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    18.11.1917, Marotta e le undici eroine del Faà di Bruno

    di Francesco Dalla Lega

    Francesco Dalla Lega per www.lavocedelmarinaio.comL’Associazione Malarupta ha ristrutturato nel 2015, a Marotta, la stele commemorativa dedicata al gesto eroico delle undici ragazze marottesi.
    La storia della stele è stata molto travagliata: in occasione del cinquantesimo anniversario (1967) dell’episodio, accaduto durante la prima guerra mondiale di fronte la costa marottese, precisamente il 18 Novembre 1917, venne offerta dal Comune di Roma una lapide commemorativa con una lupa in bronzo, che venne posata in Piazza Kennedy, per esaltare e ricordare le gesta delle undici ragazze.

    In occasione del settantesimo anniversario (1987) con una importante cerimonia la stele venne spostata nei giardinetti sul lungomare, poi nel 1992 quando l’amministrazione del Comune di Fano decise di rifare i giardinetti la lapide venne tolta, per permettere i lavori di ristrutturazione, e nell’indifferenza generale fu riposta nei magazzini della ditta senigalliese che eseguì i lavori per essere successivamente distrutta. Riscoperta è stata prelevata dal Comune di Mondolfo è lasciata nel rimessaggio comunale.

    In occasione del 98° anniversario, la stele riposizionata nei giardini Faà di Bruno, ha trovato la sua destinazione definitiva per testimoniare la sempre viva riconoscenza verso le undici giovani eroine marottesi.
    21.11.2015 a 11 ragazze marottesi - www.lavocedelmarinaio.comstele18.11.1917 Faa di Brno Eroismo in rosa

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    Luigi Pozzi (Portocomaro (AT), 19.2.1915 – Cefalonia, 22.9.1943)

    a cura Antonio Cimmino

    (Portocomaro (AT), 19.2.1915 – Cefalonia, 22.9.1943)

    Medaglia d’Argento al Valor Militare (alla memoria – sul campo).

    Il Capitano Commissario della Regia marina Luigi Pozzi nasce a Portocomaro (Asti). Fu destinato al Comando Marina Argostoli e fu trucidato a Cefalonia per non essersi sottomesso alle truppe tedesche.
    Capo servizio amministrativo di base navale insulare, all’atto dell’armistizio si univa agli assertori della lotta contro i tedeschi. Destinato alla difesa ravvicinata delle opere della base, prendeva parte con fermezza e coraggio ai combattimenti. Successivamente chiesto ed ottenuto di far parte con altro ufficiale all’armamento di un carro armato, preso ai tedeschi nella prima fase della battaglia, e portato a difesa del vallone sottostante ad una batteria, faceva fuoco fino all’ordine della resa.

    Catturato veniva trucidato sul posto. Esempio di elevate virtù militari e di attaccamento al dovere fino all’estremo sacrificio” (Cefalonia 8 – 22 settembre 1943 – Determinazione del 15 luglio 1949).

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    24.8.1919, decorate le undici eroine marottesi

    Francesco Dalla Lega, Carlo Di Nitto, Adriano  De Bianco

    Francesco Dalla Lega per www.lavocedelmarinaio.comL’Associazione Malarupta ha ristrutturato nel 2015, a Marotta, la stele commemorativa dedicata al gesto eroico delle undici ragazze marottesi.
    La storia della stele è stata molto travagliata: in occasione del cinquantesimo anniversario (1967) dell’episodio, accaduto durante la prima guerra mondiale di fronte la costa marottese, precisamente il 18 Novembre 1917, venne offerta dal Comune di Roma una lapide commemorativa con una lupa in bronzo, che venne posata in Piazza Kennedy, per esaltare e ricordare le gesta delle undici ragazze.

    In occasione del settantesimo anniversario (1987) con una importante cerimonia la stele venne spostata nei giardinetti sul lungomare, poi nel 1992 quando l’amministrazione del Comune di Fano decise di rifare i giardinetti la lapide venne tolta, per permettere i lavori di ristrutturazione, e nell’indifferenza generale fu riposta nei magazzini della ditta senigalliese che eseguì i lavori per essere successivamente distrutta. Riscoperta è stata prelevata dal Comune di Mondolfo è lasciata nel rimessaggio comunale.

    In occasione del 98° anniversario, la stele riposizionata nei giardini Faà di Bruno, ha trovato la sua destinazione definitiva per testimoniare la sempre viva riconoscenza verso le undici giovani eroine marottesi.
    21.11.2015 a 11 ragazze marottesi - www.lavocedelmarinaio.comstele18.11.1917 Faa di Brno Eroismo in rosa

    Il regio monitore Faa’ Di Bruno
    di Carlo Di Nitto

    Il regio monitore “Faà di Bruno” fu un grosso pontone armato semovente. Dislocava 2854 tonnellate e derivava dalla modifica di un ex pontone gru della Regia Marina (il G.A. 43).
    Impostato il 10.10.1915, presso i Cantieri dell’Arsenale Marina Militare di Venezia, fu varato il 30.3.1916 ed entrò in servizio il 01.4.1917.
    Potentemente armato con due cannoni da 381/40, quattro da 76/40 e due mitragliere da 40 mm., aveva un equipaggio composto di 45 uomini tra ufficiali, sottufficiali e marinai. Due motrici alternative gli consentivano una velocità di tre nodi. Come altre unità similari, era stato realizzato per affiancare l’esercito appoggiando, per quanto possibile, le operazioni sul fronte terrestre e le difese costiere.
    Il suo primo impiego operativo avvenne il 18 agosto 1917 bombardando le posizione austriache durante l’undicesima battaglia dell’Isonzo.
    A seguito dei fatti di Caporetto si dispose il suo trasferimento ad Ancona insieme al quasi gemello “Cappellini”. Purtroppo, il 18 novembre 1917, furono sorpresi da una violenta tempesta. Il “Cappellini” si capovolse ed affondò con la perdita di oltre 60 uomini mentre il “Faà di Bruno”, spezzati anch’esso i cavi di rimorchio, grazie all’azione del suo comandante, Capitano di Corvetta Ildebrando Goiran, fu portato ad incagliare nei pressi del borgo di Marotta (Pesaro). L’equipaggio rimasto a bordo fu aiutato in quel frangente, nonostante la tempesta in corso, da undici coraggiose ragazze che postesi ai remi di un palischermo raggiunsero l’unità e la rifornirono di viveri, frutta e alcune damigiane accompagnate da un biglietto che diceva:
    – “Le spose di Marotta offrono ai Marinai d’Italia un bicchiere di vino”.
    Una di esse poi, gettatasi arditamente a nuoto, riuscì a svolgere fino alla riva una sagola che consenti di filare dei cavi d’ormeggio per impedire che l’unità venisse trascinata nuovamente al largo.
    Dopo la guerra, il 24 agosto 1919, le undici eroiche ragazze furono decorate con la Medaglia di bronzo al Valor Marina. I loro nomi: ai remi Giustina Francesconi, Silvia Ginestra, Teresa Isotti, Edda Paolini, Arduina Portavia, Emilia Portavia, Emilia Portavia di Nicola, Maria Portavia, Nella Portavia, Erinna Simoncelli, e l’undicesima, la giovanissima sposa Zampa Maria, alla barra del timone.

    Riclassificato “Cannoniera” l’1/7/1921, Il “Faà di Bruno” venne radiato il 13/1/1924 ma fu rimesso in servizio all’inizio della seconda guerra mondiale come batteria galleggiante GM 194 a difesa delle città di Genova e Savona dove fu affondato nel 1945 dai tedeschi in ritirata. Fu recuperato a pezzi negli anni successivi.


    Il suo motto fu: “ Nec ferro nec igne” (né ferro né fuoco possono offendermi).
    ONORE AI CADUTI E ALLE “RAGAZZE DI MAROTTA”.

    di Adriano Del Bianco

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    25.5.1920, Erminio Marongiu

    di Frederic Erminio Todde (*)

    (Arzana 25.5.1920 – Mare, 3.2.1943)

    Ogni singolo caduto, ogni singolo episodio meriterebbe uno spazio dedicato. Se avete qualche parente caduto in guerra della Provincia Ogliastra contattatemi in privato e magari posso fare in modo che non venga dimenticato (Frederic Erminio Todde).

    Ricercando notizie dei Caduti in Guerra della provincia Ogliastra in questi giorni ho incontrato una vicina di casa a Girasole, mi ha parlato di uno zio nato ad Arzana che si chiamava Erminio Marongiu, purtroppo oltre a dirmi che faceva servizio in Marina e che era dato per disperso in Guerra non aveva altre notizie.
    Mi rendo conto che alla Marina Militare non ho dedicato del tempo e forse è per questo che appena ho qualche spunto mi butto a capofitto, grazie ai vari siti in internet si riesce a trovare una “marea” di notizie.
    Veniamo ai fatti, Erminio Marongiu, figlio di Giuseppe e di Cabiddu Delfina, nato ad Arzana il 25/05/1920, morì durante l’affondamento della “sua” Torpediniera il 03/02/1943 nei mari del Mediterraneo tra la Tunisia e la Sicilia.
    Strappato dalla sua Arzana per andare a combattere in mare con la mansione di fuochista, si ritrovò aggregato alla regia torpediniera “Uragano”, una nave di recente costruzione, con un Comandante giovane ma esperienza da vendere, la medaglia d’oro Zamboni Luigi.

    L’Uragano venne assegnata alla 2^ Squadriglia Torpediniere di Scorta, nei tre mesi precedenti prima dell’affondamento la Torpediniera svolse un intesa attività bellica tra i mari della Grecia e l’Africa Orientale, sostenne vari combattimenti sia contro forze subacquee ed aeree nemiche.
    Da racconti di altri Marinai fuochisti di quegli anni sembra che tutti i giorni a fine turno l’unica cosa di bianca del loro corpo erano gli occhi, un lavoro terribile.
    Il 3 Febbraio 1943 l’Ogliastrino Marongiu si approntava per l’ultima traversata insieme alla ventiduesima missione della “sua torpediniera Uragano”.
    Partenza dal porto Tunisino di Diserta per fare tappa in Sicilia prima di proseguire per Napoli, insieme ad altre Torpediniere dovevano scortare la motocisterna “Thorsheimer” che aveva scaricato il carburante per le forze Italo/Germaniche impegnate in quelle terre.

    Quella rotta per i marinai era conosciuta come la “Rotta della Morte”, nome dovuto alla sua pericolosità, la Marina Italiana aveva creato uno sbarramento di mine ed i pochi passaggi 
    lasciati dei nostri connazionali per consentire la navigazione delle proprie navi vennero ostruiti con mine deposte in gran numero dai posamine dei nostri avversari britannici.
    Le flotte in navigazione si muovevamo in rotte ben precise e in caso di mina avevano a disposizione degli scandagli che avvisano sul pericolo mine nelle vicinanze, il giorno causa maltempo e mare forza 5 questo non avvenne.
    Una deflagrazione alle ore 9.38 fece capire il fine corsa dell’imbarcazione, incocciarono su una mina Inglese sulla poppa proprio in prossimità del timone …le prime scialuppe di salvataggio vennero calate e molti uomini si gettarono in mare aperto nonostante il mare mosso ed il mal tempo, da li a poco l’imbarcazione sarebbe calata a picco.
    Prima che questo avvenne la regia cacciatorpediniere “Saetta” cercò di avvicinarsi per recuperare i marinai in mare ma anche loro si imbatterono su una mina che spezzo lo scafo in due e fece immergere l’imbarcazione in un secondo (su 209 dell’equipaggio solo 39 si sopravvissero)… il restante del convoglio proseguì la sua corsa come da ordini, sarebbero andati anche loro contro una mina e avrebbero sacrificato centinaia di vite umane.
    L’ultima messaggio radio dell’Uragano” venne ricevuto alle 13.33 e poi il nulla, su 129 dell’equipaggio si salvarono dall’annegamento o dall’ipotermia in 15 che vennero salvati, solo il pomeriggio dopo, dai soccorsi inviati dalle coste italiane, unità  più piccole che potevano muoversi con agilità in quella “Rotta della Morte”.

    Qui perse la vita il Marinaio Marongiu Erminio (in alcuni documenti della Marina segnato erroneamente Emilio), in sua memoria il fratello Luigi diede il nome Erminio a suo figlio.

    Gli venne concessa la Croce di Guerra al Valor Militare. Onore.

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