Recensioni

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    Lazzaro “Rino” Pitzianti (Cagliari 24.3.1909 – Mare, 6.4.1941)

    di Francesco Melis 

    (Cagliari 24.3.1909 – Mare, 6.4.1941)

    Nasce a Cagliari il 24 marzo 1909,   Capo di 3^ classe meccanico imbarcato sul regio sommergibile Marcello, mancava il  all’affetto dei suoi cari in seguito ad azione di guerra il 6 aprile 1941, immolando la sua giovane vita per la Patria disperso nell’Oceano Atlantico.

    Attività operativa regio sommergibile Marcello
    In previsione dell’imminente entrata in guerra, il 5 giugno 1940 l’unità, al comando del capitano di corvetta Luigi Donini, prese il mare per portarsi in agguato offensivo nel tratto di mare prospiciente Capo Palos, ma fu costretta al rientro per una perdita di cloruro di metile dall’impianto di condizionamento, che aveva intossicato gran parte dell’equipaggio.
    Dopo le riparazioni l’unità riprese il mare. Fino all’ottobre 1940, effettuò tre missioni offensive in Mediterraneo, senza conseguire risultati di rilievo.
    Il 31 ottobre 1940 il Marcello, al comando del capitano di corvetta Carlo Alberto Teppati, salpò da Napoli e il 5 novembre attraversò lo Stretto di Gibilterra senza inconvenienti. Postosi in agguato al largo dell’Irlanda, il 17 gennaio 1941 avvistò un convoglio e si portò all’attacco; individuato dalla scorta avversaria, fu sottoposto ad un intenso bombardamento con lancio di numerose bombe la cui esplosione provocò una lesione alla cassa di assetto AV.

    Costretto ad interrompere la missione, nella navigazione di rientro attaccò con il cannone ed affondò il piroscafo belga Portugal da 1.550 tsl (20 gennaio 1941).
    Durante l’azione, un’ondata di eccezionale violenza trascinò in mare quattro uomini addetti al cannone, tre dei quali vennero tratti in salvo, un artigliere morì annegato.
    Rientrato a Bordeaux, il Marcello salpò il 6 febbraio 1941 per una nuova missione, ma non diede più notizie. 


    Nel dopoguerra gli inglesi hanno segnalato tre azioni antisommergibile, tutte avvenute il 21 febbraio 1941, che avrebbero potuto essere state la fine del Marcello:
    La prima ad opera del cacciatorpediniere Hurricane in posizione 56°19’ N e 7°59’ O;
    La seconda effettuata dal cacciatorpediniere Montgomery nel punto 59°00’ N e 17°00’ O;
    La terza condotta dalla corvetta Perwinkle in posizione 59°18’ N e 14°32’ O.
    Nessuna delle tre azioni coincide però con la zona d’agguato del Marcello dal 19 febbraio, cioè fra i paralleli 57° e 58° N.
    Altra possibilità è che autore dell’affondamento sia stato un idrovolante Short Sunderland della RAF, ma tale ipotesi è anch’essa poco probabile.
    Scomparvero con il sommergibile il comandante Carlo Alberto Teppani e 57 fra ufficiali, sottufficiali e marinai.
    Non vi furono superstiti fra gli uomini d’equipaggio.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Vito Berardi (Mola di Bari, 18.10.1919 – Mare 6.4.1941)

    di Nicola Aversa (*)

    (Mola di Bari, 18.10.1919 – Mare 6.4.1941)

    Il marinaio Berardi Vito nasce a Mola di Bari il 18 ottobre 1919.
    E’ stato imbarcato sul sommergibile “Marcello”, insieme al Caduto concittadino Molese Sottocapo Salvai Andrea, deceduti il 6 aprile 1941 con l’affondamento sommergibile Marcello.

    Attività operativa regio sommergibile Marcello
    In previsione dell’imminente entrata in guerra, il 5 giugno 1940 l’unità, al comando del capitano di corvetta Luigi Donini, prese il mare per portarsi in agguato offensivo nel tratto di mare prospiciente Capo Palos, ma fu costretta al rientro per una perdita di cloruro di metile dall’impianto di condizionamento, che aveva intossicato gran parte dell’equipaggio.
    Dopo le riparazioni l’unità riprese il mare. Fino all’ottobre 1940, effettuò tre missioni offensive in Mediterraneo, senza conseguire risultati di rilievo.
    Il 31 ottobre 1940 il Marcello, al comando del capitano di corvetta Carlo Alberto Teppati, salpò da Napoli e il 5 novembre attraversò lo Stretto di Gibilterra senza inconvenienti. Postosi in agguato al largo dell’Irlanda, il 17 gennaio 1941 avvistò un convoglio e si portò all’attacco; individuato dalla scorta avversaria, fu sottoposto ad un intenso bombardamento con lancio di numerose bombe la cui esplosione provocò una lesione alla cassa di assetto AV.

    Costretto ad interrompere la missione, nella navigazione di rientro attaccò con il cannone ed affondò il piroscafo belga Portugal da 1.550 tsl (20 gennaio 1941).
    Durante l’azione, un’ondata di eccezionale violenza trascinò in mare quattro uomini addetti al cannone, tre dei quali vennero tratti in salvo, un artigliere morì annegato.
    Rientrato a Bordeaux, il Marcello salpò il 6 febbraio 1941 per una nuova missione, ma non diede più notizie. 


    Nel dopoguerra gli inglesi hanno segnalato tre azioni antisommergibile, tutte avvenute il 21 febbraio 1941, che avrebbero potuto essere state la fine del Marcello:
    La prima ad opera del cacciatorpediniere Hurricane in posizione 56°19’ N e 7°59’ O;
    La seconda effettuata dal cacciatorpediniere Montgomery nel punto 59°00’ N e 17°00’ O;
    La terza condotta dalla corvetta Perwinkle in posizione 59°18’ N e 14°32’ O.
    Nessuna delle tre azioni coincide però con la zona d’agguato del Marcello dal 19 febbraio, cioè fra i paralleli 57° e 58° N.
    Altra possibilità è che autore dell’affondamento sia stato un idrovolante Short Sunderland della RAF, ma tale ipotesi è anch’essa poco probabile.
    Scomparvero con il sommergibile il comandante Carlo Alberto Teppani e 57 fra ufficiali, sottufficiali e marinai.
    Non vi furono superstiti fra gli uomini d’equipaggio.


    (*) digita sul motore di ricerca del blog il nome e cognome dell’autore per conoscere gli altri suoi articoli.

  • Che cos'è la Marina Militare?,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni

    Michele Santucci (27.3.1949 – 6.4.2015)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra


    (27.3.1949 – 6.4.2015)

    …e il radar SPQ5.

    Cari Amici,
    quattro anni fa veniva a mancare Michele Santucci, gravemente malato a causa delle onde elettromagnetiche del radar SPQ5(*), quello sperimentale imbarcato sul Castore.
    Anche se molti di noi, come me, non lo conoscevano, mi sento di dire a nome di tutta la grande famiglia dei marinai, che Michele occuperà per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
    Anche se la sua vita non è stata lunga, l’ha sicuramente vissuta intensamente e fuori dal comune, una vita straordinaria, tra cielo e mare, tra i sogni e i ricordi indelebili, tracciati nell’onda, lungo la scia, fra i flutti…
    Noi non dimentichiamo Michele …

    Un abbraccio grande, profondo e trasparente, a te e ai tuoi cari, come quel mare che ci portiamo dentro e che nessuno mai potrà inquinarci.
Adesso che sei salpato per l’ultima missione, risposa in pace, nel grande mare di Nostro Signore e perdona i loro e nostri peccati.
    Michele era nato il 27 marzo 1949…
    (*) https://www.lavocedelmarinaio.com/2011/02/spq5/

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia,  Velieri

    6.4.1861, varo della regia nave Farnese (poi ridenominata Italia)

    a cura Antonio Cimmino

    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    La fregata di I rango ad elica Farnese fu impostata il 2.9.1857 nel Real Arsenale di Castellammare di Stabia per conto della Marina Borbonica. Fu varata il 6.4. 1861 per conto della Regia Marina Italiana e ribattezzata Italia. Era una nave gemella di Gaeta e Borbona (poi Garibaldi) sempre varate nel cantiere navale stabiese.
    La regia fregata Italia, disarmata a Napoli il 26.4.1874, fu radiata il 31.3.1875.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    Alessio De Vito (Summonte, 6.4.1906 – 24.9.1982)

    di Ottaviano De Biase

    Alessio De Vito nasce a Summonte (AV) il 6 aprile 1906, da Prezioso e da Pasqualina Palumba. Di intelligenza acuta e piena di curiosità trascorre l’infanzia nel proprio paese frequentando le scuole elementari con profitto ed interesse. Frequenta con profitto l’Istituto A. Volta di Avellino. Come tanti giovani irpini ha tanti sogni nel cassetto, ma poche possibilità di realizzarli.
    Così nel 1922, all’età di 16 anni, si arruola come volontario con la ferma di sei anni, nella Regia Marina. Supera gli esami e viene incorporato con la categoria di “Cannoniere”. Al termine del corso ordinario si imbarca sulla nave da battaglia Giulio Cesare con la quale partecipa all’occupazione di Corfù (31.08.1923). Dopo un lungo periodo trascorso sul cacciatorpediniere Monzambano, viene trasferito a Pola dove frequenta il corso I.G.P. (Istruzione Generale e Professionale) ed è trasferito nel Servizio Permanente.

    Dal 1928 al 1934 prende successivamente imbarco sul cacciatorpediniere Albatros, sulla corazzata “Caio Duilio, sul cacciatorpediniere Borea e sulla nave posamine Legano dislocata in Mar Egeo.
    Nel 1934 viene trasferito presso la scuola C.R.E.M. (Corpo Reali Equipaggi Marittimi) di San Bartolomeo (La Spezia) per frequentare il corso P (Perfezionamento).
    Nel 1935 è imbarcato nuovamente sul C.T. Albatros.
    Nel 1936 partecipa alla guerra d’Etiopia destinato presso il Comando Marina di Massaua e, rimpatriato, partecipa alle operazioni militari per l’invasione dell’Albania a bordo della torpediniera Airone.
    Fin qui tutto procede normalmente nell’iter formativo/lavorativo classico dei Sottufficiali della Marina Militare: imbarchi, periodi di destinazione a terra per i corsi di aggiornamento, trasferimenti da un Ente all’altro.
    Nel 1937, trasferito a domanda nei “mezzi d’assalto” ed assegnato alla 1^ Squadriglia MAS di La Spezia, De Vito inizia uno addestramento quotidiano durissimo sui mezzi d’assalto di superficie (detti barchini) che lo avrebbero poi condotto a compiere l’audace impresa di Suda dove – con altri 5 operatori diretti dal Tenente di Vascello Luigi Faggioni – parteciperà all’operazione di affondamento dell’incrociatore inglese York e della petroliera Pericles.
    Nel giugno 1946, al ritorno in Patria, dopo una lunga prigionia in Inghilterra, tutti i sei violatori di Suda saranno decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare
    Nel mese di novembre del 1947, nel grado di Capo Cannoniere di 1^ classe, è , a domanda collocato in concedo.
    Promosso Sottotenente di Vascello (CEMM) nella riserva, muore a Summonte (AV) il 24.09.1982.

    Il forzamento della Baia di Suda
    Era la notte del 25 e 26 marzo 1941. Gli uomini destinati ai mezzi d’assalto erano stati incorporati nella X Flottiglia MAS, reparto che doveva diventare famoso in tutto il mondo col nome di Decima MAS. Gli uomini che ne fecero parte venivano selezionati con un criterio severissimo, oltre ai requisiti morali, essi dovevano possedere un eccezionale costituzione fisica, grande tenacia, pazienza senza limiti e reazioni prontissime. Dal Comandante agli Ufficiali, dai Sottufficiali ai Marinai, questo solo premeva, a questo solo obbiettivo era volta la loro attività: in silenzio, in allegria, in armonia. Così diceva di loro il Comandante Valerio Borghese: Quale è l’intima forza che li anima e li sostiene? Cos’è che rende questi uomini così diversi da tanti altri, così staccati dagli interessi personali e materiali, così superiori alla comune mentalità? Non ambizione: essi rifuggono profondamente da ogni riconoscimento personale e sono schivi da onori e lodi; non la ricchezza: nessun premio avranno per le loro gesta; non gli avanzamenti di carriera, più facili a conseguirsi da una poltrona ministeriale che in azioni di guerra; e nemmeno l’umana vanagloria di poter essere additati quali protagonisti di eccezionali imprese, giacché la morte è sul cammino della meta prefissa, e qual è il vantaggio di essere segnati a dito da morti? Una sola è la fede che li spinge , una sola è la forza; così priva di arcani misteri, di trascendentali motivi. Quali marinai italiani, sentono il dovere di dedicarsi integralmente al servizio del loro Paese, senza alcuna riserva, loro offerta completa ed assoluta è frutto solo di un sentimento istintivo ed essenziale: L’AMOR DI PATRIA.
    I piloti dei mezzi d’assalto incaricati di forzare la base di Suda furono distaccati a Lero nella Baia di Partemi, nel dicembre 1940. In attesa dell’impiego, i sei uomini furono sottoposti a un fitto programma di addestramento, costituito da varie prove: navigare in formazione nelle notti senza luna; superare sbarramenti; passare entro fasci di luce di riflettori per abituare l’occhio; messa in mare dei barchini; in operazioni di recupero, dopo l’azione, di eventuali superstiti… La meticolosa preparazione e l’efficienza dei mezzi non lasciarono dubbi sull’esito felice dell’azione. Si attese solo il momento favorevole per attaccare.
    I sei arditi del mare, piloti dei barchini: Il Tenente di Vascello Luigi Faggione, Comandante, di La Spezia; il Sottotenente di Vascello Angelo Cabrini, di Pavia; il Capo Cannoniere di 2^ classe Alessio De Vito, di Summonte (Avellino); il Capo Motorista Navale di 3^ classe Tullio Tedeschi, di Isernia; il Secondo Capo Meccanico Lino Beccati, di Porto Tolle (Rovigo); il Sergente Cannoniere Emilio Barberi, di Forte dei Marmi (Lucca).