Recensioni

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    Luigi Bonelli (Formia, 25.1.1912 – Mare, 5.12.1940)

    di Carlo Di Nitto

    (Formia, 25.1.1912 – Mare, 5.12.1940)

    Sergente Cannoniere Luigi  Bonelli, di Salvatore e di Colardo Angela, disperso nell’affondamento della regia Torpediniera “Calipso” il 5 dicembre 1940.
    Il mattino del 5 dicembre 1940 la “Calipso” era in navigazione con mare grosso da Bengasi a Tripoli. Le condizioni del mare avevano costretto a ridurre la velocità ed a compiere variazioni di rotta. Purtroppo alle ore 09.45, a circa 4 miglia al largo di Capo Misurata, urtò contro una mina che esplodendo ne staccò la prora; questa si immerse immediatamente. La parte poppiera, rimasta alla deriva, affondò poco dopo probabilmente per urto contro una seconda torpedine.
    L’unità affondò trascinando con sé 90 Marinai.
    Luigi Bonelli era nato il 25 gennaio 1912 a Formia.
    (foto p.g.c. della Famiglia)

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni,  S.O.S. richiesta notizie e foto

    Giovanni Lerario (Barletta, 25.1.1920 -26.10.), un marinaio barlettano dimenticato

    di Dino Lerario

    banca-della-memoria-www-lavocedelmarinaio-com(Barletta, 25.1.1920 -26.10.)

    …riceviamo e con immenso dolore pubblichiamo.

    lutto-www-lavocecelmarinaio-com_-copiaSignor Pancrazio, buongiorno.
    Tutti mi dicono che sono come il mare in tempesta: non mi fermo mai.
    Ultima ricerca: la storia del marinaio Giovanni Lerario, nato a Barletta il 25-1-1920.
    Una storia ai più sconosciuta, ma figura eroica che voglio portare alla ribalta della mia e Sua citta’.
    In forza alla Batteria Costiera “Sommi Picenardi” di Piombino, prese parte con marinai e ufficiali alla Battaglia di Piombino, su cui mi sono, ampiamente documentato.
    Ferito gravemente il 12 settembre, spirò il 26 ottobre e, a tutt’oggi, riposa nel cimitero di Milano.
    Il nostro Eroe fu uno dei 4 caduti di parte italiana e la città di Piombino, per mezzo dell’A.N.M.I. nel 70° di ricorrenza, con l’ impegno dell’Amministrazione Comunale, nel 2013, a Piombino, gli ha dedicato una via.
    sit-tibi-terra-levis-www-lavocedelmarinaio-comA Barletta, di questo ennesimo Eroe dimenticato, non si sa nulla.
    Sarà il mio massimo impegno a rispolverare un’ennesima pagina affidata al dimenticatoio della storia delle Marina Militare.
    Se avesse ulteriori notizie o il recupero di foto: me la darebbe una mano? Spero a breve un ampio articolo.
    Nel frattempo, auguro a Lei e famiglia, un felice proseguimento su questa rotta.
    Un caro e cordiale saluto.

    SIAMO ALLA RICERCA DI ULTERIORI FOTO E NOTIZIE DA INVIARE AI FAMILIARI.

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    Isaia Moretti (Villa d’Almé, 25.1.1920 – 9.9.1943)

    di Carlo Di Nitto

    (Villa d’Almé, 25.1.1920 – 9.9.1943)


    MORETTI Isaia G., n. a Villa d’Almè il 25/1/1920, era marinaio fuochista, deceduto il 9/9/1943 imbarcato sulla regia nave Quarnaro.
    La regia nave officina “Quarnaro”, era stata impostata il 21/2/1922 presso i Cantieri Scoglio Ulivi di Pola. Varata il 30/7/1924, fu completata e consegnata alla Regia Marina l’8/1/1927.
    Alla proclamazione dell’armistizio, la sera dell’8 settembre 1943, la “Quarnaro” si trovava dislocata a Gaeta, ormeggiata all’interno del porto militare Sant’Antonio. Dopo aspri scontri con le truppe tedesche d’occupazione, l’equipaggio non riuscì ad impedire la cattura dell’unità che qualche giorno dopo venne affondata per ostruire le strutture del porto militare. Recuperata nel 1949, venne avviata alla demolizione.
    Dell’equipaggio della regia nave Quarnaro risultano caduti a Gaeta, nel settembre 1943:
    – CORINTO Benedetto, n. a Milazzo il 19/12/1921, marinaio cannoniere, disperso il 9/9/1943
    – MARGIOTTA Carlo, n. a il 12/3/1905, capo meccanico di seconda classe, deceduto il 9/9/1943
    – MORETTI Isaia G., n. a Villa d’Almè il 25/1/1920, marinaio fuochista, deceduto il 9/9/1943.

    ONORE AI CADUTI E AI MARINAI DELLA REGIA NAVE OFFICINA “QUARNARO”, SIMBOLO DELLA RESISTENZA AI NAZISTI A GAETA.

    La regia nave officina Quarnaro venne impostata il 21/2/1922 presso i Cantieri Scoglio Ulivi di Pola. Varata il 30/7/1924, fu completata e consegnata alla Regia Marina l’8/1/1927.
    Sia in tempo di pace che in periodo bellico, svolse notevole opera come nave di supporto logistico alle unità di squadra.
    Alla proclamazione dell’armistizio, la sera dell’8 settembre 1943, l’unità si trovava dislocata a Gaeta, ormeggiata all’interno del porto militare S. Antonio. Dopo aspri scontri con le truppe tedesche d’occupazione, l’equipaggio non riuscì ad impedire la cattura dell’unità che, qualche giorno dopo, venne affondata per ostruire le strutture del porto militare.
    Recuperata nel 1949, venne avviata alla demolizione.

    (Regia nave Quarnaro in rada a Gaeta)

    ATTIVITA’
    La Regia Nave Officina – Trasporto Nafta “Quarnaro”, sia in tempo di pace che in periodo bellico, svolse notevole opera come nave di supporto logistico alle Unità di Squadra. Venne dislocata nelle basi navali di Augusta, Napoli, Messina, Palermo, Napoli e Navarino (Grecia).
    Nei primi mesi del 1943 lasciò Navarino per far ritorno nelle acque metropolitane.
    Un testimone (Angelo De Angeli), racconta nelle sue Memorie:
     Al Comando della mia squadra navale fu ordinato di fare immediato rientro da Navarino, in Grecia alla madrepatria. Solo la nave officina di appoggio “QUARNARO”, sulla quale ero imbarcato, ritardò di un giorno in quella manovra. Alle 02.00 a.m. (non è stato possibile ricordare il mese e il giorno, l’anno era il 1943), il Comandante cap. di vascello Pietro Milella, diede l’ordine di partenza, proprio mentre sulle montagne vicine i partigiani greci accendevano falò per segnalare alla ricognizione aerea alleata la nostra posizione. La mia nave cominciò le manovre e riuscì ad uscire dal golfo di Navarino, sparando con i suoi pezzi in direzione dei falò. Dopo una navigazione abbastanza tranquilla, nonostante nel Mediterraneo incrociassero sottomarini alleati, giungemmo a Brindisi e poco dopo ci spostammo a Taranto. Infine, arrivammo a Palermo, nostra tappa finale, dove facemmo base. ”
    La Regia Nave Officina Nave “Quarnaro” dipendeva dal Comando Forze Navali.


    Alla proclamazione dell’armistizio, la sera dell’8 settembre 1943, il “Quarnaro” si trovava dislocato già da qualche tempo a Gaeta, ormeggiato all’interno del porto militare S. Antonio.
    Il Comandante, Capitano di vascello Pietro Milella, era in missione a Roma e della nave era responsabile il Comandante in 2a., cap. di corvetta Aniello Guida.
    Nelle acque di Gaeta si trovavano anche le corvette “Gru”, “Gabbiano” e “Pellicano”, il sommergibile “Axum”, la nave ospedale “Toscana”, le motosiluranti 55, 64 e 71, il MAS 544, oltre alcuni mezzi sussidiari minori.
    Quando, alle ore 19.45 circa, giunse via radio la voce del Maresciallo Badoglio che annunciava la proclamazione dell’armistizio, la prima reazione fu una prorompente euforia: sulle Unità i marinai correvano come pazzi da poppa a prua, saltando, urlando, abbracciandosi.
    Con il passare delle ore, attenuatosi l’iniziale entusiasmo, sorse la consapevolezza che Comandanti ed equipaggi si trovavano abbandonati a se stessi senza sapere se fuggire o se continuare ad attendere direttive dall’alto. Venne ordinato di distribuire le armi a tutti e di rinforzare i servizi di guardia, considerato che a Gaeta, oltre ad alcune motozattere, i tedeschi erano presenti in forze sulle colline circostanti.

    Nel frattempo automezzi tedeschi avevano cominciato a penetrare in città. Alle ore 2.20 del 9 settembre vi fu un attacco aereo tedesco e soldati germanici cominciarono ad affluire verso la banchina dove era ormeggiato il “Quarnaro”; altri penetravano di sorpresa nei locali della caserma del distaccamento Marina impossessandosi di armi automatiche e di fucili senza incontrare opposizione, perché il personale era ancora nel ricovero antiaereo.
    Quasi contemporaneamente i tedeschi tentavano anche la cattura delle tre corvette, ma per la pronta reazione degli equipaggi, queste unità riuscivano fortunosamente a prendere il largo. Sfuggivano alla cattura anche il sommergibile “Axum” e la nave ospedale “Toscana”.
    Il “Quarnaro” non era riuscito a partire come le altre unità perché disponeva di un apparato motore a vapore che abbisognava di molte ore per l’approntamento.

    Appena i marinai uscirono dal ricovero, si accese una furiosa lotta contro i tedeschi: con le armi individuali e qualche mitragliatrice gli italiani diedero battaglia, appoggiati dall’equipaggio e dalle armi di bordo del “Quarnaro”, contro il quale i germanici avevano aperto il fuoco. Per lungo tempo la zona del porto e quelle contigue furono teatro di accaniti scontri.
    I combattimenti durarono tutta la notte, con morti e feriti da ambo le parti, ma al mattino del 9 settembre la situazione era ristabilita: in mano italiana restavano la caserma e il “Quarnaro”. Verso le ore 09.00 i tedeschi, usciti sconfitti negli scontri notturni, riaprivano il fuoco con armi automatiche e cannoni leggeri contro il “Quarnaro”, colpendolo ripetutamente. Dalla nave i marinai risposero con maggior vigore ed accanimento.
    Alle ore 12.00 circa i tedeschi, rafforzati da soverchianti forze motorizzate e meccanizzate, a seguito di frenetiche trattative, riuscirono ad imporre il “cessate il fuoco” all’intero presidio di Gaeta, impossibilitato a continuare la resistenza al nemico. I combattimenti cessarono definitivamente verso le ore 14.00.
    Verso le 18.00 fu impartito l’ordine che i marinai, dopo aver consegnato armi e munizioni, consentissero che una pattuglia tedesca restasse a bordo per vigilanza, mentre Comando ed equipaggio avrebbero continuato a svolgere il loro servizio. Ovviamente, non potè non accadere che la pattuglia di vigilanza si trasformasse in reparto di cattura.
    Il “Quarnaro”, con poca acqua sotto la chiglia e notevolmente danneggiato dai colpi ricevuti, si trovò nella impossibilità di autoaffondarsi; fu così catturato dai Tedeschi.


    La Nave rimase abbandonata diversi giorni e dovette subire il saccheggio di sbandati, di detenuti evasi dal reclusorio militare, di civili che tentavano di risolvere problemi di approvvigionamento.
    Il 20 settembre una piccola squadra di genieri tedeschi, nell’intento di ostruire il porto militare, salì a bordo del “Quarnaro”, lo minò in punti vitali, appiccando anche il fuoco in diverse zone. Tagliati gli ormeggi, la nave fu mandata alla deriva. Percorsi un centinaio di metri, le cariche esplosero e la nave rovesciatasi immediatamente sul fianco sinistro affondò su un basso fondale.
    Come riferiscono diverse testimonianze, erano le ore 15.00 circa.
    Tutta la fiancata destra e le sovrastrutture rimasero in emersione e lo scafo, dopo aver continuato a bruciare per diverse ore, restò semisommerso a testimoniare i tragici eventi appena accaduti.
    Il relitto della Regia Nave Officina “Quarnaro”, venne recuperato nel 1949 e demolito. Al recupero partecipò un folto gruppo di maestranze locali.

    Caratteristiche tecniche della regia nave Quarnaro

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    25.1.1942, la motonave Pietro Orseolo doppia Capo Horn

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com
    Questo articolo è dedicato a Raimondo Barrera che ha solcato tutti i mari della terra…

    Il 25 gennaio 1942, in pieno conflitto mondiale, i marinai invisibili del mercantile Pietro Orseolo doppiano Capo Horn. Molti bastimenti seguono questa rotta per trasportare materiale irreperibile nella vecchia Europa in guerra, transitando per l’oceano Pacifico conteso dalle flotte nipponiche e statunitensi.
    Per l’Orseolo (ma anche per gli altri bastimenti) l’impresa non è facile, è grande, ma è anche vero che gli oceani lo sono ancora di più, ma il coraggio e anche l’estremo sacrificio dei marinai imbarcati lo sono ancora di più.
    Niente radar, nebbia fittissima, e freddo, tanto freddo da far alternare ogni venti minuti le stremate vedette.

    nave Pietro Orseolo - www.lavocedelmarinaio.com
    Il tenente di vascello Mario Zustovich sa da vecchio lupo di mare che l’impresa, questa impresta, non è facile, non gli resta consapevolmente di trasmettere al suo equipaggio quella forza latente nell’orgoglio di ognuno di Loro. Bisogna circumnavigare, risalendo lentamente l’Atlantico, destinazione Bordeaux (23 febbraio 1942 – miglia percorse 19509) dove viene accolto da una improvvisata banda, dalle solite autorità riparate dal tepore di una tettoia, dall’affetto di marinai italiani e tedeschi che fanno sentire tutto quel calore patito dall’equipaggio del mercantile Orseolo durante la missione.
    In seguito la rotta viene seguita anche da altre navi ma quella dell’Orseolo era di vitale importanza perché il suo carico conteneva 77 tonnellate di stagno da consegnare all’industria bellica italiana, indispensabile per le saldature dei condotti elettrici delle navi, e anche 1988 tonnellate di gomma destinate all’ora alleato tedesco.
    Ma le guerre non si vincono requisendo l’oro al proprio popolo e nemmeno imponendo di confiscare i 20.000 banconi da bar esistenti in Italia per recuperare il recuperabile, le guerre si vincono non facendole.

    Motonave Pietro Orseolo - www.lavocedelmarinaio.com