• Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni,  Storia

    26.11.1896, l’imboscata a Lafolè

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra



    banca-della-memoria-www-lavocedelmarinaio-com

    GUERRA D’AFRICA
    francobollo-per-la-guerra-dafricaLa notte del 26 novembre 1896, a circa 20 km da Mogadiscio nei pressi del villaggio di Lafolè, la spedizione italiana, composta anche da ascari, incappò in un’imboscata venendo massacrata.
    Sopravvissero un sottocapo timoniere, due marinai e 17 feriti ascari.
    In seguito furono presi duri provvedimenti nei confronti degli indigeni delle tribù incriminate. Per ogni restituzione delle salme furono fucilati 86 indigeni e fu bombardato, da parte della regia nave Governolo, il villaggio costiero di Nimuhu per riportare sotto controllo la situazione.
    Persero la vita a Lafolè, 18 ascari e 15 connazionali.

    foto-istituto-luce

    Francesco Mongiardini
    a cura Roberto Tento (*)

    (Chiavari, 19.12.1849 – 25.11.1896)

    Francesco Mongiardini nacque a Chiavari (Genova) il 19 dicembre 1849, fu ammesso alla Scuola di Marina di Genova nel 1864 conseguendo la nomina a guardiamarina nel 1868. Da sottotenente di vascello negli anni 1873-1979 effettuò imbarchi su unità corazzate, sulla corvetta Caracciolo, sulla cannoniera Ardita e sugli avvisi a ruote Garigliano e Sirena; da tenente di vascello sull’ariete corazzato Affondatore e in comando di torpediniere. Tra le destinazioni a terra da ricordare, quelle presso il 2° Dipartimento marittimo (Napoli) e presso la Commissione permanente del materiale da guerra.
    Nel 1896, capitano di fregata in comando della cannoniera Volturno, dislocata a Massaua, prese parte alla spedizione dell’esploratore e poi console Antonio Cecchi, composta soprattutto da personale della R. Marina, appartenente alla sua unità e all’avviso Staffetta, tra cui il comandante capitano di fregata Ferdinando Maffei. Partendo da Mogadiscio, la spedizione intendeva raggiungere Gheladi, località sita lungo il corso dell’Uebi Scebeli, il cui sultano pur dichiarandosi amico dell’Italia gli sconsigliò l’impresa per la presenza di tribù ostili. La carovana, partita il 25 novembre con la scorta di una settantina di ascari, attestatasi nella boscaglia a Lafolè per trascorrervi la notte, fu aggredita da somali e durante la ritirata iniziata il mattino successivo selvaggiamente sterminata. Oltre a Cecchi, a Maffei e Mongiardini persero la vita altri otto ufficiali, un marinaio graduato e due civili.
    In omaggio ai caduti fu eretto un monumento nel cimitero monumentale del Verano a Roma, e nel 1938 fu loro dedicato il sommergibile Lafole, della classe “Adua”.
    Tratto da Uomini della Marina 1861-1946 – U.S. Marina Militare.

    (*) per conoscere le altre ricerche digita sul motore del blog il suo nome e cognome.

    LAFOLÈ
    Piccolo villaggio somalo situato a circa 20 km. da Mogadiscio in direzione di Afgoi.

    L’eccidio di Lafolè. – Nell’estate 1896 fu progettata dal governo italiano una spedizione nell’interno della Somalia con il compito di esplorare la riva sinistra dell’Uebi, di farsi amiche le popolazioni e stringere con esse trattati ed accordi commerciali. Il sultano diede il permesso di libero transito nella zona di Gheledi e fece avvertire che avrebbe accolto amichevolmente la spedizione, ma invece si preparò ad assalirla.
    Alla spedizione, oltre il console generale Cecchi, che ne assunse la direzione, parteciparono il capitano di fregata Ferdinando Maffei, comandante della R. Nave Staffetta, il capitano di fregata Francesco Mongiardini, comandante della R. Nave Volturno, il sottotenente di vascello Onorato Baraldi, il tenente commissario Lucindo Baroni e il domestico Pio Caramelli del Volturno; i sottotenenti di vascello Carlo Sanfelice e Vincenzo De Cristofaro, il tenente medico Alfredo Smuraglia, il tenente commissario Bernardo Gasparini, il guardiamarina Luigi Guzolini, il macchìnista di 3ª classe Giuseppe Olivieri, il sottocapo fuochista Giuseppe Rolfo, il sottocapo timoniere Nicolò Vianello, i marinai Natale Buonasera e Federico Gregante, tutti della Staffetta, e infine il geometra Filippo Quirighetti, direttore delle dogane di Mogadiscio.
    La spedizione partita da Mogadiscio il 25 novembre, si accampò nella boscaglia di Lafolè. Verso l’una i somali assalirono all’improvviso l’accampamento; gl’Italiani però tennero in rispetto gli assalitori fino all’alba. Si decise di far ritorno a Mogadiscio nella certezza che durante il giorno i Somali non avrebbero osato di attaccare la carovana. All’alba la spedizione partì e marciò sino alle sette senza essere molestata. Ma all’improvviso essa fu attaccata da tutte le parti: lo Smuraglia fu colpito alla schiena ed il Vianello al braccio e al viso. La spedizione continuò a difendersi bene dagli assalitori mantenendoli a distanza, e poté proseguire e giungere fra i Mursala. Ma mentre stava per entrare nel territorio di quelle tribù ritenute amiche, l’assalto si fece più intenso. Uno dopo l’altro caddero tutti i membri della spedizione; soltanto alcuni ascari, il sottocapo Vianello, i marinai Gregante e Buonasera riuscirono a stento a raggiungere Mogadiscio. Per vendicare l’eccidio di Lafolè, furono incendiati e distrutti i villaggi di Gellai, Res e Lafolè.
    Tratto da Enciclopedia Treccani

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    26.11.1940, impostazione del regio sommergibile Cobalto

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    … l’articolo è dedicato a Bruno Migheli.

    Il regio sommergibile Cobalto, classe Platino, fu costruito presso i cantieri O.T.O. di La Spezia.
    Impostato il 26 novembre 1940, fu varato il 20 agosto 1941 e consegnato il 30 ottobre successivo, fu dislocato ad Augusta (SR).

    Al Comando del Tenente di vascello  Raffaele Amicarelli, alle 11.30 del giorno 12 agosto 1942, fu colpito da bombe di profondità fu costretto a riemergere e venne speronato dal cacciatorpediniere britannico HMS Ithuriel che lo  affondò.
    Nello scontro persero la vita il Sottotenente di vascello Giovanni Gardella e il marinaio Mario Volpe.
    Tutti i sopravvissuti del Cobalto, 4 ufficiali (Amicarelli, Melosci, Giorguli e Romito) e 38 tra sottufficiali e marinai, vennero recuperati dall’Ithuriel.
    Fu radiato definitivamente il 18 ottobre 1946.

    Caratteristiche Tecniche
    Cantiere: O.T.O. La Spezia
    Impostato: 26.11.1940
    Varato: 20.8.1941
    Consegnato: 30.10.1941
    Affondato: 12.08.1942
    Radiato: 8.10.1946
    Dislocamento: Sup. 712 t. – Imm. 865 t.
    Dimensioni: lungh. 60,18 m.- largh. Max 6,475 m.
    Motori: 2 motori diesel Tosi; 2 motori elettrici Ansaldo; 1 batteria di accumulatori al piombo composta da 104 elementi.
    Potenza complessiva: motori a scoppio 1500 hp. – motori elettrici 800 hp.
    Velocità max: in superficie: 14 knt. – in immersione: 7,5 knt
    Autonomia in superficie: 2300 nm. a 14 knt. – 5000 nm. a 8,5 knt.
    Autonomia in immersione: 7 nm. a 7 knt. – 80 nm a 3 knt.
    Armamento: 4 tubi lanciasiluri AV da 533 mm.; 4 tubi lanciasiluri AD da 533 mm.; 8 siluri da 533 mm.; 1 cannone da 100/47 mm.; 2 mitragliere binate da 13, 2 mm.; 149 proiettili per il cannone
    Equipaggio: 4 ufficiali, 40 tra sottufficiali e marinai.


    Fonti:”Sommergibili italiani” di A. Turrini e O. Miozzi – U.S.M.M.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    26.11.1973, impostazione della petroliera AGIP Ravenna

    a cura Antonio Cimmino

    OMAGGIO A VINCENZO DI NITTO (*)

    La nave petroliera AGIP Ravenna, della SNAM S.p.A. (Società Nazionale Metanodotti), fu impostata il 26 novembre 1973.

    Fu varata il 15 giugno 1974 presso il Cantiere navale di Castellammare di Stabia (FINCANTIERI).


    Fu consegnata il 27 marzo 1975.

    Caratteristiche tecniche

    – dislocamento: 8.108 tonnellate;

    – lunghezza f.t. 171,61 metri;

    – lunghezza fra Pp 161,55 metri;

    – larghezza: 25,56 metri;

    – altezza di costr.ne: 14,48 metri;

    – pesc. max: 10.93 metri.

    – motore: 1 – GNT 5 col – 780 rpm – 1 elica.

    Fu demolita il 31 luglio 2002.

    (*) Per saperne di più digita, sul motore di ricerca del blog, il suo nome e cognome.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    26.11.1936, varo del regio sommergibile Argo

    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile “Argo” (2°), classe omonima, dislocava 794/1018 tonnellate (emersione/immersione). Era stato impostato il 01 settembre 1935 per la Marina portoghese presso i Cantieri C.R.D.A. di Monfalcone. Mentre era in costruzione venne acquistato dalla Regia Marina Italiana. Fu varato quindi il 26 novembre 1936  ed entrò in servizio il 31 agosto 1937.
    Assegnato inizialmente alla 42a Squadriglia del Gruppo di Taranto, fu dislocato prevalentemente in Alto Adriatico per prove, collaudi e addestramenti di vario genere.
    Nei primi mesi del 1939 fu destinato in Mar Rosso, nella base di Massaua, assegnato alla Flottiglia Sommergibili dell’Africa Orientale Italiana.
    Rientrato in Italia nella primavera del 1940, allo scoppio del secondo conflitto mondiale  effettuò brevi missioni di agguato nel Mediterraneo. Successivamente, nell’autunno del 1940, fu dislocato a Bordeaux, nella base di Betasom, per operare in Atlantico dove, nella guerra al traffico, danneggiò gravemente il cacciatorpediniere canadese “Saguenay” ed affondò il  mercantile “Silverpine” di 5066 tonnellate di stazza. A causa di quest’ultima azione dovette subire un’accanita caccia alla quale fece inoltre seguito una violenta burrasca che causò diverse avarie al battello. Costretto al rientro alla base, durante la navigazione, il giorno 11 dicembre 1940, perse l’ufficiale in 2a, Tenente di Vascello Alessandro De Santis, trascinato in mare dalla violenza delle onde.

    Nella seconda metà del 1941, rientrò in Mediterraneo, ove riprese le missioni offensive operando prevalentemente nel parte occidentale. Nelle diverse azioni compiute, fu soggetto  a numerosi attacchi aerei dai quali uscì gravemente danneggiato. Ebbe anche diversi contatti con forze antisommergibili avversarie. Ciò nonostante ottenne risultati positivi silurando, con arditissima manovra all’interno della Baia di Bougie (Algeria), l’incrociatore ausiliario “Tyhwland” e la motonave “Awatea”.
    Il 27 luglio 1943 dovette rientrare in Italia e trasferirsi nell’Arsenale di Monfalcone per un periodo di grandi lavori. Qui lo sorprese la proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre. Impossibilitato a muoversi, nella notte tra il 10 e l’11 settembre fu autoaffondato dall’equipaggio. Risulta poi essere stato recuperato dai tedeschi e da lori stessi demolito.
    ONORE AI CADUTI!