Gaeta, con gli stessi compiti di Navi Scuola per gli allievi Finanzieri di Mare.

    Nella tarda primavera del 1972 i tre guardacoste erano usciti da Gaeta per una piccola crociera di addestramento. La sera del 27 maggio il “Galiano”, al comando del M.llo Bellafonte, stava rientrando nel porto di Civitavecchia. Come riportò la stampa, a bordo si trovavano circa 20 uomini di equipaggio e 37 allievi nocchieri. Alle 19,50 era a meno di un miglio dalla costa quando si sviluppò una fiammata seguita da un violento scoppio che squassò la poppa del dragamine. L’esplosione fu spaventosa: la parte poppiera rimase gravemente danneggiata, semidistrutta. Il battello sbandò paurosamente mentre alte fiamme si levarono ovunque. Alcuni membri dell’equipaggio furono scaraventati in mare dal forte spostamento d’aria mentre altri, investiti dalle fiamme, rimasero ustionati. Il comandante, vedendo che dalla falla apertasi nello scafo irrompeva molta acqua e temendo che l’unità affondasse, provvide immediatamente ad inviare un SOS. Invece il dragamine, sia pure con molta difficoltà, riuscì a giungere in porto. Nel frattempo tutti quelli che erano caduti in acqua vennero tratti in salvo, tranne l’appuntato motorista Luigi Laccetta da Gaeta, che in un primo momento venne dato per disperso. Per le gravi ustioni ed una frattura al cranio decedette l’appuntato nocchiere istruttore Erasmo Stamegna, anche lui di Gaeta.


    Una volta in porto, i feriti vennero immediatamente trasportati all’ospedale di Civitavecchia. Quattro di loro in gravi condizioni per fratture ed ustioni ed altri due in stato meno preoccupante, sempre per fratture, contusioni e stato di choc. Fortunatamente tutti riuscirono a salvarsi.
    Nel frattempo, durante la notte, i vigili del fuoco intervenuti con numerosi automezzi, unitamente al personale della Capitaneria di Porto e a militari della Guardia di Finanza provvidero a spegnere l’incendio a bordo e a togliere l’acqua entrata dalla falla, scongiurando così l’affondamento dell’unità.
    La mattina seguente una motovedetta della Capitaneria di Porto recuperò in mare il corpo dell’appuntato Luigi Laccetta.

    Le cause del sinistro vennero attribuite in un primo momento all’esplosione di una bombola dell’aria compressa per l’avviamento dei motori, ma verosimilmente la causa reale fu la deflagrazione di idrogeno (gas tonante) sviluppatosi nel locale di carica delle batterie di accumulatori.
    Il tragico bilancio della sciagura (due morti e sei feriti) poteva essere molto più grave. Infatti, a quanto riferì uno degli scampati, pochi minuti prima dell’esplosione buona parte dell’equipaggio si trovava proprio a poppa e se lo scoppio fosse avvenuto in quel momento «sarebbe stata una carneficina».

    Le salme di Erasmo Stamegna e di Luigi Laccetta furono trasportate a Gaeta dove riposano insieme nel cimitero cittadino. Ogni anno, il due novembre, una corona di alloro viene deposta sull’edicola che ospita le loro tombe mentre un picchetto armato di Allievi Finanzieri di Mare rende gli onori militari alla memoria dei due sfortunati amici, vittime del dovere. Erano entrambi nati a Gaeta il 20 febbraio 1932 ed il 28 settembre 1933.

    Anche noi ne onoriamo la Memoria.

    Didascalie delle foto:
    1 e 2 – L’unità ripresa con la sigla J 831 quando ancora apparteneva alla Royal Navy (immagini di fonte Internet);
    3 – Il Guardacoste  Galiano” in un disegno del pittore di Marina Mario Magnatti.
    4 – La poppa del battello distrutta dall’esplosione (dal quotidiano Stampa Sera del 29/5/1972).
    5 – L’appuntato G. di F. Stamegna Erasmo.
    6 – L’appuntato G. di F. Laccetta Luigi.
    7 – L’edicola funeraria delle due vittime nel cimitero di Gaeta.
    8 – Il cippo con epigrafe dedicatoria collocato nell’edicola funeraria.

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    Giovanni Tesauro (Foglianise (BN), 22.4.1947 – Taranto, 19.6.1972)

    di Pellegrino Antonio Medici

    – S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE E FOTO –

    (Foglianise (BN), 22.4.1947 – Taranto, 19.6.1972)

    Carissimo Ezio,
    …sono Medici Pellegrino Antonio Medici 66voRT.
    Hai una bellissima chat, ricordando i nostri fratelli salpati per l’ultima missione.
    Mi piacerebbe tanto rendere onore al Sergente Meccanico Giovanni Tesauro deceduto su un sommergibile a causa dello scoppio di una batteria.
    Riposa nel cimitero di Foglianisi (Benevento) e, purtroppo,  non so come poter recuperare una foto e altre notizie.
    Il decesso avvenne a Taranto (anno 69/70).

    Buona giornata Pellegrino,
    grazie per questa bella testimonianza di amore fraterna e di solidarietà marinara. Cercherò, nelle mie possibilità, di farne un necrologio articolo nella speranza che magari qualcuno lo legga ed esaudisca la tua cristiana preghiera di supplica.
    Un abbraccio grande come il mare della Misericordia Divina e grande anche come il tuo cuore fraterno e solidale di marinaio per sempre.