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    5.4.1923, radiazione della regia nave Espero (1°)

    a cura Carlo Di Nitto

    Appartenente alla classe “Nembo”, dislocava 386 tonnellate. Varato il 09/07/1904 presso i Cantieri Pattison di Napoli, entrò in servizio nella Regia Marina il 1°aprile 1905.
    Durante la Grande Guerra fu particolarmente attivo nelle acque dell’Adriatico per servizi di scorta convogli e di pattuglia.
    L’8 dicembre 1920, durante le tristi vicende dell’occupazione di Fiume da parte del poeta Gabriele d’Annunzio e della Reggenza italiana del Carnaro, l’ “Espero”, che svolgeva compiti di scorta sulla rotta Trieste -Sebenico, passò dalla parte di d’Annunzio e raggiunse Fiume con altre unità.
    Il 26 dicembre successivo, durante il cosiddetto Natale di Sangue, fu cannoneggiato ed incendiato dalla corazzata Andrea Doria, riportando gravi danni e la perdita di un suo marinaio: Desiderato Rolfini.
    Nel gennaio 1921 l’Espero rientrò a Pola e, come le altre navi che si erano schierate con i legionari fiumani, fu disarmato e radiato per essere subito re-inscritto nei ruoli del naviglio militare con il nome Turbine, appartenuto ad una unità gemella perduta in guerra.
Declassato a torpediniera nel luglio del 1921, fu radiato definitivamente il 5 aprile 1923 e quindi avviato alla demolizione.

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    5.4.1877, il bastimento Bartolomeo Marciani

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Ex voto custodito al Civico museo marinaro Gio Bono Ferrari di Camogli (*).
    Sul quadro si legge:
    Orribile uragano sofferto dalla nave denominata Bartolomeo Marciani, capitano Antonio Brignati. Trovandosi al 36’55 di latitudine e al 72’ 48 di longitudine Greenwich il 5 aprile 1877, il vento furioso le portò via tutte le vele che erano spiegate e di più anche mezza vela di maestra, che era data a volta, e sbandò il bastimento come qui sopra si vede. Tutto l’equipaggio non vedeva più altro scampo che in Dio e Maria Santissima del Boschetto, dai quali invocavano grazia ed aiuto. Infatti l’ottennero. Cessò il maltempo e, a poco a poco, riuscirono a raddrizzarsi e proseguire il loro viaggio a salvamento. Perciò il suddetto capitano dona il presente al Santuario in omaggio e ringraziamento di tanta grazia ricevuta”.

    (*) se ne consiglia vivamente la visita.

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    5.4.1901, entra in servizio la regia nave Varese

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    L’incrociatore corazzato Varese, nei primi anni di servizio, fu una delle tra unità della classe “Giuseppe Garibaldi” costruite per la regia Marina Italiana; altri sette simili unità furono venduti all’estero, quattro all’Argentina, due al Giappone e una alla Spagna.

    Dati Tecnici
    Nome: Varese
    Tipo: incrociatore corazzato
    Classe: Giuseppe Garibaldi
    Cantiere Orlando, Livorno
    Impostazione: 21 aprile 1898
    Varo: 6 agosto 1899
    Completamento: 1901
    Servizio: 5 aprile 1901
    Dislocamento: normale 7.350 tonn. – pieno carico 8.100 tonn.
    Dimensioni: lunghezza f.t. 111,76 m. – lunghezza p.p. 104,86 t. – larghezza 18,25 m. – immersione 7,10 m.
    Motore: 2 motrici alternative verticali a triplice espansione – 24 caldaie – potenza 14.000 ihp – 2 eliche
    Velocità: 20 nodi
    Autonomia: 4.300 miglia a 10 nodi
    Combustibile: carbone 1.200 tonn.
    Protezione acciaio cementato sistema Harvey – ponte da 38 a 50 mm. – cintura da 50 a 150 mm. – batterie 50 mm. – scudi artiglierie da 100 a 150 mm. – torrione da 50 a 150 mm.
    Armamento: 2 pezzi da 203 mm. / canna 45 calibri – 1 pezzo da 254 mm. / canna 40 calibri – 14 pezzi da 152 mm. / canna 40 calibri – 10 pezzi da 76 mm. / canna 40 calibri – 6 pezzi Hotchkiss Mk I da 47mm. / canna 50 calibri / proietto 3 libbre – 2 mitragliere Maxim MG – 4 tubi lanciasiluri da 450 mm.
    Equipaggio: permanente effettivo 549 di complemento 1.200
    Radiazione: 4 gennaio 1923.

    Progettata dall’Ispettore Generale del Genio Navale Ing. Edoardo Masdea su indirizzo dell’Ispettore del Genio Navale Benedetto Brin, risultò un’eccellente unità sia per progetto sia per costruzione.
    Modello intermedio tra la corazzata e l’incrociatore, univa la potenza di fuoco della prima alla velocità e manovrabilità del secondo.
    Note storiche Partecipò alla guerra italo – turca e al primo conflitto mondiale.
    Dal 1920 al 1922 fu impiegata come Nave Scuola per gli allievi dell’Accademia Navale.
    Fonte www.marina.difesa.it

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    5.4.1939, impostazione del regio sommergibile Capitano Tarantini

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Regio sommergibile Tarantini
    Dislocamento: in superficie: 1166 t. – sommerso: 1484 t.
    Lunghezza: 76,1 m.
    Larghezza: 6,98 m.
    Motori: principali 2D3500 HP – secondari 2E1500 HP
    Velocità: in superficie: 18 nodi – sommerso: 8 nodi
    Equipaggio. 7 Ufficiali – 50 Sottufficiali e comuni.

    Breve storia
    Il regio sommergibile Capitano Tarantini fu impostato il 5.4.1939 presso il Cantiere Tosi -Taranto.
    Fu varato il 7.1.1940 e consegnato alla Regia Marina il 16.3.1940.
    Il 16.6.1940, al Comando del Capitano di corvetta Alberto Iaschi,  era in missione nelle acque di Gaudo  per effettuare opera di sbarramento presso i Dardanelli.
    Il 27.6.1940 fu impiegato per pattugliamento nelle acque antistanti Haifa, ma il giorno successivo in Mar Jonio, mentre si trovava  in navigazione di superficie fu attaccato, senza subire danni, da un aereo nemico.
    Il 31.8.1940, dopo aver effettuato missioni in Mediterraneo,  il sommergibile salpò da Trapani per trasferimento a  Bordeaux.
    L’11.11.1940, salpo dalla base di BETASOM per operare nelle acque antistanti la Scozia ma venne travolto da una forte burrasca rendendolo non operativo.
    Tra il 2 e il 4 dicembre venne avvistato da forze nemiche  che gli provocarono avarie gravi.
    Il giorno successivo, a causa di violentissima tempesta, perse in mare il 2° C° N Sergio Ciotti.
    Il 9 dicembre intraprese nuovamente la navigazione, scortato da unità tedesche.
    Il 15.12.1940  fu colpito da un siluro del sommergibile Thunderbolt, che lo affondò.
    Il relitto del regio sommergibile Capitano Tarantini giace ancora sul fondale sabbioso nel punto 43°30’102 N e 001°22’839 O a circa 15 miglia dalla costa, ad una profondità compresa tra i 35 ed i 40 metri.
    Sopravvissero solo 5 membri dell’equipaggio.
    Fu radiato il 18.10.1946.

    Non fecero rientro alla base

    Carmine Abate, sottocapo
    Giovanni Arpe, comune
    Corrado Baldini, comune
    Francesco Basile, sottotenente di vascello
    Valentino Borghetti, comune
    Ugo Bucciol, secondo capo
    Pasquale Bufalo, comune
    Giorgio Caira (o Caita), comune
    Salvatore Campisi, comune
    Fulvio Campolongo, secondo capo
    Alfonso Caradonna, sottocapo
    Francesco Cassisa, comune
    Angelo Catania, sottocapo
    Agostino Cavallo, secondo capo
    Giusto Centini, comune
    Raffaele Ciccarelli, comune
    Gino Cocozza, sottocapo
    Domenico Colombo, comune
    Giorgio Corazzi, guardiamarina
    Leonardo Covelli, secondo capo
    Amleto D’Alicis, secondo capo
    Leo Ferdinando Del Ben (o Del Bene), comune
    Francesco Ferrando, comune
    Carlo Genovese, secondo capo
    Romualdo Gerentini, sergente
    Alfredo Grassano, sottocapo
    Alfredo Iaschi, capitano di corvetta (comandante)
    Antonio Ivaghes, sottocapo
    Angelo La Greca, sottocapo
    Dino Lamponi, comune
    Calderoro Longo, comune
    Salvatore Marra, sottocapo
    Giovanni Maviglio, comune
    Italo Mazzella, comune
    Agostino Miotto, sottocapo
    Onofrio Mommo, comune
    Giuseppe Mongelli, comune
    Carmelo Moschella, secondo capo
    Giacomantonio Muccilli, comune
    Giuseppe Papini, comune
    Gioacchino Pastanella, capo di terza classe
    Francesco Petracca, comune
    Giuseppe Raimondi, secondo capo
    Augusto Raiteri, capitano del Genio Navale (direttore di macchina)
    Antonio Romano, comune
    Enrico Rossini, capo di seconda classe
    Angelo Rusconi, comune
    Guido Sgattoni, comune
    Francesco Taricco, tenente del Genio Navale
    Biagio Tramontana, comune
    Manlio Valchera, sottotenente di vascello
    Ernesto Versa, tenente del Genio Navale
    Giobatta Vigezzi, comune
    Nello Zambelli, comune
    Aldo Zunarelli, comune
    Antonio Zuppelli, sottocapo
    (fonte conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com)

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni

    Lino Dal Santo (Thiene, 7.3.1948 – 5.4.2022)

    di Giorgio Zenaro (*)

    (Thiene, 7.3.1948 – 5.4.2022)

    Lino Dal Santo Lino nato il 7 marzo 1948 a Thiene. E’ stato imbarcato sul Tazzoli è ha ricoperto la carica di  Presidente del gruppo marinai d’Italia sezione di Thiene.
    Si è spento il 5 aprile 2022 in ospedale. Adesso riposa in pace nell’immenso mare dell’Altissimo. Onori!

    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni,  Un mare di amici

    Franco Schinardi (Cagliari, 5.4.1940 – Messina 15.7.2018)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Cagliari, 5.4.1940 – Messina 15.7.2018)

    DEDICA AD UN AMICO PATERNO CHE SORRIDEVA SEMPRE ALLA VITA

    LA VITA SA ESSERE UNA MERDA, MA E’ ANCHE IN GRADO DI REGALARTI UN SORRISO ATTRAVERSO UNA PICCOLA GIOIA, LOTTIAMO PER QUESTA VITA.
    A CHI STA BENE DICO:
    “NON ASPETTARE CHE LA VITA TI REGALI LA SOFFERENZA PER CAPIRNE IL VALORE E LA FORTUNA CHE HAI; ASSAPORA LA VITA CON ENTUSIASMO E GRATITUDINE, NON LASCIARE CHE UN SENSO DI NOIA PENALIZZI LA TUA ESISTENZA, PERCHE’ CIO’ CHE PER TE E’ NOIA, PER NOI MALATI E’ VITA…”

    Carissimo e stimatissimo Franco, nel tuo passaggio terreno ci hai insegnato che la difficoltà non è vivere ma partecipare decorosamente, perché la vita non ha un significato suo, siamo noi che glielo attribuiamo. Cercare le stelle, sopra mari di inafferrabile essenzialità, non significa rincorrere silenzi che non fanno rumore, ma dipingere pensieri di tutto ciò che vogliamo per danzare sopra di esse.
    Per quanto grandi possano essere le stelle e per quanto insignificanti possiamo essere noi a loro confronto, se non ci fosse qualcuno ad ammirarle, la loro esistenza non avrebbe senso. Il cuore sta sempre dalla stessa parte, lo si comprende meglio quando si cresce, e anche se i nostri occhi sono abituati ad osservare la luce fioca delle candele, condannati a vivere in mille posti diversi, senza domiciliare in  nessun luogo, le stelle del firmamento ci aiutano ad orientarci in quest’affollatissima galassia di passaggio della nostra labile esistenza.

    Ciao Franco, voglio aggiungere qualcosa:
    L’Amicizia è un sentimento strano. C’è senza esistere, si nutre di stati d’animo di ogni tipo, non segue vie logiche o prevedibili.
    A volte provoca dolore, lacrime e sofferenza.
    L’Amicizia, quella vera, è un sentimento nobile perché immune da calcoli di convenienza economica o di altro tipo.
    È trasversale all’età, perché vive e cresce nel tempo.
    È uno dei pilastri del mondo anche se, a volte, sembra fragile e indifesa, anche se c’è una cosa che vorrei dire sull’amicizia: non c’è amore se non c’è amicizia”
    .
    Tu adesso ascolta il palpito del cuore misericordioso di Dio, goditi la Luce del suo volto, riposa in pace fra i Suoi flutti e veglia da lassù su di noi come hai paternamente vegliato sui tuoi ragazzi in questa vita terrena. La Madonna del Carmine, che oggi celebriamo, ti prenda per mano e ti accompagni alla Sua presenza.