Recensioni

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni

    Michele Salcuni (Manfredonia (FG), 15.10.1965 – Ardea (RM), 14.3.2024)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

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    (Manfredonia (FG), 15.10.1965 – Ardea (RM), 14.3.2024)

    Ciao Frà mio caro Avvocato, noi del corso 83 ti ricordiamo così.
    Nel percorso della nostra vita talvolta si è costretti a dover affrontare momenti che hanno la parvenza di essere tristi quando una persona a noi cara sembra allontanarsi. E qualcuno, purtroppo assente, è salpato per l’ultima missione…
    “Amico” è qualcosa di solito riservato a quelle persone a cui piace interagire con il prossimo e, chi ha avuto l’onore ed il piacere di conoscerci, sa che per quelli come noi Matteo, è un cardine della nostra filosofia di vita, come del resto per altre persone di buona volontà. Questa predisposizione a relazionarci e confrontarci con gli altri, anche se più volte è celata dai limiti del nostro carattere, può suscitare talvolta antipatie ed invidia. Ma non è il caso nostro che ci incontriamo e continuiamo a cercarci: sempre!
    I marinai di una volta sono più che amici e, per questo, ci cerchiamo e ci chiamiamo ancora Frà.
    Carissimo Matteo, anche se molti di noi, come me, ti conoscevano bene, mi sento di dire a nome di tutta la grande famiglia dei marinai, che occuperai per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
    Come tutti i marinai, anche se la tua vita non è stata lunga l’hai sicuramente vissuta intensamente e fuori dal comune, una vita straordinaria come la tua carriera da furiere segretario e per me “avvocato per sempre” giacché sei stato fra coloro che mi hanno incoraggiato, sempre…
    Ricordo anche gli esami del corso IGP, così come gli sfoghi di questo tuo petulante amico marinaio che ascoltavi senza mai giudicare. Le nostre carriere si sono sempre incrociate, dalla mia entrata in quel cancello romano… E adesso?


    Tu prosegui sereno la navigazione che ti ha fatto approdare al Porto dell’Altissimo ed io invece, in questa Gerusalemme terrena, continuerò la mia e nostra missione/vocazione di Marinaio, dando voce ai sentimenti.
    Ciao Matteo, l’Arcangelo Michele (si quello che sta proprio sopra il tuo paese natio) e l’Angelo Custode (si quello che sta vicino a te) sono testimoni silenziosi di quel mare che ci portiamo dentro e che nessuno mai potrà inquinarci.
    Riposa in pace “Avvocato” e prega per noi Frà come noi Frà preghiamo per te.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni

    Michele Niosi (Messina, 4.1.1958 – 12.3.2024)

    a cura Marinaio di Spirito Santo

    Michele Niosi (Messina, 4.1.1958 – 12.3.2024)

    Caro Comandante,
    avvertiamo una sensazione di vuoto per la tua dipartita e  le parole non possono esprimere appieno la nostra tristezza.
    Il nostro compito è quello di far sapere a chi non ti conosceva che con la buona volontà e il sorrisosi aprono i cuori di tutti i naviganti, emigranti, profughi, anche di quei colleghi tronfi di orgoglio, e sai già che occuperai per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
    Forse questi pensieri possono sembrare semplici esternazioni ma sono profondamente veri e sinceri per un uomo e marinaio sempre al servizio della famiglia e della collettività.
    Tu sostenevi l’importanza della famiglia, anche quella marinara, il valore degli amici e ci ha insegnato a sostenerci l’un l’altro, a credere nelle nostre forze e a lottare per ciò in cui si crede e si ama.
    Dio ci fa comprendere proprio in questo giorno, insieme ai tuoi familiari, insieme a coloro che hai soccorso, che se anche ci mancano le persone a noi più care, come te Comandante Niosi, Lui ci ha donato la Grazia che è l’amicizia nel prossimo e l’amicizia nel prossimo è la Sua Grazia, in una parola sola: amore per Lui e per il Prossimo (proprio come nei due primi Comandamenti).
    Lo stesso amore che tu hai riposto in noi oggi e noi lo riponiamo in te.


    Riposa in pace fra i flutti dell’Altissimo nel mare infinito della Misericordia Divina.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni

    Pasquale De Gaetano (Torre del Greco, 16.3.1947 – Roma, 16.12.2013)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

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    (Torre del Greco, 16.3.1947 – Roma, 16.12.2013)

    ammiraglio-commissario-pasquale-de-gaetano-www-lavocedelmarinaio-comSono quasi undici anni che Pasquale “‘O Commissario” ci ha lasciati.

    Caro Commissario,
    in certi momenti della vita scrivere o comunicare sentimenti diventa difficile e oggi, come ogni anno, lo è ancora di più. Si ha sempre la sensazione che le parole siano vuote e che non possano esprimere appieno la nostra tristezza. Facciamo ancora fatica a crederci, siamo arrabbiati, nella nostra mente non possiamo pensare altro a frasi come: ”Non è giusto!” o come “Lui non se lo meritava!”.
    Ci sentiamo di far sapere a quelli che non ti conoscevamo, che ci hai insegnato, da buon napoletano e senza retorica alcuna, che col sorriso e il perdono si aprono i cuori di tutti, anche di quei colleghi tronfi di orgoglio e sai già che occuperai per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
    Forse questi pensieri possono sembrare semplici esternazioni ma sono profondamente veri.
    Tu sostenevi l’importanza della famiglia, anche quella marinara, il valore degli amici e ci ha insegnato a sostenerci l’un l’altro, a credere nelle nostre forze e a lottare per ciò in cui si crede e si ama.
    Dio ci fa comprendere proprio in questo giorno, insieme ai tuoi familiari, che se anche ci mancano le persone a noi più care, come te Commissario, Lui ci ha donato la Grazia che è l’amicizia nel prossimo e l’amicizia nel prossimo è la Sua Grazia, in una parola sola: amore.
    Lo stesso amore che tu hai riposto in noi oggi e noi lo riponiamo in te.
    Riposa in pace fra i flutti dell’Altissimo magari pregando per noi come noi preghiamo per te.

    ammiraglio-commissario-pasquale-de-gaetano-www-lavocedelmarinaio-com_

    Io e i Marinai di una volta lo ricordiamo così:

    https://www.lavocedelmarinaio.com/2014/04/a-pasquale-de-gaetano-o-commissario/

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni,  Storia

    Priamo Leonardi (Borgo Val di Taro (PR), 2.10.1888 – Parma, 16.3.1984)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Borgo Val di Taro (PR), 2.10.1888 – Parma, 16.3.1984)

    Priamo Leonardi nacque a Borgo Val di Taro, in provincia di Parma, il 2 ottobre 1888 ed entrò nell’Accademia navale di Livorno nel 1907. Ne uscì col grado di guardiamarina nel 1911, e nello stesso anno prese parte alla Guerra italo-turca a bordo dell’incrociatore corazzato Amalfi.
    Dopo la promozione a tenente di vascello, Leonardi partecipò alla prima guerra mondiale, dapprima imbarcato sull’incrociatore corazzato Francesco Ferruccio, poi sulla nave da battaglia Duilio ed infine presso il Comando Superiore Navale in Albania.
    Nel 1920 ottenne il suo primo comando, una torpediniera. Tra il 1926 ed il 1928, promosso a capitano di corvetta, Leonardi comandò i cacciatorpediniere Monfalcone e Francesco Crispi; nel 1928 fu promosso a capitano di fregata ed assegnato all’Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore della Marina.
    Tra il 1933 ed il 1934 comandò l’esploratore Tigre in Mar Rosso, e tra il 1934 ed il 1935 comandò il posamine Lepanto, di base a Shanghai.
    Nel 1936 Leonardi fu promosso a capitano di vascello e ricevette il comando dell’incrociatore leggero Bartolomeo Colleoni. Mantenne questo incarico fino al 1938, partecipando alle operazioni connesse alla guerra civile spagnola; nel 1938 divenne comandante della nave coloniale Eritrea, dislocata in Mar Rosso.
    Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Leonardi era il comandante in seconda dell’arsenale militare marittimo della Spezia. Successivamente divenne capo di Stato Maggiore del Dipartimento Militare Marittimo Alto Adriatico, e nel 1942 fu promosso a contrammiraglio.
    Nel gennaio 1943, a seguito dell’occupazione italo-tedesca della Francia di Vichy, gli fu assegnato il comando della neocostituita Piazza Militare Marittima di Tolone, e fu al contempo nominato capo di Stato Maggiore del neonato Dipartimento Militare Marittimo della Provenza.
    L’8 giugno 1943 Leonardi fu nominato comandante della piazza militare marittima di Augusta-Siracusa.  Quando le forze angloamericane sbarcarono in Sicilia, il 10 luglio 1943, non vi fu alcuno sbarco sulla costa di Augusta; una colonna dell’VIII Armata britannica, invece, sbarcò tra Pachino e Avola e da lì mosse contro Augusta e Siracusa, attaccando sul fiume Anapo. Le batterie e posizioni italiane nell’area vennero attaccate anche da paracadutisti britannici (Operazione Ladbroke) e forze speciali del SAS.
    L’ammiraglio Leonardi tentò di arginare l’avanzata britannica con reparti raccogliticci, ma con scarsi risultati, non disponendo di artiglierie (i cannoni della piazzaforte, come sopra menzionato, erano tutti di tipo antinave od antiaereo: utili i primi per respingere uno sbarco ed i secondi contro gli aerei, ma entrambi inutili contro un attacco da terra) né di truppe organiche. Mentre le forze britanniche dilagavano verso l’interno e verso Siracusa, Leonardi cercò di organizzare un contrattacco insieme a reparti tedeschi, ma nella notte tra il 10 e l’11 luglio – mentre Leonardi si trovava lontano da Augusta e dal suo quartier generale, essendosi recato di persona nell’entroterra per dirigere il contrattacco sull’Anapo – gran parte della guarnigione di Augusta, ed in particolare il personale della MILMART (una specialità della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale incaricata della difesa costiera: il suo personale era reclutato localmente ed il suo morale era particolarmente basso, sia per la preoccupazione per le condizioni delle famiglie, sia perché si era sparsa la voce che i britannici fucilassero i fascisti catturati) che armava le batterie costiere, abbandonò i propri posti, fece saltare batterie e fortificazioni, si sbandò e rientrò alle proprie case, abbandonando la divisa. Quando fu informato dell’accaduto, Leonardi mise insieme qualche reparto di territoriali e sbandati e tentò di organizzare una difesa insieme a reparti tedeschi; nei giorni successivi l’ammiraglio continuò a spostarsi tra i reparti dipendenti per cercare di tenerne alto il morale e mantenersi in contatto con le sue forze, sempre più eterogenee e disperse, ed il 12 luglio giunse anche a rimettere personalmente in efficienza una batteria della MILMART abbandonata dai suoi serventi, aprendo con essa il fuoco sul primo cacciatorpediniere britannico che cercò di entrare nel porto di Augusta. Questi movimenti, tuttavia, ebbero anche l’effetto di impedire a molti dei suoi subordinati di mettersi in contatto con lui, generando ulteriore confusione. L’abbandono e la distruzione delle batterie costiere permise alla Royal Navy di sbarcare truppe direttamente ad Augusta; nonostante combattimenti che in alcune zone furono anche accaniti, sia Augusta che Siracusa caddero entro il 13 luglio. Leonardi stesso fu catturato dai britannici sei giorni più tardi e fu inviato in un campo di prigionia nel Regno Unito, dove rimase fino al novembre 1944.
    Il comando della 6ª Armata, incaricata della difesa della Sicilia, ritenne Leonardi responsabile della caduta della piazzaforte di Augusta-Siracusa, e ne propose il deferimento alla corte marziale, ma tale proposito non ebbe seguito. La Repubblica di Salò, tuttavia, in cerca di capri espiatori nell’ambiente militare per giustificare le sconfitte del regime, accusò Leonardi di codardia e tradimento, lanciando contro l’ammiraglio false accuse di aver ordinato la distruzione delle batterie costiere e di aver consegnato Augusta al nemico senza combattere; venne processato e condannato a morte in contumacia nell’ambito di un processo farsa del ricostituito Tribunale speciale per la difesa dello Stato nel maggio 1944. Dopo la fine del conflitto, nel novembre 1945, fu condotta un’inchiesta circa la condotta di Leonardi negli eventi che portarono alla caduta di Augusta; la commissione d’inchiesta concluse che l’ammiraglio aveva fatto quanto era in suo potere durante l’invasione della Sicilia, tanto che nel 1947 gli fu conferita una Medaglia d’Argento al Valor Militare.
    Promosso ad Ammiraglio di divisione nel 1945, Leonardi venne collocato in ausiliaria l’anno seguente; nel 1958 fu promosso Ammiraglio di Squadra nella riserva.
    Morì a Parma il 16 marzo 1984.

    (*) per conoscere le altre su ricerche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    Orazio Bernardini (Vicenza, 29.7.1899 – Roma, 16.3.1967)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Vicenza, 29.7.1899 – Roma, 16.3.1967)

    Orazio Bernardini è stato un ammiraglio italiano. Osservatore d’aereo. Comandante militare marittimo in guerra di base navale insulare avanzata. Nato a Vicenza il 29 luglio 1899, fu ammesso nel 1913 all’Accademia Navale di Livorno, conseguendo nel 1917 la nomina a guardiamarina. Dopo un periodo di imbarco da ufficiale inferiore su unità maggiori nel corso della prima guerra mondiale, da sottotenente di vascello frequentò la Scuola di aviazione di Taranto, conseguendo il brevetto di osservatore di aereo; tenente di vascello nel 1923, fu ufficiale in seconda dei cacciatorpediniere Antonio Cantore, Giacinto Carini, Generale Antonio Chinotto e quindi in comando dei sommergibili H 6, N 1 e N 6 e delle torpediniere 42 PN, 34 PN e 60 OL. Dal 1930 al 1932 fu destinato a terra presso il comando in capo del dipartimento di Taranto e capitano di corvetta, ritornò a bordo, esercitando il comando degli esploratori Carlo Alberto, Cortellazzo e dei Giovanni Nicotera e Bettino Ricasoli.
    Durante la guerra d’Etiopia fu comandante della base navale di Massaua (Eritrea) e, rimpatriato, per tre anni, dal 1936 al 1939, fu destinato a Venezia quale comandante in seconda della locale base navale. Promosso capitano di fregata e destinato nel gennaio del 1940 a Roma presso la Direzione generale delle armi e armamenti navali.
    Un mese dopo l’entrata in guerra – luglio 1940 – fu trasferito in Libia al comando superiore della Marina a Bengasi, come sottocapo di stato maggiore, nel corso delle operazioni che portarono allo scontro navale di Punta Stilo (6-9 luglio 1940) partecipò volontariamente a missioni di bombardamento di unità navali avversarie, dando un decisivo contributo della propria perizia marinaresca nel salvataggio del velivolo sul quale era imbarcato, costretto ad ammarare perché colpito dal fuoco nemico. Fu quindi destinato a Tobruch quale comandante del distaccamento marina di Ain-el-Gazala e comandante di una flottiglia di motozattere; successivamente a Tripoli; in queste destinazioni meritò, per specifici atti di valore, due medaglie di bronzo e due croci di guerra al valore militare. Di tali atti, da ricordare la pronta e decisiva azione, quale comandante a Tobruch di flottiglia di motozattere, nel contrastare efficacemente e respingere il 14 settembre 1942 un attacco avversario condotto con Forze navali e da sbarco; per tale fatto d’armi e per il suo comportamento durante i due anni di destinazione in Libia il comando supremo delle forze germaniche lo decorò della croce di ferro di prima classe con spade dell’ordine dell’Aquila germanica.
    Rimpatriato, promosso capitano di vascello per merito di guerra nel 1941, fu destinato a terra a Roma, al ministero presso la direzione generale armi e armamenti navali, dove tra vari incarichi ebbe anche quello, su ordine dell’Alto Comando della Marina (Supermarina), di pianificare il trasferimento su strada, mare e ferrovia di una squadriglia di M.A.S. e relativo treno logistico sul lago Ladoga per cooperare con le forze finnico-germaniche all’assedio di Leningrado; nel dicembre 1942 fu inviato nell’isola di Lampedusa quale comandante militare marittimo, che nel giugno del 1943 fu pesantemente investita dall’azione delle forze aeronavali alleate, reagendo con efficacia e respingendo un tentativo di sbarco; resasi inevitabile la caduta dell’isola, essa capitolò il 13 giugno, con gli onori delle armi alla bandiera e alla guarnigione, resi da un plotone britannico del secondo battaglione delle Coldstream Guards.
    Prigioniero di guerra in Inghilterra, rimpatriò nel 1944; ebbe il comando della nave da battaglia Giulio Cesare per tutto il 1945.
    Destinato a Roma, ricoprì dal 1949 al 1954 l’incarico di Capo dell’Ufficio sport velico della Marina. In tale destinazione utilizzò in maniera occulta le gare motonautiche per assicurare la continuità dell’addestramento degli operatori dei mezzi d’assalto, attività vietata dalle clausole armistiziali. Collocato in ausiliaria alla fine del 1954, fu promosso contrammiraglio.

    Onorificenze
    – Medaglia d’argento al Valor Militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
    «In occasione dello scoppio di munizioni all’interno del deposito prodiero a bordo del cacciatorpediniere Bassini accorse immediatamente sul posto discendendo più volte nel locale fuochisti completamente invaso da vapori tossici e dove, la temperatura era estremamente elevata, riuscendo, coadiuvato da due sottufficiali, a portare in coperta uno dei feriti gravi. Esausto di forze e quasi asfittico, dovette essere trasportato all’ospedale le inalazioni antitossiche (Taranto, 9 maggio 1923)».
    – Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare.
    – Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare.
    – Croce al merito di guerra – nastrino per uniforme ordinaria Croce al merito di guerra.
    – Croce al merito di guerra – nastrino per uniforme ordinaria Croce al merito di guerra.
    – Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-43 – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-43.
    – Croce d’oro per anzianità di servizio (ufficiali e sottufficiali, 25 anni) – nastrino per uniforme ordinaria.
    – Croce d’oro per anzianità di servizio (ufficiali e sottufficiali, 25 anni).

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    Catello Di Capua (Castellammare di Stabia, 26.2.1929 – 16.3.2010)

    di Antonio Cimmino

    (Castellammare di Stabia, 26.2.1929 – 16.3.2010)

    Nasce a Castellammare di Stabia il 26 febbraio 1929.
    Una vita trascorsa in mare e per il mare, sempre attivo nel sociale, soprattutto per il rilancio della sua amata città e del cantiere navale, fu socio dell’associazione nazionale marinai d’Italia.
    Amava raccontare della sua nave Salernum dove, per molti anni, era stato imbarcato.

    La nave, varata proprio nei cantieri Navalmeccanica di Castellammare di Stabia nell’aprile del 1953, apparteneva alla Compagnia Italiana Navi Cablografiche della società D’Amico S.p.A. Le sue caratteristiche tecniche erano le seguenti:
    – Dimensioni: 103,50 x 12,63 x 5,92 metri (lunghezza – larghezza – immersione);
    – Tonnellate: 2.789;
    – Velocità: 17 nodi.
    La Salernum era una nave attrezzata anche per lavori di oceanografia e idrografia.
    Nel 1984 fu venduta alla Transoceanic Cable Ship Co. – N.Y. e fu ribattezzata Charles I. Brown ed operò come posacavi fino al 2003 quando fu affondata per formare una barriera corallina nell’isola di St. Eustatius nelle Maldive.
    Catello di Capua è salpato per la sua ultima missione il 16 marzo 2010 e adesso riposa in pace fra i flutti dell’Altissimo.