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    Se la pesca è finita, allora andiamo in pace

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Il pesce dei mari cosiddetti italiani è finito, abbiamo sfruttato tutto ciò che c’era da sfruttare.
    Adesso la rabbia dei pescatori, che dicono essere stati rovinati dalle vigenti leggi e dal caro carburante, non basta più. Sono ancora circa 13.300 le imbarcazioni italiane impegnate nella pesca e, delle 900.000 tonnellate commercializzate ogni anno, di cui 220.000 tonnellate pescate nel mare italiano per un giro d’affari del settore itticopari a circa 1,2 miliardi di euro, si soffrono i costi d’impresa che, per peschereccio sono aumentati del 240% ed hanno visto la categoria degli addetti ai  lavori diminuire del 38% in 10 anni.
    Importiamo quindi anche il pesce che non è più del “mare nostrum” ma checi viene fornito dai gelidi mari del nord, commercializzato dai grandi pescherecci oceanici, e rischiamo di comprare pesce ghiaccio cinese spacciato per bianchetto o pangazio allevato nell’inquinato bacino del Mekong. Questi sono i dati inquietanti forniti da Ocean 2012.
    Il 2012 si è confermato quindi l’anno più nero della nostra storia marinara (leggasi anche affondamento della Costa Concordia e dei due marò del Reggimento San Marco).
    Conserviamo però l’italico gusto sopraffino di sparare su tutto e su tutti. Abbiamo l’arsenico, il mercurio e l’eccessivo fluoro che esce dai nostri rubinetti, la grande industria siderurgica e chimica che inquinano l’ambiente, e tutto viene scaricato a mare. I pesci piccoli si nutrono di alghe inquinate, che a sua volta sono mangiati da quelli dai pesci più grossi, che vengono mangiati da noi, che paghiamo a caro prezzo (in rapporto circa 30 volte tanto) i costi della sanità, così come paghiamo per la perdita di vite (umane, animale e vegetale).


    Ci nascondiamo sempre in inutili chiacchiere o, ancora peggio, nelle bugie dichi sostiene che non esiste uno sviluppo eco-sostenibile o quantomeno più equilibrato. Ma tanto che ci frega dirà qualcuno, siamo di passaggio in questa vita, noi facciamo parte dei paesi industrializzati dove tutto l’equilibrio è misurato con il denaro e il resto?
    Il resto o è mancia o lo buttiamo nel cesso!

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    22.5.1929, varo regia nave Antonio Da Noli

    a cura Giuseppe Orlando
, di Claudio Confessore e Carlo Di Nitto

    OMAGGIO A LEONARDO LONGO, MARINAIO PER SEMPRE

    Ciao Ezio,
    il mio amico e concittadino Leonardo Longo mi ricorda che fra qualche giorno ricorre l’anniversario dell’affondamento del Cacciatorpediniere Antonio Da Noli il cui motto era: “PRENDIMI TECO A L’ULTIMA FORTUNA”. 
E’ stato affondato da aeri tedeschi dopo l’8 settembre al largo delle Bocche di Bonifacio – dopo un giorno la stessa sorte è toccata alla regia corazzata Roma.
    In quell’evento persero la vita 228 Marinai oltre il Comandante Capitano di Fregata Pio Valdambroni e il Direttore di Macchina Maggiore Paolo Rabboni quest’ultimo, Medaglia d’Oro al Valor Militare, era nativo di Caronia (Messina), dove attualmente vivono i suoi parenti – il nipote Leonardo Longo che vive a Milano – ogni anno dedica un post sulla sua bacheca di Facebook – noi Marinai di sempre – ci associamo a ricordare e onorare il nostro compaesano M.O.V.M. Paolo Rabboni assieme i nostri fratelli che si sono immolati in quell’evento che R.I.P.

    Note
    Parte dei superstiti del regio cacciatorpediniere Antonio Da Noli, con altri del Vivaldi, furono salvati nella serata del 12 settembre dal sommergibile britannico Sportsman e condotti in un campo di concentramento in Algeria, altri raggiunsero la Corsica lottando contro il violento vento spirante da est.
218 (per altre fonti 228) fra morti e dispersi e solo 39 sopravvissuti.
 Nel corso del conflitto l’unità aveva svolto 208 missioni di guerra per un totale di 70.466 miglia percorse e poco meno di 3300 ore di moto.
Il relitto del Da Noli è stato individuato nel settembre 2009, spezzato in due su fondali tra i 90 ed i 95 metri. Il ritrovamento del relitto del cacciatorpediniere Antonio Da Noli è avvenuto nel 1975 ad opera del corallaro Giovanni SPIGNO di S.Teresa Gallura, il quale durante una battuta di pesca al corallo nelle Bocche di Bonifacio (su un fondale di circa 90 95 metri) (con strumento ingegno o croce di Sant’Andrea), al momento di tirar su detta attrezzatura, si accorse che questa era piena di proiettili, avvisò subito le autorità italiane, che dopo qualche settimana mandarono sul posto la nave della Marina Militare Cavezzale che identificò il relitto, confermando che si trattava del cacciatorpediniere Antonio Da Noli, con lo scafo diviso in due parti.

    Bibliografia consigliata
    – Franco Bargoni. Esploratori Italiani. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1996.
    – Aldo Cocchia. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll’Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1962.
    – Pier Filippo Lupinacci. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1966.
Ufficio Storico della Marina Militare, La battaglia dei convogli: 1940-1943. Roma, 1994.
    – Agostino Incisa Della Rocchetta. Un CT e il suo equipaggio – mare Mediterraneo 1940-43. Ferrara, Giovanni Vicentini Editore, 1988.
    – Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, Mondadori 2001.
- Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, Mondadori.
    – Aldo Cocchia, Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942, Mursia 2004.

    Dello stesso argomento sul blog
    – 8 settembre 1943, requisito il regio sommergibile Bagnolini.

    Egregio sig. Ezio,
    in relazione alla richiesta di aiuto inviatami a suo tempo, posso completare la risposta e dopo aver esaminato l’Albo d’Oro della Marina Militare e sentito all’argomento anche ONORCADUTI, le riporto in allegato i nominativi dei morti e dispersi del Da Noli a seguito dell’affondamento avvenuto il 9 settembre 1943 ed anche quelli morti prima di tale data sia a bordo che a terra. Finalmente risolviamo anche l’indeterminazione dei numeri che dal dopoguerra ad oggi non erano mai stati risolti, alcune fonti parlavano di 218 altre di 228.
    Distinti saluti
    Claudio Confessore

    Egregio Claudio Confessore,
    mi sono permesso di pubblicare la sua mail per far comprendere, qualora ce ne fosse ancora di bisogno, chi sono i Marinai di una volta e, soprattutto, chi sono i veri Signori dei mari.
    Ogni altra mia parola in aggiunta sarebbe superflua e fuori luogo.
    Le chiedo anticipatamente di comprendere e perdonare questo petulante marinaio che, come Lei e altri Marinai di una volta, si ostinano ad amare la Marina Militare.
    P.s. Ho pubblicato l’articolo volutamente nel giorno dedicato ai Re Magi …che hanno portato in “dono” qualcosa!
    Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Lutto www.lavocecelmarinaio.comIl regio cacciatorpediniere Da Noli, insieme con il Vivaldi, il mattino del 9 settembre 1943 era in navigazione da La Spezia a Civitavecchia per imbarcare in quest’ultimo porto i componenti della casa reale, del governo ed i Capi Militari e trasportarli a La Maddalena. A seguito di valutazioni sulla sicurezza cadde l’ipotesi di imbarcare le predette Autorità a Civitavecchia e fu deciso di imbarcare il Re ed il suo seguito su nave Baionetta dal porto di Ortona per il successivo trasporto a Brindisi. La missione del Da Noli e del Vivaldi fu di conseguenza modificata e le due unità ricevettero l’ordine di portarsi nelle acque fra la Corsica e la Sardegna per attaccare il traffico tedesco in tale zona e poi raggiungere le forze navali al Comando dell’Ammiraglio Bergamini.
    Fra le 1600 e le 1715, raggiunte le Bocche di Bonifacio, si sviluppò una vivace azione fra i due Cacciatorpediniere e diverse motovedette e motozattere germaniche, alcune delle quali furono affondate e danneggiate ed altre costrette a riparare in costa. Poiché la costa non era lontana, intervennero anche le artiglierie da terra armate dai tedeschi. Il Da Noli fu colpito da due proiettili con danni non gravi ma nel tentativo di uscire dalla zona battuta dal tiro nemico urtò contro una mina. La nave affondò alle ore 1720 rapidamente a circa 5 miglia a ponente del faro di Pertusato (Bocche di Bonifacio), dividendosi in due tronconi.
    Il relitto del Da Noli è stato individuato nel settembre 2009 su fondali tra i 90/95 metri.

    regio cacciatorpediniere Antonio Da Noli - www.lvocedelmarinaio.com
    Su Internet ed in vari blog viene indicato in 218 (per altre fonti 228) il numero di morti e dispersi mentre i sopravvissuti sono stati solo 39, alcuni dei quali furono salvati il 12 settembre dal sommergibile britannico Sportsman e condotti in un campo di concentramento in Algeria mentre altri raggiunsero a nuoto la Corsica.
    Non ho l’elenco dei sopravvissuti per cui non posso confermare né il numero né indicare i nominativi. Per i morti ed i dispersi invece è possibile risalire all’elenco completo tramite l’Albo d’Oro della Marina e il data base di ONORCADUTI.
    Dalla consultazione sono scaturiti i seguenti elementi:
    – 9 settembre 1943: morti 10 dispersi il 212;
    – 10 settembre 1943: morto 1 (si tratta sicuramente di un ferito recuperato giorno 9)
    Il totale dei morti e dispersi nell’affondamento è quindi di 223 UOMINI.
    Per completezza di informazione si evidenzia che precedentemente all’ultima missione erano già deceduti per cause varie n° 6 uomini dell’Unità.
    Di seguito i nomi dei morti e dei dispersi.
    Morti il 9 settembre 1943 – 10 uomini
    AIELLO SANTO, COLLOVIGH EUGENIO, CURTO GIUSEPPE, LIPARI ANTONIO, MARINARI OLIVO, MICHELONI ETTORE, RUGGIERO GIOVANNI, RUSSO MICHELE, UGHI DANILO, VENTURELLI CARLO
    Morto il 10 settembre 1943 – 1 uomo
    GIANNICO ESTERIN
    Dispersi il 9 settembre 1943 – 212 uomini
    ALBIERO LUIGI, ALBORETTI LUIGI, ALIPRANDI ANGELO, ALTIERI CARLO, AMBROSI ALBERTO, ANGELUCCI EZIO, ANTONELLI ARMANDO, ANTONIACOMI GIANNINO, ANTONUCCI DUILIO, ARICO’ RAFFAELE, ARMAN LUIGI, ARMUZZA GIOVANNI, AVITAIA RAFFAELE, BAGNASCO ARTURO, BAIOCHI LORENZO, BANI GIACINTO, BASSI COSTANTINO, BELLOTTI FAUSTO, BERETTA ANGELO, BESIO ERNESTO, BEVILACQUA FERNANDO, BIANCHI GILDO, BIASCO FRANCESCO, BIGGI AGOSTINO, BISASCHI ALIDE, BOCCHINO GIUSEPPE, BRAMBILLA SALVATORE, BRIGANDI SALVATORE, BRIVONESE STELLIO, BRUNO MICHELE, BUDA SALVATORE, BURCHIANTI LEONIDA, BUZZETTO ANGELO, CABELLA BENEDETTO, CADDEO CIRILLO, CALBINI FAUSTO, CAMINITI GIOVANNI, CAMMAROTA FERDINANDO, CAMPANER GIUSTO, CANCILA GIOACCHINO, CANDIOTTO ITALO, CAPONE ANTONIO, CAPPELLA RINALDO, CARALLA MARIO, CARPANI VIRGILIO, CASALINI BIAGIO, CASLINI BRUNO, CASTIGLIA RENATO, CAVASSA PIETRO, CERVINI LUIGI, CICCOTTI ALDO, COLONNA NICOLO, CONCA LORENZO, CORATELLA AGOSTINO, CORBACELLA ORLANDO, COSTA SALVATORE, CRESCITELLI CARMINE, CROTTI SANTE, CUCCURULLO ANTONIO, CURCIO ALDO, DALLOU AUGUSTO, D’ANDREA VINCENZO, D’ANNA GIUSEPPE, DANTE ALIGHIERO, DATTOLA ANTONINO, D’AURIA PASQUALE, DE FARERI ANGELO, DE SARIO PIETRO, DEBERNARDI ARTURO, DENTICE FRANCESCO, DI LORENZO GIUSEPPE, DI MAIO GIOVANNI, DI NISIO BRUNO, DI VINCENZO GIUSEPPE, DONATELLI NEVIO, DONATO GIUSEPPE, FALCHI EFISIO, FARRIS SALVATORE, FELLO VITO, FICARA GIUSEPPE, FLORIO GIUSEPPE, FORMICA GIUSEPPE, FREGONI FRANCESCO, FRUSTERI MASSIMO, GALIMBERTI EMILIO, GALLI GUIDO, GANDOLFO FRANCO, GAVAGNIN VITTORIO, GENTA GIAN OBERTO, GIAMPIERI ETTORE, GIOFFRE’ ROCCO, GIRACE RENATO, GIRIBONE ALDO, GISMONDI GIOVANNI, GIULIANI VITTORIO, GOBBI ANGELO, GODUTO RAFFAELE, GORI ALBERTO, GRASSO ROSARIO, GRILLI ADELIO, GUERRA ARTURO, GUIDA VINCENZO, GUIDI SILVANO, GULLIENSZICH PRIMO, INVERNIZZI ANTONIO, LA ROCCA CLAUDIO, LAMBRI MARIO, LANDINI DECIMO, LATTANZI RENATO, LAZZARI ROMANO, LEARDINI SERGIO, LENUZZA DONATO, LEOTTA ANTONINO, LIBRI GIUSEPPE, LIETO ANDREA, LIGABUE BRENNO, LIVORNO PAOLO, LO BIONDO CALOGERO, LOMBARDI ALBERTO, LONGONI SPARTACO, LUBRANO LUCIANO, LUCCHI ATTILIO, MANAGLIA MARIO, MAROLLA TOMMASO, MARTINCIG ARTURO, MASINI FERNANDO, MATARESE VITO, MAURI LUIGI, MAZZA ANTONIO, MAZZONI ALESSANDRO, MELI RAFFAELE, MELLONE FRANCESCO, MELLONE ISAIA, MINNITI EUGENIO, MIORI BRUNO, MODESTO SILVESTRO, MORETTI MARIO, MORO ALDO, MORRA CESARE, MOZZALI ALESSANDRO, NAVARRA ANTONIO, NICOLI NEREO, NOTO GASPARE, ORSUCCI GIOVANNI, PAGANO LORENZO, PALADINO PLACIDO, PALMISANO VITO ANTONIO, PEDRETTI GIUSEPPE, PETRUZZELLIS FILIPPO, PICCOLI MARIO, PILOTTI LUIGI, PINETTI BALDASSARE, PIRAS GIUSEPPE, PISCHEDDA MARIO, POLICHETTI MARIO, PONI VITTORIO, PORCHERA GIUSEPPE, PORRINO PAOLO, PRICCA AUGUSTO, PROIETTO SALVATORE, PROSCIA PASQUALE, QUARTUCCIO FRANCESCO, RABBONI PIETRO PAOLO, REMONDINO EUGENIO, RENDA VINCENZO, REPACI CARMELO, RIBOLDI FELICE, RICCO’ ANGELO, RIVA ORTENSIO, ROSSI TULLIO, ROTELLA DOMENICO, RUGGIERO TOMMASO, RUSSO EUGENIO, SABATINI DUILIO, SACCOMANI FRANCESCO, SAMBIN ALBANO, SARZANINI ATTILIO, SAVOIA ROMEO, SBARBARO GIUSEPPE, SCALETTA ANGELO, SCAMARDELLA SALVATORE, SCARDALA EMILIO, SCARINGI RAFFAELE, SCIACQUA ANDREA, SCOTTO D’ABUSCO MICHELE, SEBASTIANUTTI SERGIO, SECONDO GIUSEPPE, SEMENTA ANTONIO, SERIO IGNAZIO, SIBILIO ROBERTO, SILIPIGNI PIETRO, SIMONI MARIO, SORIA CESARE, SPENA GIOVANNI, TETTAMANTI VIRGINIO, TONELLO FERRUCCIO, TORNIAI GUIDO, TORTORA DOMENICO, TREGROSSO GAETANO, TROVATO ROSARIO, UGGERI DOMENICO, VACCARO CARMELO, VALDAMBRINI PIO, VALENTINI VINCENZO, VASELLI RENZO, VASILE ANGELO, VERDE GIROLAMO, VEZZANI AMOS, VIANELLO BRUNO, VICINELLI WALTHER, VIGINO ARRIGO, ZACCARIA CATALDO.
    Morti in periodi precedenti – 6 uomini (in parentesi la data di morte)
    GRILLI PIETRO (30/01/1942), RAPARI SPARTACO (07/01/1943), CAPUZZIMATI COSIMO (07/01/1943), CRIPPA LUIGI (30/01/1943), PERINI LUIGI (23/02/1943), MOROSINI ANTONIO (02/06/1943).

    regio cacciatorpediniere Da Noli - www.lavocedelmarinaio.com

    Regia nave Antonio Da Noli
    di Carlo Di Nitto

    Cacciatorpediniere dal 1938

    Il regio esploratore “Antonio Da Noli”, classe “Navigatori”, dislocava 2600 tonnellate a pieno carico. Costruito nei Cantieri Navali del Tirreno di Riva Trigoso (Genova), fu impostato il 25 luglio 1927 e varato il 22 maggio 1929. Fu consegnato ed entrò in servizio nella Regia Marina il 29 dicembre 1929. Il 5 settembre 1938 venne declassato a cacciatorpediniere e gli fu attribuita la sigla DN. Come altre unità della sua classe, pochi mesi dopo la consegna, venne sottoposto a grandi lavori di modifica delle sovrastrutture. Successivamente partecipò alla Crociera Atlantica come capo gruppo del 2° Gruppo. Al termine rientrò in squadra iniziando una intensa attività in Mediterraneo culminata con la partecipazione alle operazioni della guerra civile spagnola.
    Declassato a Cacciatorpediniere, venne sottoposto ad un secondo ciclo di grandi lavori che ne modificarono ulteriormente linea ed aspetto.

    Dopo lo scoppio delle ostilità fu trasferito a Palermo per essere impiegato alla scorta di convogli sulle rotte per l’Africa settentrionale alternando i servizi di scorta con pattugliamenti notturni, posa di mine, e azioni di sostegno a torpediniere e MAS.  Eseguì anche diversi salvataggi di naufraghi e rimorchi di navi silurate subendo numerosi attacchi aerei.
    L’11 aprile 1942 venne investito, a causa della nebbia, dal piroscafo “Honestas” e subì gravi danni che ne obbligarono il trasferimento in arsenale a La Spezia. Rientrato in armamento, venne inizialmente utilizzato in scorte convogli per la Grecia. Poi ritornò ad operare sulle rotte per il Nord Africa nel periodo più duro di quel teatro di operazioni.
    Il 28 febbraio 1943 entrò il collisione con il gemello “Zeno” durante un’operazione di posa di mine. Rientrato in arsenale, per i gravi danni subìti, vi rimase fino al 31 luglio.
    Subito dopo la proclamazione dell’armistizio, il mattino del 9 settembre 1943, era in navigazione sulla rotta La Spezia – Civitavecchia insieme al gemello “Vivaldi”. Le due unità ricevettero l’ordine di portarsi nelle acque fra la Corsica e la Sardegna per attaccare il traffico tedesco in zona e di riunirsi poi alle forze navali dirette a Bona. Raggiunte le Bocche di Bonifacio, fra le ore 16.00 e 17.15, i due CC.TT. intercettarono alcune motozattere e motovedette germaniche con le quali ingaggiarono combattimento affondandone alcune. Le unità italiane furono però inquadrate da batterie terrestri armate dai tedeschi. Il “Da Noli” fu colpito da due proiettili ma, mentre manovrava per portarsi fuori tiro, urtò contro una mina. La nave, spezzata in due, alle ore 17.20 affondò rapidamente a circa 5 miglia a ponente del faro di Capo Pertusato (Corsica). Nell’affondamento scomparvero 218 Marinai; i superstiti furono soltanto 39.
    Il “Da Noli”durante i mesi di guerra aveva percorso 70.466 miglia.
    Il suo motto fu: “Prendimi teco a l’ultima fortuna”.
    ONORE AI CADUTI!

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    Perso nella Guerra (Angelo Castagna)

    di Angelo Castagna

    … riceviamo e con immensa gioia e orgoglio pubblichiamo.

    Buongiorno sig. Vinciguerra,
    mi chiamo Angelo Castagna e sono il nipote del capo segnalatore Pietro Castaldi, classe 1913.
    Dopo 10 anni di lavoro, sono riuscito a ricostruire la sua storia militare e l’ho racchiusa in un libro di memorie assieme a tanti aneddoti.
    Nasce così “Perso nella Guerra”, edito da youcanprint nel Marzo del 2022. Tutti i fatti e le circostanze raccontate, sono state verificate facendo ricorso a numerosi archivi storici, ad innumerevoli testi scritti da autorevoli conoscitori della materia (Giorgio Giorgerini, Aldo Fraccaroli, Erminio Bagnasco ecc.) e ai riscontri oggettivi offerti da alcuni commilitoni, non per ultimo Sergio Denti nella sua biografia raccolta da Enrico Nistri (l’ultimo assaltatore).
    Il testo, rivela la personalità e le gesta di un uomo semplice ed umile, orfano di guerra che non si sottrasse mai al suo dovere e non voltò mai le spalle al nemico. Protagonista di episodi singolari e particolari, si trovò spesso al centro di fatti di indubbia rilevanza storica. Fu tra l’altro l’ultimo responsabile del vecchio faro di Fiumara Grande prima che i tedeschi lo distruggessero durante la loro ritirata. Il suo contributo fu riconosciuto con 2 encomi solenni, due croci di guerra e una promozione sul campo. E’ un racconto della guerra secondo il punto di vista di uno dei tanti attori dell’epoca.
    Sento il bisogno di condividere questa esperienza perché è forte in me il desiderio di non dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Un futuro senza memoria storica  risulta spaventosamente vuoto e pericolosamente alla deriva come purtroppo i fatti del momento ci stanno evidenziando. Gli esempi di quanto siano state belle e allo stesso tempo dure le pagine scritte dagli uomini della nostra marineria, costituiscono un patrimonio sempre vivo da custodire e ampliare affinché i figli non dimentichino mai i sacrifici compiuti dai loro padri.
    Se può interessare, le allego una sintesi della sua biografia e la copertina del libro.
    Cordialmente
    Angelo Castagna

    Editore: Youcanprint
    Codice: EAN 9791220389907
    Anno: 2022 – Febbraio
    Pagine: 116

    Pietro Castaldi

    (Lacco Ameno (Ischia), 21.12.1913 – Casamicciola Terme (Ischia), 13.8.2005)

    Scrivendo del passato, si ricordano navi e uomini, oggi vorrei dedicarvi la storia di uno qualunque…

    Capo segnalatore Pietro Castaldi nato a Lacco Ameno (Ischia) il 21 dicembre 1913. Orfano di guerra non conobbe mai il padre
    Nel 1929, a 16 anni, partecipò ad un concorso della regia Marina e frequentò la scuola CREM prima a Varignano, poi a Pola e ancora a Varignano dove ottenne la qualifica di segnalatore.
    A 18 anni entrò in ferma quadriennale e fu trasferito nella categoria segnalatori. Fu assegnato ai fari di punta Imperatore, (Forio d’Ischia), poi all’isola di Ponza (dove conobbe vari esiliati politici tra cui: Giorgio Amendola, Pietro Secchia, Giuseppe Romita, Pietro Nenni).
    Destinato dopo pochi mesi alla scuola avieri di Lacco Ameno (Ischia) insegnava fari e fanali.
    Nel 1932 fu promosso sottocapo e prese posto al distretto MARIZONA di Napoli come segretario del capo dipartimento.
    Nel 1934 fu confermato nella ferma biennale e imbarcato sul cacciatorpediniere Saetta.
    Nel 1937 al comando del capitano di corvetta Giulio Cerrina Feroni, partecipò al blocco navale del Canale di Sicilia, allorquando affondarono la nave cisterna El Campeador (primo atto ostile della Regia Marina contro una nazione non belligerante). Nello stesso anno fu confermato nella ferma sessennale e promosso 2° capo.
    Nel Maggio 1938 partecipò sulla stessa nave alla rivista in onore di Hitler.
    Dal Novembre 38 ritornò alle sue mansioni stavolta presso il distretto MARIPERS di Napoli fino al 1941.
    Nel 1941 fu imbarcato sulla motonave requisita Beatrice che nel giugno dello stesso anno faceva parte del convoglio “Aquitania” in rotta verso l’Africa, quando fu affondata a seguito di un attacco aerosilurante nemico (gravemente danneggiata fu finita il giorno dopo dal Camicie Nere) sulle secche di Kerkennah. Si salvò restando sei ore in acqua prima di essere recuperato dall’equipaggio del regio cacciatorpediniere Camicie Nere, riportando la perforazione permanente del timpano destro. Nella stessa azione, fu affondato anche il piroscafo Montello che non ebbe sopravvissuti.
    Nel novembre del 41, su sua richiesta fu imbarcato sulla torpediniera Orsa una delle 4 unità provviste di ecogoniometro in quel periodo, dove rimase fino a dicembre del 42. Operò sotto il comando dei pluridecorati tenente di vascello E.Henke (di cui divenne amico personale) e poi del capitano di corvetta Enrico Bucci e fu commilitone tra gli altri, del marò torpediniere anch’esso pluridecorato Sergio Denti (poi assaltatore della X M.A.S. che danneggiò gravemente con un barchino esplosivo, l’ultima nave nemica della 2° guerra mondiale, il cacciatorpediniere francese Trombe).

    Missioni più importanti
    Nel Gennaio 42, trasportarono in solitaria, 20.000 litri di carburante stivati sulla coperta. Operazione talmente rischiosa che fu emanato un ordine con deferimento alla corte marziale e conseguente pena di morte per chiunque avesse acceso anche solo un fiammifero o avesse proceduto a preparare pasti durante la traversata.
    Il 5 Aprile 1942 (comandante Henke) durante una caccia antisommergibile nel canale di Cerigo, individuate le scie di due siluri lanciati da unità ostile, in condizioni meteo proibitive riuscirono ad ingaggiare il nemico che dopo una severa lotta fu affondato (sommergibile inglese Triumph). L’azione venne riconosciuta con l’attribuzione della prima croce di guerra e promozione sul campo.
    Al 22 di Maggio durante una missione antisommergibile al largo di Lecce, fu ingaggiato un bersaglio subacqueo. Dopo il lancio di una serie di bombe di profondità, Henke ritenne di aver affondato un sommergibile nemico, per l’azione Capo Castaldi ricevette un encomio solenne. Più tardi si scoprì che il bersaglio era il relitto dell’incrociatore ausiliario Deffenu affondato precedentemente e di cui l’equipaggio non aveva avuto comunicazione.
    Al 24 Luglio 1942, di scorta alla motonave Vettor Pisani assieme alla regia torpediniera Calliope, subirono un attacco multiplo ad opera di aerei nemici. Riuscirono ad abbattere tre aerei ma la motonave colpita e danneggiata fu rimorchiata a traino dall’Orsa fino al porto di Luxuri (GRECIA) dove fu salvato una parte del carico e l’equipaggio. Capo Castaldi ricevette un encomio solenne.
    Sottufficiale segnalatore ricopriva alternandosi con i suoi parigrado diverse mansioni tra cui addetto alle coordinate di tiro e infermiere di bordo, fu tra i primi a soccorrere il comandante Bucci ferito alla testa dopo una epica battaglia tra le isole del Dodecaneso 8/11 settembre 1942 al termine della quale entrarono nel mar piccolo di Taranto issando 4 bandierine per aver affondato due sommergibili e due aerei nemici, azione per la quale ricevette la sua seconda croce di guerra ( citata nei bollettini di guerra 835 e 838).
    Partecipò a bordo della regia torpediniera Orsa a circa 42 missioni nel corso di 13 mesi (scorta convogli, caccia antisommergibile, trasporto carburante).
    Nel gennaio del 1943 fu reimbarcato sul r.c.t. Saetta che poi affondò urtando una mina al largo della Tunisia il mese seguente, quando era al comando il capitano di corvetta Enea Picchio. L’episodio non fu riportato sull’estratto matricolare in quanto il suo imbarco (urgente per sostituzione) non fu registrato. Infatti in quel periodo era stato destinato a Sapri in qualità di capoposto del presidio ma non ci arrivò mai. Rimase in acqua per due giorni assieme a 38 superstiti prima dell’arrivo dei soccorsi.
    Nel marzo del 1943, destinato al faro di Fiumara Grande come capo vedetta, fu sorpreso dai tedeschi alla sera del 13 settembre subito dopo la proclamazione dell’armistizio. Catturato assieme a due commilitoni riuscì a sfuggire miracolosamente al suo destino aggredendo e disarmando una guardia quando era già sul camion che li stava traducendo ai campi di concentramento del nord Italia. Passò oltre tre mesi a girovagare nelle campagne laziali e campane nascondendosi dal nemico che operava numerosi rastrellamenti, patendo fame, freddo e procurandosi numerose ferite, fino al primo gennaio del 44 quando riuscì, adempiendo agli ordini, a ritornare presso il distretto di appartenenza. Arrestato e accusato di diserzione e collaborazione con gli occupanti, nonostante le precarissime condizioni di salute, fu trattenuto in prigione per diversi giorni assieme ai suoi due compagni di fuga e subì molti interrogatori. Posto in convalescenza per tre mesi, fu successivamente sottoposto a processo e poi definitivamente riabilitato nel grado e nelle mansioni fino al termine del servizio.
    Nel 1948 lasciò il servizio attivo e posto in riserva fino al 1956 quando con successiva promozione andò in pensione.
    Dal 1962 fu comandante dei vigili urbani del comune di Casamicciola Terme e prestò opera di volontariato fino al 1976 presso il Pio Monte della Misericordia nello stesso comune.
    Nel 1990 dopo che Giulio Andreotti rivelò l’esistenza di GLADIO poi confermata anche da Francesco Cossiga, Pietro Castaldi sciolto il vincolo di segretezza, rivelò alla famiglia di esser stato reclutato negli anni 50 e di aver avuto ruolo attivo fino al 1965. Mia nonna ricordava che si recava in Sardegna per esercitazioni una volta l’anno…ma era già pensionato!
    Deceduto a Casamicciola Terme (Ischia) il 13 agosto del 2005 all’età di 92 anni.

    Della sua storia si interessò un famoso giornalista storico verso l’inizio degli anni 80 al quale si rifiutò di rilasciare alcuna intervista.
    Era mio nonno uno dei tanti di cui non si è mai parlato e le sue memorie le ho raccolte nel libro “Perso nella guerra” perché gli eroi non erano solo i comandanti ma spesso anche i sottoposti…

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    18.5.1942, disarmo del regio sommergibile Giovanni Bausan

    di Adriano Di Nitto, Carlo Di Nitto e Antonio Cimmino (*)

    Caratteristiche tecniche
    Cantiere: C.N.T. – Monfalcone
    Impostazione: 20.1.1926
    Varo: 24.3.1928
    Consegna: 15.9.1929
    Consegna bandiera di combattimento: 4.11.1929
    Disarmo: 18.5.1942
    Radiazione: 18.10.1946
    Dislocamento. 880,178 t (in superficie) – 1058,093 t (in immersione)
    Dimensioni: Lunghezza 68,2 mt – Larghezza 6,088 mt – immersione  4,848
    Apparato Motore : 2 Motori Diesel Tosi – 2 Motori Elettrici C.G.E.
    Potenza: motori a scoppio: 2700 hp – motori Elettrici: 1100 hp
    Velocità massima: 15 nodi (superficie) – 8,2 nodi (immersione)
    Autonomia: 4200 miglia a 9 nodi (superficie) –  8,2 miglia a 8,2 nodi (immersione)
    Armamento: 4 Tls da 533 mm Ant. – 2 Tls da 533 mm Post.  – 1 cannone da 102/35 mm – 2 mitragliere da 13,2 mm 168 proiettili per cannone
    Equipaggio: 5 ufficiali, 44 (tra sottufficiali e marinai)
    Motto: ” Per maria per hostes” (Per i mari in cerca del nemico)
    fonti bibliografiche e fotografiche:
    “Sommergibili italiani” – di A. Turrini/O.Mozzi – U.S.M.M.

    Consegna della bandiera di combattimento al regio sommergibile “Giovanni Bausan” avvenuta a Gaeta il 4/11/1929.
    Foto scattata da Torquato Ciacchi e per gentile concessione della famiglia nella persona di Giovanna Ciacchi.
    Per curiosità, la Madrina del sommergibile “Giovanni Bausan” fu la signora Riccio-Alleva, mentre il comandante che la accolse fu il Capitano di Corvetta Fontana.

    Giovanni Bausan
    di Antonio Cimmino e Carlo Di Nitto

    …e l’ammiraglio Francesco Caracciolo.

    Un mese prima dell’instaurazione della Repubblica napoletana, all’arrivo dei francesi in città il 21 dicembre 1798, il re Ferdinando IV con tutta la famiglia e i suoi ministri, scappò da Napoli a Palermo imbarcandosi sul Vanguard, vascello al comando di Orazio Nelson. Il monarca del Regno delle Due Sicilie preferì la nave inglese al Sannita, il vascello napoletano comandato dall’ammiraglio Francesco Caracciolo. La consistente flotta borbonica, su subdolo suggerimento inglese, fu fatta incendiare nel porto di Napoli e nell’arsenale di Castellammare di Stabia, per non farla cadere nelle mani dei francesi.

    La traversata fu caratterizzata da una violenta tempesta che si protrasse fino all’imbocco della rada di Palermo. Nelson non riusciva a governare la nave per entrare in porto. Caracciolo, invece, con perfetta padronanza della situazione attraccò con un’ardita manovra a Palermo. Egli mandò Giovanni Bausan di Gaeta, comandante della corvetta Aurora che si trovava in rada, in aiuto della nave inglese in difficoltà. Il Bausan con una piccola imbarcazione sfidando i marosi, si portò sul Vanguard e, assunto il comando, lo pilotò fino al molo. Il re, che aveva preferito il grande ammiraglio inglese, suggeritogli anche dal ministro John Acton, elogiò pubblicamente il suo ammiraglio davanti ad un Nelson furibondo. Caracciolo si congedò dalla Marina e tornò a Napoli ove fu convinto ad aderire alla Repubblica assumendo il comando della sua piccolissima flotta composta di qualche fregata e barche cannoniere. Anche Bausan seguì il suo ammiraglio nella sfortunata avventura repubblicana.


    La perizia marinaresca del Caracciolo che aveva umiliato il baldanzoso Nelson considerato il miglior ammiraglio del Mediterraneo, generò un odio profondo dell’inglese nei confronti del napoletano.
    Quando la Repubblica fu sconfitta nel mese di giugno del 1799, il Caracciolo fu processato per tradimento e condannato a morte. A presiedere la corte marziale fu proprio Nelson che non volle ascoltare la richiesta del Caracciolo di essere fucilato. Egli per oltraggiarlo lo fece impiccare al pennone dell’albero di trinchetto della corvetta Minerva, la nave che era stata comandata proprio dal Caracciolo. Al marinaio che, piangendo indugiava a mettergli il cappio intorno al collo Caracciolo lo esortò dicendogli “Sbrigati: è ben grazioso che, mentre io debbo morire, tu debbi piangere”.

    Dopo l’impiccagione il corpo, per ulteriore sfregio, venne gettato in mare. Solo dopo alcuni giorni il cadavere, gonfio d’acqua, riemerse sotto il vascello Foudroyant, la nave ammiraglia di Nelson ove era ospite Ferdinando IV, da poco arrivata dalla Sicilia. Alla spettrale scena assistette anche Emma Hamilton l’amante di Nelson e l’ambasciatore inglese William Hamilton.


    Dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2016/06/il-processo-allammiraglio-francesco-caracciolo/

    A proposito di Giovanni Bausan
    di Carlo Di Nitto

    Il gaetano Giovanni Bausan avrebbe poi avuto occasione, in altre e diverse circostanze, di umiliare i superbi inglesi con la sua perizia marinaresca. Di seguito il quadro, conservato nella Reggia di Caserta; raffigurante il re Gioacchino Murat che, sul ponte della fregata Cerere, si congratula con il Bausan e i suoi marinai, vittoriosi sui “figli di Albione, dopo la seconda battaglia del “Canale di Procida” del 26 giugno 1809. Il dipinto è opera del pittore Guillame – Desirè Descamps.

    (*) per conoscere gli altri articoli degli autori digita sul motore di ricerca del blog i loro nome e cognome.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    16.5.1942, entra in servizio la regia nave Corsaro

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Breve storia (desunte da conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com)
    Il regio cacciatorpediniere Corsaro (seconda serie della classe Soldati 1850 tonnellate di dislocamento standard, 2153 in carico normale, 2475 a pieno carico), fu impiegato principalmente in compiti di scorta a convogli da e per l’Africa Settentrionale.
    Fu impostato il 23 gennaio 1941 nei cantieri Odero Terni Orlando di Livorno, varato il 16 novembre dello stesso anno ed entrò in servizio il 16 maggio 1942.
    Il 9 gennaio 1943 l’unità, al comando del capitano di fregata Ferruccio Ferrini, salpò da Napoli unitamente al cacciatorpediniere Maestrale (capitano di vascello Nicola Bedeschi, capocorda), la moderna motonave da carico Ines Corrado, carica di rifornimenti per approdare a Biserta.
    Fu affondata da mine posate dalla nave inglese Abdiel a nord del Golfo di Tunisi ed a nordest di Biserta.
    I sopravvissuti del regio cacciatorpediniere Corsaro furono in tutto 48. Persero la vita 187 uomini che risultarono morti o dispersi in mare.

    Sebastiano Abela, sottocapo radiotelegrafista, disperso
    Manlio Aime, capo radiotelegrafista di prima classe, disperso
    Aristodemo Ala, marinaio cannoniere, disperso
    Innocenzo Amoroso Alborè, marinaio S. D. T., disperso
    Angelo Allatta, sottocapo cannoniere, disperso
    Ernesto Antonioli, marinaio fuochista, disperso
    Virgilio Atzori, marinaio fuochista, disperso
    Francesco Aversa, marinaio fuochista, disperso
    Renato Baffigi, capo S. D. T. di terza classe, disperso
    Ottavio Badi, marinaio fuochista, disperso
    Enrico Ballinari, marinaio fuochista, deceduto
    Francesco Barbi, marinaio, deceduto
    Paolo Basile, marinaio cannoniere, disperso
    Andrea Basti, sottocapo nocchiere, disperso
    Angelo Battaini, marinaio fuochista, deceduto
    Davide Becco, secondo capo cannoniere, disperso
    Valdo Bazzicchi, sottocapo S. D. T., disperso
    Giovanni Bellussi (Belusic), marinaio, disperso
    Gualtiero Benocci, marinaio motorista, disperso
    Pietro Berruti, guardiamarina, disperso
    Udino Bertoncello, marinaio silurista, disperso
    Gastone Bigazzi, sottocapo silurista, disperso
    Giovanni Boffito, sottotenente di vascello, disperso
    Francesco Bonomi, marinaio cannoniere, disperso
    Egidio Borelli, sottocapo cannoniere, disperso
    Nedo Brandi, sottocapo cannoniere, deceduto
    Giuseppe Brunetti, marinaio, disperso
    Marino Brusati, marinaio cannoniere, deceduto
    Ermanno Brunone, marinaio cannoniere, disperso
    Gaetano Bucceri, sottocapo cannoniere, disperso
    Luigi Bullo, marinaio, disperso
    Luigi Buondonno, marinaio, deceduto
    Giuseppe Calise, marinaio, disperso
    Attilio Campagnola, secondo capo furiere, disperso
    Romolo Campana, marinaio fuochista, deceduto
    Vincenzo Campanale, secondo capo meccanico, deceduto
    Vincenzo Cane, marinaio cannoniere, disperso
    Leopoldo Cantamessa, sottocapo cannoniere, disperso
    Pasquale Caon, sergente segnalatore, deceduto
    Pietro Capelli, sergente silurista, disperso
    Sveno Caretti, marinaio cannoniere, disperso
    Giorgio Casartelli, sottotenente di vascello, disperso
    Antonio Castellano, capo meccanico di prima classe, disperso
    Pio Cerini, marinaio silurista, disperso
    Emilio Cesani, marinaio cannoniere, deceduto
    Giuseppe Chessa, marinaio meccanico, disperso
    Alfonso Chiappella, secondo capo cannoniere, disperso
    Winter Chielli, sottocapo cannoniere, disperso
    Domenico Chieracchia, marinaio, disperso
    Gaetano Ciampa, marinaio meccanico, disperso
    Armando Ciminari, marinaio, disperso
    Raoul Cinti, marinaio fuochista, disperso
    Antonio Ciriaci, marinaio fuochista, disperso
    Giovanni Ciricugno, sottocapo cannoniere, disperso
    Marcello Collini, marinaio, disperso
    Andrea Cominelli, marinaio fuochista, disperso
    Agostino Conte, marinaio cannoniere, disperso
    Luigi Covelli, marinaio, disperso
    Antonio Creti, marinaio silurista, disperso
    Emiliano Cuman, marinaio, disperso
    Giuseppe Curreri, marinaio, disperso
    Luigi D’Amato, sergente cannoniere, disperso
    Rosvaldo D’Orazio, sottocapo meccanico, disperso
    Angliolino Dagnino, marinaio fuochista, disperso
    Leo Damiani, capo segnalatore di terza classe, disperso
    Francesco De Benedectis, sergente cannoniere, disperso
    Luigi De Novelli, sottocapo cannoniere, deceduto
    Giovanni Degani, marinaio cannoniere, disperso
    Pasquale Degno, marinaio, disperso
    Nicola Dentamaro, marinaio cannoniere, disperso
    Raffaele Di Brindisi, marinaio fuochista, disperso
    Vincenzo Di Carluccio, sergente cannoniere, disperso
    Gino Diotallevi, sottocapo nocchiere, disperso
    Carmine Donisi, sottocapo cannoniere, disperso
    Nicola Duca, marinaio, disperso
    Fiorenza Duccini, marinaio torpediniere, disperso
    Michele Fama, marinaio fuochista, disperso
    Giulio Felici, marinaio cannoniere, disperso
    Salvatore Ferrante, marinaio cannoniere, disperso
    Angelo Ferraro, marinaio silurista, disperso
    Remigio Ferrarotti, capo silurista di seconda classe, deceduto
    Carmine Ferro, marinaio elettricista, disperso
    Vincenzo Fioretto, sottocapo cannoniere, disperso
    Armando Fogli, marinaio, disperso
    Angelo Fontana, sottocapo cannoniere, disperso
    Luciano Foti, marinaio fuochista, disperso
    Attilio Galiardi, marinaio motorista, disperso
    Desiderio Gallina, marinaio fuochista, disperso
    Giuseppe Gandolfo, sottotenente medico, disperso
    Giuseppe Gatti, marinaio, disperso
    Giorgio Giogli, marinaio cannoniere, disperso
    Salvatore Giorcelli, sottocapo cannoniere, deceduto
    Alfredo Gortan, marinaio, disperso
    Rosario Graci, marinaio, disperso
    Stefano Greco, sottotenente CREM, disperso
    Giovanbattista Grieco, marinaio, disperso
    Eugenio Grisoni, marinaio, disperso
    Riccardo Guglielmi, sottocapo meccanico, disperso
    Vico Guidotti, sottocapo elettricista, disperso
    Antonino Gullotto, marinaio cannoniere, disperso
    Antonio Landi, sottocapo cannoniere, disperso
    Paolo Giovanni Langella, sottocapo furiere, deceduto
    Mariano Lardara, marinaio fuochista, disperso
    Pietro Laterza, marinaio fuochista, disperso
    Giuseppe Lenares, secondo capo meccanico, disperso
    Andrea Lettieri, marinaio cannoniere, disperso
    Giuseppe Lisi, capo meccanico di seconda classe, disperso
    Aleardo Lo Iacono, sottocapo S. D. T., disperso
    Vincenzo Luongo, marinaio fuochista, disperso
    Giuseppe Lupi, marinaio nocchiere, disperso
    Donato Lussone, marinaio, disperso
    Ennio Maestrelli, marinaio elettricista, disperso
    Antonio Maietta, secondo capo meccanico, disperso
    Giuseppe Manuguerra, marinaio, disperso
    Cesare Mari, marinaio elettricista, disperso
    Alferino Marigliani, marinaio, deceduto
    Battista Mariotti, capo elettricista di terza classe, disperso
    Dagoberto Marrai, marinaio cannoniere, disperso
    Filippo Marrano, marinaio, disperso
    Salvatore Martinelli, sottocapo cannoniere, disperso
    Umberto Martini, marinaio fuochista, disperso
    Dino Matteini, marinaio fuochista, disperso
    Angelo Mauriello, marinaio meccanico, disperso
    Nicola Mele, marinaio S. D. T., disperso
    Francesco Merani, secondo capo meccanico, deceduto
    Oreste Miano, marinaio fuochista, disperso
    Vittorio Micale, marinaio fuochista, disperso
    Luigi Modesto, secondo capo cannoniere, disperso
    Remo Mogliani, marinaio fuochista, disperso
    Antonio Montervino, marinaio cannoniere, disperso
    Giovanni Munzone, marinaio, disperso
    Santo Nania, marinaio, disperso
    Mario Nardi, maggiore del Genio Navale, disperso
    Salvatore Neri, marinaio torpediniere, disperso
    Adriano Olivieri, marinaio cannoniere, disperso
    Guerrino Olivieri, marinaio fuochista, disperso
    Serse Pacifici, marinaio fuochista, deceduto
    Cesare Pallais, sottocapo radiotelegrafista, disperso
    Sebastiano Palmieri, sottocapo radiotelegrafista, disperso
    Lorenzo Pane, marinaio, disperso
    Fausto Pantanali, marinaio, disperso
    Mario Papa, sottocapo silurista, disperso
    Silvio Perusco, marinaio cannoniere, disperso
    Ernesto Petti, capo nocchiere di seconda classe, disperso
    Antonio Pettinau, meccanico, disperso
    Francesco Pisano, sottocapo radiotelegrafista, disperso
    Odoardo Plevani, capo meccanico di terza classe, disperso
    Luigi Pontillo, marinaio cannoniere, disperso
    Alpino Pozzati, marinaio cannoniere, disperso
    Alberino Prata, marinaio S. D. T., disperso
    Marino Ribera, sottocapo elettricista, disperso
    Filippo Ricci, secondo capo cannoniere, disperso
    Michelangelo Ricciardella, marinaio cannoniere, deceduto
    Salvatore Riggi, sottocapo cannoniere, disperso
    Michele Riontino, sergente cannoniere, disperso

    Rinaldo Rossetti, marinaio fuochista, disperso
    Pietro Rossi, marinaio fuochista, disperso
    Filippo Ruggeri, capo meccanico di terza classe, disperso
    Mario Ruggiero, marinaio cannoniere, deceduto
    Salvatore Russo, marinaio cannoniere, disperso
    Giuseppe Santisi, sottocapo cannoniere, disperso
    Armando Scarpa, marinaio, disperso
    Luigi Scarpato, marinaio fuochista, disperso
    Fernando Scatena, marinaio silurista, disperso
    Pasquale Scognamiglio, sottocapo cannoniere, deceduto
    Antonio Rosato Scotto, marinaio, disperso
    Nicola Sorace, marinaio fuochista, disperso
    Vincenzo Spinalbese, marinaio cannoniere, disperso

    Giuseppe Steiner, marinaio fuochista, disperso
    Paolo Summonti, secondo capo furiere, disperso
    Salvatore Taranto, marinaio cannoniere, disperso
    Salvatore Testa, aspirante (Genio Navale), disperso
    Giuseppe Tomaselli, marinaio, disperso
    Nicolò Tornesi, marinaio, disperso
    Giovanni Tronconi, marinaio fuochista, disperso
    Pietro Usai, sottocapo radiotelegrafista, disperso
    Luigi Valentini, marinaio, disperso

    Egidio Antonio Vecere, sottocapo infermiere, disperso
    Vincenzo Vio, marinaio fuochista, disperso

    Bruno Vivian, sottocapo S. D. T., disperso
    Orlando Zagni, marinaio fuochista, disperso
    Pasquale Zumbo, sergente, disperso

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    Sebastiano Maiolino (Canicattini Bagni, 9.5.1921 – Mare, 25.2.1941)

    di Alberto Moscuzza – Associazione Culturale Lamba Doria

    (Canicattini Bagni, 9.5.1921 – Mare, 25.2.1941)

    Nell’anniversario dell’affondamento dell’incrociatore leggero della Regia Marina Armando Diaz, avvenuto il 25 febbraio 1941 da parte di un sommergibile inglese che causò la morte di 464 membri dell’equipaggio, Siracusa non dimentica il suo Caduto senza Croce Marò Alessandro Maiolino.
    Il giovane marinaio Sebastiano Maiolino, nato a Canicattini Bagni il 9 maggio 1921, rappresenta uno dei tanti Caduti della Regia Marina, dove le sue spoglie mortali riposano nella sua gloriosa nave da guerra.
    Il suo ricordo vive sempre nei sui familiari grazie anche l’impegno di suo nipote Alessandro Maiolino, che porta avanti il Ricordo di questo giovane marinaio Caduto per la Patria.

    NOTE STORICHE
    Alle 3:43 del 25 febbraio 1941, mentre scortava un convoglio per la Libia assieme al gemello Giovanni delle Bande Nere e ai caccia Ascari e Corazziere, fu silurato dal sommergibile della Royal Navy HMS Upright e affondò di prua in soli sei minuti, trascinando con sé 464 uomini su un totale di 611 che componevano l’equipaggio (secondo altre fonti i morti furono 500 su 633 uomini a bordo).

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    Perso nella Guerra

    di Angelo Castagna

    … riceviamo e con immensa gioia e orgoglio pubblichiamo.

    Buongiorno sig. Vinciguerra,
    mi chiamo Angelo Castagna e sono il nipote del capo segnalatore Pietro Castaldi, classe 1913.
    Dopo 10 anni di lavoro, sono riuscito a ricostruire la sua storia militare e l’ho racchiusa in un libro di memorie assieme a tanti aneddoti.
    Nasce così “Perso nella Guerra”, edito da youcanprint nel Marzo del 2022. Tutti i fatti e le circostanze raccontate, sono state verificate facendo ricorso a numerosi archivi storici, ad innumerevoli testi scritti da autorevoli conoscitori della materia (Giorgio Giorgerini, Aldo Fraccaroli, Erminio Bagnasco ecc.) e ai riscontri oggettivi offerti da alcuni commilitoni, non per ultimo Sergio Denti nella sua biografia raccolta da Enrico Nistri (l’ultimo assaltatore).
    Il testo, rivela la personalità e le gesta di un uomo semplice ed umile, orfano di guerra che non si sottrasse mai al suo dovere e non voltò mai le spalle al nemico. Protagonista di episodi singolari e particolari, si trovò spesso al centro di fatti di indubbia rilevanza storica. Fu tra l’altro l’ultimo responsabile del vecchio faro di Fiumara Grande prima che i tedeschi lo distruggessero durante la loro ritirata. Il suo contributo fu riconosciuto con 2 encomi solenni, due croci di guerra e una promozione sul campo. E’ un racconto della guerra secondo il punto di vista di uno dei tanti attori dell’epoca.
    Sento il bisogno di condividere questa esperienza perché è forte in me il desiderio di non dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Un futuro senza memoria storica  risulta spaventosamente vuoto e pericolosamente alla deriva come purtroppo i fatti del momento ci stanno evidenziando. Gli esempi di quanto siano state belle e allo stesso tempo dure le pagine scritte dagli uomini della nostra marineria, costituiscono un patrimonio sempre vivo da custodire e ampliare affinché i figli non dimentichino mai i sacrifici compiuti dai loro padri.
    Se può interessare, le allego una sintesi della sua biografia e la copertina del libro.
    Cordialmente
    Angelo Castagna

    Editore: Youcanprint
    Codice: EAN 9791220389907
    Anno: 2022 – Febbraio
    Pagine: 116

    Pietro Castaldi

    (Lacco Ameno (Ischia), 21.12.1913 – Casamicciola Terme (Ischia), 13.8.2005)

    Scrivendo del passato, si ricordano navi e uomini, oggi vorrei dedicarvi la storia di uno qualunque…

    Capo segnalatore Pietro Castaldi nato a Lacco Ameno (Ischia) il 21 dicembre 1913. Orfano di guerra non conobbe mai il padre
    Nel 1929, a 16 anni, partecipò ad un concorso della regia Marina e frequentò la scuola CREM prima a Varignano, poi a Pola e ancora a Varignano dove ottenne la qualifica di segnalatore.
    A 18 anni entrò in ferma quadriennale e fu trasferito nella categoria segnalatori. Fu assegnato ai fari di punta Imperatore, (Forio d’Ischia), poi all’isola di Ponza (dove conobbe vari esiliati politici tra cui: Giorgio Amendola, Pietro Secchia, Giuseppe Romita, Pietro Nenni).
    Destinato dopo pochi mesi alla scuola avieri di Lacco Ameno (Ischia) insegnava fari e fanali.
    Nel 1932 fu promosso sottocapo e prese posto al distretto MARIZONA di Napoli come segretario del capo dipartimento.
    Nel 1934 fu confermato nella ferma biennale e imbarcato sul cacciatorpediniere Saetta.
    Nel 1937 al comando del capitano di corvetta Giulio Cerrina Feroni, partecipò al blocco navale del Canale di Sicilia, allorquando affondarono la nave cisterna El Campeador (primo atto ostile della Regia Marina contro una nazione non belligerante). Nello stesso anno fu confermato nella ferma sessennale e promosso 2° capo.
    Nel Maggio 1938 partecipò sulla stessa nave alla rivista in onore di Hitler.
    Dal Novembre 38 ritornò alle sue mansioni stavolta presso il distretto MARIPERS di Napoli fino al 1941.
    Nel 1941 fu imbarcato sulla motonave requisita Beatrice che nel giugno dello stesso anno faceva parte del convoglio “Aquitania” in rotta verso l’Africa, quando fu affondata a seguito di un attacco aerosilurante nemico (gravemente danneggiata fu finita il giorno dopo dal Camicie Nere) sulle secche di Kerkennah. Si salvò restando sei ore in acqua prima di essere recuperato dall’equipaggio del regio cacciatorpediniere Camicie Nere, riportando la perforazione permanente del timpano destro. Nella stessa azione, fu affondato anche il piroscafo Montello che non ebbe sopravvissuti.
    Nel novembre del 41, su sua richiesta fu imbarcato sulla torpediniera Orsa una delle 4 unità provviste di ecogoniometro in quel periodo, dove rimase fino a dicembre del 42. Operò sotto il comando dei pluridecorati tenente di vascello E.Henke (di cui divenne amico personale) e poi del capitano di corvetta Enrico Bucci e fu commilitone tra gli altri, del marò torpediniere anch’esso pluridecorato Sergio Denti (poi assaltatore della X M.A.S. che danneggiò gravemente con un barchino esplosivo, l’ultima nave nemica della 2° guerra mondiale, il cacciatorpediniere francese Trombe).

    Missioni più importanti
    Nel Gennaio 42, trasportarono in solitaria, 20.000 litri di carburante stivati sulla coperta. Operazione talmente rischiosa che fu emanato un ordine con deferimento alla corte marziale e conseguente pena di morte per chiunque avesse acceso anche solo un fiammifero o avesse proceduto a preparare pasti durante la traversata.
    Il 5 Aprile 1942 (comandante Henke) durante una caccia antisommergibile nel canale di Cerigo, individuate le scie di due siluri lanciati da unità ostile, in condizioni meteo proibitive riuscirono ad ingaggiare il nemico che dopo una severa lotta fu affondato (sommergibile inglese Triumph). L’azione venne riconosciuta con l’attribuzione della prima croce di guerra e promozione sul campo.
    Al 22 di Maggio durante una missione antisommergibile al largo di Lecce, fu ingaggiato un bersaglio subacqueo. Dopo il lancio di una serie di bombe di profondità, Henke ritenne di aver affondato un sommergibile nemico, per l’azione Capo Castaldi ricevette un encomio solenne. Più tardi si scoprì che il bersaglio era il relitto dell’incrociatore ausiliario Deffenu affondato precedentemente e di cui l’equipaggio non aveva avuto comunicazione.
    Al 24 Luglio 1942, di scorta alla motonave Vettor Pisani assieme alla regia torpediniera Calliope, subirono un attacco multiplo ad opera di aerei nemici. Riuscirono ad abbattere tre aerei ma la motonave colpita e danneggiata fu rimorchiata a traino dall’Orsa fino al porto di Luxuri (GRECIA) dove fu salvato una parte del carico e l’equipaggio. Capo Castaldi ricevette un encomio solenne.
    Sottufficiale segnalatore ricopriva alternandosi con i suoi parigrado diverse mansioni tra cui addetto alle coordinate di tiro e infermiere di bordo, fu tra i primi a soccorrere il comandante Bucci ferito alla testa dopo una epica battaglia tra le isole del Dodecaneso 8/11 settembre 1942 al termine della quale entrarono nel mar piccolo di Taranto issando 4 bandierine per aver affondato due sommergibili e due aerei nemici, azione per la quale ricevette la sua seconda croce di guerra ( citata nei bollettini di guerra 835 e 838).
    Partecipò a bordo della regia torpediniera Orsa a circa 42 missioni nel corso di 13 mesi (scorta convogli, caccia antisommergibile, trasporto carburante).
    Nel gennaio del 1943 fu reimbarcato sul r.c.t. Saetta che poi affondò urtando una mina al largo della Tunisia il mese seguente, quando era al comando il capitano di corvetta Enea Picchio. L’episodio non fu riportato sull’estratto matricolare in quanto il suo imbarco (urgente per sostituzione) non fu registrato. Infatti in quel periodo era stato destinato a Sapri in qualità di capoposto del presidio ma non ci arrivò mai. Rimase in acqua per due giorni assieme a 38 superstiti prima dell’arrivo dei soccorsi.
    Nel marzo del 1943, destinato al faro di Fiumara Grande come capo vedetta, fu sorpreso dai tedeschi alla sera del 13 settembre subito dopo la proclamazione dell’armistizio. Catturato assieme a due commilitoni riuscì a sfuggire miracolosamente al suo destino aggredendo e disarmando una guardia quando era già sul camion che li stava traducendo ai campi di concentramento del nord Italia. Passò oltre tre mesi a girovagare nelle campagne laziali e campane nascondendosi dal nemico che operava numerosi rastrellamenti, patendo fame, freddo e procurandosi numerose ferite, fino al primo gennaio del 44 quando riuscì, adempiendo agli ordini, a ritornare presso il distretto di appartenenza. Arrestato e accusato di diserzione e collaborazione con gli occupanti, nonostante le precarissime condizioni di salute, fu trattenuto in prigione per diversi giorni assieme ai suoi due compagni di fuga e subì molti interrogatori. Posto in convalescenza per tre mesi, fu successivamente sottoposto a processo e poi definitivamente riabilitato nel grado e nelle mansioni fino al termine del servizio.
    Nel 1948 lasciò il servizio attivo e posto in riserva fino al 1956 quando con successiva promozione andò in pensione.
    Dal 1962 fu comandante dei vigili urbani del comune di Casamicciola Terme e prestò opera di volontariato fino al 1976 presso il Pio Monte della Misericordia nello stesso comune.
    Nel 1990 dopo che Giulio Andreotti rivelò l’esistenza di GLADIO poi confermata anche da Francesco Cossiga, Pietro Castaldi sciolto il vincolo di segretezza, rivelò alla famiglia di esser stato reclutato negli anni 50 e di aver avuto ruolo attivo fino al 1965. Mia nonna ricordava che si recava in Sardegna per esercitazioni una volta l’anno…ma era già pensionato!
    Deceduto a Casamicciola Terme (Ischia) il 13 agosto del 2005 all’età di 92 anni.

    Della sua storia si interessò un famoso giornalista storico verso l’inizio degli anni 80 al quale si rifiutò di rilasciare alcuna intervista.
    Era mio nonno uno dei tanti di cui non si è mai parlato e le sue memorie le ho raccolte nel libro “Perso nella guerra” perché gli eroi non erano solo i comandanti ma spesso anche i sottoposti…