Pittori di mare

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    21.1.1901, Giuseppe Massa superstite (Brigantino Vanduara)

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Sergio Pagni per www.lavocedelmarinaio.comMassa Giuseppe, superstite di orribile temporale nelle acque di Sangemin era imbarcato sul brigantino Vanduara.
    Ex voto conservato nel Santuario – basilica di Nostra Signora del Monte di Genova. La dedica dietro il quadro recita:
    Il brigantino Vanduara, comandato dal capitano A. Castagnole, partendo il 21 gennaio 1901 da Sangemin, fu colto da orribile temporale per cui fu miracolo il potersi salvare. In segno di riconoscenza il marinaio Massa Giuseppe offre questo ricordo alla Madonna del Monte per l’ottenuta grazia”.

    21.1.1901 Massa Giuseppe per grazia ricevuta - www.lavocedelmarinaio.com copia (foto da internet)

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    20.1.1876, entra in servizio la regia nave Scilla

    di Carlo Di Nitto e Antonio Cimmino

    La regia cannoniera ad elica “SCILLA”, dislocava 1076 tonnellate e costituiva con la gemella “Cariddi” la classe omonima. Progettata da Benedetto Brin, fu costruita nei Regi Cantieri di Castellammare di Stabia; varata il 10 ottobre 1874, entrò in servizio il 20 gennaio 1876 e l’11 maggio successivo fu destinata a far parte della Squadra permanente. Armata con dotazione velica ausiliaria da brigantino a palo, aveva un apparato motore a vapore della forza di 841 cavalli realizzato nelle Officine Napoletane della Società di Industrie Meccaniche.
    Subito dopo la sua entrata in servizio, venne inviata nelle acque del Levante e poco tempo dopo partì in missione diretta a Zeila (Somalia) per assistenza e prestazioni alla spedizione scientifica Martini – Cecchi. Rientrata in Mediterraneo, durante l’insurrezione in Tessaglia, nel 1878 fu per breve tempo stazionaria al Pireo. Dopo essere rimasta brevemente in disponibilità a Napoli, nel 1879, si recò a stazionare in America Meridionale dove effettuò missioni sui fiumi della Plata, Paranà, Riachuelo e de Las Palmas a difesa degli interessi nazionali e dei connazionali ivi residenti. Presenziò, tra l’altro, all’inaugurazione della Esposizione Intercontinentale di Buenos Aires. Nel luglio 1884 rimpatriò, entrando nell’ottobre successivo, per grandi lavori, nell’Arsenale di Venezia. Riarmò il 6 febbraio 1886 e partì per una campagna idrografica in Mar Rosso facendo base a Massaua da poco occupata dagli Italiani. Qui effettuò i rilievi idrografici di quel porto, della baia e della costa circostante. In Mar Rosso svolse anche notevole attività nella lotta contro la pirateria, il contrabbando ed il commercio degli schiavi.
    Rimpatriata dopo trenta mesi di ininterrotta attività, convertita in nave idrografica, svolse negli anni successivi altre campagne idrografiche nel Tirreno, ritornando più volte in Mar Rosso ed operando ancora, con altre unità, contro la pirateria.
    Rimpatriata, nel 1895 passò in disponibilità a Napoli, dove effettuò necessari lavori di carenaggio. Successivamente ritornò in Mar Rosso per svolgere ulteriori campagne idrografiche e supportare la missione scientifica del dott. Cesare Nerazzini.
    Ritornata in Italia, dall’aprile 1897 al maggio 1898, venne posta in disarmo e in disponibilità per lavori a Napoli al termine dei quali, negli anni seguenti, fu destinata a nuove campagne idrografiche nelle acque nazionali fino al mese di ottobre 1901.
    Nel luglio 1902 fu collocata in disarmo a Castellammare di Stabia e vi rimase fino al 28 novembre 1903, quando fu rimorchiata a Napoli.
    Il 23 maggio 1904, dopo 30 anni di intensissima e proficua attività, venne radiata dal Quadro del Regio Naviglio. Lo stesso anno, il 6 novembre, fu rimorchiata a Venezia per essere ceduta alla locale “Società di Pesca e Acquicoltura” che la utilizzò in asilo e scuola per gli orfani dei pescatori e, successivamente, dei marinai periti nel terremoto di Messina del 1908.
    Nel 1923 venne avviata alla demolizione.

    Nella foto in alto, nave “Scilla” è ripresa nel 1904, poco dopo il suo arrivo a Venezia.

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    20.1.1926, impostazione del regio sommergibile Giovanni Bausan

    di Adriano Di Nitto, Carlo Di Nitto e Antonio Cimmino (*)

    Caratteristiche tecniche
    Cantiere: C.N.T. – Monfalcone
    Impostazione: 20.1.1926
    Varo: 24.3.1928
    Consegna: 15.9.1929
    Consegna bandiera di combattimento: 4.11.1929
    Disarmo: 18.5.1942
    Radiazione: 18.10.1946
    Dislocamento. 880,178 t (in superficie) – 1058,093 t (in immersione)
    Dimensioni: Lunghezza 68,2 mt – Larghezza 6,088 mt – immersione  4,848
    Apparato Motore : 2 Motori Diesel Tosi – 2 Motori Elettrici C.G.E.
    Potenza: motori a scoppio: 2700 hp – motori Elettrici: 1100 hp
    Velocità massima: 15 nodi (superficie) – 8,2 nodi (immersione)
    Autonomia: 4200 miglia a 9 nodi (superficie) –  8,2 miglia a 8,2 nodi (immersione)
    Armamento: 4 Tls da 533 mm Ant. – 2 Tls da 533 mm Post.  – 1 cannone da 102/35 mm – 2 mitragliere da 13,2 mm 168 proiettili per cannone
    Equipaggio: 5 ufficiali, 44 (tra sottufficiali e marinai)
    Motto: ” Per maria per hostes” (Per i mari in cerca del nemico)
    fonti bibliografiche e fotografiche:
    “Sommergibili italiani” – di A. Turrini/O.Mozzi – U.S.M.M.

    Consegna della bandiera di combattimento al regio sommergibile “Giovanni Bausan” avvenuta a Gaeta il 4/11/1929.
    Foto scattata da Torquato Ciacchi e per gentile concessione della famiglia nella persona di Giovanna Ciacchi.
    Per curiosità, la Madrina del sommergibile “Giovanni Bausan” fu la signora Riccio-Alleva, mentre il comandante che la accolse fu il Capitano di Corvetta Fontana.


    Giovanni Bausan
    di Antonio Cimmino e Carlo Di Nitto

    …e l’ammiraglio Francesco Caracciolo.

    Un mese prima dell’instaurazione della Repubblica napoletana, all’arrivo dei francesi in città il 21 dicembre 1798, il re Ferdinando IV con tutta la famiglia e i suoi ministri, scappò da Napoli a Palermo imbarcandosi sul Vanguard, vascello al comando di Orazio Nelson. Il monarca del Regno delle Due Sicilie preferì la nave inglese al Sannita, il vascello napoletano comandato dall’ammiraglio Francesco Caracciolo. La consistente flotta borbonica, su subdolo suggerimento inglese, fu fatta incendiare nel porto di Napoli e nell’arsenale di Castellammare di Stabia, per non farla cadere nelle mani dei francesi.

    La traversata fu caratterizzata da una violenta tempesta che si protrasse fino all’imbocco della rada di Palermo. Nelson non riusciva a governare la nave per entrare in porto. Caracciolo, invece, con perfetta padronanza della situazione attraccò con un’ardita manovra a Palermo. Egli mandò Giovanni Bausan di Gaeta, comandante della corvetta Aurora che si trovava in rada, in aiuto della nave inglese in difficoltà. Il Bausan con una piccola imbarcazione sfidando i marosi, si portò sul Vanguard e, assunto il comando, lo pilotò fino al molo. Il re, che aveva preferito il grande ammiraglio inglese, suggeritogli anche dal ministro John Acton, elogiò pubblicamente il suo ammiraglio davanti ad un Nelson furibondo. Caracciolo si congedò dalla Marina e tornò a Napoli ove fu convinto ad aderire alla Repubblica assumendo il comando della sua piccolissima flotta composta di qualche fregata e barche cannoniere. Anche Bausan seguì il suo ammiraglio nella sfortunata avventura repubblicana.


    La perizia marinaresca del Caracciolo che aveva umiliato il baldanzoso Nelson considerato il miglior ammiraglio del Mediterraneo, generò un odio profondo dell’inglese nei confronti del napoletano.
    Quando la Repubblica fu sconfitta nel mese di giugno del 1799, il Caracciolo fu processato per tradimento e condannato a morte. A presiedere la corte marziale fu proprio Nelson che non volle ascoltare la richiesta del Caracciolo di essere fucilato. Egli per oltraggiarlo lo fece impiccare al pennone dell’albero di trinchetto della corvetta Minerva, la nave che era stata comandata proprio dal Caracciolo. Al marinaio che, piangendo indugiava a mettergli il cappio intorno al collo Caracciolo lo esortò dicendogli “Sbrigati: è ben grazioso che, mentre io debbo morire, tu debbi piangere”.

    Dopo l’impiccagione il corpo, per ulteriore sfregio, venne gettato in mare. Solo dopo alcuni giorni il cadavere, gonfio d’acqua, riemerse sotto il vascello Foudroyant, la nave ammiraglia di Nelson ove era ospite Ferdinando IV, da poco arrivata dalla Sicilia. Alla spettrale scena assistette anche Emma Hamilton l’amante di Nelson e l’ambasciatore inglese William Hamilton.


    Dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2016/06/il-processo-allammiraglio-francesco-caracciolo/

    A proposito di Giovanni Bausan
    di Carlo Di Nitto

    Il gaetano Giovanni Bausan avrebbe poi avuto occasione, in altre e diverse circostanze, di umiliare i superbi inglesi con la sua perizia marinaresca. Di seguito il quadro, conservato nella Reggia di Caserta; raffigurante il re Gioacchino Murat che, sul ponte della fregata Cerere, si congratula con il Bausan e i suoi marinai, vittoriosi sui “figli di Albione, dopo la seconda battaglia del “Canale di Procida” del 26 giugno 1809. Il dipinto è opera del pittore Guillame – Desirè Descamps.

    (*) per conoscere gli altri articoli degli autori digita sul motore di ricerca del blog i loro nome e cognome.

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    19.1.1943, l’eroica battaglia del dragamine RD36 della Guardia di Finanza

    di Antonio Cimmino e Marino Miccoli
    di Antonio Cimmino

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com

    Antonio-Cimmino-per-www.lavocedelmarinaio.com_1Tra il 1916 ed il 1929 la Regia Marina fece costruire circa 50 dragamine della classe RD (Rimorchiatore-Dragamine), progettati per appoggiare e soccorrere unità maggiori danneggiate e/o trovatesi in campi minati. A Castellammare di Stabia ne furono costruiti 25 appartenenti a diverse classi (RD1-2; RD3-4-5-6-; RD15-16-17-18-19-20-21-22; RD23-24-25-26; RD31-32-33-34-35-36-37). Lo scafo era in acciaio dolce, possedevano attrezzature per il dragaggio meccanico tipo “Oropea”. Tale tipo di dragaggio utilizzava un cavo di acciaio seghettato atto a tagliare il cavo di ormeggio delle mine, tenuto ad una data profondità da un immersore e scostato lateralmente alla linea di rotta da un divergente.
    Il loro dislocamento variava da 196 a 201 tonnellate; la lunghezza tra i 35 ed i 38,1 metri, la larghezza andava da 5,4 a 6 metri mentre l’immersione variava tra 1,54 e 2,2 metri. Generalmente erano armati con 1 cannone da 76/40 sistemato sul castello a prora e da 2 mitragliatrici antiaeree da 6,5 mm. collocate sul ponte di comando. L’equipaggio era composto da 21 uomini.
    Il rimorchiatore-dragamine RD 36, della classe RD 31, fu varato nel regio cantiere di Castellammare di Stabia nel mese di agosto del 1919 ed entrò in servizio nello stesso anno. Successivamente fu trasferito alla Finanza di Mare. Il 19 agosto del 1939 fu aggregato alla XI Squadriglia della VII Flottiglia Rimorchiatori-Dragamine di stanza a Porto Empedocle in Sicilia.

    quadro RD 36 - copia - www.lavocedelmarinaio.com

    Allo scoppio della guerra fu impiegato in missioni di dragaggio esplorativo ed esecutivo, di ricerca, distruzione e recupero di mine alla deriva, di trasporto uomini e materiali nelle Isole Egadi.
    Il 21 agosto del 1941 la nave subì un durissimo attacco aereo mentre, insieme con il dragamine ausiliario R.189 – Santa Gilla, effettuava il dragaggio a sciabica nelle acque di Pozzallo in provincia di Ragusa. Nell’attacco cadde eroicamente il comandante Brigadiere Francesco Mazzei e due finanzieri Esposito e Russo; l’unità, benché danneggiata, poté rientrare alla base.
    Al comandante, nativo di Marciana nell’isola d’Elba, fu poi concessa una Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
    ” Comandante di dragamine fatto segno a ripetuti attacchi di aereo nemico, si sostituiva volontariamente al puntatore di una mitragliera ammalato ed iniziava una intensa reazione di fuoco contro il veicolo attaccante. Con sereno coraggio e cosciente ardimento proseguiva animosamente nel serrato duello finché, colpito al petto da una raffica di mitraglia, si abbatteva esanime sull’arma ancora puntata contro il nemico. Acque di Pozzallo 21 agosto 1941”
    L’attività della piccola unità continuò incessante nelle acque di Licata, Trapani, Messina e Reggio Calabria.
    Tenente di vascelllo Giuseppe Di Bartolo - www.lavocedelmarinaio.comL’RD 36 passò in forza alla XL Flottiglia – comandata dal Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo – e trasferito in nord Africa facendo base, dall’8 settembre 1942, a Tripoli. Nelle acque di Tripoli l’unità compì diverse missioni di dragaggio, vigilanza antisom e scorte a piccoli convogli.
    Dallo scoppio della guerra l’RD36 aveva effettuato ben 317 missioni, percorrendo 18.700 miglia e con 2560 ore di moto.
    Con l’aggravarsi della situazione bellica il passaggio nel Canale di Sicilia dei convogli italiani, divenne sempre più drammatico; decine di mercantili e relative navi di scorta subirono violenti attacchi dagli inglesi che, con le loro forze aereo navali e subacquee denominate Forza Q con base a Bona in Tunisia e Forza K, con base a Malta, decimarono la flotta italiana provocando migliaia di vittime tra marinai, soldati trasporti e marittimi della Marina Mercantile.
    Nel contesto della guerra dei convogli si inserisce l’eroica ultima missione del RD 36.
    Avvicinandosi la caduta di Tripoli, il Comando di Marilibia il 19 gennaio del ’43, ordinò l’evacuazione della città ed il trasferimento in Sicilia di tutto il naviglio.
    Alle ore 18,00 unitamente RR.DD. 31 e 39 (Capo Squadriglia Sottotenente di Vascello Renato Landin), all’RD 37 ad altro naviglio di uso locale (N.U.L.) , l’RD 36, comandato dal Maresciallo della Guardia di Finanza ramo mare Aldo Oltramonti, uscì in formazione mettendosi alla testa del piccolo convoglio. Sull’unità imbarcò il Comandante della XL Flottiglia Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo.
    In serata la formazione, a circa 18 miglia a levante di Zuara, fu attaccata da cacciatopedinieri della Forza K e principalmente dallo Javelin e dal Kelvin.
    Subito iniziò una impari lotta, Di Bartolo diede ordine alle altre unità di disperdersi ed avvicinarsi alla costa africana e, con la sua piccola nave, si avventò contro il potente avversario.
    Tutto il fuoco dei cacciatorpediniere si concentrò sul RD36 che, con il cannone e le due mitraglie combatté con enorme eroismo. Davide contro Golia! Ma il piccolo battello fu frantumato dai colpi di cannone delle navi nemiche ed affondò con tutto l’equipaggio. Anche le altre unità, nonostante il sacrificio del RD36, furono raggiunte ed affondate.
    Alcuni superstiti poterono raggiungere a nuoto la costa altri, recuperati in mare, furono sbarcati a Sfax.
    Al Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo – nativo di Palermo e già Capitano Marittimo con esperienze belliche nel primo conflitto mondiale a 17 anni d’età – conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla memoria” con la seguente motivazione:
    ” Comandante di flottiglia dragamine dislocata in zona avanzata oltremare, resasi necessaria l’evacuazione della base ed avuto ordine di trasferire in Patria flottiglia, apprestava alla lunga navigazione – con competenza e capacità – le unità dipendenti, nonostante le ininterrotte, violente incursioni aeree. Nel corso del trasferimento, attaccato di notte da preponderante formazione di supercaccia avversari, nel sublime tentativo di salvare le altre unità, impartiva l’ordine di dirottare verso la costa mentre con la propria – offerta al supremo olocausto – muoveva decisamente incontro all’attaccante, nel disperato tentativo di opporsi alla schiacciante superiorità dei mezzi avversari. Giunto a portata di tiro delle proprie mitragliere impegnava impari lotta, sorretto dall’entusiasmo e dalla fede degli eroi, colpita la sua imbarcazione più volte, prossima ad affondare, rispondeva al nemico facilmente vittorioso, con le ultime raffiche di mitraglia, inabissandosi con la nave e l’intero equipaggio. Fulgido esempio di estrema dedizione alla Patria e di luminose virtù di comando – Mediterraneo Centrale, 20 gennaio 1943”.

    Gli eroi del glorioso RD 36 sono:
    Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo di anni 43, capo Flottiglia;
    Maresciallo Aldo Oltramonti, Comandante;
    Maresciallo Vincenzo Genna, di anni 39, Direttore di macchina;
    Brigadiere Pietro Laganà, di anni 32, Meccanico;
    Sottobrigadiere Antonio Sanna, di anni 39, Nostromo;
    Appuntato Giuseppe Salone, di anni 38, Fuochista;
    Finanziere Giuseppe Inzucchi, di anni 37, Cannoniere;
    Finanziere Gaetano Rizzi, di anni 38, Marinaio;
    Finanziere Costabile Di Sessa, di anni, 30, Meccanico;
    Finanziere Vincenzo Coppola, di anni 26, Marinaio;
    Finanziere Giuseppe D’Aleo, di anni 34, Nocchiere;
    Finanziere Domenico Balzamo, di anni 31, Fuochista;
    Finanziere Nino Baccile, di anni 20, Fuochista;
    Finanziere Amato Fusco, di anni 26, Fuochista;
    Finanziere Giovanni Cavatorto, di anni 33, Fuochista;
    Finanziere Francesco Nunziante, di anni 20, Fuochista.

    gli eroi col solino giallo RD 36 foto pellegrino Giuseppe per www.lavocedelmarinaio.com copia

    Brigadiere Pietro Laganà - www.lavocedelmarinaio.com CopiaNel 1949 al brigadiere Laganà fu concessa la Croce di Guerra al Valor Militare con la seguente motivazione:
    ”Brigadiere di Finanza-ramo mare-imbarcato con mansioni di meccanico su dragamine in partenza verso altra zona per evacuazione di importante base navale oltremare, si prodigava sotto violenta azione aerea avversaria per l’imbarco di importante carico. Successivamente, attaccata l’unità da soverchianti forze navali che ne provocavano l’affondamento, partecipava all’impari lotta fino all’estremo sacrificio della vita. Esempio di sereno ardimento e sentimento del dovere- Mare Mediterraneo, 20 gennaio 1943”.

    Medaglia d’Argento per il naviglio della Guardia di Finanza concessa con D.P. del 29 luglio del 1949:
    ”Nel corso di lungo ed aspro conflitto cooperava con la Marina Militare, con perfetta efficienza di uomini e di mezzi, nell’assolvimento del gravoso compito di vigilanza alle coste nazionali e di oltremare, di dragaggio alle rotte di sicurezza, di caccia ai sommergibili e di scorta ai convogli, contrastando sempre l’agguerrito avversario con valore, tenacia ed alto sentimento del dovere. Successivamente all’armistizio, tenendo fede alle leggi dell’onore militare, concentrava le superstiti unità e, pur menomato nei mezzi e negli uomini per le notevoli perdite subite, iniziava con rinnovato ardimento la lotta contro il tedesco aggressore. Perdeva complessivamente, nella dura lotta, il cinquanta per cento delle unità, contribuendo con eroici sacrifici singoli e collettivi, a mantenere in grande onore il prestigio delle armi italiane – Mediterraneo, 10 giugno 1940-8 settembre 1943. Tirreno-Adriatico, 9 settembre 1943-8 maggio 1945”

    Nel 1972 il Presidente della Repubblica concesse al dragamine RD 36 la Medaglia d’oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
    “Dragamine comandato ed armato da personale della Guardia di Finanza, agli ordini del Comandante della Flottiglia, attaccato nella notte del 20 gennaio 1943 da preponderanti forze navali nemiche, correva incontro all’avversario nell’eroico intento di coprire e salvare le tre unità della formazione, fino a trovarsi a portata delle proprie modestissime armi di bordo. Aperto il fuoco, cercava di arrecare al nemico la maggiore possibile offesa continuando a sparare, benché colpito più volte, fino a quando soccombeva nell’impari lotta, inabissandosi con il Comandante e l’intero equipaggio. Sublime esempio di indomabile spirito aggressivo, di sovrumana determinazione e di dedizione al dovere sino al supremo sacrificio”.

    Al brigadiere Pietro Laganà, nato a Montebello Jonico, sono state intitolate: il Comando regionale della Guardia di Finanza di Catanzaro (Legione Taranto); le unità navali G79 prima e G116 dopo.
    A Saline Joniche, invece, il 1° dicembre 2007 è stata inaugurata una stele in sua memoria.
    Una lapide nell’ex caserma Teseo Tesi di Portoferraio ed un’altra unità navale della G. di F., sono state intitolate al brigadiere Francesco Mazzei.

    RD37 - www.lavocedelmarinaio.com - copia

    La sorte dei Rimorchiatori-Dragamine RD costruiti nel cantiere di Castellammare di Stabia
    RD 1 varato nel 1916, consegnato nel 1916, perso/radiato nel 1919;
    RD 2 varato nel 1916, consegnato nel 1916,Naufragato nelle acque antistante Ancona per condizioni di mare avverso nel 1919;
    RD 3 varato nel 1916, consegnato nel 1916, perso/radiato nel 1921;
    RD 4 varato nel 1916, consegnato nel 1916, affondato per attacco aereo il 29.01.1943 mentre effettuava il dragaggio del canale di Skerki.
    RD 5 varato nel 1916, consegnato nel 1917, perso/radiato nel 1921
    RD 6 varato nel 1916, consegnato nel 1917, consegnati alla Marina Jugoslava nel 1948;
    RD 15 varato nel 1916, consegnato nel 1917, perso/radiato nel 1921;
    RD 16 varato nel 1917, consegnato nel 1917, consegnato alla Marina Jugoslava nel 1948;
    RD 17 varato nel 1917, consegnato nel 1917, perduto dopo l’Armistizio 1943/1947;
    RD 18 varato nel 1917, consegnato nel 1917, affondato da aerei alleati il 6.5.43 mentre era in
    navigazione da Diserta per la Sicilia. Armato con personale della Guardia di Finanza;
    RD 19 varato nel 1917, consegnato nel 1917, perso/radiato nel1921;
    RD 20 varato nel 1917, consegnato nel, Perso/radiato nel 1956;
    RD 21 varato nel 1917, consegnato nel 1918,1948, consegnato alla Marina Jugoslava nel 1948;
    RD 22 varato nel 1917, consegnato nel 1918, affondato nel periodo di cobelligeranza il 25.10.43 per il brillamento di una mina magnetica mentre si accingeva ad iniziare il dragaggio;
    RD 23 varato nel 1918, consegnato nel 1918, affondato da aerei alleati il 5.5.43 mentre si trovava nel porto di La Goletta.
    RD 24 varato nel 1918, consegnato nel 1918, affondato per cattive condizioni di mare il 18.2.43 mentre navigava da Trapani diretto in Tunisia.
    RD 25 varato nel 1918, consegnato nel 1918, consegnato alla Marina Jugoslava nel 1948;
    RD 26 varato nel 1918, consegnato nel 1918, radiato/perso nel 1943/47;
    RD 31 varato nel 1918, consegnato nel 1919, intercettato, unitamente ai RR.DD. 36-37-39 ed altre unità minori il 20.1.43 da cacciatorpediniere inglesi a levante di Zuara mentre erano in navigazione da Tripoli diretti a Trapani. Il convoglio fu distrutto. Il RD 36 fu insignito con MOVM.
    RD 32 varato nel 1919, consegnato nel1919, radiato/perso nel 1956;
    RD 33 varato nel 1919, consegnato nel1919, si perse per sinistro marittimo il 22.1.43 nel golfo di Tunisi.
    RD 34 varato nel 1919, consegnato nel 1919, perso dopo l’8 settembre 1943;
    RD 35 varato nel 1919, consegnato nel 1920, perso dopo l’8 settembre 1943;
    RD 36 varato nel 1919, consegnato nel 1919, radiato/perso nel 1943/46;
    RD 37 varato nel 1919, consegnato nel 1920, radiato perso nel 1943/46.

    monumento al brigadiere Laganà - www.lavocedelmarinaio.com - copia

    Marino-Miccoli-2014-per-www.lavoce-delmarinaio.com_2Il 19 gennaio 1943, pochi minuti dopo la a mezzanotte, il Rimorchiatore-Dragamine R.D. 36 della Regia Guardia di Finanza – Mare comandato dal Maresciallo Aldo Tramonti, facente parte della flottiglia di 11 Unità comandata dal Tenente di vascello Giuseppe Di Bartolo fu affondato da due cacciatorpediniere inglesi a levante di Zuara (località situata sull’estremità occidentale della costa libica)  nel compimento di un gesto eroico che merita di essere ricordato.
    L’equipaggio di questo vetusto e piccolo dragamine costiero (dislocamento: t. 155; lunghezza: m. 35,35; larghezza: m. 5,80 armato di un unico cannone da 76/50 mm. e due mitragliere Colt), svolgeva il proprio dovere per proteggere il resto delle unità della flottiglia che stavano facendo rotta per la Sicilia. Il comandante Di Bartolo non esitò ad avventarsi contro due supercaccia britannici in procinto di attaccare il convoglio italiano, ben consapevole di avere di fronte unità inglesi veloci, molto ben armate e che sicuramente in poco tempo lo avrebbero disintegrato.
    In quell’azione non si salvò nessun componente dell’equipaggio della Regia Guardia di Finanza – Mare e analoga sorte toccò all’unità gemella “R.D. 37″.
    Sebbene anche le altre unità italiane furono affondate dal tiro micidiale e inesorabile dei cacciatorpediniere britannici, quell’azione di contrattacco consentì alle unità scortate di avvicinarsi alla costa africana e ai molti naufraghi di salvarsi, approdando sulla vicina spiaggia.
    Questi Eroi si sono sacrificati affinché le altre unità della propria flottiglia potessero trovare scampo manifestando quel coraggio e l’innato valore che i militari italiani hanno dimostrato di possedere durante l’ultimo conflitto mondiale.
    A seguito di questi fatti la Bandiera di Guerra del Regio Rimorchiatore-Dragamine “R.D. 36″ e il suo Equipaggio (che tengo a precisare erano Marinai col solino rigato di giallo) furono decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare.



    Regio-Rimorchiatore-Dragamine-www.lavocedelmanrinaio.com-foto-Marino-Miccoli
    L’EROICO EQUIPAGGIO DEL RIMORCHIATORE DRAGAMINE “R.D. 36”:
    • Maresciallo Oltramonti Aldo, Comandante;
    • Maresciallo Genna Vincenzo, Conduttore Macchine;
    • Brigadiere Laganà Pietro, Meccanico;
    • Sottobrigadiere Sanna Antonio, Nostromo;
    • Appuntato Salone Giuseppe, Fochista;

    
Regie Guardie di Finanza-Mare
    • Inzucchi Giuseppe, Cannoniere,
    • Di Sessa Costabile, Meccanico;
    • Coppola Vincenzo, Marò;
    • Balzano Domenico, Marò;
    • Rizzi Gaetano, Marò;
    • D’Aleo Giuseppe, Nocchiere;
    • Baccile Nino, Fochista;
    • Cavatorto Giovanni, Fochista,
    • Fusco Amato, Fochista;
    • Nuziale Francesco, Fochista.

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    Ruggero di Lauria (Lauria o Scalea, 17.1.1250 – Cocentaina, 19.1.1305)

    di Antonio Cimmino

    (Lauria o Scalea, 17.1.1250 – Cocentaina, 19.1.1305)

    Ammiraglio italiano della flotta Aragonese. La Spagna gli  intitolerà un cacciatorpediniere ed una unità paracadutista.

    Ruggero nacque a Lauria in provincia di Potenza (o Scalea) 17.1.1250. Sua madre, nobildonna siciliana, era la nutrice di Costanza di Svezia, suo padre un feudatario calabrese legato a Manfredi re di Sicilia. Costanza, nipote del grande Federico II e figlia di Manfredi, quando divenne  regina d’Aragona e di Sicilia, affidò al giovane Ruggero il comando della flotta aragonese impegnata contro gli Angioini durante i  Vespri Siciliani.

    Grande sostenitore dell’Hohenstaufen,  Ruggero alla grande  perizia marinaresca si accompagnò una particolare crudeltà. Sconfisse i francesi diverse volte nel Mediterraneo occidentale ed in due battaglie navali nel Golfo di Napoli presso Castellammare di Stabia. La sua tattica di combattimento era diversificata: attirava le navi nemiche fuori di porti difesi, fingendosi di ritirarsi per poi attaccare all’improvviso. Nella battaglia navale di Castellammare fece affiancare diverse galee legate da gomene con i rematori solo a dritta e a sinistra delle galee laterali e, con questa potente forza d’urto, ebbe facile successo suoi francesi. I suoi equipaggi erano formati da abili arcieri e balestrieri, mentre i rematori erano anch’essi armati di lance e pugnali che ebbero la meglio sui cavalieri avversari coperti da pesanti armature e con grosse spade non adatte al combattimento in mare e agli arrembaggi.
    Per la sua attività come ammiraglio della flotta aragonese la Spagna, secoli dopo onorò Ruggero di Lauria intitolandogli un cacciatorpediniere, il Roger de Lauria, varato nel 1967 e assegnato all’11° Escort Squadron due anni dopo.

    Il Roger de Lauria faceva parte di tre unità della classe Oquendo che, però rappresentarono un cattivo investimento specialmente con un apparato motore di fabbricazione inglese (3 caldaie Bretagne  e 2 turbine Rateau ) complesso e di bassa affidabilità unitamente alla limitate capacità dell’industria navale spagnola dell’epoca. Furono le prime navi costruite in Spagna nel dopoguerra, dotate di attrezzature avanzate di guerra elettronica, un sistema di combattimento antisommergibile completo di sonar di profondità e nonostante modifiche strutturali (larghezza da 11 a 13 metri) e pescaggio da 5 a 5,8 metri, ammodernamento dell’armamento e sistemazione di hangar e piattaforma per elicottero ASW, le navi ebbero vita breve. L’Oquendo D-41 dal 1963 al 1978, il Roger de Lauria D-42 dal 1969 al 1982 e il Marqeé de la Ensemada D-43 dal 1970 al 1988. Quest’ultima rimase in servizio 18 anni solo per motivi politici. Quando stava per essere avviata alla demolizione, subì un attentato da una bomba piazzata dall’ETA e, per evitare una conseguente pubblicità al gruppo terroristico basco, fu deciso di mantenere l’unità ufficialmente in servizio fino al 1988. Successivamente la Marina Spagnola pensò, nel 2000 di intitolare a Ruggero di Lauria una fregata della classe Alvaro de Badan, mai poi si optò nell’assegnare il nome di Roger de Lauria ad una delle principali unità paracadutiste delle forze aeree spagnole.

    Unità  paracadutabile  versatile progettato per agire in combattimento come un’unità di fanteria leggera che può imbarcarsi su questi mezzi e anche fornire la capacità di generare raggruppamenti tattici per le operazioni di paracadutisti. La Roger de Lauria dunque è  molto versatile, organizzata e preparata ad agire, in un breve lasso di tempo, in qualsiasi scenario indipendentemente dalla sua posizione geografica.
    La sua vocazione di unità d’élite e il suo alto grado di preparazione lo hanno reso presente in tutti gli scenari di conflitto a cui la Spagna ha partecipato sin dalla creazione di questa unità.
    Ruggero di Lauria morì a Cocentaina il 19.1.1305.

    L’Italia  ricordò l’ammiraglio Ruggero di Lauria alla fine del XIX secolo, dando il suo nome ad una corazzata di prima classe,  varata il 9 agosto 1884 nel regio cantiere navale di Castellammare di Stabia. L’unità fu progettata dal Generale del Genio Navale il livornese Giuseppe Micheli (morto a Castellammare nel 1883 ed ivi sepolto). La corazzata Ruggiero di Lauria restò operativa fino al 1901 e successivamente utilizzata a Spezia come deposito carburante. Nel 1943 fu bombardata ed affondata nel porto spezzino, recuperata alla fine del conflitto, fu demolita nel 1947.

    Nave corazzata di prima classe fu affondata dagli alleati, recuperata e demolita nel 1947.

    Caratteristiche tecniche
    Impostata nel cantiere di Castellammare di Stabia il 3 agosto 1881.
Varata il 9 agosto 1884 e completata il 1° febbraio 1888.
    Dislocamento a pieno carico 11.726 tonnellate.
    Dimensioni: lunghezza metri 105,90; larghezza metri 19,80 di larghezza; immersione 8,70 metri.
    Apparato motore: 8 caldaie cilindriche; 2 motori alternativi a triplice espansione; per una potenza di 10.59 cavalli.
    Velocità: 16 nodi (2 eliche).
    Armamento: 4 cannoni binati da 431 mm.; 2 cannoni singoli da 152 mm.; 4 cannoni da 120 mm.; 2 cannoni da 75 mm.; 10 cannoni da 57 mm.; 17 cannoni da 37 mm.; 5 tubi lanciasiluri da 450 mm.
Equipaggio: 506 uomini.
    Radiata nel 1909 e utilizzata come deposito carburante fino al 1943 a La Spezia.
    Demolita nel 1947.