Pittori di mare

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    28.12.1908, il terremoto di Messina

    di Sergio Cavacece, Antonio Cimmino, Claudio Confessore, Pancrazio “Ezio” Vinciguerra e Mario Veronesi

    Ore 5.20 del 28.12.1908, il terremoto di Messina

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    In quell’evento disastroso, che ebbe notevolissima eco in ambito internazionale nel prestare i primi soccorsi ai terremotati messinesi, si distinsero gli Equipaggi di alcune Unità della Marina Russa che prontamente sbarcarono per fornire il proprio aiuto.
    Desideriamo ricordare i Marinai Russi per la preziosa opera umanitaria in quei tragici momenti constatando come nelle grandi tragedie non vi siano frontiere e divisioni che tengano!

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    Foto a cura Sergio Cavacece e Antonio Cimmino

    IL TERREMOTO DI MESSINA
    di Claudio Confessore
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    Ore 5,21 del 28 dicembre 1908 un grande boato sconvolse lo stretto di Messina. La terra tremò con un movimento sussultorio seguito da uno ondulatorio. L’intensità del terremoto che si abbatté sulla costa siciliana e calabrese fu di 11 gradi della scala Mercalli (su 12 previsti). Sulla costa il mare prima si ritirò e poi onde alte circa 10 metri trascinarono in acqua uomini e cose. La Scossa durò 37 interminabili secondi; dopo, prima il silenzio della morte e a seguire i lamenti dei feriti e dei sepolti vivi. Gli equipaggi delle navi presenti in porto scesero a terra e parteciparono attivamente ai soccorsi.

    Sul numero dei morti non c’è mai stato una stima precisa. Alcune fonti riportano che siano morte in totale 160.000 persone di cui circa 80.000 a Messina (su 140.000 abitanti) e 15.000 a Reggio Calabria (su 45.000 abitanti). Nel 1998, in occasione del 90° anniversario dell’evento, il giornale “La Sicilia”, ha rivalutato sensibilmente la predetta stima incrementando il numero delle vittime a 200.000 per la provincia di Messina e in 180.000 per la provincia di Reggio Calabria.
    Messina fu quasi interamente distrutta il 90% delle abitazioni crollarono. Nei giorni successivi la terra continuò a tremare e si contarono altre 138 scosse dopo la prima.
    Quel giorno erano ormeggiate in porto le seguenti navi della Regia Marina:

    • le Regia Nave Piemonte;
    • le Torpediniere d’alto mare Spica, Sagittario, Scorpione, Saffo, Arpia, Astore;
    • le Torpediniere di 2a classe 90, 106, 131, 138, 140, 151;
    • la Cisterna Velino.

    L’onda del maremoto, che seguì il sisma, scavalcò facilmente la spianata di San Ranieri e si riverso con furia nel porto causando ingenti danni al naviglio militare e civile. Tutte le comunicazioni furono interrotte.

    Il Comandante del Piemonte, Capitano di Corvetta Francesco Passino, la sera prima aveva raggiunto la famiglia ed era deceduto nel crollo della sua abitazione con tutto il nucleo famigliare.
    I corpi del Comandante Passino e dei suoi parenti furono recuperati dai marinai del Piemonte e furono imbarcati inizialmente sull’unità della quale il Comandante in Seconda, Capitano di Corvetta Costanzo Ciano, aveva assunto il Comando. Le prime 400 persone raccolte, tra feriti e profughi, furono trasportati via mare con la torpediniera “Spica” a Milazzo. La stessa Torpediniera, al Comando del Tenente di Vascello A. Bellini, da Marina di Nicotera riuscì a trasmettere un dispaccio telegrafico per informare dell’evento il Ministro delle Marina e quindi il Governo.
    Il mattino alle ore 08.00 del 28 gli uomini della torpediniera “Saffo” e dell’Incrociatore “Piemonte” riuscirono a scendere a terra ed iniziarono le operazioni di soccorso. A bordo del “Piemonte” furono organizzati, con le autorità civili, i primi soccorsi con il personale disponibile.

    Il Ministro dei Lavori Pubblici, On. Pietro Bertolini, allo scopo di verificare l’entità dei danni raggiunse Messina partendo da Napoli con l’incrociatore “Coatit”, l’esercito mobilitò molti Reparti e la Marina dirottò su Messina la Divisione Navale volante che in quel momento si trovava nelle acque della Sardegna ed era composta dalle corazzate “Regina Margherita”, “Regina Elena”, “Vittorio Emanuele” e dall’incrociatore “Napoli”.
    Il Re e la Regina partirono il 29 da Napoli con il “Vittorio Emanuele”, che stava imbarcando in quel porto materiale sanitario e generi di conforto.
    Il mattino del 29, alla fonda davanti a Messina, giunsero alle ore 07:00 provenienti da Siracusa le navi da guerra inglesi Sutley e Boxer, alle 07:30 le navi russe Cesarevich, Slava e Makaroff che erano partite da Augusta e alle 10:30 le navi italiane. Le prime navi che entrarono in porto furono Il Makaroff ed il Reggina Elena su cui era imbarcato l’Ammiraglio Viale, comandante della Divisione volante. Le altre navi rimasero alla fonda. Il ritardo con cui partirono i soccorsi italiani fu dovuto alla non chiara dimensione iniziale del disastro a causa dell’interruzione delle comunicazioni telegrafiche (all’inizio si credeva che fosse solo a Bagnara Calabra perché il sindaco di tale città era riuscito ad inviare un telegramma al Governo).
    Sul posto, una volta compresa la gravità e la dimensione del disastro, arrivarono in rapida successione tutte le unità della Regia Marina disponibili.
    Il Re e la Regina giunsero il mattino del 30, accompagnati dai Ministri Bertolini, Mirabello e Orlando.
    Sulla banchina del porto erano ad attendere la coppia reale il Prefetto Adriano Trinchieri ed il Sindaco di Messina Gaetano D’Arrigo Ramondini, che non si era visto durante le fasi iniziali della tragedia, che non bene informato si lamentò che i soccorsi alla città fossero giunti subito dai russi e non dagli italiani. Il re lo interruppe dicendo “E lei si fa vivo adesso che tutto è finito?”; poco prima il Prefetto aveva comunicato al Re che il Sindaco, impaurito, si era reso irreperibile per un giorno. D’Arrigo venne destituito immediatamente e furono conferite le funzioni e pieni poteri al Generale Francesco Mazza.

    La problematica dei soccorsi arrivati in ritardo scatenerà, nei giorni seguenti, una accesa polemica sulla stampa italiana.
    La presenza dei sovrani, secondo alcuni storici, costituì il primo vero contatto umano fra la dinastia piemontese ed il sud. Il Re, subito dopo aver visto l’immane tragedia, inviò al Primo Ministro Giolitti il seguente telegramma:

    “Qui c’è strage, fuoco e sangue. Spedite navi, navi, navi e navi”.

    Alcune Unità della Marina Italiana furono impiegate quali navi ospedali mentre altre vennero impiegate per portare i feriti a Napoli e per il trasporto, nel viaggio di ritorno, a Messina degli uomini dell’Esercito e dei Carabinieri. Molte navi mercantili, in particolare traghetti, vennero requisiti o affittati per essere impiegati sia per il trasporto dei feriti che dei materiali.

    A Reggio Calabria il Comando della “Piazza” e delle operazioni di soccorso fu assunto dal Comandante Umberto Cagni della Regia Nave “Napoli”.
    In zona, nei giorni successivi, arrivarono a dare il loro contributo anche Unità da guerra americane, francesi, tedesche, danesi, spagnole e greche. Il mondo si mise in moto per portare aiuto alle popolazioni colpite.
    Il 5 gennaio 1909 il Re inviò il seguente elogio al personale militare italiano e straniero:

    «All’Esercito ed all’Armata,
    Nella terribile sciagura che ha colpito una vasta plaga della nostra Italia, distruggendo due grandi città e numerosi paesi della Calabria e della Sicilia, una volta di più ho potuto personalmente constatare il nobile slancio dell’Esercito e dell’Armata, che accomunando i loro sforzi a quelli dei valorosi ufficiali ed equipaggi delle navi estere, compirono opera di sublime pietà strappando dalle rovinanti macerie, anche con atti di vero eroismo, gli infelici sepolti, curando i feriti, ricoverando e provvedendo all’assistenza ai superstiti.
    Al recente ricordo del miserando spettacolo, che mi ha profondamente commosso, erompe dall’animo mio e vi perdura vivissimo il sentimento di ammirazione che rivolgo all’esercito ed all’armata. Il mio pensiero riconoscente corre pure spontaneamente agli ammiragli, agli ufficiali ed agli equipaggi delle navi russe, inglesi, germaniche e francesi che, mirabile esempio di solidarietà umana, recarono tanto generoso contributo di mente e di opera.»

    La Marina Militare, durante tutto l’intervento, e nonostante il periodo natalizio, dislocò a Messina ben 48 unità (sei corazzate, due incrociatori corazzati, tre arieti torpedinieri, tre incrociatori torpedinieri, cinque cacciatorpediniere, 15 torpediniere, 14 navi ausiliarie e di uso locale) impiegando complessivamente 6.788 uomini.
    Secondo alcune fonti giornalistiche l’intervento dei marinai russi ed inglesi consentì di salvare nei primi tre giorni ben 15.000 persone ma successivi dati governativi ridimensionarono questi dati e stimarono in circa 17.000 le persone salvate di cui 13.000 dai militari italiani, 1.300 dai russi, 1.100 dagli inglesi e 900 dai tedeschi. Inoltre, la Marina Militare Italiana trasferì negli ospedali di altre città circa 10.300 feriti mentre la Marina Inglese né trasferì 1.200 e quella Russa 1.000. Le perdite subite dai militari italiani furono di circa 1.000 uomini. Le vittime della Marina furono 78 tra Ufficiali, Sottufficiali e Marinai della base e delle Unità di Messina.
    La ricostruzione fu lenta, difficile e costellata da notevoli polemiche giornalistiche sia sull’impiego dei fondi assegnati dal Governo che da alcuni episodi negativi che vedevano coinvolti militari. Furono necessari circa 30 anni per la riedificazione, ci pensò però la Seconda Guerra Mondiale a distruggere quello che era stato così faticosamente ricostruito.
    Il 5° Duca di Bronte Alexander Nelson Hood nel suo diario annotò:

    Le ultime due settimane sono state un inferno, un orribile incubo, là dove si è toccato il fondo della miseria. La penna di Euripide avrebbe avuto difficoltà a dipingere tutto ciò. Tutti gli orrori dell’universo: fuoco e acqua, lo sprigionarsi della furia della terra; e tutta la sofferenza che l’umanità può patire: perdita della famiglia, degli amici dei vestiari, dei beni. Tutto ciò si riversò all’improvviso sulla gente, che il giorno prima viveva felice in pace e ben disposta verso gli altri”.

    Il Sindaco di Messina, nel febbraio 2006, ha consegnato una targa commemorativa alla Marina Militare Russa per il soccorso prestato nel terremoto del 1908.

    IL CONCORSO DELLE MARINE ESTERE
    Di seguito la sintesi dei concorsi delle Marine estere nell’opera di soccorso alle popolazioni colpite dalla calamità. Tali notizie furono fornite dagli Ammiragli e dai Comandanti delle navi estere su richiesta dell’Ammiraglio Comandante della Divisione volante. Unica eccezione sono le notizie delle unità russe che furono desunte dai rapporti delle Autorità italiane.

    NAVI INGLESI
    Avuta notizia del disastro il 28 dicembre, il Comando della nave Sutlej, in sosta a Siracusa, informava l’Ammiraglio inglese a Malta. La stessa sera detta nave, scortata dal cacciatorpediniere Boxer partiva per Messina, ove giungeva il 29 mattina, verso le 7.
    La Marina inglese inviò successivamente il 30 dicembre la Minerva, il 31 l’Exmouth, il 1° gennaio 1909 il Philomel, l’Euryalus ed il Duncan, il 6 il Canopus, l’8 il Lancaster e l’11 l’Aboukir.
    Le prime due navi operarono inizialmente a Messina e successivamente, su richiesta italiana si trasferirono sulla costa calabra dove, con le altre navi inglesi, organizzarono tre posti di soccorso medico nelle località di Villa San Giovanni, di Cannitello e di Scilla. Furono curati complessivamente 1500 feriti. Nelle stesse località furono anche distribuiti ingentissime quantità di viveri, materiale sanitario, tende ed indumenti e furono messi in funzione cinque forni da campo che furono inviati, con il materiale ospedaliero, su disposizione personale di S.A.R. il Duca di Connaught che volle, inoltre, visitare le località devastate.
    Partite le navi, l’opera inglese continuò sotto la direzione del Colonnello Delmè-Radeliffe, addetto militare presso l’Ambasciata inglese a Roma.

    NAVI RUSSE
    Avuta notizia del disastro il 28 dicembre, le navi russe Cesarevich, Slava e Makaroff, che si trovavano alla fonda ad Augusta, partirono per Messina giungendovi verso le ore 7,30 del 29. Come già descritto, a meno del Makaroff che pilotato dall’ Ufficiale in 2° della Spica si ormeggiò alla banchina, le altre unità rimasero alla fonda fuori del porto.
    La metà degli equipaggi sbarcarono immediatamente, adoperandosi nelle opere di salvataggio e di assistenza. La stessa sera il Makaroff partì per Napoli trasportando 400 feriti. Altri feriti furono ricoverati sullo Slava.
    Il 30 mattina giunsero da Palermo le cannoniere Corietz e Giliack, che assieme allo Slava ed al Cesarevich partirono la stessa sera cariche di feriti. Il Makaroff, ritornato da Napoli, imbarcava altri 200 feriti e circa 400 profughi, che il 2 gennaio ritrasportava a Napoli.
    Il 4 gennaio le navi russe lasciarono l’Italia, lasciando nei messinesi un importante ricordo, non solo per le attività di soccorso ma anche per quelle di sicurezza svolte per impedire azioni di sciacallaggio.

    NAVI FRANCESI
    La Divisione navale francese al Comando dell’Ammiraglio Le Pord, composta delle navi Justice, Verité e dai caccia torpediniere Fanfare e Carquois, partirono da Tolone il 30 dicembre e giunsero il 1° gennaio a Messina, dove era già arrivato il giorno precedente il Cacciatorpediniere Dunois, su urgente disposizione del Governatore francese della Tunisia.
    Presi accordi con il Ministro della Marina italiana furono inviati tre Cacciatorpediniere sulla costa calabra, a sud di Reggio e le navi Justice e Verité fra Messina e Torre del Faro.
    Furono distribuiti viveri, materiali sanitari, coperte e tende. I medici prestarono la loro opera ai feriti sia a terra che a bordo ed Cacciatorpediniere e le imbarcazioni delle navi eseguivano il trasbordo dei feriti e profughi da Reggio e da Messina. La loro opera finì il 6 gennaio 1909.

    NAVI GERMANICHE
    I primi stranieri che furono impiegati nei soccorsi a Messina furono i tedeschi del piroscafo “Salvador” già in sosta in porto. La prima unità militare tedesca che giunse a Messina il 31 dicembre fu nave Heria, che consegnò ingenti quantità di viveri al piroscafo Stura (impiegato come deposito) ed imbarcò circa 300 tra feriti e profughi, trasbordandoli in parte sul piroscafo Bremen ed altri, fra cui 114 feriti gravi, furono portati a Napoli.
    Il 2 gennaio l’Heria ripartiva giungendo il mattino del 3 gennaio a Messina, insieme alla nave tedesca Victoria Louise. I viveri trasportati dalla Victoria Louise furono distribuiti ai paesi di Ganzirri, Sant’Agata e Torre di Faro e furono curati numerosi feriti di tali località.
    Le navi tedesche partirono da Messina per la Germania giorno 5 gennaio effettuando una breve sosta a Palermo dove la Victoria Louise sbarcò materiale sanitario per l’Ospedale internazionale e sei baracche donate dal loro Imperatore.

    NAVI DANESI
    Le navi danesi Heymdal e Thor, provenienti dal Pireo, giunsero a Messina il 5 gennaio. Su nave Heymdal era imbarcato S.A.R. il Principe Axel. Questa unità, su richiesta del Comandante della Divisione volante, prestò la sua opera di soccorso sulla costa calabra, ove distribuì viveri e coperte. Nave Thor, invece, fu impiegata a Taormina. Le navi danesi lasciarono l’Italia l’8 gennaio.

    NAVI AMERICANE
    Gli Stati Uniti d’America inviarono sulle coste calabro-sicule le navi Culgoa, Connecticut, Yankton ed il trasporto Celtic.
    Il Culgoa rimase in area dall’8 al 15 gennaio e distribuì notevoli quantità di provviste e medicinali. Con il piroscafo Bayern, della Croce Rossa Americana, consegnò viveri e medicinali a Reggio Calabria e poi a Catona, Ganzirri, Cannitello e Scilla.
    Altri viveri e materiali furono sbarcati dalle navi:

    • Connecticut ed Illinois, giunte a Messina rispettivamente il 9 ed il 14 gennaio e subito ripartite;
    • Yankton in sosta dal 9 al 14 gennaio;
    • Celtic dal 21 gennaio al 1° febbraio.

    Il Comando del trasporto Celtic, d’accordo con le Autorità italiane, sbarco il suo ingente carico:

    • nei porti di Napoli, Palermo, Milazzo, Catania, Siracusa, ormeggiandosi in predetti porti;
    • nelle località di Bagnara, Gioia Tauro, Scilla, Cannitello, Pellaro, Melito, Lazzaro, tramite rimorchiatori noleggiati per l’occasione;
    • nelle località di Pace, Ganzirri, Villa San Giovanni, Catona ed Archi tramite le torpediniere della Marina Italiana;
    • a Reggio Calabria tramite il rimorchiatore Maddalena, della Regia Marina Italiana;
    • a Giardini e Catona con il concorso di agenzie private.

    Infine, gli equipaggi delle navi americane della Squadra dell’Atlantico raccolsero 16.000 lire che diedero al Ministero della Marina per l’assistenza alle famiglie dei militari della Regia Marina colpite dal disastro.

    NAVE PORTOGHESE
    La nave da guerra portoghese Vasco de Gama sostò a Messina dal 16 al 20 gennaio consegnò viveri ed indumenti al Comando Superiore della Piazza.

    NAVE GRECA
    La nave da guerra greca Sfacteria arrivò a Catania il 6 gennaio e sbarcò, consegnandoli direttamente a quel municipio i soccorsi inviati dal governo greco. Successivamente sostò a Messina dal 21 al 23 dello stesso mese.

    NAVE SPAGNOLA
    La nave da guerra spagnola Princesa de Asturia giunse a Milazzo il 17 gennaio e consegnò tende e viveri al Generale Comandante di quella zona. Sostava successivamente dal 24 al 26 a Messina.



    Si consiglia anche il libro:
    Dagli Zar ai Soviet (Mario Veronesi) – Il terremoto di Messina.

    …In quell’evento disastroso, che ebbe notevolissima eco in ambito internazionale, nel prestare i primi soccorsi ai terremotati messinesi, si distinsero gli Equipaggi di alcune Unità della Marina Russa che prontamente sbarcarono per fornire il proprio aiuto.
 Desidero ricordare i Marinai Russi, e ringraziarli ora per allora, per la preziosa opera umanitaria in quei tragici momenti. Prendo atto e sostengo che nelle grandi tragedie non ci sono frontiere e divisioni. Riporto e segnalo in tal senso il libro “Dagli Zar ai Soviet di Mario Veronesi” profondo conoscitore della storia del popolo di Russia.

    Il 28 dicembre 1908 alle ore 5,20/5,21 del mattino uno dei più potenti terremoti della storia italiana, del 7,1° grado della scala Richter pari al 12° della scala Mercalli, seguito da un maremoto, squassò le coste calabro-sicule con numerose scosse devastanti. Gravissimi i danni riportati da Reggio Calabria e da molteplici altri centri abitati del circondario. Sconvolte le vie di comunicazione, le ferrovie ed il telegrafo. La città di Messina fu rasa al suolo. Ai danni provocati dalle scosse sismiche ed a quello degli incendi si aggiunsero quelli cagionati dal maremoto, di impressionante violenza, che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con tremende ondate stimate tra 6 e 12 metri che provocarono molte vittime fra i sopravvissuti che si erano ammassati sulla riva del mare alla ricerca di protezione dai crolli. Alcune navi alla fonda furono danneggiate, altre riuscirono a mantenere gli ormeggi entrando in collisione. Gravissimo il bilancio delle vittime: Messina una città che contava circa 140.000 abitanti ne perse 80.000 e Reggio Calabria ebbe 15.000 morti su 45.000 abitanti . I morti furono complessivamente 120.000 (dato non ufficiale).
    Numerosissime scosse di assestamento si ripeterono nelle giornate successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909. Ma già all’alba del 29, la rada di Messina cominciò ad affollarsi. Una squadra navale russa alla fonda ad Augusta si era diretta a tutta forza verso la città con le navi: Makaroff, Guilak, Korietz, Bogatir, Slava e Cesarevic. Subito dopo fecero la loro comparsa le navi da guerra inglesi Sutley, Minerva, Lancaster, Exmouth, Duncan, e Euryalus. Il comandante russo ammiraglio Ponomareff fece approntare i primi soccorsi prestando anche opera di ordine pubblico, salvando con i suoi marinai 1300 persone intrappolate sotto le macerie delle abitazioni crollate, e facendo fucilare gli sciacalli.
    Nel 2006 in riconoscimento del grande impegno profuso dalla marina zarista a Messina è stata eretta una lapide e dedicata una via alla Marina di Russia. Nella foto l’incrociatore Bogaty in soccorso a Messina.

    TRATTO DAL LIBRO “DAGLI ZAR AI SOVIET- La storia della Marina russa dal 1600 al 1939” di Mario Veronesi. Per saperne di più digita:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2014/11/dagli-zar-ai-soviet-la-marina-russa-dal-1600-al-1939-mario-veronesi/

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    28.12.1876, il brigantino Angelichin

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Questo ex voto è custodito nel santuario-basilica Mostra Signora del Monte di Genova.
    Su retro del quadro si legge questa stringata nota:
    Grazia ricevuta. Il barco nazionale “Angelichin” il 28 dicembre 1876, Baia Hermez, costa d’Anatolia, Mar Nero”.

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    28.12.1989, il monumento al San Marco che qualcuno, tronfio, non volle a Brindisi

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
    le vignette sono di Simone Carta

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com
    Omaggio all’Ammiraglio di Divisione Egidio Alberti e agli amici di Sardegna e dell’isola di La Maddalena.

    Bozzetto del Monumento ai Marinai al circolo Ufficiali di La Maddalena - www.lavocedelmarinaio.comDichiarazione dell'ammiraglio Egidio Alberti - www.lavocedelmarinaio.com

    L’ideatore di questo bel disegno è l’ammiraglio di divisione Egidio Alberti, allora Comandante 3^ Divisione Navale di Brindisi che ci teneva a far realizzare un grande pannello decorativo in ceramica per posizionarlo all’ingresso della nuova caserma “Ermanno Carlotto” (ancora in costruzione) sulla Via per San Vito dei Normanni.
    L’intenzione dell’ammiraglio era quella di dedicare al Battaglione San Marco e a Brindisi quest’opera muraria.
    L’iniziativa non fu approvata dall’allora Comando in Capo della Squadra Navale.

    Inaugurazione del pannello commemorativo (28.12.1989) - www.lavocedelmarinaio.com
    Destino volle che l’ammiraglio, nell’anno 1989, assumesse il Comando di MARISARDEGNA a La Maddalena. Proprio in quell’anno ricorreva il Centenario dell’insediamento dell’Alto Comando nell’isola (1889 -1989).
    Lo stemma del Comune di La Maddalena è rappresentato da un leone (sullo scoglio di Caprera) e da qui la brillante intuizione dell’ammiraglio Alberti di associare il leone del San Marco al leone dell’isola di La Maddalena.
    Il muro del pianto (Palopoli's wall) vignetta di Simone Carta p.g.c. a www.lavocedelmarinaio.comRealizzato dal Maestro Del Monaco di Grottaglie, le piastrelle decorative che raffiguravano dei solini svolazzanti sulle onde con il leone sulla destra, sotto la Direzione del Genio Marina, furono realizzate in tempo utile per il Centenario ed incollate sul muro in cemento armato.
In estrema sintesi, l’opera che doveva sorgere in onore dei leoncini del San Marco di Brindisi fu realizzata ed è posizionata nel porticciolo del Circolo Ufficiali di La Maddalena “Giuseppe Garibaldi”, fa bella mostra di sé e le mattonelle, che godono di “ottima salute”, non si sono mai scollate.

    Admiral's puzzle vignetta di Simone carta p.g.c. a www.lavocedelmarinaio.comIn estrema sintesi, l’opera che doveva sorgere in onore dei leoncini del San Marco di Brindisi fu realizzata ed è posizionata nel porticciolo del Circolo Ufficiali di La Maddalena “Giuseppe Garibaldi”, fa bella mostra di sé e le mattonelle, che godono di “ottima salute”, non si sono mai scollate.

    Ammiraglio di divisione Egidio Aberti - www.lavocedelmarinaio.com

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    Gino Montipò (Casalgrande (Reggio Emilia), 20.4.1879 – Modena, 26.12.1961)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Casalgrande (Reggio Emilia), 20.4.1879 – Modena, 26.12.1961)

    Nacque a Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, il 20 aprile 1879, ultimo di dieci fratelli, figlio di Silvestro e Matilde Cuoghi. Cresciuto a Sassuolo, in provincia di Modena, all’età di diciassette anni si arruolò nella Regia Marina, incominciando la sua carriera militare a La Spezia come semplice mozzo. Conobbe Guglielmo Marconi nelle sue prime sperimentazioni di radio trasmissione e si iscrisse a corsi di formazione per poter far carriera militare. Partecipò alla guerra italo-turca e successivamente alla Grande Guerra, nel corso della quale partecipò alle più temerarie imprese della Flottiglia MAS, da quelle iniziali nel giugno 1916 a Durazzo fino alle ultime nel novembre 1918 con l’affondamento della nave da battaglia Viribus Unitis. Alla fine della guerra era stato insignito di cinque medaglie di bronzo al valor militare, una croce al merito di guerra e una promozione per merito di guerra. Si distinse nel corso della beffa di Buccari con Gabriele D’Annunzio; imbarcato come Capo timoniere di prima classe sul MAS 95, si dimostrò tra i marinai più coraggiosi, tanto da essere ricordato come “uno dei 30 di Buccari”. Proprio in quell’occasione venne soprannominato “il filibustiere del Carnaro” dal poeta Gabriele D’Annunzio e gli alti comandi della marina gli affidarono il comando del MAS 95, che resse fino al termine del conflitto.
    Dopo la fine della Grande Guerra, nonostante avesse la possibilità di intraprendere una brillante carriera in Marina, decise di restare a Modena e si congedò nel marzo 1919. Nel 1922 vinse il concorso per il comando di compagnia del corpo dei vigili urbani della città e lo ricoprì per 25 anni. Nella città emiliana diede vita alle associazioni dei combattenti e reduci e a quella dell’Unione Marinai d’Italia (4 dicembre 1921). Inoltre fu tra i membri che diedero vita al comitato per la costruzione del monumento ai caduti della città. Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu richiamato in servizio a Brindisi come comandante del MAS 519 e poi come comandante della X Squadriglia della 2ª Flottiglia MAS, venendo decorato con una croce di guerra al valor militare e una seconda croce al merito di guerra. Posto in posizione di riserva nel febbraio 1943, dopo la fine della guerra riprese il servizio nel corpo dei vigili urbani, che avrebbe dovuto lasciare per anzianità nel 1946 dopo 31 anni di servizio, ma, grazie a speciali deroghe concesse dall’allora sindaco Alfeo Corassori, si congedò definitivamente nel 1948. Morì nella sua abitazione il 26 dicembre 1961.

    Onorificenze
    Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
    «Comandante in sott’ordine di MAS ha preso parte a ardite missioni sulla costa nemica e ha condotto l’unità di suo comando al siluramento di tre piroscafi carichi di truppe e materiali, dimostrando grande calma e abilità. Durazzo, 6-7 e 25-26 giugno 1916.» — Decreto Luogotenenziale 9 maggio 1918.

    Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
    «Comandante in sott’ordine dava prova di coraggio nell’audace attacco di naviglio nemico nella lontana e munita Baia di Buccari. Buccari, 10-11 febbraio 1918.» — Decreto Luogotenenziale 26 maggio 1918.

    Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
    «Imbarcato su motoscafo antisommergibile partecipava con abnegazione, sereno coraggio e fervido entusiasmo all’impresa per il forzamento della piazzaforte di Pola. Pola, notte del 14 maggio 1918.» — Decreto Luogotenenziale 22 dicembre 1918.

    Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
    «Comandante in sott’ordine di motoscafo antisommergibile prendeva parte al forzamento di ben difeso porto nemico e, sotto il fuoco delle batterie costiere, dava brillante prova di grande ardimento ed elevate virtù militari. Trieste, maggio 1918-Punta Fontana-Istria, ottobre 1918.» — Regio Decreto 10 agosto 1919.

    Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
    «Comandante di MAS, efficacemente cooperava al forzamento della Piazza marittima di Pola che portava alla distruzione di nave ammiraglia nemica. Pola, notte sul 1° novembre 1918.» — Decreto Luogotenenziale 16 febbraio 1919.

    Croce di guerra al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Croce di guerra al valor militare
    «Mediterraneo, 10 giugno 1940-9 giugno 1942.» — Determinazione del 19 giugno 1945.

    Croce al merito di guerra  – nastrino per uniforme ordinaria Croce al merito di guerra.

    Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia – nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia

    Gino Montipò  è stato un marinaio e militare italiano, particolarmente distintosi nel corso della prima guerra mondiale, durante la quale partecipò alla “Beffa di Buccari”. In questa occasione il poeta Gabriele D’Annunzio gli diede lo pseudonimo di Filibustiere del Carnaro. Alcuni suoi cimeli sono oggi conservati al Vittoriale degli Italiani.

    (*) per conoscere le altre sue ricerche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    Liburna

    di Antoni Cimmino

    … il cacciatorpediniere dela flotta romana.

    Unità leggera, veloce, molto manovriera, ideale per l’inseguimento e le rapide comunicazioni. Spina dorsale della flotta romana.
    “Diverse province, nelle varie epoche, furono molto potenti per mare, vi furono diversi tipi di nave. Senonché avendo Augusto combattuto la battaglia navale di Azio, poiché Antonio venne sconfitto con il concorso determinante dei Liburni, con l’esperienza di si grande battaglia si rese manifesto che le navi liturgiche erano le migliori di tutte le altre. Avendone dunque ripreso la foggia e il nome, gli imperatori romani costruirono le loro flotte avvalendosi di quel modello.

    La Liburnia, che fa parte della Dalmazia, è amministrata dalla città di Iadera, ad imitazione della quale si costruirono le navi da guerra e si chiamarono Liburne” (Vegenzio)

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    23.12.1889, varo del regio incrociatore Partenope

    di Antonio Cimmino



    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    antonio-cimmino-per-www-lavocedelmarinaio-com_1Il regio incrociatore Partenope fu varato nel cantiere navale di Castellammare di Stabia il 23 dicembre 1889.
    Nel 1906 venne trasformato, con sostanziali modifiche anche allo scafo, in posamine con combustione a nafta.
    L’11 maggio 1908 l’unità, in navigazione verso Genova (Capitano di Corvetta Galeazzo Somma Picenardi), fu interessato ai primi esperimenti di radiotelefonia con apparati ideati e messi in opera dall’americano Lee de Forest (inventore del triodo).

    regia-nave-partenope-www-lavocedelmarinaio-com

    Partecipò alla guerra italo-turca del 1912.
All’inizio del 1° conflitto mondiale, al comando del Capitano di Corvetta Civalleri era di stanza a Taranto. Durante il conflitto svolse missioni a Tripoli, Durazzo, Valona, Santi Quaranta.
    Nel 1918, al comando del Tenente di Vascello Ernesto Urso, ebbe l’incarico di proteggere il traffico navale tra Napoli e Biserta.
Il 25 marzo del 1918, al largo di Biserta, la nave fu affondata da un siluro del sommergibile tedesco UC-67 al comando di Karl Otto Helmuth von Rabenau.

    23-12-1899-varo-regia-nave-partenope-www-lavocedelmarinaio-com