Poesie

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    Il pescatore di Luigi Russo

    Il pescatore
    Luigi Russo (17 febbraio 2009)

    Il pescatore si alzava di notte,
    con la sua barca andava per mare.
    Non v’era pioggia, ne vento, ne onde,
    che il suo coraggio potesse fermare.
    Era felice con la sua barca,
    con le sue reti ed i suoi mulinelli
    di stare solo in mezzo a tant’acqua,
    ed ogni tanto ammirare le stelle.
    Quella è Zodiaco, l’altra è Orione,
    se allungo una mano le posso toccare.
    Ma lui pensava alla stella più bella
    che molto presto potea riabbracciare.
    Oh mio Signore,
    ti sono grato dia avermi dato fatica e sudore,
    ma più di tutto, io ti ringrazio, di avermi fatto trovare l’amore.
    Quando rientrava, stanco e felice, il suo pensiero era uno solo,
    correre a casa, e, finalmente, poter baciare il suo unico amore.
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    Autunno di Angela Guida

    Autunno (Angela Guida)

    E’ tempo di cambiamento,
    un’altra stagione si è tolta,
    questo è il momento propizio per la svolta.
    L’aria intorno è audace …e questo mi piace.
    Le rondini ripartono per terre lontane e calde,
    torneranno con il loro rito puntuale sane e salve.
    Intorno la brezza autunnale,
    il primo pile pronto a scaldare,
    l’odore del muschio nel bosco …di fronte
    si confonde fra queste timide onde….
    Ingiallite le foglie di questo giardino
    mi fanno capire che l’autunno è vicino.
    A presto mio grande amico blu,
    verrò sulla diga a contemplarti di più,
    quando i nidi torneranno a profumare,
    io sarò li ad ascoltare la tua dolce ninna nanna
    fra la marea e sopra la fiamma.

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    Autunno nel borgo di Enzo Arena

    Autunno nel borgo
    Enzo Arena

    Una luce si accende a metà,
    una foglia si stacca dal ramo;
    c’è un pittore che attenua i colori,
    c’è una nonna al telaio, al ricamo.

    Una nuvola nera minaccia,
    sento un tuono lontano e il fragore.
    Laggiù il mare diventa nervoso,
    qui la gente comincia a scappare.

    Malinconico osservo il tramonto,
    mentre fredda la pioggia mi bagna.
    C’è un gattino che cerca riparo
    e tremante il giaciglio guadagna.

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    12.10.2018 a Sestu (CA) presentazione del libro “Ponticello di Legno di Carlo Sorgia”

    a cura Dott.ssa Susanna Barella

    Venerdì 12 ottobre, alle ore 19,15, verrà presentato il  libro di poesie “Ponticello di legno di Carlo Sorgia” (edizioni Urso), presso lo spazio Casa Ofelia del Comune di Sestu (CA).
    Condurrà l’evento la dottoressa Susanna Barella.
    Chitarra: Corrado Costa.
    Lettrici: Susanna Barella, Maria Teresa Leccese, Gianna Ventura e Rita Cicotto. Sarà presente l’assessore del Comune Nicola Ruggiu.
    Ingresso gratuito.

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    7.10.1571 a Lepanto, la croce e la mezzaluna e la preghiera alla beata Vergine Maria del Rosario

    di Pancrazio “Ezio”Vinciguerra

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Arrigo Petacco, storico e autore di molti saggi, ha pubblicato “La croce e la mezzaluna: Lepanto 7 ottobre 1571” (Mondadori 2005). La narrazione dell’epica battaglia, minuziosamente narrata, trasferisce al lettore un documento di elevato impatto per comprendere come il valore della storia sia da tributare all’azione degli uomini. Il libro di Petacco, oltre che di grande attualità, rappresenta un contributo importante alla reciproca conoscenza forse non facile, ma necessaria, tra due diverse culture.
    Più di quattro secoli fa, la Lega Santa Europea sconfiggeva in mare a Lepanto i Turchi. Una svolta nella storia del vecchio continente. La battaglia durò solo cinque ore, cinque ore che cambiarono il nostro destino: l’Europa non diventò una provincia turca e il Mediterraneo non si trasformò in un lago musulmano.
    A Lepanto nel 1571, l’Europa vittoriosa conservò la sua indipendenza e la sua tradizione. I turchi che sembravano invincibili, furono costretti ad arrestare la loro espansione verso occidente. L’Impero Ottomano e la Lega di Stati Europei, a Lepanto si giocarono tutto, per questo lo scontro non fu lungo ma straordinariamente violento.
    Si dice che la flotta cristiana e quella turca in battaglia assunsero rispettivamente le formazioni della croce e della mezza luna. Il coraggio sovraumano con cui i Cavalieri di Malta difesero la loro croce, la più odiata dei musulmani, fanno da sfondo all’eroismo di molti e all’avidità di alcuni. Nella battaglia servì anche l’ingegno umano per l’espediente del grasso spalmato sui ponti delle navi cristiane in modo da far scivolare i turchi all’arrembaggio.

    C’era fra i combattenti cristiani un soldato d’eccezione si chiamava Miguel Cervantes. Nel Don Chisciotte della mancia, qualche anno più tardi racconterà in forma allegorica e onirica il tramonto degli ideai cavallereschi che proprio a Lepanto ebbero l’ultima straordinaria consacrazione.
    Nell’anniversario della vittoria navale di Lepanto riportata dalla flotta cristiana e attribuita all’intercessione di Maria, fu istituita da papa Pio V la preghiera del santo Rosario.
    In realtà l’origine storica della preghiera risale al Medioevo un tempo questo in cui i salmi costituivano il punto di riferimento principale per chi pregava, ma rappresentavano anche un ostacolo insuperabile per coloro che non sapevano leggere.


    Si pensò allora di aggiungere alla preghiera dell’Ave Maria i misteri della vita di Gesù Cristo, allineati, uno dopo l’altro come grani di una collana divenendo quindi una preghiera per tutti, semplice ma profonda. Più tardi, nel 2002- 2003, san Giovanni Paolo II nell’anno del Rosario aggiunse alla preghiera del Rosario i misteri della luce che ci fanno contemplare alcuni momenti significativi della vita pubblica di Gesù.


    Occorre non disperdere questa preziosa eredità ritornando a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie. La famiglia che prega unita, resta unita.

    Battaglia di Lepanto
    Lo stendardo di Pio V e la Canzone dei Trofei di Gabriele D’Annunzio. 

    a cura Carlo Di Nitto
    Lo Stendardo di Pio V (o meglio, quello che ne resta) che sventolò a Lepanto sulla galea ammiraglia della squadra pontificia comandata da Marcantonio Colonna e da questi donato alla Cattedrale di Gaeta al suo ritorno da Lepanto.
    Così viene ricordato da Gabriele d’Annunzio nella sua:

    “Canzone dei Trofei”

    “O Gaeta, se in Sant’Erasmo sei
    a pregar pe’ tuoi morti, riconosci
    il Vessillo di Pio ne’ tuoi trofei,
    toglilo alla custodia perché scrosci
    come al vento di Lepanto tra i dardi
    d’Ali, mentre sul molo tristi e flosci
    sbarcano i prigionieri che tu guardi
    e che non puoi mettere al remo.”

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    Pasquale “Simone” Neri

    (Pancrazio “Ezio” Vinciguerra e Joseph Gorgone)

    Qual più grande sacrificio, si possa fare;
    se non la propria vita per l’altrui dare?
    Sacrificio supremo, in terra oppure in mare;
    gesto nobile e bello, generato dal saper amare!
    Alla propria salvezza, sul tetto di casa sua rinunziò
    e senza pensar due volte, nel fango si buttò;cercò,
    trovò e per ben otto volte l’altrui vita egli salvò
    udito il pianto di un bambino, il fango lo richiamò.
    Quel pianto di bimbo voleva trovare e placare,
    per l’ennesima volta, Simone si mise a cercare;
    brancolando nel buio e nel fango quella sera,
    Simone, non trovò il bimbo e ne lui poté tornare.
    Trent’anni non compiuti, una vita da esplorare;
    una donna che lo amava, or è sola a ricordare.
    La famiglia tutta affranta, sol possiamo consolare,
    e le gesta di Simone ai posteri ricordare.