Poesie
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Gianni Rodari (Omegna, 23.10.1920 – Roma, 14.4.1980)
a cura Marinaio di Spirito Santo
(Omegna, 23.10.1920 – Roma, 14.4.1980)
Il pescatore
di Gianni Rodari
foto internet -
23 ottobre – 4 novembre 1942 ad El Alamein è proprio vero: mancò la fortuna non il valore!
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
…Mancò la fortuna, non il valore, scrisse un bersagliere a 111 chilometri dalla città di Alessandria (23.10 – 4.11.1942).
El Alamein dista circa 148 Km ad est di Marsa Matrouh e 104 Km ad ovest da Alessandria d’Egitto ed è stata denominata secondo il nome di una pietra che si trova tra la ferrovia e la costa del mare che si chiama Tel El Alamein (la collina delle vette gemelle). Tutto intorno si estende la vasta pianura desertica sulla quale si svolsero le già citate battaglie. In questa area sorgono i sacrari militari del Commonwealt (che raccoglie 7367 tombe di soldati della Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa, Grecia, Francia, India e Malaysia oltre i nomi di 11945 soldati i cui corpi non sono mai stati ritrovati e che sono elencati sui muri dell’ingresso); del cimitero greco; del cimitero tedesco (che raccoglie i corpi di 4.280 martiri) e del cimitero italiano (dove sono raccolte le spoglie mortali di 4.634 caduti dei quali 2.447 identificati e 2.187 ignoti, lungo il viale d’ingresso al sacrario è situato il cimitero degli Ascari libici dove riposano nell’annessa moschea 228 caduti e, nel 1960 è stato inoltre consacrato un sacello nel quale sono state raccolte le spoglie di 100 operai italiani periti nella costruzione delle grandi dighe egiziane di Assuan, Edfina ed Esme). La ricerca e l’esumazione delle salme fu particolarmente ardua e complessa a causa degli estesi campi minati, ancora efficienti, che provocarono la morte di 7 collaboratori indigeni. La raccolta delle salme venne completata a cura di una delegazione di Onorcaduti guidata dall’indomabile abnegazione del Ten. Col Paolo Caccia Dominoni. Oggi la custodia del sacrario è affidata ad un sottufficiale italiano che si avvale dell’aiuto di 4 collaboratori del posto per i lavori di manutenzione.
Da luglio a novembre 1942, 54.000 soldati italiani e 50.000 tedeschi, con 500 carri armati, 100 cannoni e 240 aerei da combattimento, guidati dal Generale Ervin Rommel, combatterono per superare uno sbarramento di 195.000 uomini dell’Ottava Armata Britannica, comandata dal Generale Montgomery, con 1.000 carri e quasi altrettanti aerei; 17.000 uomini morirono nel deserto di El Alamein, quasi 5.000 italiani – tra cui Marò del Battaglione San Marco – oltre 4.000 tedeschi e 8.000 britannici.Le tre battaglie di El Alamein furono sostanzialmente una guerra di sfinimento reciproco, tra due opposti schieramenti: da un lato le truppe dell’Africa Korps e il Secondo Corpo d’Armata italiano, dall’altro le truppe Britanniche, ben consce della propria prevalenza aerea e navale, che potevano contare su un flusso sempre crescente di rifornimenti, di artiglieria e di mezzi corazzati. Per contro le forze dell’Asse furono costrette ad una guerra di logoramento, a causa del rallentato afflusso di rinforzi e rifornimenti. Ad El Alamein esisteva una grossa postazione difensiva, su un fronte lungo 60 chilometri, dove gli inglesi avevano potuto schierare truppe dalla Siria, lontane dal teatro di operazioni; all’altezza di El Alamein il deserto egiziano si restringe fra il mare e la depressione di El Kattara: questi enormi ciglioni sabbiosi costituiscono un’importante difesa naturale, che si dimostrò impenetrabile alle truppe dell’Asse. Nei mesi di luglio ed agosto del 1942 le forze di Rommel tentarono di stroncare le difese, ma furono respinte e persero terreno.
Le due armate rafforzarono le rispettive difese con trincee facendo un largo impiego di campi minati, anticarro ed anti uomo, molto estesi e molto profondi, in attesa dell’ultima battaglia. Lo scontro principale iniziò il 3 ottobre su un fronte di dieci chilometri: gli alleati avanzarono lentamente e la durissima lotta durò 12 giorni durante i quali migliaia di uomini, da tutte due le parti persero la vita. Il 3 novembre, costrette dalla mancanza di rifornimenti e rinforzi ad una estenuante gara di ardimenti e sacrifici, le forze dell’Asse si ritirarono. La forte disparità numerica delle forze in campo nei due schieramenti risultò condizionante.
El Alamein, quei ricordi indelebili
di Pancrazio “Ezio” VinciguerraMi accade spesso di viaggiare con la fantasia fra ricordi ed avvenimenti lontani, esperienze personali vissute o immagini irreali che si proiettano sullo schermo della mia mente. Immagini che si sovrappongono, si rincorrono, si combinano per caso fra loro in una sequenza scenica, come dentro un film. Ci sono luoghi, ricordi, emozioni ma soprattutto persone che è impossibile cancellare dalla propria memoria e dai propri cuori. Queste persone indimenticabili le guardo negli occhi e loro fanno lo stesso con me. Non c’è bisogno di dialogo tra di noi, nasce quel che si dice “feeling”. Nascono così affinità elettive tra individui. Queste sensazioni forti le ho provate la prima volta che ho visitato il Sacrario di El Alamein durante la cerimonia commemorativa del 61° anniversario scrutando negli occhi dei compagni di viaggio, dei reduci di guerra e parenti e, soprattutto, nella folta compagine di giovani presenti, ascoltando le loro storie e le loro sensazioni per percepirne le più recondite emozioni. Parlare o scrivere di El Alamein è difficile, significa ricordare degli uomini entrati ormai nella legenda.
Uomini veri le cui odissee personali hanno contribuito a formare la grande drammatica epopea della gloriosa divisione sul fronte dell’Africa settentrionale. Soldati uomini apparentemente come tutti gli altri ma che più degli altri seppero accettare il loro destino e che pur consci dell’impossibilità del ritorno dalle infuocate sabbie del deserto, opposero alla sorte segnata, la dignità ed il coraggio dei veri uomini. Sacrifici e sofferenze vissuti in nome dell’idea di Patria che esula dalla retorica ma concetto che è forma mentis di uomini provenienti sì da situazioni ambientali, culturali, societarie diverse ma legati sempre fra loro da indissolubili esperienze comuni, da indomabile spirito di corpo.
Senza ombra di retorica, il nostro Esercito scrisse ad El Alamein una pagina memorabile di dedizione e di eroismo e acquisì un patrimonio morale e spirituale che appartiene all’intero popolo italiano e che va consegnato alle nuove generazioni di oggi. Queste nuove generazioni erano con noi ufficiali e sottufficiali più anziani a celebrare una pagina di storia che conoscevamo solo perché studiata sui libri di testo. Tra essi una delegazione di studenti vincitori di un concorso a tema indetto dalla Provincia di Novara e una delegazione interforze formata anche da giovani ufficiali, sottufficiali e personale della truppa.
Durante la cerimonia scrutavo attentamente gli occhi delle autorità presenti, dei reduci e dei loro familiari, di Rasoul anziano custode del Sacrario e del suo giovane aiutante. Percepivo nel loro sguardo dolore misto a commozione. Alla fine della cerimonia non abbiamo scambiato nemmeno una parola, sarebbe stato superfluo. Porterò nel mio cuore il ricordo degli occhi affranti di Luca, Enrico, George, Gabriele, Antonio, Alessandro Fabrizio e Carmelo giovani militari di carriera. Loro, domani da questa esperienza trarranno insegnamento e stimolo a meglio operare in tempo di pace perché hanno capito che “una Nazione senza memoria storica non si aspetti un avvenire”.U surdatu scurdatu (El Alamein)
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
El Alamein, 12 ottobre 2003ANNANZI A MMIA C’E’ LU MARI.
ANNANZI A MMIA
C’E’ SEMPRE TEMPU E LIBERTA’,
MA QUANTU MARI, VENTU, FOCU
E MARI SENZA PIETA’.TERRA MIA
QUANTU AJU ASPITTARI
PRIMA DI TURNARI?
TURNARI VIVU MAGARI,
PRIMA CA SCINNI LU SULI.TENENTE QUANNU VENI
L’URA DI TURNARI?
ARRERI A MMIA C’E’ L’AFRICA
E ANNANZI SI IAPRI LU MUNNU
E A LIBERTA’
… MA C’E’ LU MARI.TENENTI MIU
QUANTU AJU ASPITTARI
PRIMA DI TURNARI?TERRA MIA
DI JORNU TI PENSU
E DI NOTTI TI SOGNU,
MA QUANTU MARI,
VENTU, FOCU E…
MARI SENZA PIETA’.JE’ L’URA DI TURNARI,
TURNARI VIVI MAGARI,
PRIMA CA SCINNI LU SULI.ARRERI A MMIA C’E’ L’AFRICA,
LU VENTU, LU FOCU E
ANNANZI C’E’ NA STRADA LONGA,
FATTA DI ACQUA E SALI
CA SI CHIAMA
MARI: …MARI SENZA PIETA’!TENENTE BEDDU
RIMMI CA JE’ ARRIVATA
L’URA DI TURNARI.TURNARI VIVI
PRIMA CA CALA LU SULI
O CA MI MANCIALU FOCU, LA RRINA O LU …MARI.
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
El Alamein, 12 ottobre 2003Da luglio a novembre 1942, 54.000 soldati italiani e 50.000 tedeschi, con 500 carri armati, 100 cannoni e 240 aerei da combattimento, guidati dal Generale Ervin Rommel, combatterono per superare uno sbarramento di 195.000 uomini dell’Ottava Armata Britannica, comandata dal Generale Montgomery, con 1.000 carri e quasi altrettanti aerei; 17.000 uomini morirono nel deserto di El Alamein, quasi 5.000 italiani – tra cui Marò del Battaglione San Marco – oltre 4.000 tedeschi e 8.000 britannici.
Le tre battaglie di El Alamein furono sostanzialmente una guerra di sfinimento reciproco, fra due opposti schieramenti: da un lato le truppe dell’Africa Korps e il Secondo Corpo d’Armata italiano, dall’altro le truppe Britanniche, ben conscie della propria prevalenza aerea e navale, che potevano contare su un flusso sempre crescente di rifornimenti, di artiglieria e di mezzi corazzati.
Per contro le forze dell’Asse furono costrette ad una guerra di logoramento, a causa del rallentato afflusso di rinforzi e rifornimenti.
Ad El Alamein esisteva una grossa postazione difensiva, su un fronte lungo 60 chilometri, dove gli inglesi avevano potuto schierare truppe dalla Siria, lontane dal teatro di operazioni; all’altezza di El Alamein il deserto egiziano si restringe fra il mare e la depressione di El Kattara: questi enormi ciglioni sabbiosi costituiscono un’importante difesa naturale, che si dimostrò impenetrabile alle truppe dell’Asse.
Nei mesi di luglio ed agosto del 1942 le forze di Rommel tentarono di stroncare le difese, ma furono respinte e persero terreno.
Le due armate rafforzarono le rispettive difese con trincee facendo un largo impiego di campi minati, anticarro ed anti uomo, molto estesi e molto profondi, in attesa dell’ultima battaglia.
Lo scontro principale iniziò il 3 ottobre su un fronte di dieci chilometri: gli alleati avanzarono lentamente e la durissima lotta durò 12 giorni durante i quali migliaia di uomini, da tutte due le parti persero la vita.
Il 3 novembre, costrette dalla mancanza di rifornimenti e rinforzi ad una estenuante gara di ardimenti e sacrifici, le forze dell’Asse si ritirarono. La forte disparità numerica delle forze in campo nei due schieramenti risultò condizionante.
El Alamein dista circa 148 Km ad est di Marsa Matrouh e 104 Km ad ovest da Alessandria d’Egitto ed è stata denominata secondo il nome di una pietra che si trova tra la ferrovia e la costa del mare che si chiama Tel El Alamein (la collina delle vette gemelle). Tutto intorno si estende la vasta pianura desertica sulla quale si svolsero le già citate battaglie. In questa area sorgono i sacrari militari del Commonwealt (che raccoglie 7367 tombe di soldati della Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa, Grecia, Francia, India e Malaysia oltre i nomi di 11945 soldati i cui corpi non sono mai stati ritrovati e che sono elencati sui muri dell’ingresso); del cimitero greco; del cimitero tedesco (che raccoglie i corpi di 4.280 martiri) e del cimitero italiano (dove sono raccolte le spoglie mortali di 4.634 caduti dei quali 2.447 identificati e 2.187 ignoti, lungo il viale d’ingresso al sacrario è situato il cimitero degli Ascari libici dove riposano nell’annessa moschea 228 caduti e, nel 1960 è stato inoltre consacrato un sacello nel quale sono state raccolte le spoglie di 100 operai italiani periti nella costruzione delle grandi dighe egiziane di Assuan, Edfina ed Esme).
La ricerca e l’esumazione delle salme fu particolarmente ardua e complessa a causa degli estesi campi minati, ancora efficienti, che provocarono la morte di 7 collaboratori indigeni. La raccolta delle salme venne completata a cura di una delegazione di Onorcaduti guidata dall’indomabile abnegazione del Ten. Col Paolo Caccia Dominoni.
Oggi la custodia del sacrario è affidata ad un sottufficiale italiano che si avvale dell’aiuto di 4 collaboratori del posto per i lavori di manutenzione.
Mancò la fortuna, non il valore, scrisse un bersagliere a 111 chilometri dalla città di Alessandria.
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Possa Dio darti oggi
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O Marinaio del regio sommergibile Luigi Torelli
di Giorgio Gianoncelli (*)
(*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome. Giorgio Gianoncelli è deceduto il 7.9.2022.
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4 ottobre San Francesco Patrono d’Italia
a cura Marinaio di Spirito Santo
Dolce è sentireCome nel mio cuore Ora umilmente Sta nascendo amoreDolce è capireChe non son più solo Ma che son parte Di un’immensa vitaChe generosaRisplende intorno a me Dono di Lui Del suo immenso amorDono di LuiDel suo immenso amor Dono di Lui Del suo immenso amorSia laudatoNostro Signore Che ha creato L’universo interoSia laudatoNostro Signore Noi tutti siamo Sue creatureDono di LuiDel Suo immenso amore Beato chi Lo serve in umiltàFILM COMPLETOSan FrancescoGuarda San FrancescoSul suo camminoA piedi nudiIl poverinoDorme la nottePresso il mulinoDivide il paneCol contadinoGuarda San FrancescoChe va bel belloE non ha nienteNel suo fardelloSaluta il ventoBuon giorno amicoE dice al fuocoSei mio fratelloGuarda San FrancescoSul suo camminoChe porta in braccioGesù CristinoInventa giochi per il BambinoRacconta favole all’uccellinoGuarda San FrancescoSul suo camminoGuarda San FrancescoGuarda San Francesco FrancescoGuarda San FrancescoGuarda San FrancescoSul suo cammino -
Yuri Lermontov
segnalata da Francesco Montanariello (*)
(*) digita il suo nome e cognome sul motore di ricerca del blog per conoscere gli altri suoi articoli.
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26.9.2020, Aurelio Visalli
di Giorgio Gianoncelli (*)
Aurelio Visalli
di Giorgio Gianoncelli (*)
Mazzara del Vallo 26.09.2020Irrompe sulla spiaggia
L’onda
E la spinge il vento
Fischiano le sirene
Giovani bagnanti
Si buttano al richiamo
Battono
le sartie sugli alberi
Come petulanti campanelli
Si tuffano gli Arditi del mare
Agguantano i pericolanti
Soffocato
L’Audace uomo di mare
Dall’onda violenta
Il mare
Trattiene la sua vita
E rimanda a noi lo spirito
Con l’inerte suo corpo.
Nave Aurelio Visalli
di Capitaneria di Porto di Messina Autorità Marittima dello Stretto(*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome. Giorgio Gianoncelli è deceduto il 7.9.2022.